Una partita particolarmente sfortunata può capitare a qualsiasi squadra, d’accordo. D’altro canto se ogni partita è determinata da una forte episodicità, qual è il confine che ci permette di decidere quale partita può essere definita più casuale delle altre? Giocare in inferiorità numerica dopo un quarto di gara può rendere futile qualsiasi analisi? In fin dei conti, per quanto il calcio sia un gioco episodico, è anche e soprattutto un gioco di situazioni, la cui imprevedibilità è data dall’interazione dei suoi attori e dal loro costante adattamento agli eventi. Sono le interazioni tra i giocatori a far nascere le situazioni: quelle tra i compagni, con gli avversari, con gli allenatori, quelle con la squadra arbitrale, con il terreno, con il pallone, persino con i tacchetti scelti e con le condizioni atmosferiche… e così via.
In questo senso persino una partita influenzata da un’espulsione dopo soli 18 minuti può dare validi argomenti di riflessione, anche quella tra Juventus e Fiorentina di fatto è stata una partita “come le altre”, in cui le sue situazioni che si sono generate, cioè, non sono puramente casuali o predeterminate: il gol di Vlahovic (a bruciapelo, dopo tre minuti) e l’espulsione di Cuadrado (un quarto d’ora dopo) hanno contribuito a portare la partita in un determinato contesto che, a sua volta, ha richiesto un adattamento a entrambe le squadre.
Ovviamente per la Juve le cose si sono messe abbastanza male: per una squadra abituata al controllo pressoché costante del pallone, l’inferiorità numerica è un ostacolo all’efficacia più di quanto lo sia, ad esempio, per una squadra abituata a lunghe fasi di difesa posizionale; ma le inferiorità numeriche capitano, e portano con sé adattamenti. La frase fatta “ci sono più partite nella partita” può sembrare un vuoto artificio retorico, ma in alcuni casi calza perfettamente: la Juventus non aveva controllato agilmente la partita i primi minuti, già prima del rosso a Cuadrado, e anzi è stato proprio lo stesso Pirlo ai microfoni di Sky Sport a denunciare soprattutto l’approccio sbagliato dei suoi «sin dai primi passaggi».
Va detto subito, però, che seppur con molta fatica la Juventus ha anche cercato in modo pratico di reagire alla situazione, e che la Fiorentina ha dovuto dapprima resistere e poi è stata brillante a chiudere una questione rimasta a lungo aperta.
La “prima partita”
Al secondo minuto di gioco la Juventus sta attaccando sul lato sinistro del campo, quando Ramsey riceve una verticalizzazione sulla trequarti. Come fa abitualmente da quando c’è Pirlo in panchina, anche contro la Fiorentina Ramsey doveva alternare la posizione da esterno di centrocampo in fase di non possesso, a interno/trequartista in fase di possesso, mentre il terzino dal suo lato (destro in questo caso) alzava la propria posizione fin sulla linea degli attaccanti. Pochi giorni fa, Andrea Pirlo ha confessato di aver apportato una piccola modifica alla sua struttura, chiedendo anche a uno dei mediani di alzarsi, di fatto agendo come una mezzala, e portando dunque un uomo in più sulla trequarti avversaria, alle spalle del centrocampo. Per questa ragione, quando Ramsey riceve al centro della trequarti, alla sua sinistra si trova McKennie (che partiva dalla posizione di e mediano, al fianco di Bentancur).
Questo dettaglio può sembrare marginale, ma in realtà ha un suo peso perché la Juventus in quel momento è rimasta con un solo mediano davanti alla linea difensiva. Diventa quindi fondamentale che l’eventuale perdita del possesso venga assorbita attraverso un’iniziativa di chi sta dietro, uno dei centrali di difesa. E da quando è rientrato, alla fine del mese scorso, è parso evidente come de Ligt sia determinante nella capacità della Juventus di mantenere delle marcature preventive efficaci. Questa volta, però, qualcosa non ha funzionato.
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Una volta ricevuto il pallone Ramsey ha letto male il movimento in profondità di Morata e il suo passaggio corto è stato intercettato da Milenkovic. A questo punto i due comportamenti “preventivi” di Juventus e Fiorentina sono entrati in gioco: durante la propria fase difensiva Vlahovic era rimasto nella zona di Bonucci e de Ligt, mentre Ribery galleggiava all’altezza del centrocampo, leggermente sul lato sinistro dell’attacco. Con l’azione che nasce dalla fascia sinistra della Juventus, i bianconeri sono densamente concentrati sul lato forte, mentre Cuadrado si prepara a sfruttare la situazione attaccando il lato debole. Quando la Juventus perde palla però nasce un problema: nessuno ha accorciato su Ribery e il tentativo di riaggressione di Ramsey non riesce a sporcare il passaggio di Milenkovic.
In un colpo solo, dunque, la Juventus ha commesso due errori determinanti: in fase di possesso sbaglia la scelta e l’esecuzione del passaggio, oltre che l’accompagnamento preventivo da dietro, e in fase di transizione de Ligt e Bonucci non riescono a recuperare l’inerzia della situazione. Anche se dall’esterno è difficile determinare la causa esatta, dato che nessuno accorcia su Ribery, con Bentancur che si è avvicinato a Borja Valero, e in assenza di un secondo mediano, sarebbe in teoria fondamentale che uno dei centrali si sganci. Data la dinamica, il centrale più vicino sarebbe de Ligt, che è rimasto inusualmente passivo mentre l’azione si svolgeva.
Ma su questa situazione influisce anche il contesto tattico di partenza della Fiorentina. Prandelli si è presentato all’Allianz Stadium con un assetto abbastanza guardingo, pronto ad affrontare una partita di sofferenza con Caceres e Biraghi esterni e tre difensori centrali, oltre ad Amrabat che ha caratteristiche difensive spiccate. L’unico “vezzo” era Borja Valero al posto di Bonaventura, probabilmente con l’intenzione di schierare un giocatore che potesse essere più abile a leggere rapidamente le linee di passaggio in verticale e a dare un appoggio anche alla difesa in impostazione.
E la Juventus già dalle prime azioni aveva dimostrato di gestire la situazione con un po’ di confusione: al primo minuto, McKennie si allarga sulla fascia sinistra e controlla male un passaggio di Alex Sandro, venendo attaccato dal raddoppio della Fiorentina; poco dopo Bentancur riceve da Cuadrado andandogli incontro e commette un errore tecnico, intrinsecamente anche concettuale.
Bentancur corre verso Cuadrado e controlla il pallone in avanti, nonostante la presenza di ben tre avversari, invece di ricevere aprendosi verso il lato opposto per cambiare gioco o appoggiarsi su un difensore, o persino azzardare una difficile verticalizzazione di prima. La concentrazione di Bentancur è rivolta solo verso il pallone e non sembra essere conscio del posizionamento dei compagni e degli avversari. Sebbene sia a volte capace di alcune giocate decisive, l’uruguaiano è spesso impreciso in alcune esecuzioni tecniche (fondamentale per giocare da unico playmaker davanti alla difesa) come la ricezione orientata successiva a un’adeguata “scansione” dei dintorni.
In generale Bentancur è sembrato incerto nella distribuzione per buona parte della gara, a cui va sommata la partita negativa di Bonucci: alla Juventus sono mancati due riferimenti importanti nella gestione dei ritmi del possesso e nella lettura dei movimenti. Al tempo stesso è sembrata frenetica nella ricerca della verticalità dopo aver recuperato palla, senza darsi tempo per trovare le posizioni, rendendo poco fluidi i suoi possessi.
Oltretutto la Juventus ha mostrato fin dalle prime battute un po’ di difficoltà a gestire le specificità tattiche dei singoli giocatori sul lato sinistro: con Ronaldo incline a venire incontro alla palla, Chiesa veniva spinto a muoversi verso il centro, con McKennie che si è trovato più volte a smarcarsi verso l’esterno e Ramsey che, pur partendo dal centro-destra, si avvicinava sempre più al pallone accentuando la densità sul lato forte. Può darsi che l’intenzione fosse di sfruttare gli isolamenti di Cuadrado dall’altro lato, ma la Juventus ha finito con l’intasare il lato sinistro del campo.
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CR7 in possesso del pallone a sinistra, McKennie, Chiesa e Ramsey al centro. McKennie e Chiesa si smarcano facendo lo stesso movimento, così Ronaldo torna indietro da Bentancur, che forzerà un cambio campo complicato per Cuadrado, perdendo palla.
La “seconda” partita
Il primo aggiustamento di Pirlo dopo l’espulsione è stato quello di inserire Danilo per Ramsey, spostando Morata a sinistra e Chiesa a destra, per formare un 4-4-1 con Ronaldo al centro in fase di non possesso, cercando di non perdere la solidità difensiva in un momento delicato.
La sostituzione di Ramsey può essere letta nell’ottica di un cambio anticipato rispetto alle previsioni (spesso il gallese viene sostituito nel secondo tempo, e a quanto sembra non avrebbe neanche dovuto giocare dal primo minuto), dando la priorità alle due punte in campo per recuperare lo svantaggio. Non solo l’apporto difensivo di Morata è stato puramente posizionale, però, ma anche la qualità del possesso della Juve è scemata rendendo vano il suo impiego: la quantità di movimenti senza palla si è ridotta e sono aumentate le ricezioni sui piedi, che davano modo alla Fiorentina, ancora più motivata, di alzare l’intensità del pressing.
La Juve si è trovata a impostare con una sorta di 4-2-3 con Ronaldo e Chiesa che partivano larghi, e Morata a districarsi tra la scalata a sinistra in non possesso e l’attacco della profondità, comprensibilmente difficoltoso. E quando le rotazioni sono riuscite, sono subentrati degli errori tecnici.
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Nelle immagini qui sopra c’è l’inizio di una delle occasioni migliori per la Fiorentina nel primo tempo: La Juventus costruisce a sinistra, Ronaldo e Sandro fanno un bello smarcamento combinato ma Bonucci sbaglia il passaggio, Caceres (autore di una partita straripante anche in questo genere di situazioni) lo intercetta e dà il via al contropiede, che culminerà con un miracolo di Szczesny su Castrovilli.
Nei minuti successivi la Juve sembra cambiare atteggiamento e passa a un 4-3-2 con Chiesa stretto e Morata nuovamente avanzato, trovando qualche sbocco in più per la risalita grazie ai movimenti di McKennie e all’allargamento di Chiesa. Ma sembra anche più vulnerabile quando la Fiorentina è in possesso del pallone, permettendole di arrivare con relativa facilità ai lati dell’area di rigore in ampiezza.
Per questa ragione Pirlo sfrutta l’intervallo per sostituire Morata e inserire Bernardeschi, provando a mettere in campo un 4-4-1 più strutturato con la presenza di due esterni puri. Ronaldo viene lasciato libero di trovare la ricezione ovunque, mentre Pirlo chiede ai suoi terzini di alzarsi quanto più possibile in accompagnamento alla manovra.
Così, con Bentancur vertice bloccato e McKennie a buttarsi dentro, la disposizione della Juve in impostazione somigliava a un 4-2-3. Attraverso questo schieramento e un’attitudine più sicura, i bianconeri sono riusciti a mantenere il controllo del possesso per la prima metà del secondo tempo, senza però trovare la porta fino al 70’.
Prandelli nel frattempo aveva sostituito Borja Valero con Pulgar, scegliendo di mantenere un baricentro medio-basso senza palla, senza forzare la riconquista avanzata nonostante la superiorità numerica, per togliere profondità alla Juventus. Il 5-3-2 della Fiorentina ha progressivamente assorbito la reazione della Juve, che si è ritrovata a fare i conti anche con l’assenza di una punta che giocasse senza palla, creando spazi.
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Qui la Juve arriva in area dopo un giro palla da destra verso sinistra con un filtrante di Sandro per Bernardeschi. L’occupazione degli spazi aiuta la squadra di Pirlo a sviluppare gioco nella prima parte del secondo tempo.
Ronaldo continuava a muoversi in funzione del pallone, andando spesso incontro, mentre McKennie, l’unico rimasto con una certa indole per l’inserimento, doveva partire da lontano prima di arrivare sulla linea. L’ingresso di Kulusevski al posto dell’americano, probabilmente per cercare qualche soluzione in più palla al piede, ha tolto alla Juve anche questa opzione per l’attacco all’area.
Da parte sua Prandelli ha mantenuto alta la propositività degli uomini più avanzati, inserendo Kouamé al posto di Vlahovic. E il cambio è stato subito determinante nell’azione che ha portato all’autogol di Alex Sandro. Kouamé ha attaccato la profondità sul lato destro e trovato Amrabat al centro dell’area, poi l’azione viene spostata a sinistra da Ribery e Kouamé è immediatamente dietro a Sandro per ricevere il cross di Biraghi.
La Fiorentina, nel secondo e nel terzo gol è stata abile a sfruttare l’uomo in più in ampiezza, costringendo la Juventus a difendere pericolosi traversoni verso il secondo palo: questo per ribadire quanto si diceva all’inizio, che bisogna anche sapersi adattare alle diverse situazioni e ai vantaggi che si possono trovare in una partita lunga un’ora e mezza.
Per quanto possa essere difficile trarre conclusioni generali di carattere tattico da una partita del genere (abbiamo omesso, come nostra abitudine, di tirare in ballo tutte quelle situazione ambigue che possono determinare lo svolgimento di ogni partita in modo diverso da quello avuto), rimane comunque tangibile la sensazione di fatica della Juventus sia nei primi minuti sia, dopo, nel volgere a proprio vantaggio una situazione sfavorevole. Certo la squadra di Pirlo non sembra particolarmente fortunata ma in fin dei conti l’approccio sbagliato di inizio gara può essere considerato una concausa ai fini dell’andamento della partita.
Oltretutto il modo in cui le squadre riadattano la propria strategia è parte della strategia stessa, e così come diamo un certo peso all’impatto delle sostituzioni in partite “normali” dovremmo imparare a dare meno per scontati i contenuti in una partita segnata da un’espulsione, o da un rigore dato o negato, soprattutto quando si tratta di una squadra dalle grandi ambizioni come la Juventus.
Per quanto riguarda la Fiorentina di Prandelli questo potrebbe essere l’inizio di una fase di ritrovata solidità e convinzione, pur con tutti i dubbi derivanti dai trascorsi recenti della squadra. Alla seconda partita con la difesa a tre (anzi in questo caso, almeno inizialmente, a cinque) e un approccio maggiormente verticale, Prandelli sembra quanto meno essere tornato a sfruttare le qualità dei propri giocatori migliori (Ribery, Amrabat e Milenkovic). E poi, dopotutto, uno 0-3 a Torino contro la Juventus, è sempre un 0-3 a Torino contro la Juventus, e con in campo gli ex capitani Chiesa e Bernardeschi, poi, per i tifosi deve aver avuto ancora più sapore. Sono tutti dettagli “psicologici” su cui però si può iniziare a costruire una seconda parte di stagione migliore della prima.