«Mi faccio una bella risata su tutto quello che si dice sul mio futuro. Ho ancora tre anni di contratto qui. Mi riempie di orgoglio che grandi squadre chiedano di me, però posso vedermi solo nel Barça. A volte si deve solo ridere la mattina con un caffè». Questa è la risposta di Ivan Rakitic alla domanda diretta su di un suo trasferimento estivo. Rakitic è il giocatore più utilizzato dal Barcellona in questa stagione con 37 presenze, insostituibile per l’allenatore Valverde come lo era per Luis Enrique prima di lui. Tuttavia con l’arrivo in estate di Frenkie de Jong, l’intoccabilità del totem Busquets e l’ormai assodata titolarità di Arthur Melo, i posti da titolare nel centrocampo del prossimo Barcellona saranno verosimilmente occupati e il giocatore che ne rimane fuori, sulla carta, è proprio Rakitic.
Da qui sono nate delle speculazioni sul futuro del centrocampista croato: a 31 anni Rakitic non è nel momento ideale per fare la riserva; e per il Barcellona, con un contratto in scadenza nel 2021 (che non vuole essere rinegoziato dalla squadra essendo stato firmato nel 2017), c’è davanti l’ultima possibile cessione remunerativa. Rakitic è stato acquistato dal Barcellona nel 2014 per 20 milioni.
Le voci che girano attorno alla cessione di Rakitic, quindi, hanno quanto meno un senso logico. I nomi di chi potrebbe comprarlo sono ristretti alle solite PSG e Bayern, alle immancabili inglesi e all’Inter, che di recente sembra aver fatto un sondaggio con il Barcellona per avere chiare le eventuali cifre in ballo. Pur non potendo competere economicamente con le altre contendenti in caso di asta al rialzo, nel caso in cui il giocatore dovesse forzare la mano per una destinazione, ha senso considerare l’Inter come una possibile candidata. Ci sono due fattori da considerare: il primo è il contratto di Rakitic, che attualmente è di 5.5 milioni netti a stagione; il secondo è la richiesta del Barcellona, che sembrerebbe di 45 milioni trattabili. Due fattori difficili ma non impossibili da affrontare per l’Inter - posta la qualificazione in Champions League ovviamente.
Che giocatore è oggi Rakitic
Ragionare ora su che giocatore sia Rakitic significa farlo soprattutto ragionando sul suo ruolo in campo. Negli anni lo abbiamo visto in ogni zona del centrocampo: in questa stagione ha giocato mezzala destra (il suo ruolo più comune nel Barcellona), sinistra e vertice basso. Quello che però ha segnato la sua esperienza è l’interpretazione di compiti tattici precisi, a volte persino in controtendenza con le sue migliori caratteristiche. Rakitic è un giocatore dalle qualità precise, che però è abituato a piegare attorno alle richieste del suo allenatore. Questo lo rende amato dagli allenatori che lo hanno avuto, e al contempo spremuto in ogni possibile variante, utilizzandolo sempre per compensare le falle del sistema in cui si trova a muoversi. Ma in questo modo sono venute fuori anche le lacune di Rakitic,, che a seconda del contesto possono essere più o meno gravi.
Nei primi anni Rakitic è stato un satellite attorno a Messi, muovendosi per compensare dal punto di vista della posizione in campo la libertà di movimenti del numero 10: sia allargandosi a destra quando Messi si accentrava, che andando in verticale quando Messi si muoveva per ricevere invece sulla linea laterale. Va detto che se nel triennio con Luis Enrique Rakitic è stato un giocatore più in relazione con gli spazi e le posizioni in campo che con il pallone di per sé; con Valverde l’attenzione agli spazi è stata invece più relativa alle transizioni difensive: soprattutto nei compiti in marcatura preventiva, per coprire le falle di Messi che ormai non si interessa degli aspetti difensivi e quelle dei terzini, che rispetto a Dani Alves giocano puntando sempre la linea di fondo.
È aumentato molto anche il suo coinvolgimento con il pallone, che è passato dai 59.6 passaggi per 90’ dell’ultima stagione con Luis Enrique, ai 79.1 per 90’ della scorsa stagione e i 86.2 per 90’ di questa. Bisogna tener conto dell’attitudine più conservativa nel possesso del Barcellona attuale, e soprattutto del minor raggio d’azione che viene chiesto a Rakitic. Forse per una questione di minore dinamicità del croato, o forse per una decisione di Valverde per supportare non lasciare Busquets troppo in balia degli avversari nelle transizioni difensive. Il Rakitic di questa stagione, quindi, è ancora più vicino alla base della manovra. Fa impressione se pensiamo al giocatore che era arrivato al Barcellona come trequartista, e a cui si chiedeva di fungere da rifinitore di una squadra molto verticale come quel Siviglia.
Forse proprio perché più bloccato per ragioni tattiche in questa stagione, è un giocatore che se arriva nei pressi dell’area attrae l’attenzione dei rivali che non possono sottovalutare il suo calcio se riceve fronte alla porta e non ne possono quindi battezzare i tagli verso l’area.
Rakitic forse non ha un controllo palla di primissimo livello, e questo è bastato per farne il bersaglio di una tifoseria che non riconosce la dedizione tattica, e che non vede di buon occhio la tecnica poco pulita in alcuni fondamentali. Per quanto possa sembrare strano, Rakitic è il giocatore al centro della più grande discussione all’interno della tifoseria del Barcellona. Viene criticato dall’ambiente catalano per il suo atteggiamento da burocrate in campo, attento più a non sbagliare il passaggio che a far guadagnare campo alla sua squadra. Rakitic amministra e non crea.
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Rakitic passa meglio il pallone nelle distanze lunghe che corte (prova infatti 7.2 passaggi lunghi per 90’ completandone 5.7), ma questo sistema gli richiede molto volume nei passaggi corti, dove viene accusato di giocare per non sbagliare, senza insomma saper partecipare realmente alla manovra. Giocare a un tocco prima di muoversi nuovamente, utilizzare altri giocatori per pensare due mosse avanti, resistere alla pressione avversaria traendone vantaggio. Tutte cose in cui Rakitic non brilla.
In questo senso Luis Enrique è stato l’allenatore in grado di trarre il meglio da Rakitic, liberandolo nelle corse in verticale fino alla conclusione. Quello attuale, che deve giocare in maniera più controllata, sembra invece giocare per non sbagliare. Un paradosso per chi ha fatto per anni il rifinitore, e che era arrivato al Barcellona con alle spalle una stagione da 15 gol e 15 assist. Ora Rakitic viaggia a 1.2 tiri per 90’ nella Liga, con 0.8 dribbling tentati per 90’ e 0.4 passaggi chiave per 90’. Il fatto che giochi più per aiutare l’uscita palla dal basso si legge anche in questa bassa produzione offensiva.
Dove Rakitic offre il meglio del suo gioco
In ogni caso il lavoro tattico di Rakitic nel Barcellona è necessario alla sua produzione offensiva. Le critiche sul suo controllo palla, o sull’incapacità di guardare tutto il campo prima di ricevere così da poter giocare il pallone di prima, sono certamente eccessive, e frutto di un contesto per molti versi sclerotizzato.
Per sottolineare l’importanza di Rakitic basti dire che Valverde si fida talmente di lui da proporlo anche come sostituto di Busquets da vertice basso, in questa stagione per qualche minuto contro il Betis a partita in corso, ma anche contro la Real Sociedad, il Valencia e il Tottenham proprio dall’inizio. Valverde ci ha mostrato una versione di Rakitic ancora più coinvolta nell’uscita del pallone, tanto da utilizzarlo anche per la salida Lavolpiana, ad esempio contro il Valencia.
Ovviamente un conto è agire da equilibratore con accanto un’enciclopedia del gioco come Busquets e un conto senza. Da vertice basso Rakitic è scolastico con la palla e in termini difensivi ha mostrato lacune evidenti - del resto si è formato da trequartista. Uno su tutti ad esempio è l’attrazione al pallone quando si è in difesa posizionale: un riflesso tipico di chi è abituato a giocare più avanti. Sia Lo Celso del Betis che Parejo del Valencia hanno segnato il loro gol in due azioni in cui Rakitic viene attratto dal pallone sull’esterno dell’area e lascia all’avversario la possibilità di ricevere in area alle sue spalle. Insomma, se si vuole usare Rakitic da vertice basso occorre accettarne i limiti nelle letture difensive.
Rakitic rimane un giocatore dinamico, in grado di coprire ampi spazi in campo durante le partite. Lo fa sempre meglio seguendo la manovra senza palla che con essa, ma anche col pallone fuori dal contesto del Barcellona è un giocatore di spessore. Non sarà creativo nei termini con cui lo era Iniesta, ma rimane tecnicamente preciso e in grado di trovare, col suo gioco di passaggi, qualsiasi uomo sul campo. Fronte alla porta, al limite dell’area, se gli viene chiesto più di lavorare nell’ultimo passaggio e nella conclusione, Rakitic può ancora offrire il meglio. Per quanto sia passato del tempo dai tempi in cui si inseriva in area, rimane un giocatore con una tecnica di calcio d’élite.
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Una qualità evidente nel gol contro il Tottenham, quando ha raccolto la palla per tirare da fuori area di prima: un gol votato come il migliore della fase a gironi di questa Champions League. Aumentando il numero delle sue conclusioni per 90’ si potrebbe arrivare tranquillamente ad un aumento dei suoi gol.
In un’Inter alla disperata ricerca di un centrocampista di livello mondiale da affiancare a Brozovic, la tecnica di Rakitic e la sua esperienza possono essere oro colato: quella stessa tecnica nel primo controllo che nel Barcellona sembra la normalità, in un contesto come quello dell’Inter attuale può fare realmente la differenza, così come la precisione nella distribuzione del pallone. Pressare un centrocampo formato da Rakitic e Brozovic può essere complicato, ma Rakitic potrebbe essere usato sulla trequarti, un’altra posizione in cui l’Inter ha mostrato delle lacune quest’anno. Lì si potrebbero sfruttare appieno le sue capacità di lettura degli spazi e la precisione nel calcio.
Liberato dall’affanno di non perdere palla, Rakitic potrebbe giocare un calcio più coraggioso. Nonostante sia criticato nella sua attuale squadra, il croato è un giocatore che in un altro contesto, pur a 31 anni, sembra ancora in grado di poter fare la differenza in tante situazioni di gioco.