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L'Inter senza Icardi
01 mar 2019
Come se la sta cavando la squadra di Spalletti senza il suo ex capitano.
(articolo)
10 min
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Il confronto tra Lautaro e Icardi ha tenuto banco sin dalla scorsa estate, quando il giovane attaccante di Bahía Blanca ha mosso i primi passi nell’universo Inter. L’amicizia tra i due giocatori e l’atteggiamento di Spalletti – che non ha mai messo in discussione la posizione del suo ex capitano – hanno ridotto le voci a un brusio di sottofondo, che però non si è mai spento. Nel corso della stagione il rumore si è alzato e abbassato, al ritmo delle prestazioni dei due attaccanti argentini. Per un lungo periodo – mentre Lautaro sfruttava al meglio le possibilità da titolare contro Cagliari e Frosinone, o aiutava a risolvere qualche big match nei minuti finali – gran parte dell’opinione pubblica spingeva il suo inserimento in campo, magari in coppia con Icardi.

A questa suggestione Spalletti non è mai stato impermeabile, anche se a parole ha fatto di tutto per placare le aspettative. I primi tentativi di utilizzare entrambi in attacco risalgono a questa estate, sia nel precampionato che alla prima giornata di campionato, contro il Sassuolo, una soluzione che in seguito avrebbe riproposto solo a gara in corso, nel tentativo di risolvere alcune partite nei minuti finali. A inizio 2019 Martinez – che ha cominciato con la doppietta al Benevento, in Coppa Italia – è tornato di moda, complice il lungo periodo di secca di Icardi: ormai senza gol dal 15 dicembre, e sempre più chiacchierato. Così Lautaro è stato inserito dal primo minuto col Torino, in coppia con Icardi, e ha giocato tutto il secondo tempo contro il Bologna, sempre insieme ad Icardi, quando l’Inter era già sotto 1-0.

I tentativi però non hanno sortito l’effetto giusto: l’Inter ha perso entrambe le partite con una desolante resa offensiva. Nella partita successiva col Parma, Lautaro è tornato a fare il panchinaro di lusso, da far entrare in situazioni disperate: e proprio in quell'occasione, a soli due minuti dal suo ingresso, liberato da un bel movimento di Icardi, è riuscito a risolvere la gara con la rete dell’uno a zero.

Quello di Lautaro è stato il primo gol in campionato nel 2019 dell’Inter, rimasta a secco con Sassuolo, Torino e Bologna.

Pochi giorni dopo la vittoria col Parma è scoppiato il “caso-Icardi", spogliato della fascia di capitano e, a quanto pare, autoesclusosi dalle partite con Rapid Vienna e Sampdoria, e Lautaro Martinez è partito titolare in entrambe le gare, vinte 1-0 e 2-1. A quel punto sia la stampa che i tifosi hanno iniziato a chiedersi, più o meno seriamente, se Lautaro Martinez non fosse solo un ripiego, ma potesse anzi colmare l'assenza di Icardi.

Negli ultimi giorni, il dibattito è addirittura virato in un confronto diretto tra i due, come se non si facesse un torto a entrambi mettendo sullo stesso piano un attaccante due volte capocannoniere della Serie A e un esordiente alla sua prima stagione in Europa. La situazione è così incandescente che si è creata persino una narrativa a favore di Lautaro, incentrata per lo più su due presupposti: la sua maggiore collaborazione alla manovra e la sua media reti stagionale, migliore di quella di Icardi. Al momento dei primi confronti, dopo la partita col Rapid, effettivamente Lautaro Martinez aveva segnato 7 gol in 959 minuti, cioè uno ogni 137’, mentre Icardi ne aveva realizzati 15 in 2.347 minuti, ossia uno ogni 156’.

Ma si tratta di dati che lasciano il tempo che trovano, sia a livello statistico che tecnico: i campioni presi in esame sono troppo distanti (Icardi ha giocato più del doppio dei minuti) e non tengono conto degli avversari, delle difficoltà date dal contesto tattico e dei momenti delle partite. A livello statistico, i due gol segnati da Lautaro contro il Benevento in Coppa Italia (in una partita finita 6-2) finiscono per pesare quanto le reti segnate da Icardi contro Tottenham e PSV, che sono valse - forse ce lo siamo già dimenticato - le uniche due vittorie nel girone di Champions.

È il cuore stesso del confronto Lautaro-Icardi sembra essersi sviluppato su premesse contraddittorie, perché da un lato cercano di valorizzare il maggiore lavoro del “Toro” fuori dall’area, e dall’altra cercano di legittimarlo testimoniandone la capacità di mettere la palla in rete, fondamentale in cui Icardi resta uno dei migliori giocatori al mondo. Insomma, sembra che la valutazione di Lautaro sia influenzata dalle speranze che si ripongono in lui in un momento così delicato, in cui il peso dell'attacco dell'Inter è finito tutto sulle sue spalle.

Perché nel frattempo l'Inter continua a scendere in campo.

E come cambia l’Inter senza Icardi?

Oggi che la questione Icardi sembra lontana dal risolversi, resta da capire come cambia, e come può continuare a cambiare, la squadra di Spalletti con l’inserimento di Lautaro al suo posto. Nella prima parte della stagione Martinez è stato titolare al centro dell’attacco solo in tre occasioni: contro il Cagliari (2-0), contro il Genoa (5-0) e contro il Frosinone (3-0).

In questo 2019 ha preso il ruolo di Icardi sia in campionato, contro Sampdoria e Fiorentina, che in Europa League, contro il Rapid Vienna all'andata e al ritorno. In tutti e quattro i casi aveva dietro Nainggolan, in posizione di trequartista. I due si sono divisi i compiti al centro dell’attacco: Lautaro era il giocatore delegato a venire incontro al pallone, a metà campo o sull’esterno, mentre Nainggolan attaccava lo spazio in verticale.

Una volta che il possesso era consolidato nella metà campo avversaria, i due andavano a occupare l’area di rigore in modo omogeneo, per dare più soluzioni al cross o cercare scambi nello stretto. La connessione tra i due è ancora un po’ macchinosa, ma lascia intravedere la strada che vorrebbe intraprendere Spalletti.

Cross in mezzo, sponda di Lautaro e tiro di Nainggolan.

Lautaro Martinez non è un centravanti classico: non è molto alto (solo 174 cm, che ne pregiudicano un po' l'efficacia nel gioco aereo), e non ha l’istinto per attaccare la profondità con costanza ed efficacia, in questo senso rispetto a Icardi sposta molto meno le difese avversarie verso il basso (qualità che quasi nessuno ha riconosciuto all'ex capitano interista). Però è un giocatore molto utile sia spalle alla porta (quando deve tenere palla, meno quando deve velocizzare il gioco con le sponde) che largo sulla fascia, dove dimostra di non aver dimenticato le partite giocate da esterno con il Racing Club.

La sua importanza si misura soprattutto nella grande intensità che riesce a mettere nelle sue prestazioni, che si tratti di venire incontro alla palla, inseguire i lanci della difesa o portare alto il pressing. Dopo la partita in casa del Rapid il tecnico interista ha messo l’accento proprio sulla sua disposizione al servizio: «Lui è bravo a venire incontro, prenderla addosso, pulire i palloni buttati lunghi che sembrano persi, riuscendo a renderli giocabili coi compagni».

Parole simili dopo la partita con la Sampdoria: «Lui è uno di quei calciatori che se gli “randelli” palla sulla bandierina lui va a lottare comunque, anche se è in ritardo dieci metri». Elogi di questo tipo non possono che creare chiaroscuri con Icardi.

Si è parlato spesso, ad esempio, della scarsa connessione tra Icardi e la squadra, in campo oltre che fuori, che diventava per qualcuno uno scarso impegno e spirito di sacrificio (scandaloso, se confrontato ai capitani interisti del passato). Questa distanza tra Icardi e gli altri dieci si accentuava soprattutto nell’ultimo terzo di campo, quello dove l’attaccante risolveva molte delle grane interiste da solo.

Va notato però che nello scorso campionato il 9 argentino aveva formato un ottimo legame tecnico con Candreva e Perišić: il primo gli aveva regalato 4 assist, il secondo addirittura 8 (migliore coppia-gol della stagione, insieme al duo Quagliarella-Ramirez); mentre in questa stagione, dopo 24 giornate di campionato, ha ricevuto più di un assist solo da Matias Vecino (2).

Per fare un confronto con gli altri attaccanti del campionato: Cristiano Ronaldo ha ricevuto 2 assist da Matuidi e 5 da Mandzukic (a cui ha ricambiato il favore 3 volte), e Zapata ne ha ricevuti 4 da Hateboer e 3 da Gomez. Questo per dire che creare connessioni privilegiate in campo è importante per tutti.

Se poi si allarga ulteriormente lo sguardo, allora si nota come in questo campionato Icardi sia solo 14.esimo per expected goals “ricevuti”, con 0,4 xG a partita. Ci sono ben 13 giocatori del campionato, cioè, che hanno avuto occasioni più pericolose di lui. A seconda dei punti di vista Icardi non è stato efficace come in passato nel crearsi occasioni oppure - e sicuramente è almeno in parte così - sono stati i suoi compagni a metterlo meno in condizione di segnare.

Le colpe di questo “isolamento” non sono esclusivamente di qualcuno, e bisogna anche considerare i cambi tattici di Spalletti, che nel corso della stagione ha cercato di discostarsi dall’uso insistito del crossing-game (con alterne fortune). Ma l’impressione è che Icardi sia stato lasciato piuttosto solo, forse anche per la sua particolare interpretazione del ruolo, con una naturale propensione a muoversi in verticale.

Un lavoro utile, quando si tratta di allungare la difesa avversaria, meno quando servirebbe dare contributo alla manovra. Negli ultimi anni il centravanti argentino ha migliorato molto il suo gioco spalle alla porta (dove ha comunque più qualità di quella che gli si attribuisce: nelle sponde, nelle giocate in verticale e in rifinitura), ma è ancora incostante, complice la scarsa propensione agli spostamenti laterali (dove, a dire la verità, perde molta della sua efficacia) e alle conduzioni di palla.

Questa staticità ha finito per influenzare il contesto tattico della squadra, già in difficoltà per i momenti di vuoto di Nainggolan. I due dovevano essere i cardini del 4-2-3-1 di Spalletti, che forse nelle sua intenzioni di inizio stagione voleva sfruttare la superiorità fisica e tecnica della coppia di attaccanti per consolidare il possesso in zona centrale, aiutati dal taglio di uno o entrambi gli esterni, chiamati a dare maggiore varietà offensiva (da qui l’arrivo di giocatori abituati a giocare a piede invertito come Politano e Keita).

Lo scarso rendimento del belga ha spinto Spalletti a cambiare forma alla squadra, sostituendo gradualmente il trequartista con due mezzali. La scelta ha funzionato, per alcune partite, ma alla lunga ha finito per irrigidire la manovra interista, troppo dipendente dal lavoro spalle alla porta di Icardi. L’Inter è tornata progressivamente a giocare sulle catene laterali, con l’unica variabile data dai tagli di Politano in conduzione verso il centro del campo (e non è un caso che l’ex Sassuolo sia tra i giocatori più impiegati).

E in queste ultime partite, senza Icardi, Spalletti ha potuto ridare varietà offensiva alla squadra, grazie ai movimenti a tutto campo di Lautaro, ma anche a una maggiore centralità di Perišić, a cui sta chiedendo di tagliare più spesso dentro al campo, come Politano, per cercare la rifinitura o il tiro. Anche il ritorno di Nainggolan in uno stato di forma buono sta influendo moltissimo sulle fortune dell'Inter e, in questo senso, il discorso generale non sembra limitarsi a un confronto tra i due attaccanti argentini.

Nelle partite contro Sampdoria e Fiorentina l’Inter si è rifugiata spesso sulle due fasce laterali, nonostante il maggiore coinvolgimento in zona centrale di Politano e Perišić.

Finora la vita di Lautaro al centro dell'attacco ha avuto alti e bassi: l’Inter ha passato il turno agevolmente in Europa, contro il Rapid, e giocato due gare pazze in campionato, contro Sampdoria e Fiorentina, in cui ha avuto un buon rendimento offensivo (5 gol fatti, dopo averne segnato soltanto uno nelle prime quattro giornate del 2019), nonostante uno scarso controllo generale sulla partita. Lautaro Martinez ha toccato pochi palloni (nelle ultime quattro partite ha avuto una media di 32,7 tocchi ogni 90’, comunque più di quelli che tocca Icardi nelle sue serate più solitarie) e l’Inter continua comunque a rifugiarsi sulle fasce spesso e volentieri, indice di un problema che non dipende solo dal giocatore al centro dell’attacco.

Ovviamente Lautaro Martinez si è dimostrato più incline a venire incontro alla palla rispetto a Icardi, con grande generosità e discrete qualità, ma anche lui a tratti sembra poco dentro la manovra. Il contesto descritto però è diverso da quello di Icardi: in questo momento l’Inter sta cambiando di nuovo e non sembra ancora arrivata a una struttura definitiva, non è detto che Spalletti non riesca a dare maggiore organicità agli attacchi della sua squadra, ritrovando un senso di armonia più generale.

Per ora però l'Inter resta dipendente dagli slanci dei singoli, e se fino ad oggi - anche se forse dovremmo dire fino a ieri - molti dei problemi erano stati risolti dai gol di Icardi, la sua assenza non può essere compensata solo da Lautaro ma, come sta accadendo in queste settimane, anche dalla crescente influenza di Nainggolan e Perišić (tornati entrambi al gol). In un’Inter senza Icardi, e chissà per quanto ancora, il loro apporto sarà fondamentale.

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