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A un passo dallo scudetto
08 apr 2019
Il Milan ha giocato un ottimo primo tempo a a Torino, ma la panchina della Juve ha fatto la differenza.
(articolo)
9 min
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Foto di Isabella Bonotto / Getty Images
(copertina) Foto di Isabella Bonotto / Getty Images
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Nonostante la sconfitta (2-1) la partita giocata sabato sera dal Milan è stata la migliore da diversi anni contro la Juventus a Torino, di sicuro la migliore in questa stagione.

Nei due precedenti stagionali - la gara d’andata in campionato e la Supercoppa italiana - il Milan aveva lasciato il possesso alla Juve e non aveva quasi mai dato la sensazione di poterle creare problemi. In due partite aveva tirato in tutto 14 volte, centrando la porta solo in due occasioni, se si esclude il rigore sbagliato da Higuaín nella sfida d’andata in campionato.

Sabato a Torino, invece, i tiri del Milan sono stati 16, più di quelli accumulati nelle altre due sfide in stagione contro la Juve, e il valore degli xG creati ha più che doppiato la somma di quelli creati nelle due partite precedenti: i rossoneri hanno creato 1,4 xG, mentre nelle altre due sfide con la Juve si erano fermati in tutto a 0,6 xG.

Per la prima volta in stagione il Milan ha tirato di più e ha creato più xG della Juve.

A fine partita sia Leonardo che Gennaro Gattuso hanno detto di aver apprezzato la prestazione del Milan, e il tecnico rossonero l’ha definita "una delle migliori del 2019". Però è arrivata un’altra sconfitta, l’ottava consecutiva a Torino in campionato. La sensibilità di Allegri nella lettura della partita e la profondità della rosa della Juve, che ha fatto uscire dalla panchina i protagonisti dell’azione decisiva, Pjanic e Kean, hanno fatto la differenza.

È vero che, con lo Scudetto in tasca e la necessità di gestire le energie per l’andata dei quarti di Champions League contro l’Ajax, la Juve non aveva molto da chiedere alla partita, ma il Milan non era in un buon momento di forma e non era scontato che riuscisse a mostrarsi così brillante. La squadra di Gattuso ha giocato in modo diverso rispetto ai due precedenti stagionali, e nella prima parte della gara stava prevalendo grazie a due aspetti in particolare: la pressione alta e la superiorità a centrocampo.

Un Milan più aggressivo

La formazione scelta da Massimiliano Allegri presentava diverse novità. Alex Sandro giocava da centrale di sinistra della difesa a tre, Bernardeschi era la mezzala sinistra, De Sciglio e Spinazzola prendevano l’ampiezza, mentre in attacco si muovevano Mandzukic e Dybala.

La posizione dei due attaccanti influenzava le strategie per risalire il campo: a sinistra la Juve poteva alzare la palla su Mandzukic e attivare combinazioni in zone avanzate con Spinazzola e Bernardeschi. A destra la presenza di Dybala favoriva una risalita più palleggiata, con frequenti scambi di posizione tra l’argentino e Bentancur per garantire un appoggio in uscita dalla difesa e presenza tra le linee sul centro-destra.

La prima azione della partita: Bonucci lancia, Mandzukic e Bernardeschi scambiano la palla di testa e Spinazzola crossa. A occupare l’area ci sono tre giocatori.

Nelle altre due partite giocate in stagione contro la Juve, il Milan aveva preferito difendersi coprendo gli spazi nella sua metà campo. A Torino ha invece scelto di pressare la Juve più in alto, controllando i vertici centrali del rombo d’impostazione bianconero (Bonucci e Can) con Piatek e Calhanoglu, che si alzava dalla sua posizione sul fianco sinistro di Bakayoko, e pressando i centrali di fascia (Alex Sandro e Rugani) con Suso e Borini.

Piatek è nella zona di Bonucci, mentre Calhanoglu si è alzato a pressare Can. Sul passaggio del centrocampista tedesco si sta alzando Borini per pressare Rugani. Di fianco a Bakayoko resta Kessié.

La Juve poteva saltare la pressione cambiando gioco sugli esterni o lanciando lungo su Mandzukic - cosa che secondo Allegri, come detto nel post-partita, avrebbe dovuto fare di più - ma ha faticato a sviluppare la manovra e nel primo tempo non ha creato nulla, almeno fino alla rovesciata di Mandzukic parata da Reina pochi secondi prima dell’intervallo.

La situazione è peggiorata con l’infortunio di Emre Can e il passaggio al 4-4-2. La costruzione bianconera partiva quindi dai due difensori centrali e dai due interni, e il Milan poteva pressarla con maggiore successo alzando i tre centrocampisti. Dybala infatti non riusciva a dare continuità al possesso facendosi trovare alle loro spalle e anche il meccanismo del lancio lungo su Mandzukic era meno efficace, per l’isolamento dell’attaccante croato dopo l’allargamento a esterno destro di Bernardeschi.

Dopo l'episodio del fallo di mano di Sandro non sanzionato in area di rigore - e lo diremo subito: l'arbitro ha sbagliato parecchie cose su cui però non ci soffermeremo come nostra abitudine - che avrebbe potuto portare in vantaggio il Milan, è stata la strategia della pressione alta a dare i suoi frutti.

Il Milan ha segnato l'1-0 recuperando appunto il pallone vicino all’area della Juve: sullo scarico all’indietro di Khedira, al quale comunque Calhanoglu concede una certa libertà, Bonucci si ritrova praticamente senza opzioni, perché i due interni bianconeri sono marcati alle spalle da Calhanoglu e Bakayoko. Quest’ultimo poi si alza e anticipa Bentancur sul passaggio di Bonucci e con la punta del piede riesce a far arrivare il pallone a Piatek, solo davanti a Szczesny.

Khedira e Bentancur hanno alle loro spalle Calhanoglu e Bakayoko. Accentrandosi da destra, Suso sta andando a pressare Bonucci, che sbaglia il passaggio e concede un’occasione facile a Piatek.

A fine partita Allegri ha detto che la sua squadra avrebbe dovuto velocizzare la costruzione nel primo tempo, dando la colpa del gol subito alla volontà di palleggiare in maniera insistita da dietro. In effetti, nel secondo tempo la prestazione della Juve è migliorata anche perché riusciva a uscire più velocemente dalla sua metà campo e aveva ritrovato la possibilità di lanciare lungo spostando Mandzukic a esterno d’attacco sinistro.

Dopo l’intervallo il Milan è sembrato voler difendere il vantaggio aspettando un po’ di più nella sua metà campo, e a spingerlo ancora più in basso era la ritrovata fluidità di manovra della Juve dopo i cambi.

È anche per questo che, nonostante un baricentro simile alla Juve (51,7 metri contro i 52,2 m dei bianconeri), il Milan ha recuperato palla in media a un’altezza molto bassa, 32,8 metri, sei metri in meno rispetto alla Juve.

La superiorità del Milan a inizio azione

Lo schieramento iniziale della Juve cambiava a seconda della posizione di Spinazzola, che si alzava nelle fasi più aggressive, permettendo a Bernardeschi di restare in mezzo a pressare una mezzala o Bakayoko, e si allineava ai difensori quando il Milan consolidava il possesso, formando una linea a cinque.

Spinazzola è alto a sinistra, Bernardeschi resta nella zona di Kessié e Can è pronto ad accorciare su Bakayoko.

La perdita di Can, che riusciva ad accorciare velocemente in avanti su Bakayoko o su una mezzala, evitando la possibile superiorità numerica del Milan a inizio azione, ha peggiorato la qualità del pressing juventino.

Con il 4-4-2 la squadra di Allegri ha fatto più fatica a gestire il triangolo di centrocampo del Milan. Dybala e Mandzukic non riuscivano a pressare i difensori centrali e allo stesso tempo a schermare Bakayoko, che così restava spesso libero, visto che Bentancur e Khedira erano impegnati da Kessié e Calhanoglu o dai frequenti tagli dentro il campo di Suso, che si abbassava a ricevere il pallone in uscita dalla difesa.

Col passaggio al 4-4-2 la Juve ha fatto più fatica a controllare Bakayoko, che in questo caso è libero.

Il Milan così cercava le ricezioni interne dei suoi giocatori più creativi, Suso e Calhanoglu (3 occasioni create per entrambi, il dato più alto tra i rossoneri), per risalire il campo.

Schierato da mezzala sinistra, Calhanoglu si muoveva naturalmente in mezzo al campo, sia abbassandosi per portare la palla fuori dalle zone arretrate che facendosi trovare dietro il centrocampo della Juve, ma si allargava anche sulla fascia per compensare i tagli da sinistra verso il centro di Borini. Suso era di solito il riferimento avanzato che iniziava le ripartenze e quando il Milan costruiva da dietro entrava dentro il campo scambiando la posizione con Kessié, fino a spingersi al centro quando il pallone veniva giocato a sinistra.

Da una posizione più interna, Suso riusciva a scambiare il pallone con Calhanoglu, creando diverse combinazioni a cui è mancata un po’ di efficacia nel momento decisivo dell’ultimo passaggio o del tiro.

Kessié si alza e impegna Bonucci, la difesa della Juve resta lontana dal centrocampo e nell’ampio spazio tra le due linee si muovono sia Suso che Calhanoglu. L’azione è promettente ma non crea un’occasione perché Calhanoglu sbaglia l’ultimo passaggio.

Il Milan non ha raccolto quanto avrebbe potuto nei tratti di partita in cui lo schieramento della Juve tendeva ad aprirsi e a lasciare spazi per manovrare al suo interno, e dopo il gol del pareggio di Dybala non è più riuscito a trovare con la stessa facilità gli spazi per avanzare palleggiando.

I cambi di Allegri

La partita è cambiata infatti con l’intervento di Allegri, che all’intervallo aveva provato a risolvere i problemi avuti dalla Juve nel primo tempo senza toccare lo schieramento e modificando le posizioni di Bentancur e Khedira.

Quest’ultimo giocava più avanzato sia per accorciare più facilmente su Bakayoko, coprendo allo stesso tempo Kessié o Suso alle sue spalle, sia per occupare meglio gli spazi dietro il centrocampo del Milan in fase di possesso, mentre Bentancur restava più basso ad aiutare la prima costruzione.

Khedira si muove dietro il centrocampo del Milan con Dybala e Bernardeschi, che si accentra per la posizione avanzata di De Sciglio. Davanti alla difesa resta Bentancur, seguito in questo caso da Piatek.

Il Milan ha pagato la maggiore passività a inizio secondo tempo con il gol di Dybala su rigore (1-1). Bonucci è stato lasciato libero di lanciare lungo, Dybala si è smarcato tra Calabria e Musacchio e con un bel controllo di petto si è girato verso la porta, coprendo quindi la palla sulla scivolata ingenua di Musacchio.

Subito dopo il rigore, Allegri è passato al 4-3-3 togliendo Spinazzola per inserire Pjanic. Con l’aggiunta di un centrocampista è migliorato il pressing e anche la manovra è diventata più fluida. Pjanic prendeva in mezzo Calhanoglu insieme a un difensore centrale garantendo un’uscita da dietro pulita e più avanti le mezzali e Bernardeschi creavano con più facilità linee di passaggio interne allo schieramento del Milan.

Oltretutto, allargando Mandzukic a esterno d’attacco sinistro e avvicinandogli Alex Sandro e Bentancur, la Juve poteva tornare a utilizzare con efficacia il lancio lungo per avanzare velocemente.

L’azione che ha portato al gol decisivo (2-1) è iniziata proprio con un lancio su Mandzukic, che dopo aver controllato col petto ha appoggiato ad Alex Sandro. L’avanzata del terzino brasiliano è stata quindi interrotta da Calabria, che però ha sbagliato il passaggio verso Bakayoko. Dopo aver intercettato la palla, Pjanic ha servito Kean, che nel frattempo si era smarcato allargandosi verso destra. Il numero 18 bianconero ha preparato il tiro col primo tocco e col secondo ha mandato la palla all’angolo più lontano.

Pjanic intercetta il passaggio di Calabria e la Juve va a vincere la partita.

L’intervento di Allegri e la rosa profonda della Juve hanno impedito al Milan di tornare da Torino con un risultato positivo. Ai bianconeri basta ormai un punto per conquistare matematicamente l’ottavo scudetto consecutivo, il Milan invece conserva ancora il quarto posto anche se nelle ultime quattro partite ha raccolto appena un punto.

Lo scontro diretto contro la Lazio della prossima giornata orienterà in modo importante il finale di campionato, in un periodo così cupo i segnali di crescita fatti intravedere contro la Juve possono aiutare a preparare una sfida così delicata.

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