In uno dei racconti-cult di Borges (dalla raccolta Finzioni), il protagonista Yu Tsun è una spia cinese al servizio dei tedeschi (degli Imperi Centrali) nella Grande Guerra. Il suo obiettivo - scoprire il luogo in cui sono dislocate le artiglierie dell’XI Parco Britannico - è legato allo scioglimento di una “chiave” molto particolare, ovvero alla decrittazione del libro -labirinto scritto dal nonno Ts’ui Pen, Il giardino dei sentieri che si biforcano (da cui il titolo del racconto stesso). Lo scioglimento - e la conseguente “rivelazione” - porterà Tsun a dover uccidere suo malgrado lo studioso-solutore, Stephen Albert, dato che proprio“Albert” è anche il nome del sito segreto delle artiglierie; e l’unico modo con cui Tsun può comunicarlo ai superiori è attraverso i titoli dei giornali britannici sull’omicidio da lui stesso commesso. Indissolubile dalla vertigine del plot, è quella della chiave che lo risolve, se il giardino e i suo sentieri si espandono a metafora delle “biforcazioni” (e poi ramificazioni) estese a ogni livello di organizzazione della materia inanimata e biologica, dagli scontri delle particelle elementari all’articolarsi di universi paralleli (in uno solo dei quali Borges - qui precursore di tanta SF - rende possibile l’incontro fra Tsun e Albert); passando, in mezzo, per le sliding doors, i percorsi alternativi che si succedono nelle parabole di tutti noi, animali umani.
Quella di Sinner non fa eccezione: anzi, l’insieme delle sue sliding doors è talmente denso da invogliare a indagarne la successione per cercare di capirne il senso, forse coincidente, almeno in parte, coi segreti del suo tennis o con l’impatto crescente che sta producendo in Italia e nel mondo. Proviamo quindi a seguire Jannik (o Jan, o JS) nel suo “giardino dei sentieri che si biforcano”; dove il giardino non può non echeggiare anche il green mitico di quel torneo - i Championships londinesi - mai conquistato, finora, da un italiano.
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