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Ajax-Juve, a metà dell'opera
11 apr 2019
La strategia difensiva della Juventus ha retto l'onda d'urto dell'Ajax, mentre quella offensiva è da rivedere in vista del ritorno.
(articolo)
14 min
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Prima che si incontrassero ai quarti di finale, Ajax e Juventus erano stato le due squadre che in questa Champions League, insieme al Manchester United, avevano ribaltato nel ritorno degli ottavi di finale il risultato negativo dell’andata. Se la rimonta esterna degli inglesi sul PSG è dovuta soprattutto a episodi favorevoli che avevano premiato lo United al di là della qualità della prestazione, Ajax e Juventus avevano invece eliminato le due squadre di Madrid al termine di due match eccezionali per qualità tecnica, scelte tattiche e intensità di gioco. Alla Johann Cruijff Arena di Amsterdam, quindi, si sono affrontate due tra le squadre che più avevano impressionato, anche se ovviamente divise da un grosso scarto tecnico tra le due rose. Le affinità tra Ajax e Juventus, però, finiscono praticamente qui, perché in realtà sono due squadre diverse, quasi opposte, per costruzione, impostazione tattica e volontà strategiche.

L’Ajax di Erik ten Hag è una squadra dal gioco fortemente caratterizzato, votata al palleggio stretto e alla riconquista veloce del pallone tramite immediata riaggressione. Alla precisa identità dell’Ajax, si è contrapposta la visione del calcio di Allegri, camaleontica e focalizzata a trarre vantaggi dalla lettura delle particolari contrapposizioni tecniche e tattiche di ogni singola partita tramite specifici aggiustamenti ideati per ogni match.

E proprio la Champions League, concentrando nella sua fase ad eliminazione diretta in 180 minuti i destini di una squadra, ha spesso rappresentato il campo ideale per le mosse a sorpresa del tecnico della Juventus, capace spesso di spostare gli equilibri del confronto a favore della propria squadra con letture molto raffinate.

Le intenzioni di Allegri

Ad Amsterdam gli infortuni dell’ultim’ora di Chiellini e Emre Can hanno limitato però la possibilità di Massimiliano Allegri di scegliere e muovere a piacimento le sue pedine, e la formazione iniziale era quindi quella ampiamente prevista alla vigilia, con Rugani e Bonucci al centro della difesa a quattro, e Bernardeschi ad accompagnare in avanti la coppia Mandzukic-Cristiano Ronaldo.

Già al primo minuto la Juventus ha messo in luce una delle direttrici di gioco che il suo allenatore aveva individuato alla vigilia per fare male all’Ajax. Federico Bernardeschi si è mosso tra le linee per ricevere sul fianco esterno di Schöne – l’interno di destra del 4-2-3-1 di ten Hag – trovando lo spazio per una conclusione molto pericolosa da fuori area.

La Juve riesce a palleggiare e a trovare Bernardeschi al centro del campo. I bianconeri sfruttano l’abituale aggressività della difesa ajacide che, anche in fase posizionale e nella propria metà campo, prova a difendere in avanti. De Jong esce forte su Bentancur, costringendo Schöne a muoversi per coprirlo. Si crea quindi lo spazio per la ricezione e la successiva conduzione fino al limite dell’area di Bernardeschi, che calcerà pericolosamente in porta dal limite dell’area.

Il gioco alle spalle degli interni De Jong e Schöne - sempre pronti ad accorciare in avanti alla caccia del pallone e pertanto a rischio di scoprire lo spazio dietro la pressione - è stato individuato da Allegri come uno dei temi da ricercare con maggiore frequenza, con l’ausilio dei movimenti verso l’interno di Federico Bernardeschi. Tuttavia, questa soluzione richiedeva una fase preparatoria inevitabilmente manovrata, funzionale ad attirare in avanti i centrocampisti di ten Hag: e questo non è quasi mai riuscito alla Juventus, perché il pressing e, soprattutto, il gegenpressing degli olandesi ha reso difficile una circolazione abbastanza pulita da permettergli di risalire il campo palleggiando.

L’obiettivo di Allegri era quello di sfruttare a proprio vantaggio l’esasperata aggressività degli avversari, provando a trovare gli spazi ampi dietro alle linee di pressione olandesi. La Juve, però, ci è riuscita solo a tratti, e più nel primo che nel secondo tempo, comunque sufficienti per creare un gol e almeno un paio di occasioni pericolose per la porta di Onana. Il problema, per la squadra bianconera, è che tra i brevi momenti in cui è riuscita col palleggio ad eludere il pressing avversario, ci sono state lunghe fasi della partita in cui l’Ajax è riuscito ad impedire agli uomini di Allegri di risalire il campo, schiacciandoli nella propria metà campo (il baricentro medio a fine partita sarà a soli 46.3 metri dalla linea di porta alla fine della partita).

La grande partita dell'Ajax

L’Ajax di ten Hag è stato invece fedele per tutti i 90 minuti al calcio pensato dal suo allenatore. La strategia della squadra olandese mirava a dominare il possesso, sia per sfruttare al meglio le caratteristiche tecniche dei sui giocatori che per ridurre al minimo le fasi in cui la squadra era costretta a difendere, e in cui quindi avrebbe presumibilmente subito la maggiore caratura tecnica degli avversari. Più in particolare, la manovra dell'Ajax passava per una fase offensiva che fa della densità in zona palla il fulcro su cui costruire le combinazioni veloci tra i suoi calciatori più tecnici; e che allo stesso tempo preparasse la disposizione spaziale ideale per la riaggressione e la riconquista immediata della palla.

Anche ieri la risalita del pallone dalla difesa è stata dominata dal talento di Frankie De Jong, che nelle fasi di possesso si abbassava sulla linea dei difensori disegnando una linea a tre con De Ligt e Blind. Anche ieri il giovane talento olandese ha stupito con la sua sensibilità tattica, la capacità di attirare e resistere alla pressione e l'intelligenza con cui, come un giocatore di scacchi, effettua sempre passaggi capaci di generare vantaggi posizionali alla sua squadra, permettendo all’Ajax di avanzare velocemente e occupare la metà campo avversaria.

La partita di De Jong: 117 palloni giocati, 90 passaggi su 98 riusciti, 5 tackle vincenti, 3 palloni intercettati e ben 11 palle recuperate.

La sensibilità tecnica di De Jong (accoppiata a quella di De Ligt e Blind) nel manipolare la pressione avversaria ha consentito all’Ajax di adottare quasi sempre uno schieramento molto spregiudicato, con tanti uomini sopra la linea della palla e, conseguentemente, tante linee di passaggio alle spalle delle linee di pressione avversarie.

La Juventus inizialmente ha cercato di contrastare in maniera aggressiva l’impostazione dal basso degli uomini di ten Hag, alzando Bernardeschi sulla linea dei due attaccanti per schermare De Jong e pareggiare così il numero di uomini contro il terzetto di costruzione arretrato degli olandesi.

Lo schieramento in costruzione dell’Ajax: i terzini Veltman e Tagliafico alti ad occupare l’ampiezza, Schöne a supporto, De Jong collabora con De Ligt e Blind nell’impostazione. Tutti i giocatori offensivi giocano alle spalle del centrocampo avversario cercando corridoi utili alla ricezione di passaggi taglia-linee. La Juventus inizialmente prova a contrastare le fasi iniziali della manovra dell’Ajax alzando Bernardeschi nella zona di De Jong.

Ben presto però il palleggio dell’Ajax ha prevalso sui tentativi di pressing della Juventus, che si è ritrovata pertanto a difendere bassa e compatta per non concedere ulteriore spazio alle spalle delle sue linee (a fine partita la lunghezza media della squadra sarà molto corta, 31.6 m, così come l'altezza media di recupero del pallone, 28.6 m).

Occupata la metà campo avversaria, la fase offensiva dell’Ajax creava elevatissima densità in zona palla muovendo sempre Tadic verso il lato forte e non disdegnando di posizionare entrambi gli esterni, David Neres e Ziyech, dallo stesso lato del campo, sovraccaricando in maniera esasperata lo spazio attorno al pallone.

Due dei tantissimi esempi in cui l’Ajax ha creato un’enorme densità di uomini sul lato forte. Nel primo caso, che porterà al tiro a giro di Ziyech al diciottesimo del primo tempo, ci sono 7 uomini sul lato palla. Nel secondo addirittura 8.

L’estrema concentrazione di uomini in zona palla induceva l’Ajax a un palleggio fittissimo in cui a emergere erano le capacità tecniche dei suoi calciatori in spazi ridotti, capaci di combinare a ritmi elevati per creare gli spazi utili a giungere alla conclusione. La qualità delle trame dell’Ajax è testimoniata anche dal dato della precisione dei passaggi nell’ultimo terzo di campo: 81%. Un valore elevatissimo in una zona di campo dove la percentuale di precisione di passaggi cala inevitabilmente per la mancanza di spazi e per la propensione al rischio dei passaggi stessi. Per avere un’idea della consistenza del valore, basti pensare che la Juventus ha avuto una precisione media dei passaggi del 76% nell’intero campo da gioco e del 62% nell’ultimo terzo di campo.

In questo modo, l'Ajax è riuscito spesso ad arrivare al tiro sul lato debole, sguarnito di difensori dopo che l’insistito palleggio stretto aveva richiamato gli avversari sul lato palla, in una maniera che in qualche maniera ricorda le azioni alla mano del rugby all’interno della linea dei 22 metri.

La solita concentrazione di uomini dell’Ajax attorno al pallone. Il pallone si muove orizzontalmente con scambi estremamente precisi e tecnici. Sarà Veltman ad arrivare alla conclusione sul lato debole.

Come detto, la densità di uomini in zona palla aveva anche il fine di facilitare la riaggressione immediata e il feroce e organizzato gegenpressing. L’Ajax riconquistava immediatamente il pallone e, così facendo, negava alla Juventus i tempi necessari a organizzare la ripartenza o a consolidare il possesso. La squadra di ten Hag ha recuperato il pallone ad un’altezza media di 40.5 metri e per 31 volte nella metà campo avversaria. A soffrire particolarmente l'aggressività avversaria sono stati soprattutto Cancelo e Pjanic (non a caso i due giocatori della Juventus che generalmente in fase di impostazione cercano le giocate più rischiose), che hanno perso rispettivamente 21 e 15 palloni.

La strategia offensiva dell’Ajax ha pagato. La squadra di ten Hag è arrivata al tiro addirittura 19 volte, di cui ben 13 nel secondo tempo, generando un totale di 1.4 xG. Statisticamente la conclusione più pericolosa è stata quella di Van de Beek al venticinquesimo minuto (0.35 xG) che da dentro l'area ha sfiorato il palo alla destra di Szczęsny.

L’andamento degli xG nei 90 minuti. Alla fine del primo tempo Juve e Ajax erano sostanzialmente in pareggio per numero di tiri e xG prodotti.

Ma la Juventus ha resistito

Nonostante ciò, la fase difensiva della Juventus ha retto abbastanza bene l’urto del palleggio avversario. Rugani, che sostituiva l’infortunato Chiellini, ha giocato un’ottima partita contro un attacco che doveva essere affrontato, come la Juventus ha correttamente fatto, con un attento posizionamento difensivo e con la qualità delle letture, frenando la voglia di scalare in avanti per rubare il pallone dai piedi dei giocolieri avversari. Rugani ha recuperato 8 palloni, ha effettuato due intercetti e non è mai stato saltato in dribbling dagli attaccanti dell’Ajax.

Più in generale, l’intelligente partita difensiva della Juventus non ha lasciato troppe occasioni pericolose all'Ajax. Alla compattezza difensiva della squadra di Allegri hanno contribuito molto anche i centrocampisti, che hanno lavorato instancabilmente per sporcare le linee di passaggio avversarie: Pjanic ha recuperato 10 palloni e ne ha intercettati 5, mentre Rodrigo Bentancur ha vinto 5 dei suoi 6 tackle tentati.

L'aggressività dell'Ajax era evidente anche senza palla, nella fase di contrasto del possesso palla della Juventus. Sulla costruzione di gioco bianconera la squadra di ten Hag ha giocato un pressing offensivo mirato ad isolare il portatore di palla tramite la marcatura degli appoggi e la chiusura delle linee di passaggio, costringendo spesso la Juventus a lanciare lungo il pallone per l’assenza di soluzioni corte disponibili.

Il pressing dell’Ajax: Tadic si orienta su Bonucci coprendo lo scarico verso Rugani, i tre centrocampisti marcano a specchio i corrispettivi avversari, David Neres si muove verso il portatore di palla schermando la linea di passaggio verso Alex Sandro. Bonucci non ha una soluzione di passaggio comoda ed è costretto al lancio lungo.

In quest’ottica, l’assenza di Chiellini, per paradosso, è sembrata pesare di più in fase di possesso palla che in fase difensiva. Spostato a sinistra, Bonucci è stato spesso costretto dal pressing dell’Ajax a lanciare lungo con il piede sinistro, sbagliando 15 dei 56 passaggi effettuati.

Ampliando lo sguardo, il ricorso al lancio lungo (ben il 19% dei passaggi della Juventus, contro il 7% dell’Ajax) non si è dimostrato un’arma efficace per costruire azioni pericolose superando il pressing avversario, anche perché Mandzukic non è riuscito mai a ripulire il pallone, sovrastato sia da Veltman che da un sontuoso De Ligt, autori rispettivamente di 14 e 12 duelli aerei vinti.

Cosa aspettarsi tra una settimana

In vista del ritorno, che vedrà comunque la Juventus in posizione di vantaggio strategico alla luce del gol segnato in trasferta, viene da chiedersi quali siano le soluzioni migliori per contrastare la squadra olandese e non correre rischi allo Stadium. C'è da dire che il calcio fortemente caratterizzato dell’Ajax non lascia molte alternative alla Juventus di Allegri oltre a quella di provare ad approfittare dell’elevata densità in zona palla degli avversari per attaccare gli spazi alle spalle delle linee di pressione, e di aumentare la percentuale di possesso palla per spezzare il ritmo della squadra di ten Hag.

Come sfruttare a proprio vantaggio la strategia dell’Ajax. Gli olandesi sono in pressing, con ben 8 uomini sul lato sinistro del campo. Un rischioso cambio di gioco di Cancelo verso Alex Sandro, apre la strada e gli spazi per la percussione in campo aperto di Douglas Costa che porta al palo del brasiliano.

La Juve dovrà quindi migliorare la qualità del proprio palleggio e la resistenza al pressing avversario per aumentare le sue occasioni. Già ieri una buona circolazione del pallone ha mandato fuori giri l’aggressività degli uomini di ten Hag regalando ottime opportunità all'attacco dei bianconeri.

L’azione del gol di Cristiano Ronaldo è un buon esempio di ciò di cui la Juventus ha bisogno con maggiore continuità per spaventare l’Ajax. Gran parte del merito del gol va attribuito a Rodrigo Bentancur, autore di una delle sue migliori partite in Europa in entrambe le fasi di gioco. L’uruguaiano si è distinto con ben 5 dribbling riusciti su 6 tentati, un numero particolarmente elevato, funzionale a spezzare individualmente la linea di pressione dei centrocampisti avversari. Anche in occasione del gol della Juventus, l’azione nasce da un dribbling in mezzo al campo di Bentancur che, sorpassando De Jong, apre gli spazi utili alla manovra della sua squadra.

L’Ajax difende sempre in maniera aggressiva. De Jong esce su Bentancur, ma viene abilmente superato dal dribbling dell’uruguaiano. Più dietro Blind spezza la linea con De Ligt e permette a CR7 di ricevere da solo in mezzo all'area.

Sul prosieguo dell’azione, che passando da Ronaldo giunge a Cancelo sul lato debole, Bentancur si inserisce profondamente e il taglio dell’uruguaiano, seguito da De Ligt che deve coprire il buco generato dall’aggressività di Blind, crea lo spazio per il chirurgico inserimento da dietro di CR7.

Il taglio di Bentancur è decisivo nello spostare De Ligt e creare il buco centrale per l’inserimento di Ronaldo.

Nella parte finale della partita, con uno schieramento più ampio e due esterni in campo – Douglas Costa e Bernardeschi, con Dybala alle spalle del centrocampo avversario - la Juventus è riuscita a pareggiare il possesso palla dell’Ajax (nell’ultimo quarto d’ora 52% per i bianconeri, 40% nell’intera partita), sia per una disposizione spaziale che ha reso più fluida la circolazione che per un calo di intensità del pressing degli uomini di ten Hag. Chissà gli ultimi 15 minuti non forniscano importanti indicazioni per gli aggiustamenti che Allegri vorrà portare nella partita di ritorno per volgere definitivamente a proprio favore la qualificazione.

In ogni caso, l’Ajax si è dimostrato per la Juventus avversario temibile e particolarmente in forma, sia mentale che atletica. I bianconeri sono stati bravi difensivamente a contenere gli attacchi avversari e sono riusciti a segnare un importante gol in trasferta in una delle occasioni in cui sono stati capaci di girare a proprio vantaggio la peculiare aggressività degli avversari.

L’impresa fatta al Bernabeu dagli uomini di ten Hag negli ottavi di finale, però, è un avvertimento alla Juventus a non sottovalutare le capacità della squadra olandese anche in trasferta. Allegri dovrà preparare con particolare attenzione tattica la partita, ma sarà necessaria anche una grande prestazione da parte di tutti per mettere maggiormente in difficoltà l’Ajax, costringendolo a fasi di gioco che non ama giocare e in cui è meno efficace. Insomma, la qualificazione è ancora tutta da conquistare.

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