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È impossibile non entusiasmarsi davanti all'Italia
17 giu 2021
Un'altra grande partita, e qualificazione matematica.
(articolo)
10 min
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Ora che la missione è compiuta, ora che l’Italia ha conquistato la qualificazione agli ottavi con un’altra grande partita, segnando ancora una volta tre gol senza subirne, ritoccando i numeri strepitosi di una striscia che dura ormai da molti mesi - decima vittoria di fila senza subire gol, ventinove partite senza sconfitte - è difficile nascondersi. Magari gli azzurri non sono i più forti e gli Europei sono appena all’inizio, ma è impossibile non entusiasmarsi davanti alla facilità con cui vince l’Italia, schiacciando gli avversari e concedendo pochissimo: un solo tiro in porta subito in due partite.

Non siamo abituati a questa abbondanza, e in molti ancora adesso guardano questa Nazionale con qualche sospetto, in attesa di avversari di livello più alto che mostrino il reale valore della squadra costruita da Roberto Mancini. Turchia e Svizzera non sono certo le migliori squadre del torneo, ma non era nemmeno scontato batterle in modo così chiaro, brillante. Prima di quest’anno, l’Italia non era mai riuscita a segnare tre gol in una partita agli Europei, anche in periodi più generosi a livello di talento. Ci è riuscita due volte in cinque giorni, e qualcosa vorrà pur dire.

Sul piano tattico, la Svizzera ha posto problemi diversi rispetto alla Turchia, e in un certo senso ha preparato l’Italia alle partite che l’aspettano dagli ottavi in poi, in cui non sarà così semplice fare ciò che agli azzurri riesce meglio: tenere la palla, alzare il baricentro e recuperare subito il possesso. Anche l’insolito cambio di sistema deciso da Mancini per gli ultimi venti minuti, un 3-5-2 con gli attaccanti schierati in modo asimmetrico, con Immobile al centro e Chiesa più aperto a sinistra, sembra andare in quella direzione. È cioè una mossa che può tornare utile quando il livello delle avversarie si alzerà e magari l’Italia dovrà passare più tempo senza il pallone, abbassando le linee e attaccando più spesso in transizione.

Già con la Svizzera gli azzurri non hanno dominato il possesso e hanno avuto molte occasioni per attaccare in transizione. Quella più significativa è stata l’azione che si è conclusa con il secondo gol di Locatelli, una ripartenza iniziata nell’area azzurra che però ha trovato la Svizzera sbilanciata, con i soli Akanji e Schär a proteggere la metà campo. Tornando indietro di qualche istante, proprio Akanji aveva trovato Mbabu sul lato destro dell’area italiana con un lancio lungo, ma l’esterno svizzero aveva colpito male la palla nel tentativo di passarla al volo e l’aveva restituita ad Acerbi.

È anche per la velocità con cui era arrivata nell’area dell’Italia, con un lancio lungo da centrocampo che non aveva dato il tempo alla squadra di posizionarsi per riaggredire a palla persa, che la Svizzera non è riuscita a ostacolare il possesso degli azzurri. Dopo il recupero, Acerbi si è appoggiato a sinistra su Insigne, nello spazio liberato da Mbabu, e sull’esterno napoletano si è allargato Freuler, che a sua volta ha scoperto lo spazio al centro di fianco a Xhaka, occupato subito con intelligenza da Locatelli. Insigne è quindi tornato indietro su Jorginho, libero di ricevere perché Shaqiri era troppo distante per pressarlo, e il regista azzurro ha trovato facilmente in verticale Locatelli, che con un tocco di prima ha fatto scorrere l’azione in avanti anticipando Elvedi, il centrale difensivo destro della Svizzera, uscito nel tentativo di contrastare il centrocampista del Sassuolo.

A quel punto gli svizzeri sono rimasti con due difensori nella propria metà campo, mentre l’Italia attaccava con tre giocatori. Immobile e Barella vicini al centro nel cerchio di centrocampo, che per un attimo sono sembrati ostacolarsi sul passaggio di Locatelli, e Berardi sulla destra. Alla fine sul pallone è arrivato per primo Immobile, che ha spostato l’azione a destra da Berardi. Una volta entrato in area, l’esterno del Sassuolo ha provato a servire l’inserimento di Barella, ma il suo passaggio in orizzontale è stato intercettato da Rodríguez.

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Sembrava un’altra azione destinata a concludersi con un nulla di fatto per un’imprecisione nell’ultimo passaggio, e invece la palla, dopo l’intercetto di Rodríguez, è finita di nuovo sui piedi di Berardi, e da lì all’indietro su quelli di Di Lorenzo, salito a dare un’opzione comoda al compagno. Il terzino del Napoli ha portato la palla fino al limite dell’area, aspettando che Barella rientrasse dal fuorigioco, gli ha chiesto lo scambio ma è stato bloccato da Rodríguez. Barella allora si è girato verso il centro e ha scelto il passaggio facile per Locatelli, solo nei pressi della lunetta dell’area. Locatelli si è sistemato la palla con il primo tocco di sinistro e con il secondo ha tirato forte a incrociare mandando il pallone all’angolino.

Non è stata una ripartenza lineare, conclusa in pochi secondi, e nemmeno ha creato una chiara occasione, visto che è stata innanzitutto la qualità di Locatelli a trasformare quel tiro da fuori area nel gol del 2-0. In questo caso l’Italia ha avuto una seconda possibilità dopo il passaggio sbagliato da Berardi, in altre occasioni le azioni sono semplicemente finite male, anche in condizioni molto favorevoli. Può sembrare una minuzia in una partita vinta 3-0, ma certe imprecisioni contro avversarie di livello più alto, in contesti più equilibrati e con minori margini di errore, possono fare la differenza.

Qui sotto al minuto 33, per esempio, il lancio di Rodríguez intercettato di testa da Acerbi si è trasformato in una ripartenza con la Svizzera sbilanciata, che ha portato Immobile in area, in isolamento con Schär sulla sinistra. Era una situazione favorevole, ma l’attaccante azzurro non è riuscito a calciare in porta, allungandosi la palla dopo aver fintato di accentrarsi per poi sterzare e portarsi il pallone sul sinistro. Sommer lo ha chiuso in uscita bassa, e il tentativo successivo di Insigne, a metà tra un tiro a giro sul secondo palo e un cross, è stato allontanato di testa da Akanji.

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Qualche minuto più tardi l’Italia ha avuto un’altra occasione sul lato sinistro dell’area svizzera, stavolta con Spinazzola dopo che Insigne aveva intercettato un cambio di gioco di Xhaka e lanciato il terzino della Roma alle spalle di Elvedi. Spinazzola è entrato in area accompagnato alla sua destra da Schär, ma è sembrato indeciso sul da farsi, e alla fine ha calciato debolmente fuori, con la punta del piede destro, dopo un dribbling appena abbozzato con una piccola sterzata verso sinistra.

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Nel secondo tempo, poco dopo il gol del 2-0, l’Italia ha creato un’altra situazione molto vantaggiosa, dopo una manovra splendida in transizione, ma ancora una volta non è nemmeno riuscita a tirare in porta. A recuperare la palla è stato Spinazzola nella trequarti difensiva, proprio sulla linea laterale sinistra vincendo un duello con Mbabu, e con quattro passaggi, tra Jorginho, Insigne e Immobile, gli azzurri hanno sbilanciato le linee svizzere e creato una possibile situazione di superiorità numerica al centro, con Barella e Berardi contro il solo Akanji. Insigne però non ha dosato bene l’ultimo passaggio per Barella e il pallone è stato intercettato da Akanji, che lo ha rinviato addosso al centrocampista dell’Inter.

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È stata insomma una partita diversa rispetto a quella contro la Turchia, più aperta, con più spazi per attaccare in transizione. La Svizzera ha pressato di più e con il suo possesso ha tenuto più basse le linee azzurre, ma l'Italia si è trovata bene anche in questo contesto. Non ha dominato il possesso spingendo in basso gli avversari e palleggiando nella loro metà campo, ma è andata in verticale più facilmente, costruendo da dietro e riuscendo spesso a mandare a vuoto il pressing della Svizzera.

Lo ha fatto per esempio in occasione del primo gol, una lunga azione in cui l’Italia ci ha messo un po’ a uscire dalla metà campo, ma sempre facendo circolare la palla con tranquillità, e quando ha bucato le linee avversarie, con un lancio da sinistra verso il centro di Spinazzola, che ha generato un paio di secondi di confusione risolti da uno splendido cambio di gioco di Locatelli, al volo con il sinistro per Berardi a destra, è arrivata comodamente in area.

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Berardi è avanzato palla al piede fino al lato destro dell’area, non si accentrato sul suo piede migliore, il sinistro, ma ha scelto invece di arrivare sul fondo, per mettere il pallone in area con il destro. A ricevere il cross è stato proprio Locatelli, che dopo il cambio di gioco aveva accompagnato l’azione inserendosi in area, e si è trovato al posto giusto per appoggiare la palla in rete con la porta spalancata.

La Svizzera ha iniziato a testare la solidità della costruzione azzurra contro squadre più aggressive, più abituate a contendere il possesso pressando, e le risposte sono state incoraggianti. Nel secondo tempo l’Italia è uscita più volte dalla difesa con qualità e sicurezza, spezzando lo schieramento della Svizzera e trovando grandi spazi a centrocampo, dove a turno andavano a ricevere Jorginho e Locatelli.

I due centrocampisti hanno giocato una partita splendida: Locatelli si è preso la scena con la doppietta che ha indirizzato la sfida, un evento raro - è il terzo azzurro a segnare una due gol in una partita agli Europei, dopo Casiraghi e Balotelli - che ha mostrato la profondità del suo talento, la sua adattabilità anche in contesti in cui è meno presente in costruzione, che gli chiedono di accompagnare di più l’azione e far valere le sue qualità anche in zone avanzate.

Jorginho è stato magistrale, abile nelle cose ordinarie, che gli vengono più riconosciute - la tranquillità con cui fa scorrere la manovra, l’intelligenza con cui si smarca - e forse ancora di più in fase difensiva. L’Italia si è difesa un po’ più in basso, ci sono state meno pressioni avanzate e meno riaggressioni, perché il contesto ha suggerito agli azzurri di essere più verticali, di non dominare il possesso restando nella metà campo avversaria, ma non ha perso efficacia. Ha concesso pochissimo - un solo tiro in porta - e si è creata molte opportunità in transizione dopo la riconquista, un aspetto a cui ha contribuito in modo decisivo Jorginho, eccezionale nel proteggere lo spazio davanti alla difesa senza fare troppi sforzi, scegliendo semplicemente la posizione giusta e leggendo in anticipo le linee di passaggio.

Ci sono state delle incertezze nelle prime uscite in pressione, e a volte è stata concessa troppa libertà ai due mediani svizzeri (soprattutto a Xhaka), ma l’Italia non ha perso solidità, recuperando più indietro sul campo l’aggressività persa in zone avanzate. Quando poi si è trovata a manovrare nella metà campo avversaria, alzando il baricentro, ha sempre gestito bene le transizioni a palla persa, trovando anche il gol del 3-0 dopo una riaggressione di Tolói - la normalità per un difensore abituato al gioco di Gasperini - che ha fatto arrivare la palla a Immobile al centro poco oltre la lunetta dell’area. L’attaccante della Lazio è stato svelto nella conclusione e ha segnato il quarto gol (più due assist) nelle ultime quattro partite in Nazionale, un altro dato che fa guardare con ottimismo alle prossime sfide.

L’Italia non è certo perfetta ed è vero che avversarie più forti possono approfittare di alcuni limiti emersi comunque, anche in due partite dominate come quelle contro Turchia e Svizzera. C’entra anche il modo di giocare, le caratteristiche della squadra costruita da Mancini, a cui non mancano i giocatori per portare in avanti la palla se gli spazi si aprono (Spinazzola, Barella, Immobile), ma che arrivata negli ultimi metri fatica a battere i diretti avversari, a trovare lo spunto per vincere i duelli e creare pericoli. L’Italia crea e si diverte solo se mantiene il livello visto nelle prime due partite, se è così intensa e manovra con la solita facilità, e non può permettersi di abbassare i ritmi e affidarsi ai duelli individuali.

Se però si guardano i progressi fatti, la situazione da cui è partito questo ciclo, possiamo solo essere felici di ritrovarci ora a cercare un difetto a tutti i costi, di aggrapparci alla scaramanzia e al fatalismo, all’attesa del momento in cui le cose inizieranno ad andare male, per provare a nascondere la verità: siamo forti e possiamo arrivare lontano.

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