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Come arriva l'Italia del nuoto alle Olimpiadi
26 lug 2024
26 lug 2024
Quante speranze dobbiamo riporre in quella che è stata definita «la squadra olimpica più completa di sempre».
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IMAGO / Insidefoto
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Cesare Butini è il direttore tecnico della Nazionale italiana di nuoto dal 2012. Accettò l’incarico pochi giorni dopo la conclusione della spedizione olimpica di Londra, zero medaglie e una performance generale molto al di sotto delle aspettative, con squadra olimpica da rilanciare. Ha svolto questo ruolo attraverso sette edizioni dei Mondiali e altrettante degli Europei, e si appresta a vivere le sue terze Olimpiadi, dopo Rio 2016 e Tokyo 2021.

Durante questi anni Butini non ha mai usato frasi di pretattica o dettate dalla scaramanzia. E prima di andare a Parigi ha dichiarato che questa è «la squadra olimpica più completa di sempre, pronta a fare ottimi risultati ma già con uno sguardo al futuro, frutto di un lavoro che viene da lontano e che continuiamo a impostare, a partire dai giovani». Quanto dobbiamo credergli?


Il metodo italiano

Le convocazioni ufficiali sono state diramate in seguito al Trofeo Settecolli di Roma, la gara che si è svolta dal 21 al 23 giugno e che tradizionalmente chiude le possibilità per i nuotatori italiani di qualificarsi alle manifestazioni estive. Lo zoccolo duro della squadra olimpica, comunque, era già sicuro della qualificazione dai campionati Italiani invernali (dicembre) o dai primaverili (marzo).


Saranno 36 gli atleti che rappresenteranno l’Italia del nuoto alle Olimpiadi, venti uomini e sedici donne, lo stesso numero di Tokyo 2021, quando dalla vasca Olimpica arrivarono due argenti e quattro bronzi (ai quali si è aggiunto un terzo posto nella 10 chilometri in acque libere). Nonostante la mancanza della medaglia d’oro, l’ultima edizione olimpica è considerata tra le migliori di sempre per il nuoto azzurro, e anche nel triennio successivo l’Italia ha continuato a fornire risultati solidi in ogni grande manifestazione sia giovanile che assoluta, mantenendosi sempre ai vertici del nuoto mondiale, appena dietro le super potenze: Stati Uniti, Australia e Cina.


Il metodo individuato dalla Federazione Italiana Nuoto è molto peculiare ma calza perfettamente sulle esigenze della nostra realtà. Non abbiamo un sistema scolastico in grado di selezionare e crescere i talenti, come avviene in Nord America e in Australia, non abbiamo una politica così attenta alle attività sportive come avviene ad esempio in Cina, e non abbiamo l’organizzazione tecnica rigida che altre federazioni hanno, per esempio quella inglese.

Abbiamo però una grande rete di società sportive, portate spesso avanti da iniziative di privati, che sostengono un’attività giovanile dai numeri quasi incredibili. La FIN ha poi il merito di controllare, organizzare e riunire i talenti già dalle età più giovani, e in questo modo la Nazionale maggiore che dal 27 luglio vedremo alle Olimpiadi è il risultato naturale di tutte queste componenti.


Le speranze di Thomas Ceccon

L’uomo più atteso è senza dubbio Thomas Ceccon, recordman del mondo nei 100 dorso, che ha vissuto una stagione sportiva perlomeno strana. Dopo la positiva estate 2023 - ai Mondiali di Fukuoka è stato oro nei 50 farfalla e argento nei 100 dorso - ha vissuto un autunno intenso, con la partecipazione da star acclamata alla World Cup, il circuito mondiale di cui è stato volto promozionale, e la qualificazione olimpica ottenuta agli Assoluti Invernali, nuotando un buon 52”82 nella sua gara, i 100 dorso appunto.

Da lì Ceccon è quasi scomparso dai radar competitivi: ha saltato i Mondiali di Doha a febbraio (ufficialmente per recuperare dall’infortunio alla mano, ma la sua partecipazione era già stata messa in forte dubbio anche in precedenza), ai Campionati Primaverili di marzo ha tentato e mancato la qualificazione nei 100 stile e poi ha deciso di non pronunciarsi sulla possibilità di disputare una seconda gara ai Giochi Olimpici, lasciando aperto un fitto dibattito tra gli addetti ai lavori. Meglio i 200 dorso o i 100 farfalla? O forse meglio concentrarsi solo sui 100 dorso e sulle staffette? Nel frattempo non ha più nuotato un 100 dorso di livello, lasciando non pochi dubbi anche sulla sua condizione fisica.


Le risposte sono arrivate solo dopo il Settecolli: a 40 giorni da Parigi, Ceccon è tornato a performare nella sua gara (52”43, terzo tempo al mondo a 10 centesimi dai due migliori) e ha dichiarato ufficialmente che nuoterà anche i 200 dorso. Inutile nascondersi dietro un dito, da lui ci si aspetta la medaglia (d’oro) nei 100 dorso e un possibile piazzamento anche nei 200, oltre al fondamentale apporto alle staffette di cui parleremo più avanti. L’assenza dei russi, che sono i rivali più vicini ai suoi migliori tempi, spianano la strada verso il titolo nei 100, che gli verrà contestato dall’americano Murphy, dal cinese Xu e dal greco Christou. Per vincere bisognerà scendere sotto i 52”, ma se Ceccon nuota sul livello del suo record del mondo (51”60) non dovrebbero esserci troppi problemi.

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Gli altri big

Dopo Ceccon, le più grandi speranze di medaglia sono riposte in Simona Quadarella. La mezzofondista romana è all’apice di una carriera che ha già dell’incredibile, con un medagliere personale che comprende due ori Mondiali nei 1500, svariati titoli europei e il bronzo negli 800 a Tokyo 2021. Si giocherà il podio sia negli 800 che nei 1500, gare in cui la vittoria sembra già assegnata alla fenomenale Katie Ledecky ma che lasciano spazio a diverse possibilità, soprattutto i 1500.


Come Ceccon e Quadarella, anche Benedetta Pilato era qualificata dagli Assoluti Invernali, e la sua stagione è stata molto positiva. La scorsa estate aveva deciso, un pò a sorpresa, di cambiare guida tecnica e trasferirsi dalla Puglia a Torino, per nuotare con Antonio Satta, che allena fra gli altri Alessandro Miressi. Il cambiamento ha avuto frutti quasi immediati e la ranista ha da subito dato segnali positivi, culminati con il record italiano nei 100 ottenuto proprio al Settecolli. Nonostante la giovanissima età (19), per lei sono le seconde Olimpiadi: a Tokyo è incappata in una sfortunata squalifica, mentre a Parigi avrà (se tutto filerà liscio) vere chance di podio.


Nella stessa specialità al maschile, Nicolò Martinenghi è chiamato al difficile compito di bissare la medaglia di bronzo ottenuta tre anni fa. Nonostante sia costantemente sui podi che contano - oro Mondiale ed Europeo nel 2022, argento Mondiale nel 2023 e 2024 - per la prima volta nel triennio olimpico Martinenghi troverà la concorrenza al completo. Ci sarà il cinese Qin Haiyang, dominatore degli ultimi anni e favorito della vigilia, ma anche Arno Kamminga e Nic Fink, che a rotazione gli fanno spesso compagnia sul podio, e anche Adam Peaty, campione sia a Rio che a Tokyo e ritornato alle competizioni dopo un periodo di stacco, nel quale ha combattuto con problemi di salute mentale. Insomma, si lotterà sul filo dei centesimi e per arrivare a una medaglia servirà la perfezione.


Con la gara perfetta, anche Alberto Razzetti può accarezzare sogni di podio olimpico. La sua crescita negli ultimi due anni è stata eccezionale: è passato da essere un ottimo interprete della vasca corta - dove ha anche conquistato un titolo mondiale, nei 200 farfalla - a presenza fissa nelle finali dei Mondiali in vasca lunga, con in bacheca anche due medaglie agli ultimi campionati di Doha. Le sue gare di punta, 200 e 400 misti, sono dominate dal fenomeno francese Leon Marchand, ma per i posti sul podio regna l’incertezza. Razzetti ha mostrato margini di miglioramento forse inesplorati, e con la giusta condizione e un po' di fortuna la conquista di una medaglia sarebbe sorprendente ma non completamente inaspettata.


E Paltrinieri?

Una situazione simile è quella vissuta da Gregorio Paltrinieri, che si tufferà nella sua quarta Olimpiade con i gradi di capitano della Nazionale ma, stranamente per lui, non di uomo più atteso. Non gli capita da Londra 2012, quando non ancora maggiorenne gareggiò nei 1500 nell’ultimo giorno di una spedizione fallimentare per l’Italia, che vedeva in lui una speranza per il futuro.

Paltrinieri ha vinto e rivinto tutto, e a tutti i livelli, e alle Olimpiadi ha un palmares (un oro, un argento e un bronzo) che lo colloca tra i migliori nuotatori italiani di sempre, insieme a Domenico Fioravanti (due ori a Sydney 2000) e Massimiliano Rosolino (un oro, un argento e due bronzi). È improbabile che possa tornare da Parigi con una medaglia, ma non impossibile. Le probabilità maggiori risiedono nella cosiddetta Swimming Marathon, cioè la 10 chilometri in acque libere, gara in cui è bronzo in carica e fresco campione europeo. Negli ultimi anni, il campo partenti del nuoto di fondo si è particolarmente infoltito e quello che un tempo era un settore per temerari è diventato sport seguito quasi quanto il nuoto in corsia.

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La competizione è davvero difficile, perchè tutti i migliori mezzofondisti provenienti, come Paltrinieri, dalla vasca sono alla partenza anche nella 10km, ma le acque libere non sono solo gara fisica ma anche di strategia, gestione e interpretazione. Paltrinieri in questo è un maestro e con l’occasione giusta tutto è possibile, sia per lui che per l’altro italiano, Domenico Acerenza. In vasca, dove nuoterà 800 e 1500, Paltrinieri sembra non aver più il ritmo di un tempo, complice anche il fatto che è ormai il meno giovane dei migliori al mondo e che i chilometri nelle braccia iniziano a farsi sentire. Nonostante non sarà alla partenza uno dei favoriti, e ci siano altri tre o quattro atleti che sembrano attualmente più centrati di lui, vale il solito adagio americano da lui spesso citato e sfruttato: “one lane, one chance”.


Potrebbe comunque non essere la sua ultima Olimpiade. Quando dal CONI hanno annunciato che il portabandiera sarebbe stato Gianmarco Tamberi, Paltrinieri ha prima fatto i complimenti all’amico saltatore ma poi, con una battuta, ha detto: «Così mi fate venir voglia di continuare fino a Los Angeles». Vedremo.


Squadra e staffette

Oltre alle punte citate, Butini ha convocato una serie di giovani che hanno Los Angeles 2028 nel mirino ma che rischiano di diventare determinanti già da questa edizione. Tra di loro ci sono Carlos D’Ambrosio, classe 2007, il più giovane atleta di tutta la spedizione italiana, e Alessandro Ragaini, 2006, entrambi punti fondamentali della 4x200 che punta alla finale.

Non va dimenticata in questo discorso nemmeno Sara Curtis, l’astro nascente del nostro nuoto. La velocista piemontese, che compirà diciotto anni il 19 agosto, ha vinto tutto a livello giovanile e tra i grandi ha già conquistato un record italiano, quello dei 50 stile, gara che nuoterà anche a Parigi. Non è gusto chiederle miracoli, una semifinale o qualcosa in più sarebbe già tanto, però si intravedono potenzialità enormi, sia per le sue gare individuali che per le staffette, che con il suo apporto diventano da subito interessanti.

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Proprio le staffette saranno il termometro del reale stato di salute di questa Nazionale. Il primo dato è già determinante: pur con prospettive diverse, per Parigi 2024 si sono qualificate tutte e sette le staffette, tre maschili, tre femminili e una mista. Questo scenario è incoraggiante soprattutto per il settore femminile, che per anni è rimasto aggrappato ai risultati di Federica Pellegrini e che ora, a tre anni dal suo ritiro, sta finalmente trovando una nuova via di crescita. Per le donne, come detto, lo sguardo è soprattutto al futuro e ciò che arriverà sarà tutto di guadagnato.


Tra i maschi invece le aspettative sono altissime, soprattutto nelle due staffette veloci. Nella 4x100 stile siamo vice-campioni in carica e negli ultimi eventi abbiamo sempre raggiunto il podio, a volte anche sfiorato l’oro. La lotta sarà con Stati Uniti, Australia e Cina, ma con un Ceccon tirato a lucido, un Miressi solido e gli altri a fare il loro lavoro sporco si può pensare in grande.

Un pò più di preoccupazioni ci sono per la 4x100 mista, che ha un forte problema di formazione. Rispetto al bronzo di Tokyo 2021, e ai risultati che sono venuti in seguito, come l’oro ai Mondiali 2022, restano saldi al loro posto Ceccon a dorso, Martinenghi a rana e Miressi a stile, mentre il delfinista è ancora da decidere. Federico Burdisso, titolare fino a due anni fa, non si è qualificato neanche per i 200, gara in cui avrebbe difeso il bronzo di Tokyo, e non c’è stato nessun italiano che si sia qualificato nei 100.

A Parigi ci sono due delfinisti, entrambi specialisti della distanza più lunga: Giacomo Carini, che al Settecolli è stato il migliore anche nei 100, e Alberto Razzetti, che come abbiamo visto ha un programma gare molto ricco. Butini dovrà decidere se andare sul classico e schierare uno di loro o azzardare una mossa alternativa: Ceccon a delfino, specialità nella quale è comunque il migliore in Italia, e Michele Lamberti (figlio del grande Giorgio, recordman del mondo nei 200 stile negli anni ‘80) a dorso.

Vedremo quale sarà la sua decisione. Nel frattempo segniamoci la data. La 4x100 mista è all’ultimo giorno di gare e, chissà, magari potrebbe essere la ciliegina sulla torta di una Olimpiade da ricordare.

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