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Kaladze ha un ruolo nella crisi della Georgia
05 nov 2024
L'ex terzino del Milan oggi è uno degli esponenti di spicco di Sogno Georgiano, controverso partito al potere nel Paese caucasico.
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In Georgia c'è un detto per rincuorare chi è colpito da particolare sfortuna: "Ricordati di quando Kaladze ha segnato due autogol in undici minuti".

Ci si riferisce a Georgia-Italia del 5 settembre 2009, valida per le qualificazioni ai Mondiali in Sudafrica dell'anno successivo. Tra l'11' e il 22' del secondo tempo il capitano georgiano Kakhaber "Kakha" Kaladze condanna la sua Nazionale alla sconfitta, prima con un colpo di testa centrale e poi di sinistro in anticipo sul primo palo. Anche per via di quella sconfitta, la Georgia arrivò ultima nel suo girone di qualificazione.

Quindici anni più tardi l'ex-difensore del Milan è sindaco della capitale Tbilisi e segretario generale del partito al potere Sogno Georgiano, un nome che forse avete sentito in questi giorni in cui, tra elezioni e conflitti politici, si sta decidendo il futuro della Georgia.

Kaladze infatti non è più il terzino degli anni d'oro del Milan, quasi nessuno a Tbilisi lo ricorda ancora per quella casacca indossata ormai molti anni fa. Negli anni, dopo il ritiro, Kaladze è stato infatti in grado di sfruttare il suo enorme capitale di successo in patria per imporsi sulla scena politica nazionale, legandosi al mondo degli affari russi e favorendone la propaganda all'interno del Paese.

Insomma, non bisogna pensare a Kaladze come a una figura folkloristica. L'ex terzino del Milan oggi ha un ruolo di primo piano all'interno di Sogno Georgiano, che lo rende una delle persone più influenti in questa fase così delicata per la Georgia. Per questo, chissà, un giorno dovrà anche rispondere dell'accusa di aver messo in atto uno schema di brogli su larga scala per indirizzare le elezioni del 26 ottobre. Uno scenario che sembra plausibile oggi, ma che deve essere confermato da indagini nazionali e internazionali, e che potrebbe bloccare definitivamente la strada della Georgia verso l'ingresso nell'Unione Europea.

Ma in tutto questo Kaladze che c'entra, vi starete giustamente chiedendo? Una cosa per volta.

L'ascesa politica di Kaladze

Una ventina di anni fa, prima dell'esplosione del fenomeno Kvaratskhelia tra Napoli e Tbilisi, l'eroe sportivo in Georgia era proprio Kakhaber "Kakha" Kaladze. Vincitore di due Champions League, due Supercoppe europee, una Coppa del mondo per club, uno scudetto e molto altro, Kaladze era già stato compagno di squadra di Andriy Shevchenko già alla Dinamo Kiev, prima di scrivere insieme parte della storia del Milan e di chiudere la sua vita da calciatore al Genoa. «Se ho ottenuto qualche successo nel calcio, è legato al Milan, ho vinto tutto quello che era possibile», ha ricordato in un'intervista rilasciata Repubblica a giugno, alla vigilia dell'esordio assoluto della Nazionale georgiana agli Europei.

Nei suoi anni al Milan, Kaladze ha stretto un rapporto particolare con l'allora presidente della società, Silvio Berlusconi, non solo sul piano professionale. «Il mondo non lo sa, ma è stato Berlusconi a mettere fine alla guerra in Georgia», ha dichiarato nel settembre 2008 il calciatore georgiano. Il riferimento era alla presunta mediazione dell'allora primo ministro italiano dopo l'invasione di cinque giorni del territorio della Georgia da parte dell'esercito russo, nell'ambito della guerra per i due territori separatisti dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud. D'altra parte, Berlusconi è stato uno dei politici europei più vicini a Vladimir Putin - tanto da averlo definito un suo «vero amico» - e quindi la ricostruzione fatta da Kaladze pare effettivamente verosimile: «So che hanno passato cinque ore al telefono per trovare una soluzione a questa delicata situazione».

L'allora presidente del Milan e premier italiano aveva anche fatto un tentativo nel 2003 per liberare il fratello di Kaladze - Levan, rapito nel 2001 dalla mafia georgiana - inviando un emissario a Tbilisi per provare una mediazione per ritrovarlo a qualsiasi costo e a qualsiasi cifra. Uno sforzo vano, visto che successivamente venne ucciso (e il cadavere identificato solo nel 2006), ma che in qualche modo ha rafforzato il rapporto tra Kaladze e Berlusconi.

Chissà che proprio la vicinanza con Berlusconi non sia stata un fattore per spingere Kaladze verso il mondo della politica, come d'altra parte è successo ad altri giocatori del suo Milan come George Weah (diventato addirittura presidente della Liberia). Già tre mesi dopo il ritiro, nell’ottobre del 2012, Kaladze viene eletto deputato del Parlamento georgiano e subito nominato ministro dell'Energia e vicepremier del governo formato dal nuovo partito di maggioranza, Sogno Georgiano. Un'ascesa molto repentina, insomma.

Se non riuscite a figurarvi Kaladze politico: eccovi qui.

In poco tempo l'ex-difensore del Milan diventa il braccio destro dell'oligarca filo-russo, primo ministro (tra fine 2012 e fine 2013) e fondatore di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, arrivando addirittura al posto di segretario generale del partito a un solo anno dal suo ingresso in politica. Una posizione che lo ha portato ad avere dei conflitti d'interesse piuttosto evidenti, legati alla sua società di investimento Kala Capital - che si occupa di energia in Georgia e all’estero, soprattutto in Russia. Nel luglio 2017 un altro gradino della sua carriera politica: Kaladze diventa sindaco della capitale, Tbilisi, riuscendo ad ottenere un secondo mandato nel 2021.

Da mito nazionale agli affari tra Tbilisi e Mosca

Come leggere quindi la figura di Kaladze politico ora che il ricordo del Kaladze calciatore è quasi del tutto svanito, persino in Georgia? Sono a Tiblisi per coprire le contestate elezioni del 26 ottobre e con l'occasione ho provato a capirlo parlando con alcuni cittadini della capitale georgiana. Subito mi rendo conto che slegarlo dal suo ruolo di punta nel partito che sta allontanando la Georgia dalla strada di integrazione nell'Unione Europea non è facile.

Me lo dice per esempio Irakli, nome di fantasia per proteggere la sua identità e incolumità, tifoso interista di spicco nella scena georgiana, che ha accettato di parlare dell'ex «mito nazionale, anche se giocava per i miei acerrimi nemici». Secondo Irakli ormai «solo la gente di 50 o 60 anni lo ricorda come un grande calciatore, qui per noi ormai Kaladze è solo il politico tra i più potenti e influenti di Sogno Georgiano».

Chi non ha paura di parlare apertamente del sindaco di Tbilisi è Mamuka Andguladze, presidente di Media Advocacy Coalition, associazione georgiana che promuove e tutela i diritti della stampa. «Certo che seguivo Kaladze quando era un calciatore, tifavo Milan per lui e a San Siro sono anche andato a vedere una partita». Più in generale, la maggioranza dei georgiani «era orgogliosa di lui, era quasi parte della cultura popolare». Le cose, mi dice, sono cambiate quando ha «abusato della sua posizione per interessi personali» e ha iniziato a «mostrare il suo vero volto».

Andguladze ricorda la tendenza di Kaladze a ostentare la propria ricchezza, gli insulti sprezzanti ai giornalisti, la retorica ultraconservatrice e anti-occidentale. Per esempio, ha fatto scalpore quest'estate una foto pubblicata sul suo profilo Instagram, in cui è in posa alla guida di un'auto molto costosa, ma che non compare nel registro pubblico della trasparenza così come richiesto alle istituzioni per i beni di lusso. Interrogato dai giornalisti, il sindaco di Tbilisi ha evitato di rispondere ed è passato alle offese personali, di cui «idioti» era la più leggera.

Un atteggiamento e una retorica «da sempre simile a quella del Cremlino», al punto da poter essere considerato «il sindaco di una città russa», che riesce a infiltrarsi «negli angoli più oscuri della società» per vincere e rivincere le elezioni «anche allora con grossi brogli». Nel 2021 la Commissione Elettorale Centrale aveva ricevuto decine di denunce di compravendita di voti e di violazione della segretezza delle urne in diversi seggi della capitale, ma non sono mai seguite indagini sulla responsabilità degli affilati di Sogno Georgiano e le accuse sono state rapidamente evaporate.

Un profilo confermato anche da Alexandre Crevaux-Asatiani, vicedirettore per le Relazioni esterne del Movimento Nazionale Unito, il principale partito di opposizione a Sogno Georgiano. «Kaladze era una celebrità quando la Georgia non ne aveva ed era nel caos dopo il collasso post-sovietico. Allora ci sembrava quasi impossibile che un calciatore georgiano potesse diventare famoso in Europa». È un sogno che non è durato a lungo, però. «Ben presto si è inserito in affari loschi in settori controversi, il suo Kala Capital era legato compagnie energetiche russe, e quando è finito con Ivanishvili non è stata una sorpresa».

Durante il suo mandato come ministro dell'Energia, nel 2016 Kaladze ha reso possibile l'intensificazione della presenza di Gazprom (la multinazionale energetica russa a maggioranza statale) nel Paese, sia per il transito sia per il fabbisogno domestico di gas. Nel febbraio 2023, nonostante le promesse di non siglare accordi con compagnie russe per evitare di aggirare le sanzioni internazionali, in qualità di sindaco di Tbilisi ha dato il via libera all'acquisto di 44 vagoni di fabbricazione russa per la metropolitana di Tbilisi, sfruttando un bando da 50 milioni finanziato dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

«Kaladze non è un semplice membro di Sogno Georgiano», mi dice Crevaux-Asatiani. «Mentre in molti sono filo-russi perché sono costretti da Ivanishvili, lui ha interessi diretti in Russia». Una precisazione di non poco conto se si considera che «non sono molti a poterli vantare», perché l'oligarca dietro a Sogno Georgiano «non vuole che si facciano affari con Mosca senza di lui».

Kaladze, però, in qualche modo ci riesce: «È corrotto al punto che Ivanishvili non lo può controllare».

Il simbolo della deriva anti-europea

«Perché l'Europa ha un valore? Perché è fatta di Stati diversi con le loro culture e tradizioni. Ma se siamo costretti all'omologazione, cosa importa se si chiama Unione Sovietica o Unione Europea?». Alla vigilia delle elezioni più cruciali della storia recente della Georgia, Kaladze ha scioccato l'opinione pubblica, mettendo in correlazione le due Unioni - una passata, una presente e forse futura - sul piano della richiesta di conformazione a un'identità unica «dettata dall'esterno, come se fossimo dei vassalli». Una frase che è stata definita dall'ambasciatore tedesco in Georgia, Peter Fischer, «un autogol». Nel Paese caucasico che ha dato i natali a Stalin, l'Unione Sovietica per le generazioni più giovani è tutt'ora un tabù o comunque una fase della propria storia da dimenticare. 

Allo stesso tempo, definendosi «il più pro-europeo e pro-Stati Uniti di questo Paese», Kaladze mette in evidenza tutta l'ambiguità del partito di cui è segretario generale. Sogno Georgiano non può apertamente dirsi filo-russo o contrario all'integrazione europea, per non perdere consensi in una popolazione che è a stragrande maggioranza (oltre l'80%) a favore dell'adesione all'UE, come rivelato da diversi sondaggi realizzati negli ultimi anni da ONG indipendenti. Abbandonare sul piano della comunicazione politica lo scenario di un futuro ricongiungimento del Paese alla famiglia europea sarebbe un suicidio strategico, almeno fino a oggi. E così da una parte viene rivendicato – a parole - un percorso dritto verso l'adesione all'Unione Europea, ma dall'altra si promuove una serie di leggi liberticide ispirate a quelle già in vigore in Russia - da quella sugli "agenti stranieri" a quella discriminante nei confronti della comunità LGTBQ+. Fino ad arrivare alle accuse relative alle elezioni del 26 ottobre, con accuse di brogli a favore proprio di Sogno Georgiano (per completezza d'informazione va detto che, nonostante ci siano ancora diverse irregolarità su cui si sta indagando, il riconteggio dei voti, concluso pochi giorni fa, non ha modificato in maniera significativa il risultato finale).

Dopo il congelamento del percorso di adesione all'Unione Europea a giugno - e soprattutto durante e dopo la campagna elettorale autunnale - i toni e i messaggi politici di Sogno Georgiano contro i partner occidentali poi si sono inaspriti. E Kaladze «è uno tra quelli che parla in modo più pesante dell'Europa, diffondendo la propaganda russa», spiega Giorgi Butikashvili, capo dell'Ufficio per gli Affari Esteri di Coalition for Change, una delle quattro coalizioni di partiti pro-Ue che non hanno accettato il risultato delle «elezioni rubate» da Sogno Georgiano il 26 ottobre.

Seguendo la linea del partito, da anni Kaladze sostiene che sia necessario trovare una via per la riconciliazione con i territori separatisti attualmente occupati dalle truppe russe, ma negli ultimi mesi ha aperto alla possibilità di «soluzione negoziata» con Mosca che includerebbe anche «accordi di non aggressione» di Abkhazia e Ossezia del Sud, come segno di riconoscimento della responsabilità di Tbilisi negli eventi che hanno portato all'invasione russa del 2008.

A proposito di guerra, è il tema della guerra in Ucraina a rendere sempre più complesso il rapporto con l'Europa. In linea con la propaganda del Cremlino - che dal febbraio 2022 ha sempre definito la propria azione militare come una reazione all'espansionismo della NATO verso est - il segretario generale di Sogno Georgiano ha denunciato a più riprese (l'ultima nei giorni della chiusura della campagna elettorale) che il Paese caucasico si trova «sotto intensa pressione per aprire un secondo fronte di guerra con la Russia», lasciando intendere tra le righe che la responsabilità del primo fronte di guerra in Ucraina sia da ricercare tra Washington e Bruxelles.

Un manifesto di Sogno Georgiano che paragona una chiesa distrutta in Ucraina a una ben conservata in Georgia, come a dire: guarda cosa vi stiamo evitando (foto dell'autore).

A questo si aggiunge il clima incendiario lasciato in eredità dalle elezioni. A denunciare le «forti preoccupazioni» sul fatto che quelle di fine ottobre in Georgia non siano state elezioni libere e democratiche è stato non solo il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ma anche le istituzioni dell'Unione Europea e i ministri di 13 Paesi membri (tra cui però non figura l’Italia). 

Subito dopo lo scoppio delle proteste è stato proprio Kaladze a parlare di «fascismo liberale» in Occidente e di finanziamento di «piccoli radicali e istigatori» da parte di «forze esterne che non possono accettare che la Georgia non abbia condiviso il destino dell'Ucraina e non abbia aderito alle sanzioni» contro la Russia. Come si spiegano frasi così violente in un momento così delicato?

Come mi dice Butikashvili: «quando sei sulla barca russa, non puoi più scendere».

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