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La prima presidente donna dopo 131 anni di storia del CIO
24 mar 2025
Cosa aspettarsi da Kirsty Coventry, che succede a Thomas Bach alla guida del Comitato Olimpico Internazionale.
(articolo)
14 min
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IMAGO / Xinhua
(copertina) IMAGO / Xinhua
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Nel 1973 il Congresso del Comitato Olimpico Internazionale, riunito a Varna in Bulgaria, prese la storica decisione di aprirsi alle donne. Fino a quel momento, infatti, per volere del suo fondatore Pierre de Coubertin, i regolamenti prevedevano che solo gli uomini ne potessero far parte. Ironicamente in quell’occasione il CIO nominò quattro nuovi membri: tutti uomini. Questa scelta venne rivendicata dall’allora Presidente, Lord Killanin: «Non eleggeremo una donna solo in quanto donna». E così si dovette attendere fino al 1981 per vedere finalmente cooptate la finlandese Pirjo Häggman e la venezuelana Flor Isava Fonseca.

Basterebbe questo aneddoto per comprendere la portata rivoluzionaria dell’elezione che giovedì 20 marzo, nell’esclusivo resort di Costa Navarino in Grecia, ha permesso a Kirsty Coventry di essere eletta nuova Presidente del CIO, superando la concorrenza di altri sei candidati (tutti uomini). In 131 anni di storia, mai una donna aveva mai ottenuto questa carica.

Ci aveva provato nel 2001 la statunitense Anita De Frantz, ma i suoi colleghi le avevano preferito non soltanto il belga Jaques Rogge, poi eletto Presidente, ma anche gli altri candidati: Kim Un-Yong, Dick Pound e Pal Schmitt. Giovedì, per lei, è stato un giorno di riscatto. Non soltanto perché Coventry, durante la conferenza stampa successiva alla sua elezione, l’ha definita una «fonte di grande ispirazione», ma anche perché se le sue problematiche condizioni di salute le avessero impedito di raggiungere la Grecia per partecipare alla 144° sessione del CIO, Coventry non avrebbe avuto i numeri per essere eletta al primo turno. Insomma: il suo voto era decisivo.

L’elezione di Coventry, quindi, può essere vista in primo luogo come un punto d’arrivo storico di un lungo e faticoso percorso di inclusione. Una strada che si è retta sul lavoro di dirigenti come Alice Milliat, giustamente celebrata a Parigi 2024 come la donna che ha fatto entrare l’atletica femminile ai Giochi, o Lydia Zanchi, che ha preservato gli uffici del CIO negli anni della Seconda Guerra Mondiale mentre il presidente Baillet-Latour era di fatto ostaggio del governo nazista, o ancora di Moinique Berlioux, che fu la prima direttrice generale del CIO (una carica che gerarchicamente è sotto a quella del presidente e dei vicepresidenti).

È, alla luce della natura ancora prettamente maschile dello sport, inevitabilmente anche un punto di partenza. Lo dimostra banalmente il fatto che solo 4 delle 45 federazioni sportive olimpiche sono guidate da donne: le svedesi Petra Sörling e Annika Sörenstam (rispettivamente ai vertici della Federazione internazionale di tennistavolo e di quella del golf), l’inglese Zena Wooldrige (squash) e la svizzera Regula Maier (sci alpinismo).

Lo si può vedere, in piccolo, anche in Italia. Nel nostro Paese sono solo due le federazioni sportive guidate da donne: la Federazione Italiana Danza Sportiva e Sport Musicali (FIDESM), guidata da Laura Lunetta (al suo secondo mandato), e la Federazione Cricket Italiana (FCrI) diretta da poche settimane da Lorena Haz Paz. Prima di loro solo altre due donne, Antonella Granata (squash) e Antonella Dallari (equitazione), erano state elette alla presidenza di una federazione sportiva.

Quella di Coventry è un'elezione importantissima a livello simbolico, quindi, che potrebbe avere ricadute a cascata su tutto il sistema sportivo, in direzione di una maggiore parità di genere anche a livello dirigenziale. Un percorso, comunque, che prudentemente la presidenza Bach aveva già cominciato a promuovere da qualche anno.

La prima conferenza stampa di Kirsty Coventry da presidente del CIO.

LA PRIMA PRESIDENTE AFRICANA

Oltre a quella di genere, l’elezione di Kirsty Coventry ha contribuito ad abbattere una seconda barriera, in questo caso geografica. Mai prima di lei, infatti, il CIO aveva avuto un presidente proveniente dal continente africano. Guardando la storia del CIO si può capire la portata anche di questo "record". I suoi nove predecessori (dieci se consideriamo De Blonay che fu presidente ad interim durante la Prima guerra mondiale) provenivano tutti dall'Europa, con l'unica eccezione dello statunitense Avery Brundage. L’Africa sin qui era stato il continente più marginalizzato nella storia del movimento olimpico, l’unico ad oggi a non aver mai ancora organizzato un’edizione dei Giochi. Solo nel 2026 si svolgeranno le Olimpiadi giovanili estive a Dakar.

Sebbene manchino ancora tre mesi al suo insediamento effettivo, la sua elezione, come peraltro lei stessa ha sottolineato, ha già reso il CIO «più globale e aperto alla diversità». Ma chi è Kirsty Coventry?

Ex nuotatrice, dirigente sportiva e politica zimbabwese, Coventry è nata ad Harare nel 1983, tre anni dopo la creazione dello Zimbabwe, da una famiglia bianca benestante. I genitori possiedono un’industria farmaceutica. La sua propensione per il nuoto è stata evidente fin dall’adolescenza, in particolare nel dorso.

Dopo l’esordio alle Olimpiadi di Sidney 2000, centrò il primo importante successo nel 2002 ai Giochi del Commonwealth di Manchester, quando vinse l’oro nei 200 misti. Dopodiché completò la sua formazione negli Stati Uniti presso l’università di Auburn, in Alabama, contribuendo a vincere 7 titoli NCAA. Ma la sua consacrazione sportiva arrivò ai Giochi di Atene 2004, quando si mise al collo ben tre medaglie: una d’oro nei 100 metri dorso, una d’argento nei 200 metri dorso e una di bronzo nei 200 metri misti. L’anno successivo, ai Mondiali di Montreal, si confermò ai vertici della disciplina con due ori, nel 100 e 200 dorso, e due argenti, nei 200 e 400 misti. Ai Mondiali di Melbourne del 2007 arrivarono altri due argenti che la proiettarono verso i Giochi di Pechino del 2008 dove fece nuovamente incetta di medaglie: oro nei 200 dorso e tre argenti nei 100 dorso e nei 200 e 400 misti. Gli ultimi grandi risultati mondiali li ottenne ai Mondiali di Roma del 2009 con l’oro nei 200 dorso e l’argento nei 400 misti. Coventry continuò a gareggiare fino al 2016, ottenendo eccellenti risultati a livello continentale e partecipando anche ai Giochi di Londra 2012 e Rio 2016, venendo scelta, in entrambe le occasioni, come portabandiera.

Ancora prima della fine della sua carriera da atleta, Coventry nel 2012 era entrata a far parte del CIO, prima in quota atleti e poi come membro a tutti gli effetti. Il suo lavoro nelle varie commissioni è stato talmente apprezzato ai vertici che nel 2023 è entrata a far parte del Comitato esecutivo del CIO, la stanza dei bottoni in cui si prendono le decisioni più importanti. Questa promozione è stata essenziale perché le ha permesso di preparare la propria candidatura da una posizione privilegiata, comune a soli altri due candidati su sette.

Oltre al suo ruolo nel CIO, Coventry è stata molto attiva anche nel suo Paese, in cui, oltre ad aver rivestito la carica di Vicepresidente del Comitato Olimpico nazionale, ha anche intrapreso la carriera politica. Nel 2018 e poi nuovamente nel 2023, infatti, Coventry ha accettato di entrare a far parte del governo di Emmerson Mnangagwa ricoprendo la carica di Ministra della Gioventù.

LE CRITICHE

Come in tutte le storie, non mancano dei lati oscuri. Innanzitutto la sua prima elezione a membro del CIO in quota atleti fu quantomeno controversa. Numeri alla mano, infatti, nel 2012 la nuotatrice africana non ricevette abbastanza voti per essere eletta, ma il lanciatore giapponese Koji Murofushi e il taekwondoka taiwanese Chu Mu-yen vennero squalificati per aver violato i regolamenti del CIO facendo una campagna elettorale troppo aggressiva. Come ha osservato uno dei massimi esperti di politica olimpica, il giornalista tedesco Jens Weinreich, alla presidenza del comitato che prese quella decisione sedeva la già citata Anita De Frantz, che da quel momento prese Coventry sotto la sua ala protettiva.

Altri hanno anche sottolineato il suo controverso passato politico. In un pezzo co-firmato da Mohamed Keita e Karim Zidan, Newsweek non ha esitato a definire Coventry "il volto gentile della dittatura dello Zimbabwe". Il pezzo la accusa di aver contribuito a legittimare da atleta la dittatura di Robert Mugabe che all’epoca dei suoi successi sportivi l’aveva usata per rafforzare il proprio consenso, celebrandola come la “ragazza d’oro” del “suo” Zimbabwe. Nel 2008 Mugabe le offrì in diretta televisiva una valigia con 100.000 dollari come regalo personale per le medaglie olimpiche e il prestigio che aveva portato al Paese.

La seconda critica riguarda il suo esplicito impegno, con il suo ruolo da Ministra, nel governo di Mnangagwa, un personaggio dal passato estremamente compromesso con il regime Mugabe, che pure ha contribuito ad abbattere con un colpo di stato nel 2017. L’attuale presidente, soprannominato “il coccodrillo”, sta governando il Paese con un piglio autoritario, utilizzando metodi violenti e repressivi nei confronti della società civile e dei dissidenti pacifici. Come ha enfatizzato la stessa BBC, diverse organizzazioni internazionali, fra cui Amnesty lo hanno spesso criticato per corruzione e violazioni dei diritti umani.

Una terza critica che emerge sul Guardian è quella di non aver svolto adeguatamente il suo lavoro. Un anno fa il fighter Themba Gorimbo l’ha addirittura definita “la peggiore Ministra dello sport di sempre”. Tra le altre cose è stata criticata per la decisione con cui la Confederazione africana di calcio (CAF) nel 2020 ha impedito alla Nazionale dello Zimbabwe di organizzare incontri casalinghi per via dell'insicurezza degli stadi, che erano di sua competenza da Ministra. Lo Zimbabwe, durante la sua carica politica, è stato anche sospeso 18 mesi dalla FIFA per via delle interferenze governative nella sua federazione calcistica.

Per quanto nel 2008 avesse dichiarato che “il presidente Mugabe sa che dei cambiamenti devono essere fatti perché molte persone stanno soffrendo”, Coventry non si è mai posta in netta ed aperta opposizione alla dittatura e, dopo la sua caduta, si è impegnata direttamente nel discusso governo Mnangagwa. Queste decisioni, secondo Keita e Zidan, renderebbero meno credibili le promesse neutralità politica, di lotta alla corruzione e ai comportamenti non etici fatte dalla Coventry in campagna elettorale per la presidenza del CIO.

Premesso che molti dei suoi predecessori hanno avuto idee politiche conservatrici e un certo fascino per discussi regimi autoritari, fin dalla prima conferenza stampa Coventry ha comunque respinto senza mezzi termini queste accuse, affermando di preferire sporcarsi le mani e lavorare per cambiare le cose dall’interno piuttosto che lamentarsi da fuori senza combinare nulla. «Non credo si possa creare il cambiamento se non ci si siede al tavolo di chi prende le decisioni», ha detto una volta, con una frase che nel tempo è diventato un suo mantra.

COME SONO ANDATE LE ELEZIONI

L'elezione di Convetry è importante anche perché segna la fine della presidenza Bach, durata ben 12 anni. Il passo indietro del tedesco, obbligatorio per i regolamenti olimpici malgrado le spinte di molti membri che lo invitavano a ottenere in qualche modo un nuovo mandato, aveva visto emergere ben sette candidature.

Fra queste, quattro hanno faticato ad acquisire consenso. Il britannico Johan Eliasch (2), il Principe Feisal al Hussein di Giordania (2), il francese David Lappartient (4) e il giapponese Morinari Watanabe (4) insieme non hanno infatti raccolto più di 10 voti. Oltre alla Coventry i favoriti della vigilia erano lo spagnolo Juan Antonio Samaranch Junior e il britannico Sebastian Coe.

Il figlio del presidente che guidò il CIO per un ventennio, dal 1980 al 2001, e che venne cooptato nel movimento olimpico come ultimo volere del padre prima del suo pensionamento è comunque riuscito a raccogliere un bottino importante di voti (28) e avrebbe potuto forse avere qualche maggiore chance nel caso le elezioni fossero proseguite per più turni. L’ex mezzofondista e presidente di World Athletics, è stato invece il vero grande sconfitto di questa tornata. La stampa britannica, per dire, lo aveva già incoronato in anticipo. La sua campagna è stata troppo orientata verso l’esterno e troppo poco verso chi lo avrebbe dovuto votare: i membri del CIO. Peraltro la decisione presa prima dell'inizio di Parigi 2024 di premiare con 50.000 dollari i vincitori di ori olimpici, non era stata affatto gradita da buona parte dei suoi colleghi. La sua figura molto ideologica e divisiva non è stata quindi ritenuta adatta da un corpo elettorale che tende a privilegiare la moderazione, la diplomazia e il basso profilo.

Alla fine, quindi, per quanto 49 voti rappresentasse la maggioranza minima per essere eletti, il fatto di averli ottenuti al primo turno ha rappresentato un autentico trionfo sia per la vincitrice, Kirsy Coventry, sia per chi l’ha sostenuta nell’ombra.

UNA VITTORIA DI BACH

Tutte le più accreditate ricostruzioni, fra cui anche quella del giornalista italiano Valerio Piccioni, concordano nel descrivere la vittoria di Coventry come un successo politico di Thomas Bach. La sua elezione a presidente è stata possibile soprattutto perché Bach si è convinto che nessuno fra i sette candidati fosse meglio di lei per preservare e promuovere la sua eredità.

Dopo averla individuata per la sua successione, quindi, Bach ha cominciato a muoversi dietro le quinte e si è speso per lei, sfruttando il fatto che la maggioranza dei membri del CIO, cooptata durante la presidenza del tedesco, non se l’è sentita di voltargli le spalle nell’ultimo grande voto della sua carriera olimpica. Carriera che comunque non si concluderà totalmente: il CIO infatti ha eletto Bach all’unanimità presidente onorario, un ruolo simbolico, certo, ma che gli permetterà di esercitare ancora una certa influenza informale all’interno del movimento olimpico.

Il peso di Bach e il suo tanto decisivo quanto silenzioso contributo per la vittoria finale non devono comunque far passare in secondo piano i meriti di Coventry, la cui esperienza politica acquisita in patria ha già avuto modo di essere testata nel consesso olimpico. L’ex nuotatrice ha infatti dimostrato di cavarsela egregiamente anche senza i costosi team di comunicazione mobilitati da alcuni rivali e di saper intrecciare in poco più di un decennio importanti reti d’amicizia all’interno del CIO.

Nelle sue prime apparizioni pubbliche da presidente del CIO, Coventry ha dimostrato una grande preparazione, che non era del tutto emersa durante la campagna elettorale. Quando gli hanno chiesto se la relazione con Trump in vista di Los Angeles 2028 sarebbe potuta essere difficile, con particolare riferimento ai visti e alla partecipazione di atlete transessuali, ha risposto: «Sono abituata ad avere a che fare con uomini difficili da quando avevo 20 anni [...] Ho imparato che la chiave è la comunicazione. Ed è ciò che avverrà. Sono convinta che il Presidente Trump è un grande amante dello sport e che vuole che questi Giochi siano un successo. Noi, però, non derogheremo dai nostri valori di solidarietà e ci impegneremo affinché ogni atleta che si qualifichi per i Giochi Olimpici abbia la possibilità di parteciparvi e di essere al sicuro».

Come già accennato, Bach adesso rimarrà in carica fino al 23 giugno. Il Presidente uscente ha comunque fatto sapere che in questo interludio non prenderà nessuna decisione sgradita alla futura presidente con cui si è già incontrato per facilitare la transizione. In attesa di prendere possesso dei suoi uffici per un periodo di otto anni, con l’opzione di una eventuale proroga di altri quattro, Coventry ha annunciato l’intenzione di rinunciare all’incarico di Ministra della gioventù in Zimbabwe e di trasferirsi, con il marito e le due figlie, a Losanna, dove il CIO ha il suo quartier generale.

Sui grandi temi che il movimento olimpico dovrà affrontare nel prossimo futuro, in primo luogo il destino della Russia, difficilmente Coventry si allontanerà radicalmente dall’approccio promosso in questi anni dalla presidenza Bach (anche se dalle prime dichiarazioni sembrerebbe più aperta a reintegrare la federazione russa all'interno del consesso olimpico). Delle differenze, però, ci saranno, inevitabilmente. Mentre il regno di Bach si era caratterizzato da un approccio piuttosto verticistico in cui le decisioni erano prese dal vertice presidenziale e imposte ai membri, Coventry ha lasciato intendere di prediligere un approccio più collettivo, richiamandosi anche alla filosofia sub-sahariana Ubuntu. Seguendo questo approccio, Coventry ha già fatto sapere che una delle sue prime mosse sarà quella di sedersi ad un tavolo assieme ai sei candidati sconfitti per valutare quali fra le loro proposte potranno entrare a far parte del suo programma presidenziale.

Tenendo presente la svolta in senso personalistico e verticistico attuata negli ultimi anni da molte organizzazioni sportive, su tutte la FIFA, se l’elezione di Coventry portasse davvero il movimento olimpico in una direzione più collegiale, sarebbe già un primo importante ed auspicabile risultato. Sembra poco, ma non lo è.

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