Il mercato di gennaio è quello in cui i campioni raramente si muovono, lo chiamano “di riparazione” perché è quello dove si tappano i buchi delle rose o si prova ad aggiungere un ultimo tassello se la stagione sta andando già bene. Ma è anche il momento in cui le squadre con l’acqua alla gola tentano di afferrare tutto quello che galleggia attorno, sperando di trovare la trave abbastanza grande da salvare la stagione. La Fiorentina, alla disperata ricerca di un attaccante, ha scommesso molto su Aleksandr Kokorin: non tanto in termini di cartellino (pagato meno di 5 milioni), ma per la lunghezza del contratto, che scadendo nell’estate del 2024 lo lega alla viola fino a 33 anni.
Negli ultimi tempi la Serie A sta guardando con sempre maggiore attenzione al mercato russo, anche perché i prezzi sono scesi, ma vista l’età e la travagliata carriera di Kokorin sembrava ormai tramontata l’occasione di vedere nell’"Europa che conta" uno dei più talentuosi giocatori russi della sua generazione.
Zolotaya molodezh
Kokorin è il classico esempio degli “zolotaya molodezh” o giovani d’oro, come vengono chiamati in Russia i giovani ricchi, che guidano macchine lussuose, spendono patrimoni nelle discoteche, che si muovono con atteggiamenti da gangster e apparentemente possono violare qualunque regola uscendone grazie ai soldi. Spesso sono figli degli oligarchi cresciuti nella nuova Russia, ma alcuni come Kokorin lo sono diventati da giovanissimi grazie al loro talento, ma non per questo sono più timidi. Spesso Kokorin si è distinto per comportamenti sconvenienti, come quando festeggiava un matrimonio di un amico in Ossezia facendosi filmare e fotografare mentre sparava in aria con delle pistole o quando ha passato la notte successiva all’eliminazione della Russia dall’Europeo spendendo, si dice, 250 mila euro in champagne in un club di Monaco.
Come sempre dopo si è presentato davanti alle telecamere per scusarsi, dopo l’Ossezia dicendo che sono le tradizioni locali e dopo Monaco che al party era capitato per caso insieme a un gruppo di russi che festeggiava un compleanno e che comunque non è vera la cifra che è circolata, visto che con quei soldi ci si potrebbe comprare un intero locale. In quel caso a difendere Kokorin ci aveva pensato addirittura Flavio Briatore tramite il proprio profilo di Instagram, confermando la versione di Kokorin e aggiungendo anche che il giocatore non aveva bevuto neanche una goccia di alcool.
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Chiamato anche Justin Bieber per la presunta somiglianza col cantante canadese, a partire dai capelli a caschetto e lo sguardo da bambino, ha raccontato lui stesso a SportExpress: «La somiglianza in effetti c’è, visto che anche mia madre mi ha confuso con lui sul giornale». Per dare un’idea, nel 2017 scriveva SportRu che googlando in russo “Kokorin vacanze” si ottenevano 457000 risultati, mentre “Kokorin gol” 380000 risultati.
Le cose per Kokorin cambiano una notte del 2018, quando insieme a un gruppo di amici (con lui c’erano il fratello Kirill Kokorin, l’amico Alexander Protasovitsky e l’amico calciatore Pavel Mamaev) prima da ubriaco molesta un tassista e poi insulta in maniera razzista e aggredisce un funzionario pubblico di origine coreana. Questo episodio, diverso da quelli in cui Kokorin poteva cospargersi il capo di cenere e scusarsi per passarla liscia, gli costa - oltre alla gogna mediatica - anche un anno di carcere per ripetuta e brutale aggressione dopo un processo seguitissimo dal pubblico russo. Sbattuto in copertina come simbolo di una generazione che finalmente deve subire le conseguenze delle proprie azioni e poi additato a massimo esempio di enorme talento bruciato dalla vita fuori dal campo.
Il giovane più talentuoso di Russia
Talento evidente Kokorin lo è da sempre, da quando ragazzino viveva a Valuyki, un paesino al confine con l’Ucraina e si chiamava ancora Aleksandr Kartashov (dal cognome del padre) e per questo veniva chiamato dai compagni di cortile “kartokha”, patata. Diventa Kokorin solo più tardi, quando sua madre si sposa per la seconda volta e lui prende il cognome del suo patrigno, un grande appassionato di calcio. Kokorin senior gioca con lui, lo porta per la prima volta allo stadio, gli fa da primo allenatore personale.
Fin dalle elementari Kokorin eccelle in ogni sport in cui si cimenta: basket, pallavolo, calcio, boxe. Gli ultimi due sono i suoi due preferiti, il primo per il patrigno, il secondo perché è lo sport più seguito in quella zona della Russia negli anni ’90. Finisce che a scuola la mattina si allena con la squadra di calcio, la sera fa boxe. Solo quando capisce che deve scegliere una strada se vuole farne una carriera si concentra solo sul calcio. Il suo idolo era Roberto Carlos, di cui aveva la maglia del Real Madrid e imitava in campo lo stile di gioco: correva su e giù per il campo e provava a calciare bombe non appena aveva la porta davanti.
Viene notato dall’insegnante di educazione fisica del villaggio vicino, Ivan Kaverin, ex giocatore dilettante della zona che però ha contatti addirittura nello Spartak Mosca. Kaverin riesce ad organizzargli un provino nella capitale, che va molto bene. Il problema è come gestire l’eventuale spostamento a Mosca, dato che lo Spartak non gli offre un alloggio, vista la giovane età. La famiglia Kokorin opta quindi per tentare un provino con il Lokomotiv, dove il giocatore convince talmente tanto gli osservatori da farsi offrire anche un alloggio a Mosca, nonostante normalmente il Lokomotiv lo faccia solo per i giocatori dai 14 anni in su. Kokorin di anni ne ha 11 e da quel momento va a vivere da solo a Mosca.
Gli allenatori nelle giovanili del Lokomotiv sono estasiati: stando allo stesso Kokorin, il brasiliano Paulo Nani, primo allenatore di Kaká, lo paragona al suo pupillo. L’allenatore Valery Staferov invece lo giudica un po’ viziato, ma al tempo stesso dice che: «A volte lo guardavamo quando aveva 12 anni e pensavamo: quel ragazzo sa già tutto sul campo da calcio, cos'altro può imparare?». Diventa una stella delle categorie giovanili russe, ma quando a 16 anni è alle porte della prima squadra un infortunio ne rallenta la progressione. Il Lokomotiv gli propone comunque il primo contratto da professionista, ma senza promuoverlo in prima squadra. A inserirsi tra Kokorin e la sua prima squadra è la Dinamo Mosca, che gli offre la promozione immediata in prima squadra e soprattutto il pagamento dello stipendio in dollari invece che rubli. Può sembrare un dettaglio, ma nella Russia di inizio secolo fa tutta la differenza del mondo in termini economici.
Nell’ottobre 2008, a pochi mesi dal sorprendete Europeo giocato dalla Russia di Hiddink, Kokorin esordisce con la Dinamo entrando nel secondo tempo di una partita contro il Saturn, con la squadra in svantaggio per 1-0. Pareggia poco dopo con una bomba di prima di collo pieno, dopo aver atteso il rimbalzo giusto prima di colpire. Ha 17 anni e 199 giorni ed è il più giovane marcatore nella storia della Dinamo. Tre giornate dopo segna il primo gol partendo da titolare, questa volta proprio contro il Lokomotiv, saltando prima il portiere in uscita con un pallonetto sul primo controllo e poi scavalcando il difensore con un secondo pallonetto che si infila dolcemente in rete.
La sua esplosione nella seconda parte di stagione aiuta la Dinamo a raggiungere il terzo posto, miglior risultato del nuovo secolo. Alla seconda stagione in prima squadra è già titolare, nonostante sia appena maggiorenne. Andrey Kobelev lo schiera esterno o seconda punta accanto alla stella Aleksandr Kerzhakov. Esordisce anche in Europa, segnando il gol della vittoria nell'andata dei preliminari contro il Celtic.
L’inizio di carriera è quello del prodigio, tanto folgorante da far pensare impossibile che - nonostante la giovanissima età - debba passare da momenti difficili. Invece alla terza stagione Kokorin non segna neanche un gol, anche perché dopo un avvio incerto viene bruscamente messo ai margini della formazione titolare dall’allenatore Miodrag Božović, che non lo ritiene pronto. L’arrivo di Sergej Silkin nel 2011 corrisponde con il ritorno di Kokorin alla ribalta: schierato come esterno indifferentemente a sinistra o a destra, con al centro l’esperta coppia Voronin-Kuranyi, segna 5 gol in campionato e viene votato miglior giovane del campionato russo. Nel novembre 2011 esordisce in nazionale e viene poi convocato agli Europei del 2012. La Russia di Dick Advocaat delude non passando il girone, ma i pochi minuti che gioca nella prima partita lo certificano come grande speranza dell’attacco russo del futuro.
Tra alti e bassi
In quell’estate l’Anzhi, proprietà dell’enigmatico oligarca Suleiman Kerimov a cui il Cremlino aveva “consigliato” di investire nel calcio, lo preleva per 19 milioni dalla Dinamo sfruttando una clausola del suo contratto. In Daghestan però Kokorin non rimane che poche settimane. Il prezzo delle azioni dell’Uralkali, gigante dei fertilizzanti, precipita del 25% e il suo maggiore azionista Kerimov è costretto a rivedere ogni piano di espansione nel calcio. Un mese dopo il trasferimento quindi Kokorin ritorna alla Dinamo Mosca senza neanche aver giocato una partita nella sua nuova squadra. Il fallito cambio d’aria probabilmente pesa sulle motivazioni di Kokorin che diventa più discontinuo in campo e ancora più famoso per la vita notturna.
Da quel momento la carriera di Kokorin entra in una fase stagnante, con dei picchi solo con la maglia della Russia di Fabio Capello. Al Mondiale del 2014 è il migliore della squadra: segna un gol nell’ultima partita ed è anche l’unico a parlare con i giornalisti al ritorno dalla deludente spedizione. Nella Dinamo invece gli infortuni si accumulano, tanto quanto le punzecchiature degli addetti ai lavori sulla sua forma fisica. Chervichenko, ex presidente dello Spartak, nel 2015 ha detto che Kokorin «è un gatto grasso che deve essere rimesso al suo posto».
Frase alla quale il giocatore ha risposto su Twitter mettendo una foto dello stesso Chervichenko prendendone in giro la stazza in modo secondo lui giocoso. Arrivano però anche i tentativi delle squadre europee di fargli lasciare la Russia: lui dice di essere pronto a giocare anche gratis per il Barcellona, sui giornali si parla di Arsenal e Roma come le squadre più vicine. A Roma viene spesso anche per ristabilirsi dagli infortuni a Villa Stuart e per vedere dal vivo il suo idolo Francesco Totti. Alla fine però è lo Zenit allenato da André Villas-Boas a metterlo sotto contratto nel gennaio del 2016.
Il passaggio allo Zenit è seguito dalla figuraccia agli Europei in Francia. Kokorin viene accusato di preferire il comfort del campionato russo invece di provare in campionati più impegnativi. Tuttavia l’esperienza a San Pietroburgo corrisponde al picco della carriera di Kokorin, ancora una volta sotto la gestione di un allenatore italiano. Nel 2017 arriva Roberto Mancini sulla panchina dello Zenit e - sebbene l’esperienza non vada come sperato - l’attuale allenatore dell’Italia aiuta l’esplosione di Kokorin facendone la stella della squadra.
Come gioca
Fisicamente prestante, Kokorin è un attaccante completo tecnicamente e veloce, che può essere schierato indifferentemente come prima, seconda punta o partendo dall’esterno. Ama svariare per il campo per trovare lo spazio dove ricevere o spazi da attaccare senza palla. È un maestro nei movimenti semicircolari per attaccare l’area di rigore. Come riassunto da Roberto Mancini in un’intervista dopo la firma con la Fiorentina: «Io mi limito a quello che ho visto sul campo e assicuro che Kokorin è un campione. Uno che per i mezzi a disposizione avrebbe potuto giocare in qualsiasi squadra, compreso il Real. Piedi raffinati, forte nel colpo di testa, prezioso per gli assist».
Ha la doppia dimensione del gioco spalle e fronte alla porta, il che lo rende un attaccante autosufficiente, ovvero un giocatore che è in grado con palla e senza di creare vantaggi posizionali alla sua squadra sia giocando in coppia che come unico riferimento offensivo. Sempre dall’intervista di Mancini: «Con i suoi mezzi può fare quello che vuole e giocare dove serve. Seconda punta, esterno e ovviamente centravanti. Con me partiva da destra, certo non gli mancavano i colpi per farsi spazio anche in area, dove servono forza e tecnica».
Anche quando parte dall’esterno, Kokorin preferisce ricevere nella fascia centrale del campo, tagliando con continuità dalla fascia verso l’area di rigore. Per questo da il meglio come seconda punta, quando ha la libertà di muoversi tra le linee e relazionarsi con i movimenti dei compagni d’attacco, ricevendo palla sui piedi per ripulire la giocata o per concluderla. Ha tutte le capacità per essere un attaccante che gioca sulla profondità, avendo uno stile di gioco molto verticale. Col passare degli anni è diventato sempre di più un giocatore che preferisce ricevere sui piedi però.
Parlo di attaccante autosufficiente perché a una eccellente tecnica di base nel controllo e nel tiro (anche nel colpo di testa) aggiunge creatività col pallone, sia nel gesto tecnico che nei tempi della giocata. Kokorin è uno di quegli attaccanti che può inventare dal nulla una giocata, un colpo di tacco o un filtrante geniale, ma che al tempo stesso può essere un fattore in area di rigore. Non ha un dribbling particolarmente elaborato nello stretto, usa il primo controllo per saltare l’uomo, ma in conduzione può saltare l’avversario con facilità. Quando ha spazio da attaccare, il suo calcio minimale assume una dimensione mortifera.
Non è quel tipo di attaccante che ha una giocata specifica in area di rigore. Spesso i suoi gol sono ispirati dal momento o dalla situazione di gioco, forse per questo alterna momenti in cui sembra entrargli tutto ad altri in cui sbaglia molto. Quando riesce a segnare con continuità, dimostra di essere il migliore attaccante russo della sua generazione.
La mancanza di continuità e di concentrazione sono però i grandi problemi di Kokorin, anche all’interno della stessa partita. L’attaccante russo va a fiammate, che bruciano forti, ma che possono spegnersi velocemente quando non è mentalmente connesso alla partita.
La sua versione migliore anche in termini di gol è quella con Mancini. Kokorin segna 19 gol in 35 partite, tra cui 9 gol nelle 13 presenze in Europa League, dove lo Zenit viene eliminato agli ottavi dal RB Lipsia. Proprio nella partita di ritorno però si rompe il legamento crociato del ginocchio, compromettendo la stagione della squadra e la sua carriera allo Zenit. Anche perché poche settimane dopo essere tornato in campo arriva l’aggressione e l’arresto. Lo Zenit gli rinnoverà il contratto una volta uscito di prigione, ma forse spinto dalla Federazione Russa lo manda in prestito “punitivo” al Sochi.
Nella città del sud della Russia, Kokorin gioca la seconda parte della stagione 2019/20 sempre da titolare. In 10 partite segna 7 gol e serve 3 assist. Al ritorno dal prestito viene liberato dallo Zenit e firma per i rivali dello Spartak Mosca, tornando nella capitale tra lo scetticismo generale, con il calcio russo che ormai non lo vede di buon occhio. Salta diverse partite per infortunio, finendo per restare ai margini della squadra di Domenico Tedesco, con cui segna 2 gol, su rigore, in 8 presenze.
Nel dicembre 2020, non contenti delle sue recenti prestazioni, gli hanno vietato di andare in vacanza prima del 31 dicembre, ma il 17 Kokorin era già alle Maldive. Per giustificarsi ha mandato allo Spartak tre report indipendenti che gli raccomandavano di fare almeno 3 settimane di vacanza.
Cosa può dare alla Fiorentina
Tornato dalle vacanze ha firmato per la Fiorentina diventando il secondo russo nella storia dei viola, dopo Andrei Kanchelskis tra il 1996 e il 1998. Lo stesso Kanchelskis è stato ovviamente intervistato a riguardo: «Penso che lui stesso capisce che la Fiorentina per lui è l'ultima possibilità di tornare in nazionale. Deve organizzarsi e pensare al calcio per 24 ore. Perché tutto inizia dalla testa. Questa è un'ottima occasione per ricominciare la carriera e la vita». In un’altra intervista ha poi parlato della barriera linguistica come la prima cosa da abbattere: «La cosa più difficile che lo attende è la barriera linguistica. Ha bisogno di comunicare meno attraverso il traduttore. Sì, in un primo momento sarà più utile utilizzare i gesti, ma la lingua italiana non è molto complessa, deve fare in modo di impararla e iniziare a comunicare con la squadra nello spogliatoio, e fuori, nella vita quotidiana».
Più che le questioni tattiche anche per Kokorin la lunghezza del periodo di ambientamento sarà cruciale: «Io ho parlato con il mister tre giorni fa, mi ha chiesto in che posizione posso dimostrare il mio valore al meglio e gli ho risposto che posso giocare ovunque, anche se preferisco partire da destra. Prandelli mi ha spiegato come intende giocare e mi ha promesso che mi avrebbe dato tutto il tempo per adattarmi. Credo che sarà necessario un mese». Sulla stessa lunghezza d’onda è Fabio Capello, uno dei suoi più famosi estimatori: «Ha qualità tecniche importanti. L'unica riserva che ho è l'adattamento al calcio italiano, potenzialmente è un giocatore completo. I russi hanno sempre un po' faticato fuori dal loro campionato, ma sulla base delle caratteristiche tecniche non posso che avere un'opinione positiva. Poi conta sempre la testa e la fiducia che saprà trasmettergli l’allenatore».
Il mercato di gennaio ha una sua bellezza non sublime ma comunque particolare, nell’essere il regno dei disperati, dei sognatori e degli scommettitori incalliti. Nel prendere Aleksandr Kokorin in questo momento storico, la Fiorentina ha mostrato un po’ di tutte e tre queste cose. Dovesse riuscire ad adattarsi rapidamente, la Fiorentina avrebbe per il girone di ritorno l’attaccante versatile che manca in rosa. Un giocatore che può adattarsi a qualunque calcio voglia fare Prandelli, magari segnando anche qualche gol pesante in termini di classifica. Non dovesse riuscire ad ambientarsi, non sarebbe certo un carattere facile da gestire, ma farebbe la gioia dei giornali che avrebbero sempre qualcosa di nuovo da scrivere fin quando sarà a Firenze.
C’è scetticismo in Russia riguardo la sua nuova esperienza a Firenze. Per dire lo Zar del calcio russo tra gli anni ’90 e inizio 2000 ed ex stella dello Spartak e del Celta Vigo, Aleksandr Mostovoy, dubita che possa fare bene alla Fiorentina. Considerato dall’opinione pubblica russa arrogante, poco abituato ad allenarsi seriamente e più portato alla parola che ai fatti in campo, non sono in molti a credere in un suo successo a Firenze. Le difficoltà di ambientamento dei talenti russi in Europa sono stranote e la prospettiva che gli viene pronosticata è quella di un ritorno in Russia con la coda fra le gambe dopo aver conquistato però i locali di Forte dei Marmi.
Da questo punto di vista forse l’essere arrivato in inverno, in un momento storico in cui la vita sociale è stata praticamente azzerata dalla pandemia, potrebbe aiutarlo a focalizzarsi di più sul campo, in quella che lui stesso ha definito l’ultima occasione della carriera dopo essersele praticamente bruciate tutte in Russia. Basta non pensare troppo alla famosa favola cinese del rospo e dello scorpione.