
Per i Nets la situazione era più grigia del parquet del Barclays Center. Le due partite a Milwaukee non erano costate solamente due sconfitte che avevano riequilibrato una serie che sembrava in discesa, ma si era aggiunto anche l’infortunio alla caviglia di Kyrie Irving, che lo aveva costretto a saltare il secondo tempo di gara -4. I Big Three di Brooklyn si erano così ridotti alla sola sottile presenza di Kevin Durant, troppo poco per i muscoli dei Bucks che tra le mura amiche avevano finalmente imposto la propria dimensione fisica.
Gara-5 ha così assunto un significato ancora più survivalista di quello che già normalmente detiene in una serie playoff, diventando una partita che Milwaukee non poteva lasciarsi sfuggire con gli avversari logorati ai minimi termini, così poi da poter sfruttare un comodo match point in Wisconsin. D’altra parte i Nets si preparavano a difendere il proprio fattore campo come un fortino, disseminando indiscrezioni sulla salute di James Harden come sacchi di sabbia. Con un’escalation degna del meme di Vince McMahon sia Woj che Shams in una manciata di ore hanno fatto passare l’ex giocatore di Houston da comparsa in abiti civili a sicuro titolare, dopo oltre dieci giorni di assenza dal basket giocato.
Ma la vera attesa era per il talento cristallino di Kevin Durant, immarcabile nelle prime due partite della serie e poi trattato come un sacco da pugile da P.J. Tucker nelle successive, che si sarebbe dovuto caricare sulle strette spalle l’intero carico dell’attacco della squadra. Durant era arrivato a Brooklyn nell’estate del 2019 dopo essersi rotto il tendine d’achille in gara-5 delle Finals con la speranza che sarebbe tornato a quel livello, quello che gli aveva permesso di vincere il premio di MVP delle Finals per due anni consecutivi (2017 e 2018) con i Golden State Warriors, quando era destinato ad essere il miglior giocatore del mondo.
Un livello che ha nuovamente raggiunto questa notte, trascinando i Nets con una partita leggendaria, sia per i numeri messi a referto che per peso specifico degli stessi, chiudendo con 49 punti, 17 rimbalzi e 10 assist nella vittoria di Brooklyn per 114 a 108. E soprattutto non uscendo mai dal campo, giocando per tutti i 48 minuti necessari ai Nets per strappare la fondamentale vittoria.
Il film della partita
Brooklyn inizia la partita con James Harden al posto dell’infortunato Kyrie Irving, ma è evidente a tutti quanto il Barba sia in condizioni che definire precarie è un eufemismo. Ad un certo punto non si accorge neanche che Durant gli sta passando il pallone in transizione, finendo per riceverlo in testa. Harden non è in grado di saltare, sprintare e fare altre delle cose fondamentali per stare in campo in una partita di basket, ma la sua sola presenza permette ai Nets di gestire il pallone con più tranquillità ed alla difesa di Milwaukee di doversi occupare di lui, nonostante inizi con sei conclusioni sbagliate nel primo tempo.
I Nets infatti fanno molta fatica nel trovare la via del canestro e nei primi 15 minuti di gioco solo Durant e Jeff Green riescono a segnare per la squadra di Steve Nash, mentre i Bucks pian piano costruiscono un vantaggio in doppia cifra senza strafare ma approfittando della freddezza dei rivali. Soprattutto trovano buoni tiri usando Antetokounmpo da bloccante per Middleton e Holiday e approfittando dello spazio concesso da Griffin in drop per liberare i tiratori con DHO mirati. E appena i Nets hanno cominciato a cambiare con più regolarità sul pick&roll Giannis ha attaccato con convinzione il ferro invece di accontentarsi di un tiro da fuori come spesso aveva fatto nel corso della serie. Così, nonostante i falli che limitano il minutaggio delle loro tre superstars e l’impatto dall’arco di Jeff Green, Milwaukee arriva all’intervallo con un comodo vantaggio di sedici lunghezze ed una certa consapevolezza di aver capito come fermare l’attacco monco di Brooklyn e di poter puntare con regolarità i tanti cattivi difensori in campo, prendendosi una vittoria che all'intervallo sembra annunciata.
Ma le squadre che tornano in campo sono totalmente diverse di quelle viste nei primi 24 minuti, o meglio sono i Bucks ad abbandonare tutto ciò che aveva funzionato precedentemente per imbottigliarsi nel loro attacco fatto di isolamenti e cattive scelte. Invece che puntare Harden, che fa evidentemente fatica a spostarsi sul campo, o uno tra Harris e Shamet ad ogni occasione possibile, i Bucks si incaponiscono nell’attaccare frontalmente Durant o Griffin, senza mai muovere la difesa.
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Nella seconda metà di gara il loro Offensive Rating è sceso da 120.4 a 104.3 punti per 100 possessi, un’involuzione sensibile quanto consueta per la squadra di Budenholzer. Con il passare dei minuti l’attacco di Milwaukee diventa sempre più lento e prevedibile, come se stesse scendendo dentro le sabbie mobili. Ma la difesa di Brooklyn non è certo un muro invalicabile, anzi in molti casi si aggrappa ai trucchi del mestiere di Blake Griffin e Jeff Green e si stupisce per quanto siano ancora utili. In certi momenti i Bucks sembrano giocare più contro le proprie cattive abitudini piuttosto che contro l’avversario diretto.
E dopo aver segnato 88 punti nei primi tre quarti i Bucks in rottura prolungata riescono a malapena a scavalcare i venti punti nell’ultima frazione di gioco, proprio quando Durant prende la partita in mano e decide di vincerla da solo.
L’ultimo quarto di Kevin Durant
I Bucks iniziano l'ultimo quarto con un comodo canestro in transizione, una rarità di questa partita, di Brook Lopez che vale il +8 ma subito dopo Durant approfitta del posizionamento difensivo troppo timido del lungo per elevarsi dal gomito sinistro. Situazione che si ripete in fotocopia sul possesso successivo, quando basta un blocco alto di Bruce Brown per lasciare Durant in campo aperto contro Lopez. Terzo possesso con Brown che blocca per Durant e il canestro dei Nets arriva sull’azione secondaria, un consegnato per Landry Shamet, e sulla quarta azione in attacco dei Nets è proprio Brown a sfruttare l’extra aiuto dei Bucks su Durant per trovare spazio sulla linea di fondo per un bel taglio e canestro. Brooklyn arriva così a due punti di distanza e Bud è costretto al timeout.
Dopo aver lasciato a Harden il compito di portare su il pallone, nell’ultimo periodo di gioco Durant inizia in prima persona l’azione scegliendo il compagno che gli deve portare il blocco e vivisezionando da lì la difesa.
La semplicità elegante di Durant rende ancor più gretta la meccanica esecuzione a metà campo di Milwaukee, dove Holiday e Antetokounmpo continuano a sbagliare scelte e tiri con invidiabile coerenza. Antetokounmpo va in lunetta con i suoi sotto di due punti a 70 secondi dalla sirena e realizza solo il secondo libero, ma sul successivo possesso Holiday difende magistralmente su un Harden svuotato da ogni energia, che tiene il pallone fermo per oltre dieci secondi sul logo bianconero disegnato sul parquet. Durant allora arriva dall’angolo destro fino alla linea di centrocampo, in qualche modo riceve il pallone da Harden e dopo un palleggio andando verso destra si arresta in tempo per battere la sirena lasciando andar via sopra la testa di Middleton il tiro che estende a quattro punti il vantaggio di Brooklyn.
Sembra finita ma ovviamente non è così, Lopez schiaccia velocemente dimezzando lo svantaggio e la successiva tripla di Durant questa volta finisce sul secondo ferro. Middleton allora attacca direttamente Durant su un quarto di campo ma il suo passaggio viene maltrattato da Giannis, che pasticcia con il pallone e perde l’occasione di segnare un facile canestro che avrebbe significato il pareggio. La freddezza di Durant dalla lunetta poi consente ai Nets di vincere rocambolescamente questa fondamentale gara-5 ed a lui di aumentare il bottino personale.
E’ il primo giocatore della storia NBA a chiudere una sfida di playoff con oltre 45 punti, oltre 15 rimbalzi e 10 assist, ha segnato o assistito 43 degli ultimi 52 punti dei Nets e non è mai uscito dal campo per prendere una boccata d’ossigeno. Una prestazione da vero leader nel momento più importante per la propria squadra, nella partita che rischia a questo punto di decidere la serie in favore di Brooklyn.
Milwaukee ha avuto un’occasione irripetibile per strappare il biglietto per le finali di Conference contro un avversario ormai alle corde ed è riuscita a farsela scappare in un secondo tempo dov’è caduta nei consueti errori che annualmente si presentano quando la pressione si alza. Questa è probabilmente la partita che scrive la parola fine sulla permanenza di Budenholzer sulla panchina dei Bucks, l’ennesima serie durante la quale non è riuscito a trovare in corsa gli aggiustamenti necessari per vincere ai playoff. Perché nonostante la prestazione da libri dei record di Durant e la vena realizzativa di Jeff Green dall’arco, questa partita l’hanno più persa i Bucks che vinta i Nets e molte delle colpe sono da ricercare nel manico. Dopo aver speso in estate tutto quello che avevano in cassaforte per assicurarsi Jrue Holiday e la firma di Antetokounmpo sull’estensione del proprio contratto, Milwaukee ora è sull’orlo dell’ennesima delusione e solo una vittoria casalinga potrebbe scacciare per qualche giorno la prenotazione delle ferie. Brooklyn invece ha scacciato i fantasmi di un tracollo che sembrava impossibile dopo gara-2 ed ha ritrovato in Kevin Durant uno dei giocatori più forti e decisivi al mondo.