L’Italia si è qualificata meritatamente alla semifinale degli Europei. Il Belgio, dall'altra parte, una delle favorite della vigilia, si ferma ai quarti di finale e a questo punto deve seriamente interrogarsi se Roberto Martinez abbia davvero trovato la maniera migliore di sfruttare il talento a sua disposizione.
Per affrontare i Diavoli Rossi Roberto Mancini non ha rinunciato a Chiellini, appena recuperato dall’infortunio occorsogli contro la Svizzera, per controllare Romelu Lukaku e ha preferito Federico Chiesa a Berardi. Dall’altro lato del campo, come era in fondo prevedibile, Martinez ha recuperato Kevin De Bruyne, vittima di un infortunio di natura traumatica, e ha dovuto rinunciare ad Eden Hazard sostituito abbastanza a sorpresa col diciannovenne del Rennes Jeremy Doku.
La passività del Belgio
La partita si è subito sviluppata mostrando in maniera chiara le intenzioni dei due allenatori e la natura tattica delle due squadre. Il Belgio si è posizionato basso con il suo 5-2-3 e forse l’unico aggiustamento pensato dal suo allenatore è stato quello, in fase di possesso palla, di stringere le posizioni dei suoi tre attaccanti per impedire un facile accesso del pallone dai centrali azzurri verso Jorginho. Un aggiustamento che l'Italia ha disinnescato subito, per la superiore intelligenza tattica di Jorginho, per le letture complessive della squadra, ma anche per l’eccessiva passività della difesa del Belgio. A Jorginho, in sostanza, è bastato smarcarsi più avanti per ricevere in un secondo tempo mediante l’utilizzo del cosiddetto terzo uomo dietro la linea degli attaccanti avversari.
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Due esempi di come l’Italia sia riuscita a raggiungere Jorginho tramite l’uso del terzo uomo. Nel primo caso Bonucci, approfittando dell’angolo di pressione di De Bruyne che si preoccupa di mettere in ombra Jorginho, serve Barella che gioca a muro verso il proprio mediano. Nella seconda, in maniera ancora più semplice, Bonucci passa all’esterno da Di Lorenzo che serve Jorginho che si smarca in avanti, dietro la linea dei tre attaccanti del Belgio.
Con le tre punte belghe strette a proteggere il centro, per l’Italia era sufficiente provare a risalire il campo passando per vie esterne e portare il pallone nell’ultimo terzo di campo. I cinque difensori di Martinez sono sempre rimasti bassi, senza mai spezzare la linea, e gli azzurri hanno sempre trovato spazio per palleggiare e avanzare nelle zone ai fianchi dei due centrocampisti Witsel e Tielemans. Va anche detto che Bonucci ha giocato una sontuosa partita nella distribuzione lunga del pallone, riuscendo a trovare il compagno ben 15 volte su 21 tentativi di lancio, quasi tutti verso la zona sinistra dell’attacco dell’Italia.
La strategia difensiva del Belgio ha lasciato, sia per scelta che per incapacità, il pallone nei piedi dell’Italia e ha consentito agli azzurri di giocare nella metà campo avversaria. Al contempo la squadra di Martinez non è riuscita, tranne forse che negli ultimi dieci minuti della partita, a consolidare il possesso palla, mostrando enormi limiti in fase di impostazione della manovra, per la verità già emersi nella partita del girone contro la Danimarca. All’Italia è bastato pressare i tre centrali avversari con Chiesa, Immobile e Insigne per chiudere ogni tentativo palleggiato di risalire il campo e costringere a un’uscita del pallone laterale verso Meunier o Thorgan Hazard. Neanche loro hanno rappresentato una buona opzione per provare a riconquistare il centro, a causa dell’ottimo lavoro dei centrocampisti di Mancini sono sempre stati costretti a giocare in verticale sulle punte. Per l’Italia è diventato quindi semplice riconquistare il pallone, a sinistra sul lancio di Meunier verso Lukaku, marcato ottimamente da Chiellini, e a destra sulle ricezioni spalle alla porta di Doku.
Lo sviluppo consueto dell’impostazione dal basso del Belgio contro il pressing italiano. Giro palla orizzontale tra i difensori. La palla giunge a Meunier su cui si alza Spinazzola. L’esterno belga è isolato sulla fascia: Tielemans è marcato internamente da Verratti, De Bruyne che viene incontro da Jorginho, gli altri compagni solo lontani e l’Italia ha superiorità numerica in zona palla. Meunier è costretto a lanciare lungo verso l’isolatissimo Lukaku e la palla viene riconquistata da Chiellini.
La passività difensiva e l’incapacità di superare in palleggio il pressing azzurro hanno costretto il Belgio e consegnare il pallone e la propria metà campo. La squadra di Mancini nel corso del primo tempo ha progressivamente aumentato l’intensità del suo gioco, aumentando i tentativi di finalizzazione. Tuttavia, le prime occasioni da gol davvero significative sono state per il Belgio, che con De Bruyne ha creato due concreti pericoli per la porta di Donnarumma. Nella prima occasione, al ventunesimo minuto, il fuoriclasse del Manchester City ha approfittato di un leggero ritardo nel pressing di Verratti nella metà campo del Belgio per conquistare un pallone deviato dal centrocampista del PSG. A quel punto ha condotto palla per trenta metri, e ha confezionato un tiro di sinistro con una rapidità sorprendente. Donnarumma però si è speso in una parata notevole, su un tiro forte, angolato e a mezza altezza. Quattro minuti dopo, sempre De Bruyne, ha eluso con uno splendido dribbling un tentativo di gegenpressing portato da Jorginho al limite dell’area belga per attaccare la linea arretrata italiana in campo aperto e, dopo un conduzione di 40 metri, servire Lukaku il cui diagonale è stato parato in tuffo da Donnarumma.
Sebbene le prime chiare occasioni da gol della partita siano state del Belgio, l’Italia non è arretrata di un passo dal suo piano gara e in maniera costante e inesorabile ha preso sempre più il controllo del match. Il primo tiro in porta degli azzurri è arrivato solo dopo l’occasione di Lukaku, ma ha rotto gli argini della difesa belga, che nei successivi 5 minuti di gioco ha subito altri 4 tiri in porta, l’ultimo dei quali quello vincente di Barella nato dalla solita riconquista immediata del pallone di Marco Verratti.
Gli uomini di Mancini hanno, come di consueto, tessuto la trama del proprio gioco offensivo nella zona sinistra del campo dove Spinazzola, Insigne e Verratti hanno sempre messo in inferiorità posizionale i difensori del Belgio, troppo ancorati alla linea della propria area di rigore e mai aggressivi sui portatori di palla azzurri. Con le punte strette e dispensate dal controllo di Spinazzola e con Meunier e Alderweireld troppo passivi, Tielemans è rimasto troppo isolato contro la rotazione delle posizioni dei tre giocatori del centro-sinistra dell’attacco dell’Italia.
La pass map evidenzia il lato sinistro di sviluppo della manovra azzurra.
Una partita dentro un’azione
L’azione del secondo gol dell’Italia è emblematica, oltre che della bontà e della fermezza delle intenzioni dell’Italia, dell’inadeguatezza dell’organizzazione e delle letture del gioco del Belgio.
L’azione è immediatamente successiva a un’occasione da gol capitata sui piedi di Ciro Immobile. L'attaccante, a pochi passi da Courtois, non riesce a calciare, non serve Chiesa e infine conclude a rete girandosi mentre conduce il pallone nel verso opposto a quello della porta. L’Italia riconquista la palla con la sua riaggressione e Jorginho, in assenza di soluzioni efficaci per attaccare, dal limite dell’area belga decide di attirare fuori gli avversari con un passaggio all’indietro verso Bonucci. Sulla pressione di De Bruyne Bonucci decide di tornare da Donnarumma provando ad alzare, di fatto, la difesa belga.
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La difesa del Belgio è chiusa. La palla passa da Jorginho a Bonucci a Donnarumma.
Donnarumma può quindi iniziare una nuova azione mentre il Belgio si è alzato in pressione. Il pressing del Belgio è disorganizzato, tempi e angoli di pressione sono inefficaci e le distanze tra gli uomini di Martinez si dilatano. Donnarumma può passare per il centro del campo per Verratti e dopo un paio di palleggi interlocutori, con Witsel e Tielemans in inferiorità numerica contro i tre centrocampisti azzurri, Barella può aprire a sinistra dove Spinazzola e Insigne sono, come sempre, in superiorità numerica contro Meunier. Più in generale, la linea difensiva belga è lontanissima dal proprio centrocampo.
Donnarumma può trovare Verratti in mezzo al campo. Le distanze tra il centrocampo e la linea difensiva a 5 del Belgio sono enormi e l’Italia ha superiorità numerica sulla fascia sinistra con Spinazzola e Insigne.
Lo scollamento tra la difesa e il centrocampo belga consente a Insigne di portare palla liberamente nella metà campo avversaria, scartare Tielemans, sempre costretto a rincorrere gli avversari sul proprio fianco esterno e già ammonito, e di puntare la linea difensiva avversaria schierata al limite dell’area. Persino in una situazione dinamica, nonostante la presenza di tre centrali e ignorando la ben nota tendenza di Insigne a concludere a rete da fuori area, né Alderweireld né Vermaelen abbandonano la passività della linea difensiva uscendo per contrastare la conclusione del numero 10 azzurro, che può tirare in maniera relativamente indisturbata e superare Courtois.
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Insigne scarta Tielemans, in affanno, e può concludere a rete senza che nessuno dei difensori centrali del Belgio decida di spezzare la linea e di andare a contrasto
L’analisi del comportamento degli uomini di Martinez in occasione del gol del raddoppio dell’Italia mostra parecchi dei limiti del Belgio: incapacità di effettuare un pressing organizzato, costante inferiorità numerica in mezzo al campo e sulla fascia sinistra, estrema passività della linea difensiva.
Il Belgio è quasi solo Doku
Il gol su rigore da Lukaku sul finire del primo tempo, pochi minuti dopo la rete di Insigne, è sembrato dare nuova speranza e coraggio al Belgio per giocare un secondo tempo diverso. L’azione del rigore rappresenta, di fatto, l’unica tipologia di azione che ha consentito al Belgio di rendersi pericoloso contro la difesa azzurra schierata. Nelle fasi di possesso consolidato la squadra di Martinez ha modificato il proprio schieramento offensivo per consentire a Doku di utilizzare il proprio dribbling in isolamento contro Di Lorenzo. Lukaku e De Bruyne si sono divisi lo spazio centrale e quello di centro-destra, mentre Doku si è aperto sulla linea laterale, scambiando di fatto la propria posizione con Thorgan Hazard che è andato a occupare lo spazio interno. In questo modo Doku ha potuto ricevere spesso in isolamento sul lato debole e puntare palla al piede Di Lorenzo e la difesa azzurra. Ha tentato 13 dribbling, gliene sono riusciti 8, e ha rappresentato la maggiore, quasi l'unica, minaccia contro la difesa azzurra schierata.
Doku e Thorgan Hazard scambiano la propria posizione creando i presupposti per gli isolamenti di Doku.
Come nel primo tempo, fatta eccezione per le azioni individuali di Doku, il Belgio è riuscito a rendersi pericoloso solo nelle rare occasioni in cui è riuscito ad attivare transizioni offensive lunghe dopo avere eluso il pressing italiano o, più spesso, dopo avere recuperato la palla su un errore di palleggio dell’Italia. Al 60' Lukaku si è fatto intercettare sulla linea da Spinazzola un tiro a pochi centimetri dalla linea di porta, generato da una rapida transizione nata da un errato passaggio di Di Lorenzo a Barella. Lukaku, oltre al gol sbagliato, è stato annullato dalla marcatura di Chiellini e dagli aiuti di Bonucci. Non è stato il solito porto sicuro in cui il balbettante palleggio belga è in genere solito rifugiarsi per superare le difficoltà ad avanzare con il pallone.
Martinez ha provato a cambiare l’inerzia della partita cambiando gli interpreti, ma modificando di poco le intenzioni tattiche della sua squadra. Ha inizialmente inserito Mertens e Chadli, per Tielemans e Meunier, spostando uno sfinito De Bruyne in mezzo al campo al fianco di Witsel e Thorgan Hazard sulla fascia destra. Il precoce infortunio di Chadli ha costretto il Belgio a cambiare ancora e il 3-4-3 offensivo con cui i Diavoli Rossi hanno concluso il match ha visto sugli esterni Doku e Hazard, e Praet in mezzo al campo vicino a Witsel. Nell’ultima mezz’ora di gioco, però, il Belgio non è più riuscito a rendersi pericoloso e la difesa dell’Italia, un mix di pressing, difesa posizionale e lettura di ogni situazione è riuscita a tenere lontano ogni concreta minaccia da Donnarumma. Le sostituzioni di Martinez, incidendo solo sugli interpreti, non hanno modificato in alcun modo le difficoltà del Belgio di accedere al centro del campo e nella zona degli half-spaces e l’insistenza nel continuare a palleggiare con gli incerti e poco incisivi tre difensori centrali anche sul finire del match ha condannato i Diavoli Rossi all’impossibilità di mettere in crisi la difesa dell’Italia.
La pass-map del Belgio visualizza bene i problemi della squadra in fase di possesso palla: Lukaku e De Bruyne isolati dal resto dei compagni e il solo Doku come terminale offensivo credibile. Si noti anche in baricentro particolarmente arretrato, 10 metri più basso di quello dell’Italia.
Anche un’Italia non perfetta è stata sufficiente per questo Belgio
L’Italia di Monaco non è stata una squadra perfetta. Il dominio mostrato per tre quarti di match è figlio di una superiorità tattica a cui Martinez non è stato capace in alcun modo di reagire. Il dominio nella zona degli half-spaces è stato il frutto dell’incontro della consueta volontà dell’Italia di giocare in questi spazi e lo schieramento e la passività della difesa belga. La zona ai fianchi era sempre sguarnita, e l'Italia ha spesso trovato la superiorità numerica nella zona sinistra dell’attacco, dove Spinazzola e Insigne hanno messo sempre in mezzo il malcapitato Meunier. Sul lato opposto la superba partita di Barella ha permesso all’Italia di sfruttare, anche sul lato debole, le zone sguarnite dello schieramento difensivo avversario. La mossa di Martinez di schermare il centro del campo è stata troppo semplice per mettere in difficoltà una circolazione del pallone ormai matura. Jorginho e Bonucci sono interpreti di alto livello quando si tratta di muovere con intelligenza il pallone e disordinare la difesa avversaria.
Nonostante un chiaro dominio degli azzurri, il talento superiore di De Bruyne in ripartenza e la partita di Doku hanno regalato al Belgio le occasioni da rete che le azioni manovrate non sono mai riuscite a creare, soffocate dal pressing dell’Italia e la vittoria azzurra del duello tra Lukaku e la coppia Bonucci-Chiellini.
Nonostante la pessima partita il Belgio è riuscito a creare 1.5 xG oltre al rigore di Lukaku - e senza contare l'occasione in cui il centravanti non è riuscito a colpire di testa con i piedi sopra la riga di porta. Suona come un’accusa a Martinez, incapace di andare oltre al talento dei suoi migliori giocatori.
La passività del Belgio ha consentito all’Italia di avere un accesso semplice all’ultimo terzo di campo, ma in quella zona gli azzurri non sono sempre stati brillanti, tanto nella scelta delle soluzioni di rifinitura e finalizzazione quanto nell’esecuzione tecnica. Immobile è stato protagonista di una partita negativa sotto ogni aspetto e Verratti, peraltro molto efficace nelle fasi di riaggressione, è sembrato lontano dalla forma migliore. Nell’ultimo quarto d’ora il Belgio non è più stato capace di rendersi pericoloso, ma l’Italia non è stata in grado di tenere la palla e di attaccare gli avversari o, quantomeno, di difendersi con il pallone. La sostituzione di Immobile con Belotti non ha migliorato la capacità di tenere palla contro i centrali belgi e la scelta di Mancini di sostituire Verratti con Cristante, e non con Locatelli, lascia trasparire una preoccupazione dell’allenatore sulla capacità, probabilmente atletica, della squadra di ricominciare a dominare il possesso nella fase finale del match.
La Spagna, avversario degli azzurri nella semifinale di martedì a Wembley, è una squadra che presenterà insidie strategiche completamente diverse da quelle del deludentissimo Belgio di Martinez. Contenderà il pallone all’Italia, attaccherà in maniera organica e palleggiata e proverà a pressare gli azzurri. Le risposte tattiche dell’Italia di Mancini dovranno essere più variegate e l’esecuzione tecnica più brillante per arrivare alla finale degli Europei. L'Italia però vince da quindici partite consecutive, un dato sottolineato anche da Martinez ieri dopo la partita per dire quanto sono stretti i margini per gli avversari, sarebbe assurdo non restare ottimisti, non lasciarsi trasportare dal legittimo entusiasmo.