La stagione 2020/21 sta iniziando a togliere il velo dalla nuova Juventus di Andrea Pirlo. Anche se dieci partite disputate tra campionato e Champions League sono un lasso di tempo ancora troppo breve per individuare con chiarezza i punti di forza o di debolezza di un nuovo progetto, si può provare a scattare un'istantanea, quantomeno per mettere meglio a fuoco l’idea di calcio di Pirlo e immaginare dove voglia portare i bianconeri nel futuro.
Come pressa la Juve
Il pressing, se volto alla conquista della palla, è la prima arma offensiva di una squadra. È anche, o sarebbe meglio dire quando si parla di una squadra italiana, è soprattutto una formidabile arma difensiva. Il pressing è la situazione di gioco da prendere in considerazione per prima, perché influenza molti altri aspetti e potrebbe persino determinare il successo o l’insuccesso del progetto tattico di Pirlo. E poi è uno dei temi di cui Pirlo ha parlato fin dal primo giorno come fondamentali per la riuscita del suo nuovo ciclo.
Prima di guardare alla Juve di oggi, però, occorre fare un passo indietro. L’idea di calcio di Maurizio Sarri è fondata sulla proattività, è votata al dominio dell’avversario. Ed è in questo contesto che il pressing entra in gioco: per comprimere gli spazi e garantire un supporto a un’azione di pressing aggressiva e costante a Sarri serviva una difesa che restasse alta sul campo da gioco, lontana cinquanta metri dalla propria e pronta a scappare all’indietro in caso di necessità.
Uno dei problemi che Sarri non è riuscito a risolvere è stato proprio lo scarso coinvolgimento di Cristiano Ronaldo nell’azione corale di pressing. CR7 aveva una media di 7,7 scatti in pressione ogni 90 minuti giocati, per la quale era l’attaccante che pressava di meno in tutta Europa (tra quelli che hanno messo insieme almeno 1000 minuti la scorsa stagione). Praticamente con un uomo in meno, l’azione di pressing mostrava falle che permettevano agli avversari di scoprire la difesa.
Ma anche al di là di Ronaldo, la Juventus ha fondato i suoi successi più recenti su un altro tipo di difesa. Massimiliano Allegri era perfettamente consapevole di qual era l’habitat naturale dei suoi cavalli di razza della difesa: giocatori abili nella marcatura individuale in area di rigore, forti di testa, che preferivano avere poco campo da difendere alle proprie spalle ed evitare così le corse all’indietro. Allegri quindi rinunciava alla pressione alta e chiedeva alla Juventus di sedere bassa a protezione degli ultimi sedici metri. Al tempo stesso è stato questo atteggiamento che, alla lunga, ha finito per minare le possibilità offensive della squadra.
Pirlo sta cercando una propria sintesi originale rispetto ai due modelli che lo hanno preceduto. Una sintesi che gli permetta di nascondere i difetti della propria squadra e di sopravvivere in un contesto ostile: oggi la Juventus è una squadra che rinuncia alla pressione quando l’avversario ha consolidato il possesso e imbastisce il proprio gioco; e che lo aggredisce quando il possesso è contendibile, cioè quando il pallone è stato appena perduto dalla stessa Juventus.
In una sola immagine, presa dall’ultimo Lazio-Juventus, c’è la sintesi dell’atteggiamento della Juventus. I bianconeri hanno appena perso il pallone e il difensore della Lazio, Luiz Felipe, con le spalle al centrocampo, non ne ha ancora il chiaro controllo. Tutta la Juventus allora converge verso Luiz Felipe e i compagni più prossimi, ai quali potrebbe passare il pallone. In questo momento, quindi, la Juventus sta “riaggrendendo” per riprendersi il pallone (ha attivato, cioè, quello che fuori dall’Italia si chiama comunemente gegenpressing). Luiz Felipe si libera della pressione di Ronaldo con un sombrero fantastico e nel momento in cui con lo stop successivo ha il controllo della palla, la Juventus cambia atteggiamento: Alvaro Morata rallenta la corsa, Adrien Rabiot ne inverte la direzione tornando indietro (rinuncia del pressing).
Non ci sono statistiche disponibili che valutano il pressing e il gegenpressing separatamente, tutti i numeri che abbiamo incorporano al loro interno entrambi i contributi. La Juventus in questo momento è l’ottava squadra del campionato per PPDA, la settima per numero di recuperi palla nella metà campo offensiva.
Questi numeri potrebbero dirci che l’intensità della pressione è in questo momento insufficiente o incostante, o che l’altezza di campo a cui questa pressione è portata è ancora troppo bassa. Quel che possiamo dire con certezza è che il pressing (o il gegenpressing) della Juventus, quando c’è, è efficace: il sito FBref aggiunge un dato, per cui la Juventus è la terza squadra del campionato per la percentuale di pressioni che provocano la perdita del possesso da parte dell’avversario entro 5 secondi dalla pressione.
La difesa posizionale
Le indecisioni nel pressing hanno ricadute anche su altri aspetti tattici. Quando la squadra si difende, Pirlo vuole che i suoi giocatori si sistemino su linee vicine tra loro e che si muovano compatti come in una testuggine romana. Quando c’è rilassatezza nel pressing e si lascia al portatore di palla il tempo di alzare la testa e di guardare i compagni (la cosiddetta situazione di “palla scoperta”), i difensori si abbassano verso la porta, per evitare di concedere l’attacco della profondità ad un avversario.
In questi frangenti le linee della Juventus tendono ad allontanarsi. Succede quando i difensori si abbassano con troppa precipitazione, o quando i centrocampisti non seguono il movimento dei compagni di difesa. In questo modo si creano spazi tra le linee nei quali gli avversari trovano il modo di esporre la difesa a un pericolo comunque.
Su un cambio gioco della Lazio, la Juventus non riesce a mantenere la compattezza tra i reparti scivolando in zona palla, aumentando così gli spazi orizzontali e verticali tra i giocatori. Con due passaggi la Lazio troverà l’uomo libero tra le linee.
La Juventus ha mantenuto l’orientamento alla palla come primo riferimento, esattamente com’era con Sarri. I giocatori si muovono rispondendo al movimento del pallone e tenendo d’occhio le reciproche distanze. Talvolta, però, alcuni scivolamenti non sono abbastanza tempestivi: squadre non imprescindibili tecnicamente come il Ferencvaros che la Juventus ha dominato nel punteggio, hanno comunque avuto le loro occasioni quando hanno trovato il modo di aggirare il blocco juventino, ad esempio grazie allo spazio lasciato in abbondanza nei corridoi laterali.
Questa mancata proattività della Juventus in fase di non possesso si riflette nei numeri. L’altezza media degli interventi difensivi quest’anno si è abbassata a 32,6 metri, mentre l’anno scorso era di 36,4 metri. Questo fa sì che la Juventus debba difendersi più spesso in area di rigore: i bianconeri oggi concedono ai propri avversari una media a partita di 20 tocchi palla nella propria area di rigore (la settima prestazione del campionato) mentre la passata stagione i tocchi di un avversario in area erano 17,1.
Ma una difesa più bassa non garantisce ancora l’impermeabilità difensiva dei tempi della BBC. La Juventus sta concedendo 0,94 xG su azioni di gioco manovrate per partita, la quarta prestazione del campionato. Lo scorso anno gli xG concessi erano 0,87 a partita, nessuno faceva meglio della Juventus. I bianconeri non stanno lasciando più tiri agli avversari, anzi il volume delle conclusioni concesse si è abbassato rispetto allo scorso anno, gli xG sono saliti perché stanno lasciando occasioni più pericolose, più facili da segnare.
Gli indicatori statistici difensivi e del pressing erano anche peggiori prima di Cagliari-Juventus, partita nella quale ha fatto il suo esordio stagionale Matthijs De Ligt. L’olandese ha comandato la difesa tenendola alta sul campo e sabato scorso la Juventus ha ottenuto il record del baricentro più alto tenuto fin qui in stagione. Una sola evidenza non costituisce una statistica affidabile, e il trend andrà confermato nelle prossime partite, però è un sintomo di come le caratteristiche di un singolo possono influenzare un intero sistema.
Ad esempio possiamo aggiungere che avere a disposizione due fuoriclasse con i guantoni sta aiutando la Juventus: secondo gli Expected Goals “on target” (la versione degli xG limitata ai tiri nello specchio per valutare la prestazione dei portieri), cumulativamente Wojciech Szczesny e Gianluigi Buffon hanno subito 4 reti, rigori esclusi, mentre altri portieri sottoposti alle stesse sollecitazioni da parte degli attacchi avversari, secondo l’indice, avrebbero subito in media 5,7 gol in più.
Come costruisce il proprio gioco
Quando non è in possesso del pallone, la Juventus preferisce sistemarsi con il 4-4-2; quando invece ha la palla, effettua una rotazione nella quale uno dei due terzini si alza fino alla linea successiva e l’altro stringe la propria posizione entrando nel campo. In questo frangente, Danilo si sta rivelando un giocatore imprescindibile, uno dei pochi in rosa che può giocare nel doppio ruolo di centrale e di terzino.
In più Danilo sta lavorando bene in fase di impostazione del gioco: è il primo giocatore della Juventus sia per passaggi progressivi che per conduzioni di palla progressive. Nel contesto tattico disegnato da Pirlo, Danilo trova sempre un modo per far avanzare il pallone - in particolare quando è impiegato come centrale di sinistra e può girarsi sul suo piede migliore verso il centro del campo - ed è abile a vedere una linea di passaggio in avanti.
Un altro giocatore fondamentale nell’impostazione del gioco è Arthur: dei due centrocampisti centrali è quello che più spesso si abbassa per aiutare i tre uomini di difesa, mentre l’altro mediano si posiziona su un'altezza di campo diversa per facilitare la risalita del pallone. Arthur è il giocatore che nella Juventus ha toccato più palloni e che ha la maggior precisione nel gioco di passaggi.
Pirlo non intende la costruzione di gioco sovrintesa dal blocco “3+2” in modo statico, in queste poche partite ha già mostrato variazioni a seconda del contesto tattico e dell’avversario. Contro il Verona, asfissiante nelle marcature a uomo a tutto campo, Danilo e Bonucci salivano a turno verso il centrocampo, mentre i due centrali che restavano sull’ultima linea si allargavano per dare la possibilità a Szczesny, l’uomo lasciato libero dalle marcature degli avversari, di impostare il gioco.
Bonucci è talmente alto sul campo che è finito fuori quadro.
Ciononostante, la Juventus sta incontrando delle difficoltà a impostare gioco e a saltare la prima pressione. Per progressive passes la Juventus è quarta con 1311 metri risaliti a partita, mentre l’anno scorso era seconda, con 1445 metri guadagnati tramite un passaggio.
La Juventus resta generalmente più bassa sul campo quando è in possesso palla, anche per effetto dell’atteggiamento difensivo prima descritto: per baricentro medio la Juventus è undicesima con 46,3 metri, mentre l’anno scorso era seconda con un baricentro medio di 50,9 metri. Ma quello che più conta è che la Juventus non riesce a trovare sfogo per fare gioco nell’altra metà campo. I passaggi di ingresso alla trequarti dalle zone di costruzione e sviluppo sono calati, passando da 42,9 passaggi a partita (primi in Serie A) a 39,5 passaggi a partita (quinta prestazione del campionato).
I bianconeri non riescono ad avere il dominio territoriale sugli avversari, la maggior parte dei passaggi riusciti è giocata nella propria metà campo, solo il 41,9% nell’altra metà, e questo vale loro la dodicesima prestazione del campionato. L’anno scorso erano i migliori in Serie A con il 53,5% dei passaggi giocati nella metà campo avversaria.
Come attacca?
Quando riesce a stabilirsi nell’altra metà campo, la Juventus posiziona un uomo in ciascun canale del fronte d’attacco. Sulle fasce, la presenza da un lato di un centrocampista offensivo – Chiesa, Kulusevski o Bernardeschi – è controbilanciata sul fronte opposto da un laterale di fascia come Cuadrado, più duttile dal punto di vista tattico e che permette la rotazione difensiva descritta prima.
Nelle prime partite il posizionamento dei due attaccanti, dei due esterni e del trequartista sembrava inefficace anche perché era piuttosto statico. Gli uomini ricevevano il pallone quando erano fermi nella loro zona ed erano, quindi, facilmente marcabili. Nelle ultime uscite si è visto un approccio più dinamico: quando un uomo lascia la zona di competenza, lo spazio viene subito riempito da un compagno che, se servito sul movimento, rappresenta subito un pericolo per la difesa.
Particolarmente efficaci si sono rivelati i movimenti senza palla di Rabiot e di Weston McKennie. I due sono capaci di vedere lo spazio e di inserirsi sulla linea d’attacco anche partendo da zone profonde del campo: nell’immagine qua sopra vediamo come gli attaccanti, Morata e Dybala, convergono in zona palla, lasciando libero il canale per l’inserimento di McKennie, che esce dalla linea dei mediani per andare a occupare uno spazio potenzialmente più pericoloso.
La pericolosità offensiva della Juventus è rimasta sostanzialmente invariata rispetto ai livelli del 2019/20. Gli Expected Goals nelle azioni di gioco manovrato sono passati da 1,51 xG a partita a 1,53. Un dato in controtendenza se pensiamo che il volume delle conclusioni verso la rete della Juventus è calato, passando da 12,9 tiri a partita (primi in Serie A) a 10 (noni).
Significa, cioè, che la Juventus tira di meno ma costruisce occasioni molto più favorevoli. La pericolosità media su azioni di gioco manovrate è salita a 0,153 xG per tiro, quinta prestazione del campionato, mentre lo scorso anno era a 0,117 xG per tiro (undicesimi). Questo accade anche perché la Juventus porta molti più uomini nella zona di finalizzazione, e li scagliona meglio in area di rigore. La media a partita dei tocchi palla all’interno dell’area avversaria è salita da 24,4 tocchi palla a 32, è il dato per cui la Juventus è cresciuta di più percentualmente rispetto allo scorso anno.
Avere due uomini larghi sulla linea d’attacco, in costante proiezione offensiva, crea difficoltà alle linee avversarie che devono sempre pensare a come difendere l’intera ampiezza del campo. Lo scorso anno, la Juventus attaccava prevalentemente sul lato destro (39% degli attacchi), l’unico lato dove riusciva a creare ampiezza, con uno dei terzini della linea a quattro che avanzava, mentre l’altro restava vicino ai centrali. Quest’anno gli attacchi della Juventus nelle zone centrale e laterali sono bilanciati in numero.
Per i motivi appena esposti, al contrario dello scorso anno, la Juventus non ha avuto difficoltà ad aprire i blocchi difensivi che siedono bassi a protezione dell’area di rigore. È anche vero che con attaccanti con le caratteristiche di Morata e Ronaldo, o con trequartisti come Kulusevski e Chiesa, la Juventus può interpretare registri differenti e diventare pericolosa anche per le transizioni offensive, come si è visto nelle trasferte dell’Olimpico contro Roma e Lazio.
Quanto manca a vedere la “vera” Juve di Pirlo?
In campo non si è visto ancora tutto il potenziale della nuova Juventus, non fosse altro perché Pirlo non ha avuto ancora tutti i giocatori a disposizione al meglio delle loro possibilità. De Ligt, oltre agli aspetti già citati, può aggiungere qualcosa anche in fase di possesso per la sua abitudine a costruire il gioco dal basso. Alex Sandro è l’unico giocatore in rosa che per caratteristiche può ricoprire due ruoli chiave in questa squadra e far rifiatare Cuadrado e Danilo, che sono tra gli uomini più impiegati da Pirlo. Paulo Dybala, con il suo lavoro di cucitura tra centrocampo e attacco, potrebbe fornire un punto di ingresso ulteriore per l’accesso alla trequarti campo.
Pirlo ha individuato in fretta e indirizzato correttamente i problemi che la Juventus ha avuto negli ultimi due anni, a partire dalle modalità con cui la squadra aggredisce l’avversario, per finire al modo di presidiare l’area di rigore avversaria. Il suo è un progetto nuovo, all’inizio della sua traiettoria, e non è detto che ciò che stiamo vedendo oggi sarà presente anche in una versione futura e più matura. Ad esempio, se a un certo punto Pirlo vorrà una maggiore pressione, inevitabilmente chiederà alla sua difesa di restare più alta sul campo.
Se quella attuale è una Juventus temporanea, un ponte verso l’idea di squadra che Pirlo ha in mente, per arrivare al punto finale serviranno tempo, lavoro, e forse una o più sessioni di mercato per portare dei profili diversi in rosa. La domanda è se la dirigenza e l’ambiente juventino sono disposti a concedere a Pirlo tutto quel che serve, anche considerando un orizzonte temporale che va al di là di questa stagione.