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Un'Italia in divenire
21 mar 2025
Una sconfitta che però ha mostrato dei progressi nella squadra di Spalletti.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / HMB-Media
(copertina) IMAGO / HMB-Media
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L’Italia esce dai quarti di finale di andata di Nations League sconfitta 2 a 1 dalla Germania, ma non demoralizzata. Certo, andare a vincere domenica con due gol di scarto a Dortmund sarà molto difficile, tuttavia in un torneo come questo il risultato non è l’unica cosa che conta e anche il rischio di finire nel girone con la Norvegia (quello che tocca alla perdente) non può spaventarci. A San Siro, e questo era l’importante, la Nazionale di Spalletti ha mostrato una vitalità che finora era un po’ mancata a questo ciclo. Per i freddi numeri: l’Italia ha tirato di più in porta rispetto alla Germania, ha creato leggermente di più a livello di xG, ha recuperato più palloni, intercettato più passaggi. Soprattutto, durante tutti i 90 minuti non ha mai dato la sensazione di essere inferiore a una delle migliori Nazionali al mondo.

Era un po’ questo ciò che cercava Spalletti, lui che per primo doveva trovare delle risposte al suo progetto tecnico. Dopo la confusione dell’Europeo il CT ha scelto di ripartire da alcuni giocatori-chiave e di provare a metterli il più possibile a loro agio, cercando di ricreare lo stesso contesto tattico delle squadre di club. È per questo che c’è stato il passaggio al 3-5-2 che taglia fuori le nostre ali (vedi Orsolini e Zaccagni, che rientra comunque tra i convocati), ma che si rifà al modulo più usato nel nostro campionato. Ieri le scelte sono state condizionate dagli infortuni, ma sono sembrate comunque più vicine a quella che potrebbe essere la versione definitiva della Nazionale: in difesa al centro è partito Bastoni, con Calafiori a sinistra (la loro convivenza è inevitabilmente un tema, visto che l'Interista deve adattarsi a giocare al centro invece che da terzo di sinistra, come è abituato a fare nel club) e Di Lorenzo a destra; Rovella era il mediano, con Tonali e Barella ai suoi fianchi; Udogie sostituiva l’infortunato Dimarco a sinistra, Politano a destra; in attacco Kean e Raspadori (anche Retegui è infortunato).

CLUB ITALIA
Lo sviluppo iniziale della partita è stato quello che potevamo attenderci: la Germania a tenere il pallone cercando di attivare i suoi trequartisti tra le linee, e l’Italia attenta a non concedere quegli spazi e ripartire (82.5% a 17.5% il dato del possesso palla nei primi 8 minuti). Poi l’Italia ha segnato. Il gol è arrivato su una situazione di gioco che i tifosi dell’Inter conoscono bene: il lancio a tagliare il campo da sinistra a destra di Bastoni per Barella (così hanno segnato almeno un paio di gol alla Juventus). Il centrocampista dell’Inter si era alzato in alto a destra nella zona di Politano, con il giocatore del Napoli che invece aveva stretto dentro al campo. Uno scambio che ha mandato in tilt la fase difensiva della Germania. Musiala non ha seguito Barella, Raum invece di uscire sul centrocampista ha scelto di seguire Politano, che però gli è passato alle spalle mentre il terzino della Germania guardava Barella.

Da questa inquadratura si capisce bene quanto fosse spostata a destra la Germania e come il cambio gioco di Bastoni sia stato decisivo per mandare in confusione Raum.

Dopo il controllo Barella è stato rapido e preciso nel servire il taglio interno di Politano, che di esterno sinistro ha anticipato l’uscita di Bauman. Sulla deviazione di Tah il primo ad arrivare è stato Tonali, chirurgico col suo piattone destro.

Come detto è un gol che nasce da una giocata codificata dell’Inter, ma che è anche merito delle iniziative dei singoli: il cambio gioco perfetto di Bastoni, la precisione nel filtrante di Barella, che anche ieri ha dimostrato di essere una mezzala con sette polmoni ma con il piede di un trequartista; l’inserimento coi tempi giusti di Politano, reinventato da Spalletti in questo ruolo a tutta fascia sulla scorta di quanto visto con Conte in fase difensiva nel Napoli.

Ma l’Italia non è una copia dell’Inter di Inzaghi. Al 31' Politano ha trovato Kean nell’area della Germania con lo stesso tipo di giocata che faceva spesso nel Napoli proprio di Spalletti. Dopo una fase di palleggio preparativo per muovere la difesa avversaria, Di Lorenzo ha servito in verticale Politano, che spalle alla porta gli veniva incontro. L’esterno, di prima con l’interno del mancino, ha giocato una specie di lancio in profondità/cross per Kean che intanto era scattato alle spalle di Tah e Rudiger. Il centravanti della Fiorentina ha lasciato rimbalzare il pallone e calciato forte al volo, ma è stato bravo Baumann a respingere. Anche questa è una giocata studiata, frutto del lavoro di questi giorni di Spalletti.

Sono due azioni del primo tempo, due combinazioni evidentemente preparate per esporre i limiti difensivi della Germania (Musiala sull'esterno nella prima, la difesa alta nella seconda) e raccontano di come l’Italia si stia costruendo un bagaglio di soluzioni offensive preparate a tavolino per ovviare a quello che è un problema atavico: ovvero la mancanza di giocatori in grado di saltare l’uomo e creare pericoli in maniera individuale. Se però nel club si può lavorare tutti i giorni su questi aspetti, in Nazionale è più difficile. E infatti l'Italia non è riuscita a insistere più di tanto su queste giocate.

Paradossalmente, affrontare la Germania può aver aiutato: contro squadre più chiuse non sarà facile provare e riuscire nelle stesse cose, e inevitabilmente Spalletti dovrà chiedere a qualcuno dei suoi attaccanti di salire di livello. Ieri si è sentita la mancanza di una seconda punta. Il CT era pronto a sperimentare la coppia Kean-Retegui, ma l’infortunio del secondo non lo ha permesso. Raspadori non è in un buon momento e ieri è sembrato un po’ spaesato in mezzo alla difesa tedesca. Sulla carta, però, è lui il giocatore “più adatto” in quel ruolo tra quelli nel giro della Nazionale (anche se poi ha fatto meglio Maldini quando è entrato).

BASTONI E CALAFIORI
Se nel primo tempo l’Italia ha segnato quasi subito, nel secondo è toccato alla Germania. È stato un gol un po’ estemporaneo, arrivato da un’azione sviluppata a sinistra da Musiala e Sanè, che però si è rifinita a destra, quando sembrava aver perso pericolosità. Per segnare è infatti bastato un cross dalla trequarti di Kimmich, molto bello c’è da dire, che ha trovato la testa del centravanti Kleindienst, appena entrato.

Un attimo prima del cross, Kimmich metterà il pallone perfettamente tra Di Lorenzo e Bastoni, sulla testa di Kleindienst.

Kleindienst ha saltato libero tra Di Lorenzo e Bastoni, che dopo il gol si sono guardati tra loro perplessi. Bastoni ha indicato qualcuno alle sue spalle, come a dire al compagno: dovevi prenderlo tu, che io avevo quello dietro. I due si trovavano al contrario - Di Lorenzo più al centro - per via dello sviluppo di gioco e questo potrebbe avergli fatto perdere i riferimenti. Dal replay laterale si vede come prima del cross è il giocatore del Napoli il più vicino a Kleindienst, ma nel discorso pubblico le colpe sono ricadute su Bastoni.

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Da questo replay, guardando l'area di rigore e non l'azione, si vede l'errore di comunicazione tra i due. La scelta sbagliata di Di Lorenzo di staccarsi da Kleindienst e quella di Bastoni di non leggere la situazione.

Detto che i meriti maggiori sono di Kimmich, il motivo delle critiche riguarda la legittimità della posizione occupata da Bastoni. Per convivere con Calafiori, Spalletti lo ha spostato al centro dei tre difensori, che non sarebbe il suo ruolo naturale e in Italia si può toccare tutto ma non il difensore centrale. Inevitabilmente si può pensare che con Buongiorno o Acerbi questo gol non sarebbe arrivato, non abbiamo la prova contraria, ma Spalletti fa bene a provare: avere Calafiori e Bastoni insieme permette all’Italia di avere addirittura tre difensori (anche Di Lorenzo) a loro agio nella metà campo avversaria e diversi modi per attaccare dal basso contro difese schierate. Anche con la Germania si sono viste alcune discese interessanti di Calafiori e il gol è arrivato grazie alla pulizia di calcio di Bastoni.

Sminuire il talento “difensivo” di Bastoni è quantomeno esagerato e, in caso, ieri l’errore lo commette facendosi anticipare nel movimento da Goretzka sul secondo gol. L’Italia ha un problema coi calci piazzati di cui aveva parlato Fabio Barcellona dopo la partita con la Francia e contro la Germania ha subito un altro gol da questa situazione (siamo a 9 nelle ultime 7 partite). Quindi una debolezza più generalizzata dei limiti difensivi di Bastoni. Dopo la partita, Spalletti a precisa domanda ha risposto infastidito: «Ancora gol subiti su calcio piazzato? Lo sanno tutti, lo sappiamo anche noi. Però dobbiamo andare oltre, sennò entra la psicosi. Abbiamo preso gol così, ma non ne voglio parlare». Poi però ha accennato a come a questa squadra manchino i centimetri d'altezza. Un problema un po' irrisolvibile e anche forse un finto problema (si può e si deve marcare meglio di squadra).

COSE POSITIVE E COSE NEGATIVE
«Non c'è stato divario. C'è stata differenza negli episodi che hanno determinato la partita» ha detto anche il CT. Gli episodi, però, sono una parte consistente delle partite, soprattutto contro squadre di alto livello. Ieri la Germania era in una veste abbastanza sperimentale, eppure, con i suoi errori, è sembrata riuscire a controllare meglio la partita. L’Italia è stata meno costante, ha vissuto sulle fiammate soprattutto di Tonali e Barella, che - non che non si sapesse - sono il meglio che l’Italia può offrire in questo momento. Il centrocampista del Newcastle nel club sta giocando, bene, davanti alla difesa, e magari Spalletti lo proverà anche lì, ma da mezzala in coppia con Barella offre tanto a questa squadra. Le iniziative migliori sono passate per i loro piedi, sempre con giocate non banali: il filtrante di Barella per Politano, il tacco al volo con cui Tonali ha messo Kean in condizione di tirare da dentro l’area di rigore, sempre Tonali che con un passaggio dall’esterno verso il centro manda in porta Raspadori per la migliore occasione del secondo tempo.

Che la creatività di questa squadra passi unicamente dalle due mezzali è però anche un limite. Ieri, in una partita in cui hanno dovuto fare tanto lavoro di copertura, era difficile chiedere a Udogie e Politano di essere costantemente presenti in fase di rifinitura. Entrambi hanno giocato una buona partita, dimostrando di essere due valide soluzioni alternative a quelli che dovrebbero essere i titolari, ovvero Dimarco e Cambiaso (rimasto in tribuna per problemi fisici). Con loro due in campo, forse, l’Italia avrebbe provato con maggior successo a contendere il pallone alla Germania, cosa che è riuscita poco.

La squadra di Nagelsmann ha giocato una buona partita nella fase di possesso, ma la sensazione è che l’Italia potesse fare qualcosa in più. Se contro la Francia è stato più evidente, anche ieri la mancanza di un piano B si è fatta un po’ sentire. Negli ultimi minuti, quando in teoria avremmo dovuto cercare il pareggio con una certa insistenza, l’Italia non è sembrata avere il cambio di passo necessario. Certo, è anche difficile dire chi potesse darlo: dalla panchina sono entrati Maldini e Lucca, ed è giusto che Spalletti usi queste partite anche per provare volti nuovi, ma è difficile immaginarli come salvatori della patria. Non è il periodo storico migliore per le nostre ali/trequartisti/attaccanti. La speranza è che da qui al 2026 qualcosa possa cambiare, e che Spalletti sia in grado di abbracciare un eventuale cambiamento.

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