Pochi giorni fa, il rocambolesco pareggio contro il Bologna sembrava aveva originato nuove e più serie perplessità sulla Juventus di Thiago Motta. Se infatti quelle iniziali erano dovute a difficoltà almeno in parte giustificate dai profondi cambiamenti tattici avvenuti, e magari dagli infortuni, l'ennesimo pareggio al termine di una prestazione scialba aveva aperto il processo di una possibile crisi.
Da questo punto di vista la partita contro il Manchester City (che si trovava nel bel mezzo di una crisi ancor più nera) era quindi particolarmente delicata, sia per provare ad aggiustare la classifica del mega girone di Champions, sia per scrollarsi di dosso la negatività recente che i giocatori, e lo stesso Motta, sembravano portarsi fin dentro al campo.
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Le formazioni iniziali delle due squadre sono state il frutto, più che di libere scelte degli allenatori, delle assenze a cui hanno dovuto fare fronte: Motta ha optato per Danilo a sinistra al posto dell'infortunato Cambiaso, con Savona a destra, mentre Guardiola, dovendo rinunciare ad Aké, Stones e Akanji, ha schierato la sua difesa con Walker, Ruben Dias, Gvardiol e Rico Lewis. Più avanti, Grealish occupava una posizione interna, con Doku largo a sinistra e Bernardo Silva a destra.
Il tema tattico è stato chiaro fin dai primi minuti: il City cercava di schiacciare la Juventus il più basso possibile con il possesso per poi soffocarla con la riaggressione, giocando una transizione difensiva particolarmente aggressiva. Per farlo, la struttura degli inglesi in fase di possesso diventava una sorta di 3-2-4-1, con Rico Lewis al fianco di Gündoğan, Grealish nel mezzo spazio di sinistra e De Bruyne in quello di destra.
La risposta della Juventus è stata una fase difensiva piuttosto elaborata. Da una parte ha cercato di non abbassarsi troppo, pressando la prima costruzione del City; dall'altra non ha rifiutato lunghe, e ben organizzate, fasi di difesa posizionale nei pressi della propria area di rigore.
Col pallone invece, nonostante le difficoltà che si erano viste contro il pressing alto di Bologna e Stoccarda, i giocatori della Juventus non si sono limitati a verticalizzare rapidamente oltre la linea di pressione, ma hanno avuto la pazienza e la precisione di costruire da basso, anche solo per spezzare il ritmo del City.
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LA DIFESA DELLA JUVENTUS A DIVERSE ALTEZZE
Difendere contro il City, anche in questa versione crepuscolare, non è mai facile. Ieri sera De Bruyne e Bernardo Silva si scambiavano la posizione con discreta frequenza, con il portoghese che veniva a giocare nel mezzo spazio e il belga che si apriva in ampiezza, a destra. Dal lato opposto Doku rimaneva costantemente aperto, mentre Grealish poteva abbassarsi sul centro sinistra per supportare Gündoğan e Rico Lewis nella costruzione del gioco. Questa asimmetria ha influenzato anche la fase difensiva della Juventus.
Contro il 3+2 in costruzione, nel primo tempo, la squadra di Motta ha più volte pressato nella metà campo avversaria, utilizzando un approccio che aveva come riferimento la posizione degli avversari. Yidliz e Conceicão salivano su Walker e Gvardiol, mentre Vlahovic si metteva di fronte a Ruben Dias, con la doppia funzione di contrasto e di schermatura delle linee di passaggio interne. Più indietro, praticamente a uomo, Koopmeiners prendeva Gündoğan e Thuram si occupava di De Bruyne; con Savona e Danilo a presidiare l’ampiezza rispettivamente su Doku e Bernardo Silva.
L’ago della bilancia del pressing bianconero era Locatelli, che galleggiava tra la zona di Grealish e quella di Rico Lewis. La scelta di Thiago Motta è stata proprio quella di scegliere Lewis come l’avversario a cui concedere qualche metro di libertà supplementare per cercare di garantirsi inizialmente superiorità numerica in zona arretrata con Gatti e Kalulu contro Haaland.
La struttura iniziale del pressing della Juventus, con Thuram fisso in zona De Bruyne, Locatelli su Grealish e Gatti-Kalulu in superiorità numerica su Haaland. L’uomo libero del City è, oltre ad Ederson, Rico Lewis.
Rico Lewis era controllato in prima battuta dal lavoro di schermatura di Vlahovic, ma Locatelli poteva scegliere quando forzare il pressing e alzarsi su di lui, lasciando il controllo di Grealish ai due difensori centrali.
Locatelli si alza su Rico Lewis, lasciando la linea arretrata in parità numerica.
Thiago Motta si è quindi fidato della sensibilità tattica di Locatelli come strumento per decidere quando forzare il pressing. La tendenza di Grealish ad abbassarsi, molto più che sul lato opposto di De Bruyne, nelle occasioni di pressing alto della Juventus poteva portare ad alzare troppo Savona o Gatti, proprio per contrastare il numero 10 del City.
Locatelli si alza su Rico Lewis, Gatti scala in zona Grealish e lo segue fin dentro la metà campo avversaria, lasciando Kalulu in 1 vs 1 contro Haaland.
Il pressing della Juventus non ha generato molte palle recuperate (solo 7 i palloni riconquistati dalla Juventus nella metà campo avversaria) ma ha ritardato il consolidamento del possesso da parte del City e sporcato la costruzione dal basso, costringendo gli uomini di Guardiola a provare anche passaggi in verticale non voluti e che non hanno avuto successo.
Col suo atteggiamento la Juventus non ha mai permesso al City di bucare rapidamente la sua prima linea di difesa ed è sempre riuscita a ripiegare con ordine, nonostante la qualità del palleggio avversario, spingendo il City verso l'esterno.
Il blocco compatto della Juventus a protezione del centro. Si noti come Thuram e Koopmeiners rimangano in ogni caso vicini a De Bruyne e Gündoğan
Una volta portato il City sull'esterno, la Juventus si difendeva compatta nell'ultimo terzo di campo raddoppiando in fascia grazie al lavoro difensivo di Yildiz e Conceicão, chiudendo poi ogni possibile traccia verso Haaland.
La difesa bassa della Juventus. La manovra del City è orientata verso la fascia. Bernando Silva in possesso di palla è controllato dalla coppia Danilo-Yildiz. De Bruyne e Grealish sono marcati nei mezzi spazi da Thuram e Locatelli e Haaland è preso in mezzo tra Kalulu e Gatti.
Un lavoro che i bianconeri hanno fatto per tutta la partita e sempre con grande concentrazione, tanto che il City è riuscito a giocare appena 16 passaggi nell'area di rigore avversaria. Hanno quasi sempre letto alla perfezione le azioni di rifinitura di De Bruyne (tranne nell'occasione per Haaland, ma il merito è del belga) e i cross in cutback dalla fascia.
Quando i giocatori di Guardiola arrivavano al tiro, poi, c'era sempre qualcuno a difendere la porta, tanto che 6 dei 12 tiri tentati sono stati respinti, anche con giocate quasi "da portiere" (di giocatori che non erano il portiere, ovviamente).
Un esempio di difesa dell’area della Juventus. Il City con una sovrapposizione interna di Walker riesce a penetrare dentro l’area avversaria. La difesa bianconera intuisce prima le intenzioni di Walker, non collassa e copre il cross arretrato del terzino, respingendo con Kalulu.
I GOL DELLA JUVENTUS
La scelta di Guardiola di pressare con cinque uomini, lasciando Gündoğan a protezione della linea difensiva, ha concesso alla Juventus, una doppia superiorità numerica in zona arretrata, visto che costruiva che con un 4+2, considerando anche Di Gregorio, autore di un’ottima prova nella distribuzione del gioco con i piedi.
I bianconeri sono sempre stati abili a sfruttare la doppia superiorità numerica costruendo così, partendo dal pressing alto del City, tante transizioni “artificiali” in campo grande.
La Juventus costruisce 4+2 e il City pressa con 5 uomini. Di Gregorio trova Savona che ha tantissimo spazio davanti a sé da attaccare a arriverà in conduzione al limite dell’area del City. Il contributo in costruzione di Di Gregorio è stato notevole. Che non sia un caso che contro Stoccarda e Bologna, le due partite in cui la Juventus ha maggiormente sofferto il pressing avversario, il portiere bianconero fosse Perin?
Fondamentale nella risalita del campo è stato anche l’apporto di Kenan Yildiz, il principale destinatario del passaggio alle spalle della linea di pressione degli avversari. Yildiz ha ricevuto 8 palloni da Danilo e 7 da Kalulu, e giocando sempre contro la marcatura stretta avversaria, quasi sempre ricevendo spalle alla porta, è riuscito a far risalire la squadra con una pulizia tecnica sotto pressione di altissimo livello.
In situazioni complesse, giocando palloni non certo banali, Yildiz ha avuto una precisione dei passaggi del 90%, superiore a quella dell’intera squadra, ferma all’80%. Yildiz ha completato la sua ottima partita, oltre che con un inesauribile lavoro difensivo, mettendo a referto anche 5 dribbling riusciti su 6 tentati, con un paio di numeri di alta scuola tecnica nelle trequarti avversaria e con il precisissimo assist per la testa di Vlahovic nel primo gol della Juventus.
Sebbene nel primo tempo la Juve abbia giocato delle transizioni “artificiali” di buon livello, vanificate talvolta da errori in zona di rifinitura di Koopmeiners, i due gol sono arrivati grazie a due palloni recuperati in difesa, a cui hanno fatto seguito due veloci attacchi dello spazio del campo aperto.
Nella seconda occasione si può notare anche un punto di fragilità della fase di recupero del pallone del City, che si aggiunge al pressing non troppo ordinato e compatto e alla scarsa capacità di difendere l’area.
L’azione parte dal recupero palla di Danilo che per la seconda volta in due occasioni ferma in maniera molto pulita il tentativo di dribbling di Doku. Quando parte la transizione offensiva della Juventus, Rico Lewis è vicino a Gündoğan, che si muove in aggressione verso la zona palla. Lewis, invece, si preoccupa di tornare nella posizione di terzino sinistro, quella da occupare in fase di non possesso palla, allontanandosi quindi dal compagno e lasciando un enorme varco centrale a McKennie, arrivando poi comunque in ritardo sull’attacco alla profondità di Weah.
Una pessima transizione difensiva che, di fatto, ha reso agevole per la Juventus realizzare il gol del raddoppio con McKennie che ha chiuso la partita. Sotto di due gol, il City non è riuscito più a tirare verso la porta di Di Gregorio, se non con un tentativo di Rico Lewis respinto dalla difesa bianconera.
La pessima transizione difensiva del City in occasione del gol del raddoppio della Juventus.
IL CITY SI RIPRENDERÀ?
La Juventus ha giocato una partita magnifica in fase di non possesso e ottima col pallone. Anche un giovane inesperto come Savona è sembrato trovarsi a suo agio in una partita così difficile, mentre altri come Locatelli hanno tirato fuori la prestazione superiore che gli si chiede in serate come questa. Vlahovic ha segnato e giocato una buona partita tutto compreso, aiutando la squadra senza palla e giocando pulito quando si trattava di cucire il gioco. Motta non solo ha preparato bene lata, ma ha inciso anche con i cambi.
L’inserimento di Weah, più adatto di Conceicão nell’attacco alla profondità in campo aperto, e di McKennie, abile nell’accompagnare l’azione e a finalizzare, hanno creato i presupposti per il gol che ha chiuso la partita. Adesso, con questa vittoria, la Juventus sembra aver blindato la qualificazione al turno successivo di Champions League, oltre ad essere tornata a giocare una prestazione estremamente convincente dopo qualche partita deludente.
Il City di Guardiola, invece, si trova al ventiduesimo posto in Champions, con soli 8 punti in 6 partite disputate. Nel prossimo turno giocherà in trasferta contro il PSG, venticinquesimo in graduatoria con 7 punti, per poi chiudere in casa contro il Club Brugge, ancora in corsa per la qualificazione. La partita contro la Juventus ha certificato, qualora ce ne fosse bisogno, l’orribile momento della squadra di Guardiola, apparsa fragile e quasi inoffensiva.
Al di là dell’assenza di Rodri, i segnali che è possibile captare da lontano sembrano indicare una squadra stanca, forse a fine ciclo e probabilmente disturbata dall’inchiesta della Premier League sulle presunte irregolarità finanziare del club. Lo stesso Guardiola, al nono anno di fila sulla panchina del City, appare logorato.
Troveranno le energie e la determinazione per non incappare in una clamorosa eliminazione già nella League Phase della nuova Champions League?