• Euro 2024
Emanuele Mongiardo

Svizzerafobia

Di cosa preoccuparsi e in cosa sperare in vista della partita di domani.

Di Murat Yakin si dice che dieci anni fa avesse impressionato Mourinho per la tenuta difensiva del suo Basilea. All’epoca il portoghese allenava il Chelsea e nella fase a gironi di Champions League rimase impantanato contro gli svizzeri, che riuscirono a sconfiggerlo sia all’andata che al ritorno. La competenza mostrata da Yakin nel preparare quelle partite pare che portò Mourinho stesso a consigliarlo allo Spartak Mosca come nuovo allenatore.

 

Da lì Yakin ha imboccato una parabola piuttosto strana. Durato un solo anno in Russia, è tornato in Svizzera nel 2015, dove però ha allenato squadre di livello più basso rispetto al Basilea: Sciaffusa, Grasshopper, Sion e poi ancora Sciaffusa. Insomma, la carriera di quello che sembrava un allenatore di buone prospettive era caduta nell’anonimato. Poi, però, è arrivata la chiamata della Nazionale, e il nome di Yakin ha ricominciato a prendere quota. La Svizzera è stata una delle squadre migliori della fase a gironi di Euro 2024, dotata di buone individualità ma anche di un alto livello di preparazione, sia per quanto riguarda i principi di gioco che per le strategie.

 

La fiducia di Yakin nei suoi uomini in questo momento è totale, tanto da portarlo a dire che «non vogliamo preoccuparci più di tanto della squadra di Spalletti, e penso che sia vero il contrario: è l’Italia a doversi preoccupare di come giochiamo». È evidente che si tratti di una dichiarazione di facciata, data di proposito in pasto ai giornalisti, perché Yakin è rimasto lo stesso allenatore meticoloso nello studio degli avversari che aveva impressionato Mourinho dieci anni fa: l’eccellente prestazione della Svizzera contro la Germania è lì a dimostrarlo. Tuttavia è vero anche che, per quanto si adatti all’avversario, quella elvetica è una Nazionale che non rinuncia ai suoi principi. La differenza di talento tra l’Italia e Svizzera non è più così sbilanciata, per cui da una parte è vero che, come dice Yakin, è l’Italia a doversi preoccupare di come giocano i suoi prossimi avversari.

 

Cosa dovrà evitare, allora, la nostra Nazionale? E quali sono invece i punti deboli da sfruttare?

 

Il gioco fluido della Svizzera

La Svizzera occupa il campo in maniera simile a quella di tutte le altre squadre di questo Europeo che vogliono controllare il gioco attraverso il pallone: tre difensori supportati da due centrocampisti o dal solo Xhaka in costruzione e il resto dei giocatori più alti a occupare contemporaneamente ampiezza e corridoi centrali. La particolarità della squadra di Yakin è la fluidità con cui viene interpretato questo modo di disporsi, con i giocatori che si scambiano continuamente la posizione. Un aspetto evidente soprattutto sulla catena di sinistra, dove le scelte del CT hanno sorpreso un po’ tutti. Nell’ultimo anno, da quando cioè era passato al 3-4-3, l’esterno a tutta fascia della Svizzera era stato sempre Ndoye, che però durante gli Europei è migrato nel terzetto offensivo. Così, da laterale di sinistra in queste prime tre partite ha agito Aebischer.

 

Aebischer è stato uno dei protagonisti della cavalcata del Bologna verso la Champions, ma in Italia abbiamo imparato a conoscerlo da centrocampista. La sua intelligenza, però, ha permesso a Yakin di dirottarlo sulla fascia. «Alla fine sei in Nazionale, giochi dove ti mette l’allenatore, ma preferisco essere in campo piuttosto che in panchina», ha dichiarato in proposito Aebischer. È vero che per lui si tratta di un ruolo inedito, ma è vero anche che la fluidità con cui si muove la Svizzera fa si che spesso ritorni al centro, in zone che è più abituato a calpestare. I suoi compagni di catena sono da terzo centrale un ex terzino come Ricardo Rodriguez e da mezzapunta un’ala come Rubén Vargas. Ciò fa si che entrambi siano portati a scambiare la posizione e che di frequente siano loro a occupare l’ampiezza, con Aebischer che si sposta dentro: «Ho anche spesso la palla e posso andare dentro, quindi sono un po’ mediano, come faccio a Bologna, e un po’ esterno», ha spiegato a proposito.

 

Sulla catena di destra, la presenza di un esterno a tutta fascia di professione come l’ex Udinese Silvan Widmer nelle prime tre partite ha reso un po’ meno imprevedibili i movimenti. Widmer, però, sabato sarà squalificato. Le alternative sono Stergiou dello Stoccarda, con caratteristiche più difensive, e Steven Zuber, che ha trascorso gran parte della sua carriera da trequartista. Se Yakin dovesse scegliere quest’ultimo per sostituire Widmer, allora i movimenti della catena di destra diventerebbero più imprevedibili.

 

In ogni caso, l’Italia dovrà stare attenta alle continue rotazioni degli svizzeri. I giocatori delle catene laterali si spostano cercando di portare con sé gli avversari, così da consentire ai compagni di muoversi verso le zone che si liberano. Aver inserito Aebischer sulla sinistra, in questo senso, ha aumentato la fluidità, perché il numero venti capta meglio di tutti gli spazi che si svuotano. Non è un caso che in una Nazionale con un’idea simile vi siano tre giocatori del Bologna, una delle squadre che di più in Europa ha costruito la propria identità sullo svuotare spazi per poi occuparli con uomini sempre diversi.

 

Il fatto di saper riconoscere gli spazi in cui infilarsi, indipendentemente da quale sia la propria posizione di partenza, è ciò che rende la Svizzera una squadra con le idee chiare sia quando gli avversari la pressano alta, sia quando invece la aspettano un po’ più bassi. Nel primo caso, gli uomini in costruzione cercano di attrarre gli avversari in modo da allungarli e poi verticalizzare improvvisamente verso le tre punte. Mentre la palla viaggia verso gli attaccanti, da dietro uno dei centrocampisti si deve sganciare in avanti per cogliere di sorpresa i rivali e ricevere la sponda dell’attaccante. È un compito in cui è specialista Freuler, ma anche a Xhaka capita di sganciarsi dalla propria posizione per dare, in maniera imprevedibile, una nuova linea di passaggio agli attaccanti che ricevono spalle alla porta.

 

Se invece sul primo possesso non viene portata pressione, Schär, Akanji e Xhaka sono particolarmente abili nel pescare tra le linee i tre giocatori offensivi che si posizionano alle spalle del centrocampo avversario: si può decidere di difendere più bassi contro la Svizzera, ma bisogna evitare di rimanere passivi, proprio perché ci sono i giocatori in grado, a palla scoperta, di trovare i compagni in zone sensibili. Quando l’Italia si ritroverà ad abbassarsi, per tamponare le imbucate potrebbe sfruttare le qualità in anticipo dei suoi centrali. Se Spalletti optasse per la difesa a cinque, infatti, i difensori avrebbero più facilità nello staccarsi in avanti sul riferimento tra le linee, come spesso si vede fare in Serie A. Mancherà Calafiori, che è uno specialista in quella situazione, ma sia Mancini che Buongiorno, eventualmente, hanno nelle uscite aggressive il proprio punto di forza.

 

L’Italia dovrà calcolare bene le proprie mosse. Nei cinque comandamenti di Spalletti, in teoria, non bisognerebbe mai rinunciare al pressing alto. La Svizzera, però, è una delle squadre più sofisticate in prima costruzione, in cui Sommer è sempre un’opzione e in cui capita anche di vedere Xhaka abbassarsi sulla linea dei tre difensori. Per la quantità di uomini che coinvolge e per la qualità dei loro piedi – le conduzioni e i passaggi di Akanji, i cambi gioco di Schär, le angolature di passaggio che riesce a trovare Xhaka anche spalle alla porta – non sarà facile pressarli con gli scivolamenti, come l’Italia aveva già provato a fare contro la Spagna. Inoltre, sulle verticalizzazioni bisognerà prestare attenzione alle salite dei centrocampisti sui fianchi di Jorginho.

 

Sulla pressione tedesca la Svizzera verticalizza sulla mezzapunta Rieder che viene incontro. Intanto Freuler si sgancia in avanti con la Germania lunga in pressing. Nessuno riesce ad assorbire il suo taglio. Rieder riesce a prolungare per Embolo che a sua volta appoggia a Freuler libero di ricevere.

 

La squadra di Yakin, però, ha sofferto il pressing della Scozia, che ha aggredito uomo su uomo, salendo spesso anche fino a Sommer. In quell’occasione la Svizzera è stata quasi sempre costretta al lancio lungo, perdendo poi i duelli aerei: non a caso si è trattato della loro peggior partita a Euro 2024. Chissà che Spalletti non voglia adottare dei riferimenti sull’uomo più decisi, anche se l’Italia non ha la forza fisica né l’intensità degli scozzesi.

 

Dove attaccare la Svizzera

Prima del 2024, Yakin aveva provato a impostare la sua squadra con un 4-3-3. Il passaggio al 3-4-3, con l’aggiunta di un centrale in più, è stato dettato dalla necessità di controllare meglio le transizioni difensive. Alzando tanti uomini, infatti, la Nazionale elvetica vuole provare a riaggredire una volta persa palla. Ricardo Rodríguez e Schär, devono rimanere corti rispetto ai giocatori più avanzati proprio per innescare il gegenpressing ed evitare di farsi trovare lunghi e dover correre all’indietro, situazione che Schär soffre particolarmente.

 

Quando gli avversari impostano, invece, di solito la squadra di Yakin vuole pressare alto. Dalle partite con Ungheria e Scozia a quella con la Germania, però, la Svizzera ha mostrato due volti diversi.

 

Nelle prime due gare intorno alla palla il riferimento era l’uomo, mentre chi rimaneva dietro adottava un atteggiamento più accorto. I difensori, infatti, nonostante si muovessero in una linea a cinque, non si staccavano quasi mai in avanti sul riferimento e se lo facevano, lo facevano in maniera poco decisa. Contro l’Ungheria, pertanto, la Svizzera ha concesso delle ricezioni alle spalle di Xhaka e Freuler proprio perché i giocatori della linea difensiva non si staccavano in avanti a tamponare ma si muovevano di reparto e rinculavano. Nella seconda partita, gli attaccanti della Scozia ricevevano il lancio sulla fascia, vincevano il duello aereo attivando un compagno e la difesa svizzera si abbassava invece di provare ad anticipare in avanti.

 

Tutt’altro atteggiamento invece c’è stato contro la Germania: in quella partita, in situazione di pressing alto, la Svizzera ha adottato il riferimento a uomo a tutto campo: oltre ad attaccanti e centrocampisti, anche i due esterni si alzavano sui terzini tedeschi e i centrali non avevano paura di abbandonare la difesa per controllare l’uomo tra le linee.

 

Nel corso di tutte le partite, poi, la Svizzera ha alternato l’atteggiamento aggressivo ad un baricentro più basso, con un 5-4-1 che contro la Germania è stato particolarmente stretto ed efficiente nel negare sbocchi tra le linee.

 

Che Svizzera vedremo contro l’Italia? Quella dal riferimento all’uomo più marcato vista contro la Germania, o quella in cui i difensori mantengono la linea vista contro Ungheria e Scozia? Quale sarà il momento della partita in cui la Nazionale elvetica deciderà di difendere con un blocco più basso?

 

Dipenderà molto da come l’Italia risponderà alle folate iniziali di pressing e dal successivo sviluppo della gara.

 

Per il resto esistono delle debolezze alle quali Yakin, dalla panchina, non può mettere mano. A destra sia Schär che Widmer hanno sofferto i movimenti in profondità alle loro spalle. Widmer è sembrato distratto e ha letto spesso in ritardo i tagli avversari. Contro l’Italia non ci sarà, ma qualora dovesse giocare Zuber, nemmeno lui ha letture difensive sofisticate. Schär, invece, è lento nel coprire la profondità, soffre quando ha tanto campo alle spalle. Il fatto è che le ali dell’Italia tendono a ricevere sui piedi, mentre il trequartista in quella zona dovrebbe essere Pellegrini, anche lui poco avvezzo ad attaccare lo spazio. Vista la lentezza nel coprire la profondità del difensore Newcastle, però, forse converrebbe trovare un modo di attaccare con dei tagli in quella zona.

 

Con la Svizzera bassa il difensore dell'Ungheria può lanciare per l'ala che si muove sul fianco del terzino (Widmer). Nel frattempo un centrocampista taglia alle spalle di Schar.more
Schar non riesce a stare dietro all'avversario, che può raccogliere la sponda di testa dell'ala con grande libertà.more

 

Come detto, poi, i centrali svizzeri non sono i migliori se si tratta di tamponare le ricezioni tra le linee. Anche quando decidono di spezzare la linea, non sempre sono decisi nell’anticipo. Se si ha freddezza e qualità nel controllo, ci si può allontanare piuttosto facilmente da loro e costringerli a correre all’indietro. Il problema è che gli uomini incaricati di ricevere tra le linee nell’Italia, Frattesi e Pellegrini di solito, hanno nel primo controllo e nel gioco spalle alla porta il loro punto debole.

 

L’arma con cui gli azzurri potrebbero davvero colpire, allora, sono i cross sul secondo palo, in particolare verso il lato sinistro della difesa svizzera. Lì, infatti, agiscono Ricardo Rodríguez e Aebischer. Entrambi sono fiacchi nel contrastare gli avversari in area e spesso non sentono la presenza dell’uomo alle spalle – anche perché Aebischer il quinto non l’ha mai fatto. Ricardo Rodríguez, poi, è più basso rispetto alla media dei difensori e non ha una buona elevazione. I gol segnati da Ungheria e Germania, così come alcune delle (poche, a dire il vero) grandi occasioni concesse dalla Svizzera sono arrivati proprio con cross verso il palo presidiato da loro due.

 

Mentre Szoboszlai crossa, Varga taglia dietro Aebischer che nemmeno se ne accorge.more
Il gol di Varga, peraltro, nasce dalla scarsa decisione con cui i terzi centrali della Svizzera si staccano sull'uomo. Qui è Ricardo Rodriguez a seguire l'attaccante senza davvero mettergli pressione, consentendogli di appoggiare ad un compagno di tacco. Da lì l'Ungheria ribalta il lato e arriva al cross.more

 

 

Allo stesso modo, la squadra di Yakin soffre sui calci piazzati. La Svizzera ha il quarto peggior dato per xG subiti da palla inattiva (0,43), mentre l’Italia, al contrario, è quarta per xG prodotti da fermo (0,39): un incastro di dati favorevole per Spalletti, visto che nella fase a gironi le soluzioni offensive più pericolose per l’Italia sono stati i calci d’angolo verso la testa di Bastoni.

 

Insomma, in vista di domani la buona notizia è che la Svizzera ha dei punti deboli piuttosto riconoscibili. La cattiva è che contro la Germania ha dimostrato di saperli nascondere grazie ad un’applicazione feroce lungo tutti  i 90’. La squadra di Yakin arriva agli ottavi di finale con più ottimismo che mai. La sensazione di essere sopravvissuti all’inferno dell’eliminazione con cui si presenteranno i giocatori dell’Italia, però, potrebbe cambiare radicalmente lo stato d’animo della partita.

 

 

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Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".