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70-6
18 nov 2024
Jannik Sinner vince le ATP Finals senza perdere nemmeno un set.
(articolo)
9 min
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IMAGO / ZUMA Press
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Il 25 novembre 2011 Novak Djokovic terminava la sua miglior stagione in carriera fino a quel momento con una sconfitta in tre set per mano del connazionale Janko Tipsarevic. Un infortunio muscolare lo ha limitato nella parte finale dell’anno, chiusa con tre Slam all’attivo e dieci titoli con tanto di 10-1 negli scontri diretti contro Roger Federer e Rafa Nadal. Una sconfitta che lo elimina dalle ATP Finals e ferma il bilancio della sua stagione, a 24 anni, a 70 vittorie e 6 sconfitte, con un record sul cemento di 49-6.

Siamo al 17 novembre 2024 e Jannik Sinner con la vittoria nella finale delle ATP Finals con Taylor Fritz ferma, solo temporaneamente, il bilancio della sua stagione a 70 vittorie e 6 sconfitte, con un record sul cemento di 50-3. Numeri astrali che testimoniano come Sinner sia in questo momento in un’altra categoria rispetto a tutti gli altri tennisti del mondo, in particolare se la pallina da tennis incontra il cemento. E per il tennista italiano c’è la soddisfazione ulteriore di prendersi il suo primo titolo in Italia, davanti a un pubblico innamorato, che non aspettava altro che una vittoria dell’uomo che in questo momento è la faccia dello sport italiano.

Certo, né a livello di titoli che di concorrenza si può affermare che il 2024 di Sinner sia superiore al 2011 di Djokovic, che fu fermato all’uscio di un Grande Slam da una delle migliori versioni di Federer su terra battuta. A livello di dominanza espressa sul resto del circuito non siamo però troppo lontani, oltre che a pareggiare i numeri di una stagione che viene considerata tra le migliori mai disputate da un tennista che non ha concluso il Grande Slam. Sinner quest’anno ha perso solo con giocatori all’interno della top-10; e non ha mai perso una partita in due set.

Nella telecronaca della sfida con Ruud Adriano Panatta ha paragonato la camminata di Sinner a quella di John Wayne: «Sinner ha cambiato anche modo di camminare. Cammina come John Wayne quando entra nei saloon e dice: "C'è qualche problema qui?"». E lo sceriffo dell’ATP Tour non ci è andato tanto lontano neanche in finale, un’altra vittoria contro Fritz, un altro doppio 6-4. Lo stesso tipo di vittoria che caratterizzava i primi, noiosi, anni di dominio di Roger Federer.

Sempre Panatta prima del match osservava giustamente come Fritz potesse giocarsela alla pari solo con percentuali bulgare di prime di servizio in campo. L’americano non si può dire che non abbia risposto presente, mettendo il 75% di prime. Ha preso comunque due break. E parliamo di una prima palla che supera spesso e volentieri i 220 km/h. L’impressione è che si sarebbe potuta disputare una partita in cui vinceva chi arrivava a cinque set, e Sinner avrebbe vinto ugualmente senza concederne nemmeno uno. In generale Fritz ha disputato certamente una buona partita, ad eccezione di qualche tocco che, per citare Gianni Clerici, “tradisce le umili origini”, cercando di accorciare lo scambio appena possibile e anzi tenendo in maniera impeccabile sulla diagonale di rovescio.

Al di là dei gusti estetici questa finale è stata una buona rappresentazione del tennis moderno, una sfida tra fondocampisti giocata a velocità siderali e con pochi errori. Sinner è senza dubbio il tennista più efficiente nel power tennis moderno, oltre ad avere anche altre dimensioni nel suo gioco. Basti citare la palla corta giocata a metà secondo set e in una situazione di punteggio tesa. Il ritmo che è capace di imporre non è sostenibile per nessuno in maniera prolungata, tant’è che l’unico in grado di batterlo con regolarità quest’anno, Carlos Alcaraz, lo ha fatto sparigliando di continuo le carte.

Seguendo le statistiche di Tennis Insights, Sinner ha tenuto un performance rating medio del 9.52 durante tutto il torneo, con un 9.51 in finale confrontato al 9 di Fritz, e contando che i punteggi si influenzano a vicenda rende ancora più assurde le dimensioni della sua vittoria. L’italiano è anche il primo tennista dal 1986 a vincere le Finals senza mai perdere un set, e quello con meno game persi durante tutto il torneo, 33, uno in meno rispetto a John McEnroe nel 34.

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Il tennis è uno sport di opinioni in cui però contano i fatti, e i fatti ci dicono che Sinner con le ATP Finals si è assicurato di restare il numero uno almeno fino al post-Australian Open. L’italiano ha quasi quattromila punti di vantaggio su Alexander Zverev e quasi cinquemila su Alcaraz. Siamo in un territorio di dominio statistico tale che Sinner potrebbe essere squalificato fino al Roland Garros e mantenere comunque la prima posizione in classifica. Fa ridere ora pensare alle polemiche arrivate nel periodo dello Slam parigino, con le chiacchiere di addetti ai lavori e non sulla questione del “vero numero uno”, con Sinner meno degno di Alcaraz come se l’italiano fosse andato in giro per i 250 a fare pesca a strascico di punti.

Gli sport sono sempre in evoluzione, e come tutti gli sport arriverà qualcuno che tirerà ancora più forte e lo farà con una percentuale di errore ancora più bassa. Sinner, però, oggi è il meglio che possiamo aspettarci dall'evoluzione del tennis. Sono qualità che non sempre assicurano spettacolo a chi non piace il tennis contemporaneo, ma è meglio osservare la storia mentre si compie davanti a noi.

A scanso di equivoci non è stata un’edizione delle ATP Finals particolarmente spettacolare. C’è chi ha fatto riferimento al campo di partecipazione, almeno nella classe al di sotto dei top, lamentando un enorme distacco rispetto ad edizioni più vecchie dell’epoca Big3. Al netto del paragone con un’epoca forse irripetibile, per avere contezza reale del livello dei tennisti attuali bisognerà ripassare tra dieci anni. Senza contare che in queste Finals un tennista come Casper Ruud, sempre troppo spernacchiato, è arrivato in semifinale mostrando un livello nettamente più alto della sua stagione 2024, e togliendosi la soddisfazione di battere Carlos Alcaraz e fare un’ottima partita contro uno Zverev in forma.

E se abbiamo la percezione di un dominio noioso è anche per colpa del tennista tedesco. Zverev aveva - così come allo US Open - una chance gigantesca per fare finale e dimostrarsi alla pari di Sinner non soltanto a parole. Come allo US Open è rimbalzato contro un ostacolo sicuramente di alto livello ma non invalicabile come Taylor Fritz. Il tedesco era sembrato in grande spolvero per tutto il girone e aveva battuto Carlos Alcaraz in una partita molto divertente e con lo spagnolo molto più vicino al suo meglio dopo i malanni dei giorni precedenti.

Anche le Finals di Carlos Alcaraz sono state a dir poco traumatiche. Lo spagnolo, vittima dell’influenza, ha ceduto in maniera netta a un solido Ruud e con Rublev ha strappato una vittoria al tie-break in cui sarebbe bastato veramente poco per girarla dall’altro lato. Contro Zverev è arrivata una sconfitta forse anche prevedibile ma in cui Alcaraz è parso molto migliorato di condizione fisica; al contempo, però, nervoso. Basti vedere la reazione dopo il set point convertito da Zverev a fine primo set. Il tennista spagnolo condivide, per ora, con Nadal una certa allergia all’indoor. 23-10 il bilancio di Alcaraz sul cemento al chiuso, 95-44 per Nadal, 69% di vittorie contro il 67% del maiorchino.

I problemi sono molto diversi come lo sono i due connazionali, e sicuramente il tennis di Alcaraz viene marginalmente non aiutato dal cemento indoor, tra le velocità superiori che condizionano le sue aperture fino all’efficacia della prima palla di servizio. Per Alcaraz c’è l’età dalla sua parte e una tale capacità tecnica che non è difficile immaginare che possa migliorare anche su questa superficie per lui ancora ostica. Più gravi invece le mancanze di Zverev, che per l’ennesima volta ha dimostrato di non saper capitalizzare il suo status da favorito, nemmeno quando il suo status gli imporrebbe “solo” la finale.

Non sono state sicuramente le Finals di Daniil Medvedev, che ha chiuso una stagione mediocre per i suoi standard, nonostante il quinto posto del ranking. Zero titoli e la sensazione che il suo tennis migliore sia ormai irripetibile in maniera continuativa. Le percentuali al servizio sono in calo costante dal 2021, dal 12,6% di ace con il 4,3% di doppi falli del 2021 all’8% del 2024 con il 5,5% di doppi falli. Sembra non essersi mai realmente ripreso dagli infortuni a spalle e schiena, e il calo al servizio condiziona anche il suo tennis da fondocampo, faticoso e che in certi frangenti fatica a generare vincenti contro difensori del suo livello.

Il russo sembra aver perso tutti i progressi offensivi sul lato del dritto e non trovando più tanti punti gratuiti con il servizio non ha armi con continuità per prendersi punti facili con tennisti come Sinner ed Alcaraz. Contro l’italiano ormai Medvedev ha perso tutta l’inerzia tecnica e tattica favorevole che fino a qualche anno fa lo avevano reso un incubo per Sinner. Il servizio di Meddy non è più un rebus per Sinner, e da fondocampo Medvedev non riesce più a reggere il tennis offensivo del numero uno del mondo.

Sono state invece le Finals di Taylor Fritz, al di là della sconfitta in finale. Il tennista americano fino a qualche anno fa era considerato un talento espresso solo in parte, forse anche un po’ triste. Dal punto di vista tecnico pagava un rovescio ballerino ed estremamente rigido, mentre fisicamente faceva fatica negli spostamenti laterali quando lo scambio si allungava, senza contare un reparto “manualità” estremamente carente. Il vero tallone d’Achille del tennista americano era il lato mentale, che influenzava nel rendimento anche i suoi colpi migliori come il dritto e il servizio, che diventavano molto fragili quando sotto pressione. Esponendo Fritz in generale a sconfitte pesanti o rimonte subite in partite che sembravano chiuse. Fino al 2021 Fritz non era nemmeno mai entrato in top20, a ventiquattro anni non un grande biglietto da visita per sperare in finali Slam e top5.

Nel 2022 il lavoro fatto con il suo coach Michael Russell, ha cominciato a dare i suoi frutti. Per Fritz è la stagione dell’esplosione, tra il Masters 1000 vinto a “casa sua” a Indian Wells in finale contro Nadal e i suoi primi quarti Slam sull’erba sacra di Wimbledon. Un’annata culminata con l’ingresso tra i primi dieci del mondo e le semifinali perse alle ATP Finals, arrendendosi in due tie-break al poi campione Novak Djokovic. E quest’anno l’ex numero uno del mondo junior ha fatto un salto ancora superiore, migliorando di molto il rendimento in risposta e prendendosi due quarti Slam con la ciliegina sulla torta di prendersi la prima finale Slam in carriera nel torneo di casa, il primo americano da Andy Roddick.

In finale Fritz non ha avuto praticamente chance contro un Sinner perfetto, e la sfida ha riproposto tatticamente gli stessi temi della finale degli US Open. Fritz ha fatto egregiamente tutti i compiti per casa, ma se Sinner alza il ritmo o allunga lo scambio sopra i quattro colpi le possibilità per Fritz si riducono al lumicino, e la qualità del tennis di Fritz non è tale da mantenere le redini del match. Citando le parole del capitano olandese di Coppa Davis Paul Haarhuis per Fritz i problemi sono iniziati “quando Sinner è sceso dall’aereo”.

In Davis si chiuderà la stagione di Jannik Sinner, con la seconda insalatiera consecutiva in ballo e la finestra aperta su un possibile scontro in finale con la Spagna di Carlos Alcaraz. A Malaga ci sarà un altro mattoncino verso la storia: con tre successi raggiungerebbe il 92,4% di vittorie nel 2024 e diventerebbe l’ottavo di sempre in tal senso nell’era Open in una singola stagione.

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