Sono passati ormai quasi quattro anni da quando James Rodríguez segnava questo gol all’Uruguay, un gioiello che, per coordinazione tecnica e bellezza, gli era valso il Premio Puskás del 2014. James vinse anche la Scarpa d’Oro del Mondiale brasiliano e venne inserito nella Top 11 della competizione.
Il grande Mondiale disputato gonfiò la sua valutazione di mercato, generando un trasferimento faraonico verso il Real Madrid. Nonostante la mole di aspettative, però, il colombiano non è ancora riuscito a trovare quella continuità di prestazioni che ne consacri a pieno il talento: non tanto in termini realizzativi, cioè gol ed assist, quanto più in termini di centralità nel sistema di gioco. James non è ancora riuscito a diventare il leader tecnico e motivazionale di una squadra di primo livello, cosa che invece succede regolarmente in Nazionale.
Il trasferimento al Bayern Monaco di quest’estate, che è passato un po’ in secondo piano nel contesto di quest’ultimo calciomercato estivo, si è rivelato invece una scelta interessante. James sta ritrovando fiducia e continuità di prestazioni, fornendo indicazioni importanti sul processo di crescita di uno dei trequartisti più creativi e tecnicamente dotati del momento.
Come è diventato un giocatore chiave del Bayern Monaco
Arrivato in estate a Monaco di Baviera sulla base di un prestito biennale, James ci ha messo un po’ ad imporsi nelle gerarchie del Bayern, anche perché Carlo Ancelotti, che lo aveva espressamente richiesto nella scorsa sessione di mercato, è stato esonerato ad ottobre. Nel processo di ricostruzione di Jupp Heynckes il colombiano ha subito però guadagnato un ruolo chiave nel suo scacchiere tattico.
Il leggendario allenatore tedesco ha riproposto buona parte dei princìpi di gioco del Bayern 2012/13, unendoli ad altri del gioco di posizione di Guardiola, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione degli spazi laterali e dei mezzi spazi. Heynckes ha modellato il Bayern in maniera fluida, permettendogli di interpretare più contesti tattici in modo proattivo e reattivo a seconda dei casi, utilizzando diversi moduli (4-2-3-1, 4-3-3, 4-1-4-1) per ottenere appositi vantaggi tattici.
All’interno di questa metamorfosi tattica, il tecnico tedesco ha comunque messo in primo piano la qualità dei singoli, garantendo loro una certa libertà individuale all’interno di un collettivo costruito sull’organizzazione e sull'equilibrio generale. James Rodríguez ne ha approfittato, segnando 3 gol e 6 assist nell’arco di 14 presenze (di cui 11 da titolare) in campionato.
Grazie alla sua duttilità tattica, il colombiano è stato schierato in posizione di trequartista, mezzala e addirittura esterno offensivo. In ciascuna di queste posizioni James ha mantenuto un ruolo centrale nella fase di possesso. Secondo i dati di Whoscored, è il quarto giocatore del Bayern per passaggi effettuati ogni 90 minuti (75,4), preceduto soltanto da Boateng, Hummels e Thiago: un aumento sensibile per un calciatore che finora in carriera non era mai andato oltre i 60 passaggi per 90 minuti e che era abituato anche a mettersi in disparte nel corso di una partita. In parte è stato anche agevolato dal contesto tattico della Bundesliga, dove il Bayern domina per possesso palla medio per partita. Per una squadra che ama controllare il pallone, avere giocatori come James permette di migliorare la qualità del palleggio, quindi anche la gestione del pallone.
James è un calciatore di grande sensibilità e precisione tecnica. Possiede una naturale tendenza a venire incontro al centrocampo, abbassando anche molto il proprio raggio d'azione per ricevere il pallone, sia per trovare spazio in cui effettuare la giocata che per sfuggire ad eventuali marcature a uomo. Questi movimenti però non alterano l'equilibrio tattico della squadra, grazie a un fluido interscambio di posizioni con il mediano più offensivo (Vidal) per occupare in maniera efficace, e soprattutto dinamica, tutto lo spazio sulla trequarti avversaria: un concetto importante nell'ottica del gioco di posizione da cui trae ispirazione il Bayern attuale.
Abbassandosi, James diventa un facilitatore di gioco e ne orienta lo sviluppo: in fase di possesso si muove verso le fasce per creare superiorità numerica e posizionale, permettendo al terzino o ala di avere un’opzione di passaggio in più e di poter attaccare, con movimenti senza palla, lo spazio dietro alla difesa avversaria e quindi crossare dal fondo.
La sua grande precisione nei cambi di gioco, inoltre, permette al Bayern di velocizzare la manovra e sfruttare le situazioni di 1vs1 che si creano sul lato debole, in grado di esaltare tutta la superiorità tecnica di Coman e Robben nei duelli individuali.
In questo grafico realizzato daTed Knutson si può vedere come James ricorra sistematicamente al calcio lungo nell’arco di una partita.
Anche in fase di non possesso, il contributo di James è importante: ultimamente il Bayern ha affinato la propria difesa posizionale nell’ottica di un calcio reattivo, soprattutto in Champions League (come nella gara contro il PSG, ad esempio): in situazioni di gioco più statiche, quindi, James è sollecitato ad usare di più il suo corpo nei duelli individuali, con ottimi risultati. Il colombiano effettua 3 contrasti ogni 90 minuti, vincendone il 73%: e anche se l'intervento non va a buon fine, l’ex-Monaco può comunque contare sulle coperture di Javi Martínez e/o Vidal alle sue spalle. In posizione di mezzala, James mostra anche un notevole spirito di sacrificio nei ripiegamenti difensivi, specie se in zone arretrate del campo. Addomesticando le seconde palle, innesca le transizioni offensive sia con una verticalizzazione improvvisa verso le fasce che con la conduzione palla al piede, grazie all'ottima capacità di corsa e protezione palla.
Un uomo che serve assist con la benda sugli occhi
Sempre secondo Whoscored, James è primo in Bundesliga per passaggi chiave ogni 90 minuti (3,4): una cifra alta per un contesto in cui va tenuto presente che la media per ruolo si attesta sotto i 2, ma nemmeno anomala per gli standard del colombiano, che da 4 stagioni viaggia costantemente ad una media di più di 3 passaggi chiave ogni 90 minuti.
James ha nella rifinitura la sua qualità migliore: è quel tipo di giocatore capace di mandare in porta un compagno anche ad occhi bendati, con una percezione spazio-temporale a tratti irreale. Quando si allarga sulla trequarti di sinistra, il suo mancino diventa un’arma preziosa per i cross verso l’area di rigore, con gli inserimenti a rimorchio dei centrocampisti (soprattutto Tolisso).
Quando invece si muove nel mezzo spazio di destra, James riesce ad avere la migliore visuale di gioco possibile: negli ultimi mesi molti assist sono arrivati da piccoli scavetti oltre la difesa avversaria, che spesso si schiaccia sul lato lungo dell’area di rigore, per la gioia di "trovaspazi" come Müller e Vidal.
Un saggio della bravura e creatività di James Rodríguez: ricezione nello spazio e filtrante alto a premiare l’inserimento del compagno alle spalle di ben 6 avversari.
Di contro, però, James sta tirando con poca precisione (l'accuratezza di tiro è al momento appena al 35%), e in questo è condizionato dal fatto che le sue conclusioni arrivano spesso dalla lunga distanza: nonostante ciò, con la sua intelligenza tattica e il suo bagaglio tecnico il colombiano potrebbe comunque chiudere il campionato in doppia cifra.
Da un grande talento derivano grandi responsabilità
È difficile capire perché James abbia trovato così poco spazio nel Real Madrid, soprattutto perché non c'è un’unica risposta a questo dibattito: forse ha pesato l'eccessiva dipendenza verso la BBC da parte di Ancelotti prima e Benítez poi, forse la scomoda presenza di altri accentratori di gioco (Kroos, Modrić, Isco e pure Asensio, volendo) in un centrocampo iper-competitivo ne ha ridotto l’influenza in campo; forse, più semplicemente, ha pagato la scarsa fiducia nei suoi confronti da parte di Zinedine Zidane, che nella finale di Cardiff si è addirittura permesso il lusso di mandarlo in tribuna, una cosa che James ha preso con filosofia, come si percepisce anche dalle frasi rilasciate in una recente intervista: «È stato difficile e triste lasciare i "blancos", il Real è sempre stato il mio sogno, ma il calcio è questo, un giorno sei nel posto dove vuoi essere, in un altro no».
Poi si è tolto qualche sassolina dalle scarpe: «Ogni allenatore ha i suoi giocatori preferiti ed è giusto rispettarlo, non so se sia stata questione di feeling, né se sia stato ingiusto nei miei confronti, so che quando entravo facevo buone cose, ma non voglio più pensarci. L'unica cosa è che non potevo accettare le critiche di chi sosteneva che mi allenavo male, falsità di chi mi voleva danneggiare, io lavoravo il doppio e per questo ho la coscienza tranquilla».
La specialità della casa: i calci da fermo.
Madrid è una piazza difficile, spesso cinica con i propri giocatori negli ultimi anni: probabilmente la sua unica colpa è quella di essere stato un acquisto con un senso più mediatico che tecnico, non essendo mai stato messo troppo al centro dei progetti tecnici del Real Madrid. Ad ogni modo, numeri alla mano, James non può essere giudicato un fallimento.
Il colombiano sta cambiando lentamente, e in modo silenzioso, confermando a poco a poco le aspettative che gli si erano create attorno alche stagione fa: la scelta di trasferirsi a Monaco di Baviera e adattarsi ad un contesto tattico particolare come la Bundesliga non è stato semplice, ma la necessità di rimettersi in gioco era troppo grande per non cogliere questa possibilità.
A 26 anni James ha finalmente la possibilità di imporsi definitivamente tra i migliori trequartisti al mondo; la sua interpretazione estremamente moderna del ruolo, la sua immensa creatività, ma anche il suo contributo difensivo, in generale sottovalutato ma apprezzato da Heynckes, ne stanno aumentando l'importanza nel Bayern di oggi e forse del futuro, restituendogli una nuova centralità di gioco: il colombiano non si occupa soltanto della rifinitura dell’azione, ma ne determina l’inizio e lo sviluppo a tutto campo, muovendosi come un ragno per tessere le trame di gioco e facilitare le connessioni tra i reparti.
A giugno lo aspetta il Mondiale in Russia: chissà che nel torneo che lo ha fatto conoscere quattro anni prima non possa trovare una consacrazione definitiva e, a questo punto, quasi inattesa.