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Juventus-Inter è stata una partita paludosa
05 apr 2023
Una partita che lascia tutto aperto per il ritorno.
(articolo)
8 min
(copertina)
IMAGO / ZUMA Press
(copertina) IMAGO / ZUMA Press
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Fino a venti secondi dalla fine Juventus-Inter sembrava avere le note sembianze, avvilenti per gli avversari e rassicuranti per i tifosi bianconeri, di tante partite della squadra di Massimiliano Allegri. Novanta minuti paludosi, fisici, faticosi da giocare e da guardare, che alla fine si risolvono a favore della Juventus grazie a un gol, anche in questo piuttosto ricorrente, di Juan Cuadrado. Invece l’ingenuo fallo di Bremer nell’ultimo minuto di recupero ha riscritto la storia della semifinale di andata di Coppa Italia e ha innescato il nervosissimo finale e aperto a un ritorno, se non magari spettacolare, più aperto e sicuramente teso, visto quanto successo sul terreno di gioco dopo il fischio finale.

Il terribile momento dell’Inter, reduce da 4 sconfitte nelle ultime 5 partite di campionato, ha spinto Inzaghi a limitare il turnover, nonostante i molti – e molto importanti – impegni ravvicinati. Al centro dell’attacco è stato preferito Dzeko a Lukaku, mentre a destra Darmian è ormai il titolare al posto di Dumfries. Anche Allegri si è affidato a quella che può ormai considerata la sua formazione tipo, dando solamente spazio tra i pali a Perin e sostituendo Alex Sandro, fisicamente non al meglio, con Gatti nel suo 3-5-1-1 che vede Di Maria alle spalle di Vlahovic.

Come nella gara di campionato la Juventus ha iniziato pressando in maniera aggressiva il possesso palla nerazzurro con delle uscite in pressione ben codificate. Vlahovic andava su Acerbi, Fagioli su Bastoni, mentre, dal lato opposto, non era l’altra mezzala Rabiot a salire su D’Ambrosi, bensì Kostic. A completare il sistema di pressione della Juventus sul rombo di costruzione dell’Inter, Di Maria aveva il compito di schermare Brozovic. Alle spalle della prima linea di pressione Cuadrado e Danilo presidiavano la zona esterna, mentre Rabiot e Locatelli si occupavano delle due mezzali nerazzurre, Barella e Mkhitaryan. Gli angoli di pressione di Fagioli e Kostic cercavano, inoltre, di spingere i due centrali dell’Inter a passare per il centro, coprendo gli scarichi esterni verso Darmian e Di Marco, per consentire a Danilo e Cuadrado di rimanere vicini a Gatti e Bremer, limitando la possibilità di parità numerica tra i centrali bianconeri e le due punte dell’Inter.

Il sistema di pressione immaginato da Allegri. Si noti come Fagioli scelga con cura postura e angolo di pressione su Bastoni per evitare lo scarico esterno verso Di Marco, consentendo quindi a Cuadrado di assumere una posizione più prudente al fianco di Gatti.

Nei primi minuti di gioco il pressing della Juventus e, con altrettanta efficacia, la successiva riagressione hanno mostrato notevole efficacia e rappresentato la migliore arma offensiva della squadra di Allegri. La migliore occasione del primo tempo per la Juventus è infatti stata generata da un recupero centrale del pallone nella zona di centrocampo che ha innescato una ripartenza molto in verticale verso Vlahovic che è riuscito a servire Di Maria, giunto a rimorchio e libero di condurre fino all’area di rigore avversaria e calciare di destro. Il suo diagonale è stato deviato da Handanovic con un grande intervento.

Dopo aver tirato quattro volte nei primi 10 minuti di gioco, però, alla Juventus è rimasto solo il giusto atteggiamento. Inzaghi infatti è riuscito a disinnescare l’efficacia del pressing bianconero con una semplice mossa, ovvero allargando Bastoni a sinistra e abbassando Darmian a destra per creare una linea di costruzione a quattro dietro. In questo modo, sempre tenendo Brozovic davanti, l’Inter ha guadagnato superiorità numerica sui quattro giocatori della Juventus deputati al primo pressing. In risposta Allegri non ha provato a pareggiare l’inferiorità modificando qualcosa nelle uscite, ma ha preferito continuare con la sua strategia di pressione uomo su uomo. I suoi giocatori, però, perdendo i riferimenti che avevano all’inizio hanno perso sicurezza e precisione, non riuscendo più a impedire all’Inter di consolidare il possesso.

L’Inter schiera una linea a 4 in fase di costruzione (Bastoni in basso a sinistra è fuori inquadratura) con Brozovic davanti. La Juventus non reagisce al cambio dell’Inter, Di Maria è sempre troppo approssimativo nel pressing. Nel 3 vs 2 creatosi a favore dell’Inter in zona centrale, Vlahovic prova a schermare il passaggio di D’Ambrosio verso Brozovic, ma libera la linea di passaggio verso Acerbi che ha spazio da guadagnare in conduzione e consolida il possesso palla nerazzurro.

Progressivamente, quindi, la squadra di Inzaghi ha conquistato il dominio del pallone e spostato il proprio palleggio nella metà campo bianconera, dove, però, ha trovato lo stretto 3-5-2 difensivo di Allegri ad attenderla. Il possesso palla dell’Inter è stato il 59% nel primo tempo e il 63% nel secondo tempo. Consolidato il possesso, dopo un inizio prudente, l’Inter ha invece alzato la sua pressione, riuscendo a disturbare i tentativi di costruzione della Juventus. Questo soprattutto nel secondo tempo, quando il baricentro dell’Inter si è alzato di otto metri, mentre quello della Juventus si è abbassato di quattro.

All’interno di questa cornice tattica le due squadre hanno trovato più di una difficoltà a essere brillanti. Soprattutto per la Juventus, la rinuncia al pressing l’ha privata della migliore arma per attaccare velocemente. Sono così venuti fuori i limiti della squadra di Allegri ad attaccare contro una difesa schierata. I bianconeri non sono quasi mai riusciti a trovare Kostic e Rabiot in campo aperto o a servire Di Maria in maniera interessante. Anche quando venivano coinvolti Gatti e Danilo, sempre propositivi, gli attacchi della Juventus erano stitici e spesso si limitavano a una ricerca verticale di Vlahovic, che è stato anche bravo ad aiutare la squadra ad alzarsi, e al solito cross di Kostic, però ieri meno brillante del solito.

Eppure, nonostante tutti questi problemi, la Juventus ha avuto le migliori occasioni della partita nel finale, entrambe non casualmente nate da azioni quasi sovrapponibili. Nella prima un cross da sinistra di Kostic ha raggiunto, dopo essere sfiorato dalla difesa nerazzurra, Cuadrado sul lato debole. Il successivo tiro-cross del colombiano è arrivato sui piedi di Milik, solissimo a pochi metri dalla porta, che però non è riuscito a impattare bene, mandando a lato. L'azione del gol ha ricalcato esattamente la medesima dinamica. Il cross da sinistra è stato però di Rabiot e ancora una volta il pallone, sfiorato di testa da un difensore nerazzurro, è finito sui piedi di Cuadrado sul lato debole. Nell'occasione, la posizione più centrale del colombiano, gli ha consentito di calciare direttamente in porta e battere Handanovic.

Il gol della Juventus. I bianconeri riescono a riempire bene l’area con Chiesa, Locatelli e Milik. La densità della Juventus al centro dell’area avversaria impegna centralmente Gosens che non può gestire l’attacco di Cuadrado al secondo palo.

Dall’altro lato del campo l’Inter doveva vedersela con lo strettissimo 3-5-2 posizionale con cui la Juventus difendeva la propria porta, anche ben dentro l’area di rigore, e che di fatto negava ogni possibile accesso alla zona centrale della trequarti campo all’attacco nerazzurro. L’atavica assenza tra le fila interiste di un giocatore capace di creare situazioni di vantaggio saltando il proprio avversario diretto (solo 7 i dribbling tentati dai nerazzurri in tutta la partita) e la partita anonima di Lautaro Martinez hanno di fatto costretto gli uomini di Inzaghi a una laboriosa e asfittica circolazione del pallone che poteva trovare sfogo quasi esclusivamente con le combinazioni esterne tra i giocatori di fascia. Le migliori azioni dell’Inter sono quindi state originate tutte dall’esterno, sulla fascia sinistra dai movimenti coordinati di Bastoni, che, come detto, si è aperto molto in fase di possesso palla, e Di Marco e sulla fascia destra di quelli tra Barella e Darmian.

Le migliori occasioni per l’Inter nel primo tempo. Barella si sovrappone internamente a Darmian e riceve il passaggio in profondità del compagno di squadra. Il cross di Barella viene domato da Dzeko che, scaricando dietro, libera al tiro Brozovic. Nella seconda occasione, un tiro di Di Marco dal cuore dell’area avversaria, si noti come Bastoni occupi l’ampiezza e Di Marco invece attacchi internamente l’area bianconera.

All’Inter quindi non è bastato un dominio territoriale e del pallone per rendersi pericolosa, al contrario. Come già visto in questi ultimi mesi, i nerazzurri hanno trovato enormi difficoltà non solo a creare occasioni da gol ma anche semplicemente a palleggiare in maniera fluida e leggera per provare a penetrare all’interno della difesa della Juventus, sbattendo contro il muro bianconero come se non ci fosse nessuna possibile alternativa.

Il rigore causato da Bremer ha riportato l’incontro in parità, lasciando tutto aperto per la semifinale di ritorno, che si giocherà tra venti giorni a San Siro. L’Inter, reduce da due settimane complicate e con davanti altre due decisive, può dirsi tutto sommato soddisfatta del risultato e di una prestazione che, seppur poco brillante, è riuscita a limitare gli attacchi in transizione della Juventus, che nelle due sfide di campionato avevano fatto particolarmente male.

La Juventus, invece, può vedere nel pareggio finale un avvertimento del fatto che puntare in maniera così radicale su una difesa della propria area di rigore, per quanto ben fatta, espone a episodi non sempre controllabili e potenzialmente molto pericolosi. Rimanere prudenti nella propria metà campo, sporcare le partite, renderle paludose ed aspettare l’occasione propizia non è ogni volta la migliore strategia per arrivare alla vittoria.

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