Juventus-Napoli è arrivata presto, e per questo è diventata più importante per verificare lo stato delle due squadre che non per la classifica. Era però difficile immaginare una partita così emozionante e ricca di spunti tecnici e tattici.
Una Juventus brillante
Maurizio Sarri ha confermato lo stesso undici della prima giornata di campionato, fatta eccezione per Matthijs De Ligt schierato al posto dell’infortunato Giorgio Chiellini. La fase offensiva della Juventus si è dovuta confrontare con stimoli tattici completamente diversi da quelli presentati dal Parma sette giorni fa. Se la squadra di D’Aversa ha aspettato bassa nella propria metà campo, il Napoli ha pressato con più aggressività la manovra della Juventus.
La diversità tra le fasi difensive degli avversari ha suggerito allo staff tecnico bianconero alcuni accorgimenti tattici che potessero volgere a proprio vantaggio le scelte in fase di non possesso della squadra di Ancelotti. Se contro il Parma Blaise Matuidi era stato impegnato con funzioni quasi esclusivamente difensive, limitando le incursioni e garantendo l’equilibrio della squadra, contro il Napoli il francese è stato invece una delle chiavi del gioco d’attacco della Juventus, arrivando a creare ben 3 occasioni da rete.
La Juventus ha cambiato anche la posizione di Cristiano Ronaldo, partito dalla zona di centro sinistra mentre a Parma aveva di fatto giocato “sottopunta”, alle spalle di Higuain. Le diverse funzioni di Matuidi e CR7 hanno riequilibrato la manovra della Juventus, contro il Napoli equamente distribuita tra le due fasce.
Contro il Parma la posizione media in cui Matuidi aveva toccato il pallone era addirittura più bassa di quella di Pjanic. Quella di Cr7 era praticamente coincidente con quella diHiguain
La maggiore mobilità di Matuidi è servita a creare le linee di passaggio utili a ricevere il pallone alle spalle del pressing avversario, la finalità forse principale della costruzione del gioco del tecnico bianconero.
Il Napoli era ambizioso: partendo dal suo 4-2-3-1 in fase di non possesso, ha provato per tutta la partita ad alzare il trequartista - inizialmente Fabian Ruiz - su De Ligt, con Mertens su Bonucci, mentre alle loro spalle l’interno di centrodestra – per la prima mezz’ora Zielinski – spezzava la linea di centrocampo per aggredire Pjanic. La strategia scelta da Ancelotti lasciava quindi teoricamente solo Allan contro le due mezzali bianconere e, in particolare, liberava spazio nella zona lasciata libera da Zielinski.
Per tutto il primo tempo la Juventus è stata particolarmente abile a resistere alla pressione avversaria, trovando la ricezione di Matuidi alle spalle di Zielinski, sempre alto su Pjanic.
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Fabian Ruiz è su De Ligt, Zielinski si alza su Pjanic. La Juventus fa circolare la palla da Bonucci a Danilo a Douglas Costa che taglia palla al piede verso l’interno e trova Matuidi nello spazio lasciato libero dalla strategia di pressing del Napoli
La Juventus è riuscita ad arrivare, attraverso diversi strumenti tattici, nella zona oltre la pressione avversaria, creando diversi pericoli per la difesa del Napoli.
Gli uomini di Sarri hanno manipolato la disposizione difensiva avversaria facendo uso del gioco a "parete" per attirare il pressing e successivamente attaccare gli spazi liberati della pressione. Nell'azione del secondo gol, fatta di 16 passaggi consecutivi, lo snodo decisivo è stato proprio uno scambio tra Danilo e Khedira, con il tedesco che ha eluso la pressione di Allan per liberarsi successivamente alle spalle del centrocampo del Napoli.
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Danilo serve Khedira che gli viene incontro attirando la pressione di Allan. Khedira gioca a muro restituendo il pallone a Danilo che serve Pjanic. Khedira, dopo avere scaricato il pallone, attacca lo spazio alle spalle di Allan, che il suo stesso movimento aveva creato e riceve il pallone da Pjanic. La Juve guadagna un vantaggio posizionale che mantiene, capitalizzandolo, fino al gol di Higuain.
Un altro strumento usato per muovere lo schieramento avversario è stato la successione di corti passaggi interni, avanti e indietro, che spesso sono riusciti a liberare le mezzali di fronte la linea difensiva avversaria. La sequenza che ha condotto alla traversa di Khedira è un esempio particolarmente efficace delle combinazioni usate dalla Juventus per attaccare la difesa del Napoli.
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De Ligt, che ha ricevuto il passaggio indietro da Alex Sandro, gioca tra le linee su Matuidi che fa la sponda per Pjanic, che trova l’altra mezzala Khedira al fianco esterno del suo marcatore Allan. La Juve si presenta pericolosamente al limite dell’area del Napoli.
I miglioramenti nel secondo tempo del Napoli
Carlo Ancelotti ha confermato la stessa formazione di Firenze, con Zielinski al fianco di Allan e Fabian Ruiz sulla trequarti. In fase di possesso palla il Napoli si è disposto con una sorta di 3-2-4-1 con Callejon e Ghoulam sulle fasce, Di Lorenzo al fianco destro dei centrali e Insigne e Fabian Ruiz rispettivamente negli half-space di sinistra e di destra.
Occupando tutti i corridoi verticali, il Napoli voleva costringere gli avversari a preoccuparsi sia della difesa dell'ampiezza che a coprire gli spazi interni. L’idea era di dilatare le distanze orizzontali dello schieramento avversario per agevolare le ricezioni nei mezzi spazi. Per tutto il primo tempo gli uomini di Ancelotti non sono riusciti a trovare spazi all'interno dello stretto e corto 4-4-2 della Juventus e soffrendo la pressione dei giocatori bianconeri su Zielinski e, più in generale, sui portatori di palla azzurri. L'assenza di tiri da dentro l'area nel primo tempo testimonia delle difficoltà offensive trovate dal Napoli nei primi quarantacinque minuti.
Nel secondo tempo i cambi di Ancelotti, sommati al calo della Juventus, hanno migliorato la prestazione in attacco degli azzurri. Fabian Ruiz era già stato arretrato in mediana alla mezz'ora del primo tempo e con le sostituzioni di Ghoulam e Insigne, gli half-space sono stati occupati da Zielinski nel centro-sinistra e Lozano nel centro-destra, con Mario Rui aperto sulla fascia mancina. Lo spagnolo ha mosso il pallone verso la trequarti con più qualità di Zielinski e le ricezioni del polacco e Lozano hanno messo in difficoltà la difesa bianconera. La capacità di palleggio di Mario Rui ha permesso poi al Napoli di sfruttare l'ampiezza per fare scivolare la difesa juventina e aprire così spazi centrali.
I 4 giocatori del Napoli alle spalle del centravanti, con Zielinski che riesce a ricevere il pallone da un passaggio taglia linee di Koulibaly.
La Juventus ha bisogno di essere perfetta senza palla
Dopo essere stata impegnata nella prevenzione delle ripartenze nella partita di Parma, la fase difensiva della Juventus è stata messa alla prova del gioco d'attacco del Napoli. Le risposte sono state ambivalenti, ottime nel primo tempo e meno convincenti nel secondo.
In fase di non possesso la Juve di Sarri si è disposta con un 4-4-2, lasciando Ronaldo e Higuain in attacco e facendo scivolare Matuidi sulla fascia sinistra. La Juventus ha provato a pressare la prima costruzione avversaria, utilizzando Khedira e Matuidi in pressione avanzata. Il francese aveva un ampissima zona da coprire e doveva occuparsi, oltre che del pressing sugli interni avversari, anche di presidiare la fascia sinistra.
Il pressing comunque ha funzionato bene, specie nella prima frazione, fungendo anche da piattaforma di avvio per ripartenze corte. L’occasione capitata a Khedira e il gol di Ronaldo sono nate proprio da palle recuperate nella metà campo avversaria in seguito a ottime azioni di pressing della Juventus.
Esaurite senza successo le fasi di pressing alto, la Juve ripiegava in un 4-4-2 molto stretto in ampiezza e con le linee piuttosto vicine, schierato ad altezza media.
Lo stretto e corto 4-4-2 della Juventus.
La zona di Sarri ha scelto, come di consueto, di proteggere il centro e di fare densità sul lato forte, concedendo quindi spazi in ampiezza e sul lato debole. La bontà di un sistema del genere dipende da due cose: la capacità della squadra di scivolare velocemente quando viene attaccato il lato debole; l’intensità della pressione sugli avversari, così da sporcare e rallentare il più possibile la circolazione di palla da un lato all’altro del campo.
In questo modo lo schieramento difensivo ha il tempo di spostarsi in ogni direzione in maniera compatta. Nel primo tempo la Juventus è stata particolarmente abile a pressare Allan, Zielinski e i centrali del Napoli impegnati nell’impostazione, rallentando la circolazione del pallone e mantenendo così compatta la struttura del proprio 4-4-2. Nel post-partita Ancelotti si è rammaricato che la propria squadra non fosse riuscita a muovere con più qualità il pallone per giungere a Fabian Ruiz sul fianco esterno di Matuidi, impegnato a coprire una vasta area del campo. La qualità della pressione sui portatori di palla del Napoli ha permesso alla Juve di inibire le ricezioni negli half-spaces di Insigne e Fabian Ruiz grazie alla densità della propria struttura difensiva che non lasciava varchi utili ai passaggi taglia linee dei giocatori avversari.
Arretrando Fabian Ruiz la circolazione palla del Napoli è migliorata e, contemporaneamente, la pressione della Juventus è peggiorata. La squadra di Ancelotti ha cominciato quindi ad aprire varchi nella struttura del 4-4-2 juventino.
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Koulibaly trova Zielinski alle spalle della linea a 4 di centrocampo bianconera a causa di una pressione di scarsa qualità portata da Khedira. Danilo si è alzato forse troppo precocemente prevedendo un passaggio verso Mario Rui. Zielinski può puntare la difesa bianconera e servire il taglio esterno di Mertens che costringerà Bonucci a uscire verso la fascia
Nel secondo tempo la difesa della Juventus ha commesso diversi errori individuali. La punizione del terzo gol di Di Lorenzo è nata da una ricezione alle spalle del centrocampo bianconero di Lozano dopo un passaggio taglia linee del terzino, facilitato da una cattiva pressione di Matuidi, che ha aperto il varco per raggiungere l’attaccante messicano.
La prestazione di Matthijs De Ligt è stata molto discussa, sia per lo scivolone sul gol di Di Lorenzo che in occasione del gol segnato da Lozano. In effetti l’olandese ha compiuto un errore grossolano di interpretazione delle regole di base della difesa a zona proposta da Sarri. Con Bonucci costretto ancora una volta a uscire lateralmente, e incapace di portare pressione sul pallone, invece di correre indietro in diagonale coprendolo, De Ligt è sembrato rallentare, preoccupato da Mertens, piazzato però 10 metri dietro.
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In partenza De Ligt è praticamente sulla stessa linea di Bonucci e, rispettando i principi della zona, su una palla in quella posizione e così poco pressata, De Ligt avrebbe dovuto correre per posizionarsi verticalmente leggermente dietro con Bonucci e orizzontalmente a una certa distanza
Un errore di difficile comprensione se guardiamo al comportamento tenuto da De Ligt in una situazione tattica simile, appena 15 minuti prima.
Oltre all’errore di De Ligt, però, dobbiamo notare la bravura del Napoli nell’approfittare di un altro errore della fase difensiva della Juventus. Danilo usciva, probabilmente in ritardo e per questo portando poca pressione, su Mario Rui, che scarica verso il centro del campo su Allan.
Pjanic ha mollato Zielinski (un ordine tattico?) e Danilo a quel punto avrebbe dovuto tagliare velocemente verso il centro del campo, provando a ostruire la linea di passaggio tra Allan e Zielinski. Doveva evitare di costringere Bonucci a uscire lateralmente. Il brasiliano ha lasciato invece aperto un varco, che Allan è stato particolarmente bravo a sfruttare per servire il compagno e dare così l’avvio all’azione del gol di Lozano.
La Juventus, quindi, ha commesso diversi errori individuali e ha gestito in maniera pessima le situazioni da calcio piazzato, in cui ha sbagliato il disegno della linea e i tempi di arretramento. Tuttavia sarebbe riduttivo imputare i problemi difensivi del secondo tempo solo agli errori di De Ligt e alle disattenzioni sulle punizioni dalla trequarti del Napoli.
Il secondo tempo ha dimostrato che i bianconeri, con questi principi di gioco, non possono abbassare la qualità. Non possono cioè avere meno intensità, o sbagliare i tempi e gli angoli di uscita, gli scivolamenti laterali e le uscite in pressione, pena la perdita di compattezza della loro struttura difensiva. Servirà quindi ancora del tempo per migliorare la condizione atletica e l’organizzazione della fase di non possesso palla della squadra di Sarri.
Il Napoli continua a subire molto
Il Napoli ha già subito 7 gol nelle 2 partite disputate e 3.4 xG, più un autogol e un calcio di rigore. Contro la Juventus gli azzurri hanno evidenziato gli stessi problemi già emersi domenica scorsa contro la Fiorentina. Ancora una volta, contro un centrocampo a tre, il Napoli ha provato a pressare in posizione avanzata e con aggressività, alzando Fabian Ruiz su uno dei due centrali e l’interno Zielinski sul mediano avversario, ma la scarsa qualità della pressione ha lasciato troppo spazio alle mezzali avversarie, capaci di ricevere alle spalle della pressione in una zona di campo troppo ampia perché il solo Allan potesse coprirla.
La prima occasione da gol per la Juventus. Alex Sandro imbuca su Matuidi alle spalle del centrocampo avversario. Manolas è costretto a uscire e viene sorpassato alle sue spalle dal passaggio di Matuidi verso CR7.
Le cose hanno cominciato a migliorare quando Fabian Ruiz è stato arretrato. Il suo impatto fisico in pressione è stato superiore a quello di Zielinski ed è anche più bravo di lui a difendere all’indietro.
Le prestazioni individuali in entrambe le fasi di gioco di Fabian Ruiz e Zielinski sono migliorate dopo lo scambio di posizione in campo, con evidente beneficio per l’intera squadra. Chissà che la partita contro la Juventus non abbia mandato un chiaro segnale ad Ancelotti. Ma i problemi difensivi della squadra non sembrano esaurirsi nel fallimento della strategia di pressing. Il Napoli, alzando tanti uomini sopra la linea del pallone, con ben 4 giocatori disposti ad occupare tutti i corridoi alle spalle del centravanti, rischia troppo spesso di essere scoperto in transizione difensiva e la qualità della circolazione del pallone e della riaggressione dopo la perdita della palla devono migliorare per evitare pericolosi contrattacchi verso la difesa sguarnita. La squadra di Ancelotti si è mostrata anche troppo fragile intorno alla propria area di rigore, e ha permesso alla Juventus di arrivare alla conclusione con troppa comodità.
Il secondo e il terzo gol subiti rappresentano due buoni esempi. In occasione della rete di Higuain la marcatura di Koulibaly non è certo apparsa impeccabile, così come nell’azione del gol realizzato da Cristiano Ronaldo, Mario Rui ha ripiegato verso il portoghese con eccessiva lentezza. Ancelotti dovrà lavorare su vari aspetti della fase difensiva della sua squadra se vorrà regalarle la solidità necessaria per consolidarsi ad alti livelli.
Cosa ha detto Juventus-Napoli?
Il risultato è di certo episodico, ma fino al gol del 3-0 la Juventus è parsa padrona del campo, una squadra capace di produrre, oltre alle reti, i due legni colpiti da Douglas Costa e Khedira e una clamorosa occasione da gol capitata proprio sui piedi della mezzala tedesca.
La Juventus appare avanti nella costruzione di un sistema di gioco molto diverso da quelli adottati nella passata stagione. La fase offensiva, che vede brillare le qualità di Douglas Costa - autore di due assist e capace di donare elettricità alla manovra - è riuscita a produrre occasioni da gol in tanti modi diversi: costruendo dal basso e manipolando, in accordo ai principi di gioco di Sarri, la struttura difensiva avversaria, in ripartenza lunga e con contrattacchi corti originati da recuperi della palla dopo pregevoli azioni di pressing. Nel secondo tempo la qualità del pressing del Napoli ha comunque mostrato che la Juventus deve ancora fare dei progressi nella costruzione dal basso.
La fase di non possesso ha invece funzionato molto bene nel primo tempo, ma ha evidenziato, nei quarantacinque minuti finali, come sia necessario ancor molto lavoro per limitare gli errori individuali e per affinare meccanismi che devono essere particolarmente precisi per sostenere la complessa e coraggiosa strategia difensiva di Sarri. In questo contesto l’assenza di Chiellini di certo non aiuta.
Sull’altra panchina Ancelotti pare ancora dover trovare l’assetto giusto per i suoi uomini e l’equilibrio di una squadra che vuole affollare la zona alle spalle del centrocampo avversario, ma che rischia di essere sbilanciata. Allan è forse caricato di troppi compiti difensivi e gli è assegnato troppo campo da coprire. Il secondo tempo di Torino, con l’inversione della posizione di Fabian Ruiz e Zielinski, oltre che l’ingresso in campo di Hirving Lozano, sembrano suggerire una buona strada da percorrere al tecnico del Napoli.
Juventus-Napoli ci ha detto che la distanza tra le due squadre, nonostante le rivoluzioni della Juve e la continuità del Napoli, continua ad essere presente.