Era una partita importante soprattutto per Carlos Alcaraz, che aveva bisogno di dimostrare qualcosa. Non doveva dirci niente sul suo valore assoluto, che conosciamo, ma doveva dimostrare a sé stesso di poter battere il miglior giocatore al mondo in questo momento. Un giocatore che lo aveva sconfitto negli ultimi due incontri, mettendogli qualche dubbio.
Che Sinner fosse il numero uno, in questo momento, lo aveva ammesso lo stesso Alcaraz prima della partita. Quando gli hanno chiesto del suo piano sembrava non avere una risposta. «È la partita più difficile dell’anno». In Italia ci siamo gongolati con qualche titolo strillato - «Alcaraz si arrende già a Sinner?». I pronostici dei bookmakers davano Sinner in leggero vantaggio, ma in un match che lo sapevamo davvero tutti: sarebbe stato equilibrato.
Alcaraz, insomma, alla fine è riuscito a dimostrare a sé stesso di poter battere anche questo Sinner. Quello delle 36 vittorie delle ultime 38; quello delle 19 vittorie e 0 sconfitte nel 2024. Quello che sembrava prendere la volata per dominare il circuito. La partita è stata all’altezza delle aspettative, e persino oltre, perché non ci si può aspettare una cosa del genere. Non rientra fra le cose teoricamente possibili, di giocare a tennis così bene. Eppure ormai dovremmo saperlo: succede sempre così quando si affrontano Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.
Non è stata la loro partita più bella, perché a livello di punteggio i due non si sono mai toccati. E quindi nemmeno a livello di forma, a parte per l'inizio del terzo. L’italiano ha dominato il primo set, mentre nel secondo e nel terzo Alcaraz ha ottenuto dei break precoci che poi è riuscito a mantenere. Come nelle migliori rivalità, però, è il loro incrocio stilistico a far scintille.
Ci sono stati alcuni punti mozzafiato, che abbiamo raccolto qui.
Il dritto inside-in di Alcaraz
Dopo l’interruzione Alcaraz aveva l’incomodo di servire. Una situazione spinosa: si serve a freddo, sotto nel punteggio, con l’avversario pronto a saltarti alla gola. Figuriamoci poi se quell’avversario è Sinner. Alcaraz subisce il break, cedendo con un triste doppio fallo. Nel game successivo, però, è brillante e aggressivo. È la sua versione praticamente ideale. Questo è il punto del 30 pari: tre accelerazioni spaventose prima col rovescio incrociato, e poi due dritti inside-in, col secondo colpito con un senso dell’anticipo prodigioso. Un vincente che corre a 95 miglia orarie. Nel game otterrà palla break, ma Sinner riesce a resistere a questo assalto, anche grazie a un paio di invenzioni difensive. È il momento chiave del primo set, perché dopo questo game Alcaraz va in confusione e finisce fuori asse tatticamente, fino all’inizio del secondo.
Lo schiaffo al volo di Sinner
Questo è un punto che racconta la supremazia di Sinner nel primo set. Il ritmo tenuto nella prima mezz’ora è praticamente insostenibile. Appena lo scambio si allunga un minimo Alcaraz soccombe, provando a fuggire spesso con qualche soluzione frettolosa. Specie sulla seconda palla dello spagnolo, Sinner è stato devastante nel primo set, con un’aggressività senza senso in risposta. La racchetta di Jannik sembra più grande, in quel momento, e gli riescono cose tipo questo schiaffo al volo su cui Alcaraz rimane pietrificato.
Il punto in cui si mettono a ridere
All’inizio del secondo Jannik però cala vistosamente. Ha un buon primo game in risposta, poi invece si scarica. Non gioca davvero male, ma perde aggressività, penetrazione, è imperfetto al servizio. Alcaraz invece appare più solido. Questo è un punto semplicemente assurdo. Se è vero che è lo spagnolo, tra i due, il giocatore creativo e di tocco, quando i due tirano di fioretto a rete Sinner spesso riesce a stare al suo livello.
La volée corta di Alcaraz è ottima e Sinner deve fare un primo miracolo. Poi deve fare un secondo miracolo col rovescio. Forse, ecco, la volée incrociata corta dello spagnolo è un tantino leziosa, ma eseguita ai limiti della perfezione. Sinner ci arriva in iper-estensione, trovando un angolo strettissimo. Dopodiché ride, perché si può solo ridere di fronte a una cosa del genere. Uno di quei momenti in cui i campioni non sanno nemmeno loro come hanno fatto.
Poi c’è questa cosa bellissima che anche Alcaraz ride. I due si sorridono sempre, complici, quando condividono il campo. Godono a giocare queste partite che in fondo sono il motivo per cui amano giocare a tennis a quei livelli. C’è comunque qualcosa di puro e incomprensibile. Riescono a stare in una bolla di gioia e incoscienza priva della pressione competitiva. È questo il loro segreto.
La palla corta come termometro del gioco di Alcaraz
Per capire se Alcaraz sta giocando bene o male, fate caso alle sue palle corte. Se sono frettolose o mal eseguite, probabilmente la sua confusione tattica sta prevalendo sul suo talento. Se invece lasciano gli avversari fermi, ed entrano come un colpo di spada ben assestato, allora è il contrario. Il suo talento sta debordando sul campo da tennis, trasformato nel suo teatro.
Un punto spettacolare ma soprattutto importantissimo
All’inizio del terzo set Sinner ha bisogno di rimettersi in carreggiata, ma Alcaraz ha ancora la mano più calda, quindi c’è da soffrire. In più c’è qualche problemino alla gamba, e quell’altro entra in God Mode.
In questo scambio vediamo il nodo tattico su cui è cambiata la partita: la diagonale di dritto che l’italiano ha iniziato a soffrire sempre di più. Alcaraz ha smesso di cercare di dar fuoco al campo, per giocare un po’ più solido e lavorato. Più che il vincente ha cercato di allungare le traiettorie col tospin. «La sua palla su questo campo rimbalza molto» ha detto Sinner dopo la partita. A forza di rimbalzi Sinner ha perso terreno, è uscito da una posizione di spinta, e per Alcaraz è stato più agevole. Gli errori gratuiti di dritto sono cominciati a piovere.
Il topspin: una delle tantissime armi tecniche dello spagnolo, che spesso non usa a dovere solo per confusione tattica (ma ricordiamoci quanto è giovane).
Poi c’è altro che ruba l’occhio. Questa parata a rete, con questo intuito, questa agilità, riesce solo a lui oggi nel circuito. Sinner ci arriva con la punta del suo rovescio ma è inutile. Si fa pure mezzo male, e gli tocca sedersi dolorante e sotto di un break nel set decisivo.
Il matchpoint
Ancora il tospin sulla diagonale di dritto. Sinner che, si capisce, ha ormai perso il tempo sulla palla. Farlo uscire dalla sua comfort zone è essenziale per non essere travolti dal ritmo. Alcaraz gode nel giocare scambi d’artiglieria da fondo con Sinner, ma in questo momento non può sostenerli. In questo momento nessuno ha più controllo dell’italiano nello scambio da fondo. Il repertorio di Alcaraz, però, lo sappiamo, è vasto, e a Indian Wells ne ha dato un’altra dimostrazione.
Sicuramente la strategia è stata favorita dalla superficie molto peculiare nel circuito, lenta e dai rimbalzi alti, ma in linea generale potrebbe avergli dato delle buone indicazioni per il futuro. Abbandonare la tentazione di voler sovrastare l’avversario, lavorarlo in modo sottile e anti-spettacolare. Chissà se Carlitos ne avrà la pazienza.
Sinner ha ammesso di aver sofferto il topspin di Alcaraz. Rimpiange soprattutto di aver giocato in modo troppo monotono dopo il primo set. «Vedevo l’avversario in difficoltà e ho cercato di restare solido». Ha detto che non gli è piaciuto essere stato così prevedibile: «Stavo facendo le stesse cose, ancora e ancora, e la cosa mentalmente mi ha buttato giù». In ogni caso ci ha tenuto a ricordarci che è grato di quello che sta facendo.