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Il tesoro dell'Under-19
31 lug 2018
Una rassegna dei giocatori più interessati che si sono messi in mostra con la maglia dell'Italia U-19 agli Europei di categoria.
(articolo)
8 min
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Mentre le squadre di club concludevano il ritiro estivo e i Nazionali impegnati nel Mondiale russo raggiungevano i rispettivi club, in Finlandia è andato in scena l’Europeo Under-19, valido per la qualificazione al Mondiale Under-20 del prossimo anno. L’Italia non vince il torneo dal 2003, quando le reti di Della Rocca e Pazzini stesero il Portogallo. A 15 anni di distanza ha avuto l’occasione per ripetersi: dopo aver vinto il proprio girone ed eliminato la Francia in semifinale, nell’ultimo atto del torneo si è ripetuta la sfida coi lusitani: nonostante gli azzurrini avessero già battuto i portoghesi nella seconda gara del torneo, non sono riusciti a riportare a casa il trofeo, capitolando ai supplementari dopo aver rimontato due gol di svantaggio.

Indipendentemente dalla sconfitta, questo Europeo è stata l’occasione ideale per ammirare i giovani più interessanti del nostro movimento e vedere i primi frutti degli sforzi fatti a livello giovanile dalla Federazione. Abbiamo dunque scelto quei calciatori che più ci hanno impressionato in questo luglio scandinavo dal caldo record.

Alessandro Plizzari, 2000

Plizzari è entrato nel settore giovanile del Milan quando aveva sei anni e, se si esclude quella azzurra della Nazionale, si è tolto la maglia rossonera per la prima volta nella passata stagione, che ha giocato in prestito alla Ternana disputando 19 partite in Serie B.

Di un anno più giovane di Donnarumma, è un portiere alto 1,90, dal fisico non imponente ma longilineo. Al Mondiale Under-20 dello scorso anno ha fatto la riserva di Zaccagno ma è riuscito comunque a ritagliarsi il suo momento di gloria dopo aver parato due rigori su tre nella finale per il terzo posto contro l’Uruguay. All’Europeo è stato invece protagonista assoluto tra i pali: la brutta prestazione in finale non deve far dimenticare che le sue parate sono state una delle chiavi della cavalcata dell’Italia Under-19.

È dotato di riflessi sopra la media, che si esaltano sia quando interviene in tuffo sfruttando la lunghezza del suo corpo sia quando deve parare tiri più bassi. È sorprendente la sua scelta di tempo nelle parate che gli fa spesso prendere la decisione giusta, soprattutto quando resta in piedi fino all’ultimo nelle situazioni di uno contro uno, in cui è bravo a sfruttare anche la lunghezza delle gambe. In Finlandia ha guidato con personalità una difesa di Primavera e nonostante passi come uno di poche parole, i suoi commenti affidati ai social nel post-finale dimostrano anche una certa personalità.

Con le parole non sono un gran che e non è da me scrivere molto... è impossibile spiegare il nostro stato d’animo dopo una partita del genere, non ci sono le parole giuste per descriverlo.. perche dopo aver dimostrato che coglioni abbiamo sotto, dopo non aver mai getta la spugna, non ci meritavamo la sconfitta.. eppure è andata così.. una cosa vorrei dirla anch’io ai miei compagni di squadra, sono orgoglioso di noi, Grazie per queste emozioni, ricordi che rimarranno sempre nel mio cuore..! Fiero di essere italiano!🇮🇹

Un post condiviso da ALESSANDRO PLIZZARI (@aleplizzari35) in data: Lug 29, 2018 at 2:13 PDT

Se ha un difetto è che, nonostante l’altezza e le braccia lunghe, non pare particolarmente sicuro nelle uscite alte: ricorre fin troppo spesso ai pugni e a volte si avventura al di fuori dai pali senza fornire quella sicurezza che ci si aspetterebbe dall’intervento dell’unico giocatore in grado di utilizzare le mani. Probabile che prosegua il suo percorso di crescita in Serie B: il Verona lo ha cercato per sostituire Nicolas.

Sandro Tonali, 2000

Il ruolo davanti alla difesa, la squadra di club e persino i tratti somatici hanno reso il paragone tra Tonali e Pirlo fin troppo scontato. Al di là dei paragoni, il gioiello del Brescia è un giocatore molto interessante.

Come Kean e Plizzari è un classe 2000 ed dunque sotto-età per l’Europeo Under-19 che si è appena concluso, ma ha già esperienza tra i professionisti. Dalla seconda metà della passata stagione è padrone del centrocampo del Brescia. Per giocare in un ruolo del genere è necessaria una grande consapevolezza, tecnica e mentale. Tonali non è velocissimo ma piuttosto intenso nella corsa e possiede un ottimo senso della posizione che sfrutta sia quando la palla ce l’hanno gli altri, tanto da dimostrare una notevole predisposizione all’intercetto e alla lettura delle linee di passaggio (ottimo anche il posizionamento del corpo), che quando è la sua squadra ad essere in possesso. Un particolare evidenziato dal continuo movimento della sua testa quando è in attesa di ricevere il pallone dai difensori, atteggiamento raro in un calciatore così giovane.

Ha un gioco lungo notevole, a cui si affida spesso. Possiede visione di gioco e ha la tecnica per eseguire con precisione anche i lanci, seppur a volte questi risultino un po’ troppo morbidi e dunque di minor valore strategico, soprattutto quando gioca in diagonale. Quando vuole è perfettamente in grado di giocare palloni tesi e tagliati, qualità che lo hanno reso la scelta principale per la battuta dei calci piazzati.

Anche nelle movenze c’è qualcosa che ricorda Pirlo, seppur Tonali sia un calciatore degno di attenzioni indipendentemente dai paragoni pesanti.

Tonali sembra essere già in grado di governare i ritmi del gioco ed alterna con intelligenza giocate di prima intenzione (molto interessanti i rasoterra in verticale), a momenti in cui decide di rallentare e portare palla in prima persona per dare tempo ai compagni di posizionarsi meglio. Non ha sempre un primo controllo eccezionale e dallo sviluppo di questo fondamentale potrebbe dipendere il suo futuro: gioca in un settore di campo in cui è importante saper agire sotto pressione e salendo di livello il margine di errore sarà sempre più sottile. Bisognerà vedere anche se le sue doti atletiche - non certo di primo ordine - assorbirebbero l'eventuale salto di categoria.

Sarà dunque molto interessante seguirlo nella prossima stagione, che molto probabilmente sarà la sua prima completa tra i professionisti. Inter, Juventus e Roma sembrano già aver messo gli occhi su di lui.

Nicolò Zaniolo, 1999

Appena passato dall’Inter alla Roma nella trattativa che ha portato Nainggolan in nerazzurro, Zaniolo ha messo la firma su quattro dei gol segnati dall’Italia nel torneo finlandese: ha segnato il gol vittoria all’esordio contro la Finlandia, per poi chiudere il suo Europeo con i tre assist contro Norvegia, Francia e in finale contro il Portogallo. L’ex centrocampista della Fiorentina, che due anni fa ha letteralmente trascinato l’Entella in finale di Coppa Italia Primavera e quest’anno ha vinto il campionato di categoria con l’Inter segnando 13 gol e servendo 8 assist in 26 partite, è stato impiegato nel ruolo di trequartista. Solo in finale gli è stato preferito Melegoni ed è stato dunque dirottato da mezzala sinistra.

Zaniolo è però abituato a cambiare ruolo, tanto che proprio la versatilità è una delle sue caratteristiche principali: nella sua giovane carriera ha fatto il mediano, la mezzala, l’esterno offensivo, il trequartista e persino l’attaccante atipico. Di lui stupisce sicuramente la stazza (è alto circa 1,90) e seppur si stia ancora strutturando a livello fisico, è già più forte della maggior parte dei suoi coetanei (ma lui stesso ha ammesso di dover lavorare di più sotto questo aspetto). Abbina quantità e qualità: ha un grande equilibrio e un’ottima progressione che sfrutta per infilarsi negli spazi palla al piede con uno stile di dribbling non propriamente ortodosso ma comunque efficace.

È dotato di ottimi tempi di inserimento che lo rendono pericoloso quando attacca l’area di rigore: ha una predisposizione naturale a muoversi senza palla e ad attaccare la porta, oltre a possedere un’ottima scelta di tempo nei colpi di testa. È mancino, tende ad usare principalmente il piede sinistro ed ha ancora molto da lavorare sul piede più debole, specie se proseguirà la sua carriera da trequartista. Ma se riuscisse ad apprendere i movimenti necessari in fase difensiva e a disciplinarsi tatticamente, convogliando la sua naturale aggressività nel pressing, potrebbe diventare una mezzala di inserimento perfettamente compatibile con il 4-3-3 di Di Francesco.

Moise Kean, 2000

Dopo aver concluso la sua prima stagione completa tra i professionisti, in cui si è tolto la soddisfazione di aver siglato 4 reti con la maglia del Verona retrocesso, il primo classe 2000 ad aver esordito e segnato in Serie A si è presentato all’Europeo Under-19 come punta di diamante della nostra Nazionale. Moise Kean non ha deluso le attese: ha firmato 4 reti in 5 gare, secondo solo ai portoghesi Jota e Trincão. Una nell’ultima gara del girone contro la Norvegia, un’altra alla Francia (a cui va aggiunto un gol sbagliato a porta vuota dopo una grande progressione) e la doppietta in un minuto valsa i supplementari nella finale con il Portogallo, nonostante fosse stato lasciato inizialmente in panchina dal CT Nicolato.

Pur essendo un anno più giovane della maggior parte dei suoi avversari, all’Europeo Under-19 si è rivista quella superiorità impressionante che aveva spinto Allegri ad aggregarlo e a farlo esordire in prima squadra due stagioni fa, nonostante avesse appena 16 anni. In Finlandia ha messo in mostra il suo atletismo, ancora più evidente a questo livello, sfoggiando una progressione bruciante che gli permette di rendersi pericoloso anche quando parte praticamente da fermo. Persino i comprensibili limiti di decision-making che erano emersi nell’annata a Verona sono parsi molto meno evidenti ed anzi, ha messo in campo il suo carattere e la sua personalità, dimostrando di essere un attaccante in grado di giocare anche fuori dall’area e di coinvolgere i compagni nelle combinazioni.

Forse non è stato irreprensibile nella selezione di tiro e ancora non ha la freddezza degli attaccanti più esperti, anche perché si fa prendere dalla fretta di concludere un po’ troppo spesso. Per scoprire il suo potenziale, Kean ha bisogno di misurarsi ai massimi livelli ma, soprattutto in questi giorni, vale la pena ricordare quanto rappresenti un patrimonio per la nostra Nazionale e per il nostro calcio.

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