
C’è qualcosa di mistico nei numeri di Kolo Muani con la Juventus fin qui: 261 minuti in campo, 75 tocchi totali, 36 passaggi tentati, 22 riusciti, 4 tiri in porta, 5 gol.
Nessuno ha fatto meglio di lui a livello realizzativo nelle prime tre partite di Serie A da quando ci sono i tre punti. Un record un po’ acchiappato per i capelli, su cui però l’agenda sportiva si è buttata a pesce: Nessuno come lui nella storia: l'impatto RECORD di Kolo Muani, o Kolo Muani sì: sta cambiando la storia della Serie A, oppure Kolo Muani da record: nessuno ha impattato meglio in Serie A negli ultimi 30 anni sono solo alcuni dei titoli degli articoli dedicati al francese per evidenziarne l’impatto immediato e straordinario su una Juventus sempre sull’orlo del baratro.
L’IMPATTO DI KOLO MUANI
Ma il contributo di Kolo Muani non si ferma ai gol, per quanto siano stati importanti. Il francese è una ventata d’aria fresca, un giocatore nuovo che non si porta dietro la negatività che sembra essere entrata nella testa della rosa della Juventus negli ultimi mesi. Un giocatore che ha voglia di spaccare il mondo, dopo i mesi passati ai margini al PSG, e non ha paura di rischiare. Per accorgersene basta guardare la sua prima giocata in bianconero.
Kolo Muani riceve il pallone da un rimpallo, e ancora prima di farlo si è già girato per puntare la porta. Il tentativo di dribbling fallisce, ma questo non lo spinge a fermarsi con le mani sui fianchi: subito dopo va a pressare Spinazzola recuperando il possesso. Certo, idealmente avrebbe dovuto superare Rrahmani e calciare sotto l’incrocio, ma il calcio è fatto anche da errori e da come reagisci a questi errori.
Il problema per lui, e per la Juventus, è che questo primo pallone toccato è arrivato dopo quasi nove minuti di gioco. Contro il Napoli la squadra di Motta ha giocato un buon primo tempo (prima di un terribile secondo), eppure non è mai riuscita a mettere Kolo Muani nelle condizioni di attaccare la porta in maniera diretta o anche solo di dargli palloni in area di rigore. Il gol segnato a fine primo tempo, per quanto pregevole nella sua girata spalle alla porta, è stato infatti piuttosto casuale, con l’assist arrivato da un tentativo maldestro di Anguissa di anticipare Koopmeiners.
Una difficoltà che si è confermata anche nelle partite contro Empoli e Como, con il francese che ha dovuto raccattare i suoi gol nella spazzatura della partita, massimizzando ogni singolo pallone avuto. Con l’Empoli in maniera piuttosto letterale: nel primo gol gli è bastato un lancio laterale impreciso di Koopmeiners su cui Kolo Muani, invece di fermarsi, è andato a disturbare l’intervento di testa di Goglichidze, con il difensore georgiano che prima è stato impreciso nella sua giocata, e poi è caduto a terra dopo il contrasto, lasciando via libera al francese che davanti a Vasquez non ha sbagliato. Nel secondo gol invece, gli è bastato esistere, cioè trovarsi sulla traiettoria di Weah.
Anche qui non si può dire che i suoi compagni abbiano fatto chissà cosa per assecondarlo. Semplicemente il francese è stato proattivo, diretto, presente, soprattutto ha dimostrato di avere voglia di incidere, di fare, finendo per ribaltare nel giro di due minuti una partita che sembrava stregata, e che magari senza di lui sarebbe finita male. Contro il Como è stato ancora più evidente: Kolo Muani ha segnato due gol con un tiro e un rigore. Il tiro è arrivato dopo un’azione in solitaria, su un pallone ricevuto appena dopo metà campo e calciato forte sotto la traversa dopo aver irretito di finte Dossena.
Con Kolo Muani in campo la Juventus non ha giocato particolarmente meglio rispetto alle partite precedenti, non ha creato di più, né migliorato la qualità delle sue occasioni. Il francese non ha svoltato l’attacco della squadra di Motta, anzi a vedere i numeri senza contare i gol, si direbbe il contrario: in confronto con Vlahovic, Kolo Muani tira meno (1.63 a 3.27 per 90 minuti), crea meno xG (0.22 a 0.36), si prende tiri con una qualità appena migliore (0.13 xG/per tiro a 0.11), gioca praticamente lo stesso numero di passaggi chiave (0.65 a 0.62 per ‘90). Quello che cambia, ovviamente, è l’efficienza sotto porta: Kolo Muani segna 1.67 gol per 90 minuti, Vlahovic 0.49; Kolo Muani centra la porta con l’80% dei suoi tiri, Vlahovic con il 28%; Kolo Muani ha una percentuale di conversione dell’80%, Vlahovic dell’8%.

Dal confronto tra i radar di Statsbomb dei due, per quanto il campione di Kolo Muani sia davvero minimo, si evidenzia anche come il francese dribbli molto più di Vlahovic, perché appunto è più diretto verso la porta, e sia molto più reattivo quando si tratta di pressare gli avversari.
Ovviamente sono numeri, quelli del francese, destinati a crollare. Lo dice la sua carriera e lo dice anche il semplice buon senso, visto che non esistono centravanti in grado di tenere questa media gol neanche nell’élite del ruolo, e lui non ne fa parte. Ad aumentare allora devono essere le occasioni avute, soprattutto quelle che non si crea da solo, ma in cui viene assistito dai compagni, visto che finora si può dire che non ha ricevuto nessun vero assist (almeno non voluto). Come fare?
UNA NUOVA JUVENTUS?
È una questione interessante: Kolo Muani non è, o almeno non sarebbe, il centravanti ideale per il gioco di Thiago Motta come l’abbiamo pensato finora. Se prendiamo Zirkzee come riferimento, il francese non gli si avvicina molto: non ha un grande gioco spalle alla porta, non ha una grande tecnica di base, non ha neanche una visione di gioco particolarmente esaltante. Kolo Muani è un centravanti che attacca la profondità, diretto e verticale, che ama giocare in spazi larghi dove può vincere i duelli con gli avversari non con la tecnica ma con il suo atletismo, che per la Serie A è piuttosto debordante. Così ha segnato finora, così è probabile che segnerà in futuro.
La Juventus fin qui è stata una squadra che offensivamente ha preferito avere il controllo della partita, tenere il pallone e occupare la trequarti avversaria con pazienza, in maniera posizionale. Un sistema di gioco che ha funzionato in pochi momenti della stagione, mostrando i limiti dei giocatori in campo nel creare occasioni contro difese chiuse, limiti che teoricamente dovrebbe avere anche Kolo Muani (è difficile fare previsioni su un centravanti che fin qui sta facendo poco di quanto potevamo aspettarci). Per venire incontro alle caratteristiche del suo centravanti Thiago Motta è disposto a rivedere le sue idee? Mettere su una squadra molto più diretta, che dopo il recupero del pallone prova a raggiungere i suoi attaccanti il più presto possibile? Sempre sulla carta, dove tutto è più facile, un gioco più diretto aiuterebbe diversi giocatori della rosa, giocatori che in questo momento stanno rendendo meno delle attese.
Qualcosa si è visto contro il Como: la Juventus, che è la seconda squadra della Serie A per possesso, ha avuto meno il pallone rispetto all’avversario (52.2% a 47.8%), cercando con più insistenza il lancio lungo rispetto al solito. Certo, è sembrato più merito della pressione del Como che non una scelta voluta, e si può dire che il risultato non sia stato un granché, visto che la prova di squadra è stata insufficiente, e la vittoria è stata l’unico aspetto positivo.
Ma l’impatto di Kolo Muani sembra essere anche questo: una squadra che a questo punto della stagione ha accettato i suoi limiti e cerca di aggirarli in qualunque modo pur di vincere e rimanere attaccata agli obiettivi stagionali, anche ignorando i problemi che si porta dietro.
LA CONVIVENZA CON VLAHOVIC
Uno di questi, forse il più grande, è il futuro di Dusan Vlahovic. Contro il Como il serbo non si è neanche scaldato, e Motta ha finito i cambi senza pensare a lui, nonostante la partita fosse in bilico. La sua esperienza alla Juventus è sempre più appesa a un filo, ma rimane un investimento importante, il più importante fatto dalla società in questi anni, che rischia di passare in panchina i prossimi mesi. Al momento per Motta non sembra neanche un dualismo il loro, ma c’è una precisa gerarchia. Anche stasera contro il PSV probabilmente sarà il francese a partire titolare.
Contro l’Empoli hanno giocato insieme gli ultimi 20 minuti. Vlahovic è entrato al posto di Yildiz, con Kolo Muani che si è allargato a sinistra e il serbo al centro dell’attacco. Per indole, o per richieste di Motta, il francese tendeva a tagliare dentro al campo e agire spesso come punta accanto al serbo. La Juventus ha segnato due gol, di cui uno Vlahovic, ma contro un avversario alla ricerca del pareggio e con un uomo in meno, quindi è difficile trarre delle conclusioni.
Sappiamo che Kolo Muani ha giocato anche da esterno in carriera, ma sarebbe quasi surreale toglierlo ora dal centro dell’attacco. E se i due giocassero insieme al centro allora? Al momento il ruolo di trequartista, quello alle spalle della punta, è quello che funziona peggio.
Koopmeienrs non ci si trova, McKennie lo fa con grande spirito ma non si può dire che abbia risolto i problemi creativi della Juventus. Perché non provarci con Vlahovic? Il serbo in Nazionale ha giocato insieme a Mitrovic, e magari avere un compagno qualche metro avanti che possa togliergli le pressioni della difesa avversaria, allungandola, e quelle mentali di dover fare sempre gol, potrebbe aiutarlo. In una squadra più diretta, in cui magari non deve ricevere spalle alla porta, ma in caso può anche allargarsi sull’esterno e puntare la porta, potrebbe rivitalizzarsi e poi in estate si vedrà, anche perché il francese è in prestito secco. Non dico che sia la soluzione ideale, per un calciatore pagato 80 milioni per fare il centravanti. Ma non è che quella attuale, cioè stare in panchina, sia migliore.
Thiago Motta non è però un allenatore molto disposto ai compromessi ed è stata questa la sua forza, quella che l'ha portato fino alla panchina della Juventus. Da Kolo Muani ha trovato magari non quello che cercava, ma quello di cui aveva bisogno: qualcuno che facesse gol, a prescindere da come. Qualcuno, insomma, che mascherasse i problemi. I problemi però ci sono ancora e non basterà il francese per risolverli tutti.