Prima di incontrare la Roma, nelle diciannove partite giocate in stagione tra campionato e Champions League l’Inter aveva sempre segnato almeno un gol. La serie è stata però interrotta dalla squadra di Paulo Fonseca, che quindi è stata la prima, in questa stagione, a tenere la porta imbattuta contro i nerazzurri.
Va detto subito che l’Inter ha avuto le occasioni migliori per vincere la partita: ha tirato di più (9 volte, di cui 2 in porta, la Roma ha tirato 6 volte, 2 nello specchio) e in modo più pericoloso, mentre la Roma è riuscita a concludere in area solo in due occasioni, entrambe con Zaniolo. Nel primo caso, dopo alcuni secondi un po’ confusi, con la palla in aria vicino all’area interista, Zaniolo si è girato tenendosi alle spalle Godín ma non è riuscito ad angolare il tiro. Nel secondo (al 53’) ha controllato, al volo col sinistro e spalle alla porta, un passaggio all’indietro di Kolarov ma poi girandosi non ha centrato lo specchio.
A definire la distanza tra le due squadre nella pericolosità delle occasioni avute c’è la somma degli xG, nettamente sbilanciata in favore dell’Inter.
La Roma ha creato poco ma non è stata dominata, e anzi in certi momenti ha avuto maggiore controllo sulla partita rispetto all’Inter.
In questi mesi Paulo Fonseca si è fatto apprezzare per il modo in cui si è adattato alla Serie A e alla sua rosa, trovando soluzioni originali per valorizzare il talento a disposizione senza rinunciare ai suoi principi di gioco. Contro l’Inter ha anche confermato di saper preparare con intelligenza le partite, di avere una certa sensibilità nel pianificare le contromosse che mettano la sua squadra in condizione di imporre il suo piano.
E a dimostrare che il suo piano ha avuto successo, più che l’aver impedito all’Inter di segnare per la prima volta in stagione (per quanti sforzi faccia Fonseca per controllare quello che succede in campo, è impossibile avere il controllo di ogni dettaglio, e la Roma avrebbe potuto subire un gol, se i nerazzurri fossero stati più precisi o Mirante non avesse compiuto un paio di parate decisive), è l’aver portato la squadra di Antonio Conte fuori dai soliti binari, averla costretta ad attaccare in un certo modo, e a difendere in modo diverso da come avrebbe voluto.
Nella diversità delle loro proposte, Inter e Roma hanno ricordato come, per competere ad alti livelli al giorno d’oggi, non sia più possibile avere un’uscita della palla dalla difesa improvvisata o affidata esclusivamente al talento di un regista illuminato. L’organizzazione delle prime fasi della manovra influenza l’intera struttura tattica, non solo il modo di attaccare e la sua efficacia, ma anche l’equilibrio difensivo.
È noto che la manovra dell’Inter nasce dal rombo di costruzione formato dai tre difensori centrali e da Brozovic. La risalita del campo è verticale e segue tracce di gioco predefinite, con movimenti che devono liberare spazi dietro le linee di pressione e una circolazione veloce nel far arrivare la palla ai due attaccanti, riferimenti fondamentali non solo per concludere l’azione ma anche per definirla.
Brozovic è l’anello di congiunzione tra la prima costruzione e la manovra avanzata, il giocatore che, con la sua sensibilità per le verticalizzazioni, si occupa di raccogliere la palla dalla difesa e la trasmette in avanti. Limitare il suo impatto sul possesso significa imporre all’Inter di trovare soluzioni alternative per risalire il campo, ed è proprio ciò che è riuscito alla Roma.
Nel preparare il piano difensivo, Fonseca si è preoccupato innanzitutto di escludere Brozovic dalla prima circolazione, tenendolo sotto controllo con due giocatori: Zaniolo lo copriva standogli davanti, Pellegrini lo marcava da dietro. In tutta la partita Brozovic ha tentato 56 passaggi, il secondo dato più basso del suo campionato, dopo quello registrato nella partita contro il Sassuolo.
Senza la possibilità di avanzare appoggiandosi a Brozovic, la manovra dell’Inter usciva quindi sulle fasce, o direttamente sugli esterni (Candreva e Biraghi) oppure sulle mezzali (Vecino e Borja Valero), che si aprivano per ricevere dai difensori se gli esterni si alzavano.
Brozovic è in mezzo a Zaniolo e Pellegrini, e così Godín si appoggia a Candreva, sul quale si sta alzando Kolarov.
A quel punto l’azione avanzava con un passaggio in diagonale verso gli attaccanti. Solitamente era il taglio verso l’esterno della mezzala ad aprire quella linea di passaggio, perché Fonseca aveva scelto di far seguire i movimenti delle mezzali dell’Inter ai due interni di centrocampo (Veretout e Diawara), che quindi aprivano un buco al centro dello schieramento.
Per impedire all’Inter di innescare le combinazioni tra gli attaccanti con cui di solito rifinisce l’azione, il centrocampista centrale della Roma non trascinato fuori posizione dalla mezzala dell’Inter doveva quindi stringere verso il lato della palla per proteggere lo spazio davanti alla difesa. Diawara in particolare è stato abile a leggere questi meccanismi: per lui 6 intercetti, 5 palle recuperate e 3 contrasti vinti su 3.
Il piano difensivo della Roma ha forzato l’Inter a risalire il campo in un certo modo, più facilmente controllabile, con passaggi diagonali dalle fasce o con i lanci lunghi dei difensori centrali. La squadra di Conte è comunque riuscita a creare due occasioni utilizzando questi strumenti. Al 32’ un passaggio in diagonale da sinistra di Biraghi ha attivato uno scambio in area tra Lautaro Martínez e Borja Valero, ma il tiro dell’attaccante argentino è finito largo. Al 68’ Martínez ha vinto un duello con Mancini su un lancio lungo di Godín ma il suo tiro è stato intercettato da un grande intervento di Spinazzola, bravo a dare copertura al compagno che era stato saltato.
Solo una volta l’Inter è riuscita a manipolare i meccanismi difensivi della Roma bucando al centro il suo schieramento e innescando una bella combinazione tra Martínez e le mezzali. Al 48’, quando de Vrij ha aggirato l’impossibilità di appoggiarsi a Brozovic avanzando e prendendosi la responsabilità di verticalizzare direttamente sull’ultima linea. In quel momento l’Inter stava impegnando la difesa della Roma con ben sei giocatori: i due esterni in ampiezza, le due mezzali negli spazi tra difensore centrale e terzino, Martínez in mezzo a Mancini e Smalling, e Lukaku decentrato sulla destra perché qualche secondo prima si era abbassato per partecipare all’azione.
Diawara e Veretout avevano troppe linee di passaggio da coprire e così hanno concesso uno spazio centrale in cui è passata la verticalizzazione di de Vrij verso Martínez. Quest’ultimo si è appoggiato all’indietro a Borja Valero, che a sua volta ha trovato l’inserimento in area di Vecino. La sua conclusione con l’esterno del piede destro è stata però respinta da Mirante.
Brozovic è riuscito a liberarsi e a verticalizzare dietro la difesa della Roma solo a poco meno di dieci minuti dalla fine, ma il cross di Vecino non ha trovato la deviazione in area di Martínez, contrastato da Mancini.
Le difficoltà nell'uscita dalla metà campo, nel preparare cioè le combinazioni avanzate con una costruzione in grado di aprire con continuità lo schieramento della Roma, hanno limitato la pericolosità dell'Inter a momenti specifici, in cui riusciva a trovare i collegamenti in verticale tra i giocatori.
L'Inter ambiva a manovrare con ordine in verticale, ricercava azione dopo azione la combinazione giusta per risalire il campo attraverso diverse tracce di gioco predefinite e non utilizzava il possesso come strumento per controllare la partita, accettando anche di passare fasi senza la palla in cui difendersi bassa.
Le idee della Roma in fase di possesso erano molto diverse, quasi opposte. La risalita del campo era più lenta e ragionata, e l’uscita dalla difesa era ancora più importante per la riuscita del suo piano offensivo. Per la Roma uscire in modo pulito dalla sua metà campo era importante non solo per preparare la rifinitura in zone avanzate, ma anche per riuscire a tenere l'Inter lontana dall'area, e quindi per difendersi meglio.
I momenti di maggiore controllo sulla partita della squadra di Paulo Fonseca erano quelli in cui riusciva ad aggirare il primo pressing dell'Inter e ad arrivare nella metà campo offensiva. Anche se non ha creato occasioni, quel possesso era determinante per abbassare l'Inter e farla riorganizzare vicino alla sua area.
Certo, è una scelta che comporta dei rischi, e la prima grande occasione della partita ha avuto origine proprio da un errore di Veretout vicino all’area, un passaggio sbagliato in momento in cui il pressing dell’Inter non sembrava molto intenso.
I giocatori dell’Inter sono distanti e Veretout non deve forzare la giocata, ma sbaglia il passaggio col sinistro e manda al tiro Lukaku.
Nella gestione del possesso in zone arretrate erano coinvolti tutti i giocatori, anche perché senza Dzeko (sostituito da Zaniolo come centravanti) l’alternativa della palla lunga era meno percorribile. Nella foto qui sopra tutti i giocatori di movimento sono nella metà campo difensiva: la prima circolazione è affidata al quadrilatero formato dai due difensori centrali (Mancini e Smalling) e dai due centrocampisti (Diawara e Veretout), i due terzini (Santon, poi sostituito da Spinazzola, e Kolarov) si aprono e stanno più alti, gli esterni offensivi (Mkhitaryan e Perotti) e il trequartista (Pellegrini) sono in mezzo al campo per dare continuità all’azione, cancellando la possibile inferiorità numerica dei due centrocampisti centrali contro il trio di centrocampo interista.
I movimenti ad accentrarsi degli esterni ai lati delle mezzali interiste erano determinanti per eludere il primo pressing - Vecino e Borja dovevano scegliere se alzarsi su Veretout e Diawara o coprire le linee di passaggio alle loro spalle - e poi far continuare l’azione. La Roma infatti risaliva il campo concentrando giocatori su un lato e poi proseguiva trovando l’esterno sul lato opposto con una circolazione orizzontale.
Il movimento in appoggio dell’esterno offensivo (Mkhitaryan) dietro la mezzala interista è stato fondamentale nell’unica azione della partita in cui la Roma ha aperto lo schieramento dell’Inter e si è ritrovata ad attaccare in campo aperto. Mkhitaryan ha attirato l’attenzione di Borja Valero in un momento in cui il possesso della Roma sembrava bloccato, con Spinazzola vicino all’area sulla destra e pressato da Biraghi, e ha aperto la linea di passaggio verso Diawara.
Il momento in cui Borja Valero si sposta verso Mkhitaryan, liberando la linea di passaggio verso Diawara.
Il numero 42 della Roma ha quindi potuto preparare la giocata successiva senza pressione e ha trovato Perotti in verticale dietro Brozovic, invitando l’uscita dalla linea difensiva di Godín per andare a contrastare Perotti.
Il controllo dell’esterno argentino è stato impreciso e ha dato modo a Godín di intervenire in scivolata, ma la palla è comunque finita a Mkhitaryan, che ha potuto avanzare palla al piede e minacciare i tre difensori dell’Inter rimasti a protezione della porta contando sul supporto di Pellegrini e Zaniolo, aperti ai suoi lati. Arrivato vicino all’area Mkhitaryan ha allargato a destra verso Pellegrini, il cui cross è stato però impreciso e ha fatto perdere pericolosità all’azione. Sulla palla alla fine è arrivato Kolarov, che ha appoggiato all’indietro a Zaniolo, bravo a costruirsi un tiro in condizioni difficili che però non ha centrato la porta.
Il cross sbagliato da Pellegrini, una rarità per un giocatore così preciso nella rifinitura.
Certo, l’azione è passata da un evento fortuito come la scivolata di Godín che ha fatto arrivare la palla a Mkhitaryan, e alla fine non ha prodotto una chiara occasione, però ha mostrato bene quanto fosse importante per la Roma sfidare col palleggio il pressing dell’Inter, disordinare le sue linee e accettare di prendersi dei rischi per trovare spazi da attaccare.
La Roma non ha trovato il giusto bilanciamento tra i rischi corsi nella sua metà campo - su un altro errore in costruzione, stavolta di Mirante, l’Inter ha avuto una grande occasione per segnare con Brozovic - e la pericolosità nell’area interista, e forse ha pagato le assenze Pau López e Dzeko, che avrebbero alzato la qualità della circolazione. Però ha mostrato idee chiare e che è molto difficile superarla nello scontro tra strategie che propone ogni partita, dettagli che fanno la differenza nel nostro campionato.
L’Inter non è riuscita a imporre il suo piano come avrebbe voluto, ma anche dovendo adattarsi alle particolari condizioni imposte dalla Roma è comunque riuscita a crearsi delle buone occasioni, e per quanto costruito avrebbe meritato di vincere. Per Antonio Conte è stata comunque una giornata positiva, ancora di più dopo la vittoria della Lazio sulla Juventus, che gli ha permesso di conservare il primo posto e di portare a due punti il vantaggio sui bianconeri.