
La massima secondo cui le fortune delle grandi squadre passano per i piedi e per i gol dei propri attaccanti si è molto complicata negli ultimi anni. Non solo il ruolo della punta si è evoluto di per sé, abbandonando il modello del finalizzatore puro, ma l’influenza sempre più grande del calcio associativo o relazionale ha anche sfumato i confini tra le sue funzioni. Da “fissatore” ed “attrattore”, il centravanti è passato ad essere parte integrante nello sviluppo del gioco, abbassandosi a ricevere spalle alla porta e relazionandosi con i compagni su tutto il fronte offensivo, con movimenti che non si sviluppano solo su assi verticali (vertice o profondità) ma anche orizzontali, in base alla posizione della palla.
Tutta questa complessità è emersa nello scontro tra le idee di Thiago Motta e la rosa della Juventus, che non riesce a trovare un proprio attaccante di riferimento. La debacle di domenica sera contro l’Atalanta in qualche modo lo ha confermato: la Juventus è apparsa più spaesata che mai e Thiago Motta non ha modificato la sua impostazione, alternando nuovamente gli attaccanti a disposizione, Kolo Muani e Dušan Vlahović.
È l'ennesimo momento della stagione in cui la Juventus cade rovinosamente dopo brevi e illusori periodi di rinascita. E ora che i bianconeri si ritrovano nei guai, si torna a cercare nuove soluzioni, a partire dall'attacco. Certo, siamo in una fase avanzata della stagione, ma vale comunque la pena chiederselo, anche solo per il futuro: alla squadra di Thiago Motta gioverebbe la convivenza tra Vlahović e Kolo Muani? E se sì, in che modalità?
La scorsa stagione Thiago Motta aveva esaltato il Bologna attraverso un calcio associativo, con movimenti fluidi in quasi tutte le posizioni. “Per ottenere un calcio dominante bisogna non avere paura del pallone”, aveva scritto nel 2020 nella sua tesi del corso UEFA PRO dal titolo Il pallone al centro di tutto "Per un calcio d’attacco bisogna volere e ottenere il possesso della palla. La fase difensiva deve essere volta al recupero più rapido e possibile della palla”. Come sappiamo, arrivato alla Juventus, Thiago Motta ha dovuto scontrarsi con una realtà molto diversa, a partire dal reparto offensivo, dove Dušan Vlahović non poteva offrire le stesse caratteristiche di Joshua Zirkzee. Nel mercato invernale la società gli ha messo a disposizione Randal Kolo Muani, che in poco tempo si è preso il posto da titolare con la sua capacità di nascondere i difetti della Juventus grazie a un gioco diretto e verticale.
Kolo Muani ha segnato 5 gol nelle prime 3 partite di campionato giocate, e sembrava poter svoltare la stagione della Juventus, ma i suoi numeri inevitabilmente si sono normalizzati. Allo stesso tempo, è emersa la questione della convivenza con Vlahović. Davvero la Juventus non aveva più bisogno del suo centravanti di riferimento degli ultimi anni, tra i più pagati della rosa? Finora i due hanno giocato una sola partita insieme dal primo minuto - il disastroso quarto di finale di Coppa Italia contro l’Empoli - e per di più con Kolo Muani nell’insolita posizione (almeno da quando è alla Juve) di ala destra.
LA STAGIONE DI DUSAN VLAHOVIĆ
Nella prima parte di stagione Thiago Motta aveva cercato di trovare un compromesso tra le caratteristiche di Vlahović e le sue idee. Il serbo è stato un punto fermo nel 4-2-3-1 della prima parte di stagione, va detto anche per l’assenza di un back-up di ruolo a causa della lungodegenza di Arkadiusz Milik e degli infortuni muscolari di Nico Gonzalez, anch’egli testato come “falso nove”.
Nonostante l’indiscussa titolarità, Vlahović però non è mai sembrato a suo agio. Ha realizzato 7 reti nelle prime 15 gare di Serie A, andando a segno in 5 occasioni (meglio in Champions League, con 4 gol in 548’), ma non è parso mai connesso al gioco del suo allenatore.
Motta ha assegnato a Vlahović prevalentemente tre funzioni: vertice sui passaggi chiave/verticalizzazioni (in particolare contro le squadre che pressano in parità numerica) e successiva giocata a sostegno, terzo uomo in zona di rifinitura e attrattore per liberare lo spazio per l’inserimento dei compagni.
Le richieste di Thiago Motta sembrano però aver messo in evidenza le difficoltà associative di Vlahović, per via delle sue doti tecniche non particolarmente raffinate nello stretto. Nella situazione di gioco da vertice, per dire, Vlahović raramente è stato preciso. Nell’immagine qui sotto, contro l'Udinese, l’attaccante serbo restituisce a Cambiaso una palla difficile da controllare, con una traiettoria che punta verso l’alto. Sempre contro l’Udinese, nella partita giocata a novembre, è emersa un’ulteriore difficoltà dell’attaccante serbo: in una situazione di palla aperta di Weah, Vlahovic è rimasto “a metà strada” tra l’occupazione dello spazio tra i giocatori avversari per ricevere fronte porta (richiesta di Motta) e il taglio in profondità, con una postura che ha di fatto obbligato il compagno a tenere palla e provare una conclusione una volta chiuse le linee di passaggio.

La ridotta predisposizione di Vlahović a fungere da attaccante di manovra ha obbligato la Juventus a sviluppare maggiormente le azioni offensive attraverso le catene laterali, in particolare a sinistra sull’asse Cambiaso-Thuram-Yildiz, per poi cercare di arrivare in area con il cross.
È già una differenza sostanziale rispetto al Bologna della scorsa stagione. Le seguenti season heat-map mostrano le differenti occupazioni tra Vlahović (a sinistra) e Zirkzee nel Bologna (a destra): il primo ha la sua zona di maggior ricezione (in rosso) dentro l’area di rigore, mentre il secondo in zona di rifinitura.
Tra allenatore e giocatore c’è stato anche qualche piccolo screzio. Il primo durante la sosta per le Nazionali a novembre dello scorso anno. «È più semplice per me giocare insieme ad un altro attaccante, specie se forte come Mitrović», ha detto Vlahović dopo una partita con la Serbia. «Lui ingaggia tanti duelli, fa la sponda e mi apre lo spazio: in questo modo posso sfruttare al meglio le mie caratteristiche anche perché il CT Stojković mi ha liberato dai compiti difensivi. Il che è positivo per un giocatore con la mia struttura fisica: quando presso e rincorro gli avversari, poi rischio di arrivare stanco e meno lucido in fase di finalizzazione». Nella successiva conferenza stampa pre-partita della Juventus, era arrivata la replica di Thiago Motta, che ha lasciato poco spazio ad eventuali lamentele: «Ho fiducia nei miei giocatori, sanno cosa dobbiamo fare. Penso che lo faranno, sia in fase difensiva che offensiva. Siamo tutti d’accordo, è un obbligo e non un’opzione».
Difficile capire se sia stato questo o l’infortunio muscolare dopo la Supercoppa italiana contro il Milan il 3 gennaio. In ogni caso, Vlahović all’inizio di quest’anno ha perso il posto da titolare, prima per Nico Gonzalez e poi per il neoarrivato Kolo Muani. Inizialmente l'argentino sembrava poter incarnare il prototipo di attaccante ricercato da Motta. Nella partita di campionato contro il Milan, per esempio, Nico ha messo in difficoltà la retroguardia rossonera occupando i mezzi spazi, in particolare sul lato sinistro juventino.
Forse era merito anche dei miglioramenti della Juventus di quei giorni, ma anche Vlahović, contro il Cagliari il 23 febbraio, aveva dimostrato di possedere margini di crescita, soprattutto nel dinamismo sul fronte offensivo e sulla qualità nella ricezione dei passaggi chiave con postura aperta per favorire una successiva giocata in avanti.
L’ACQUISTO DI KOLO MUANI
L’acquisto di Kolo Muani però ha di nuovo rimescolato le carte. Come detto, Motta lo ha scelto subito come titolare, cercando di venire incontro alle sue caratteristiche con un gioco più diretto, e il suo impatto è stato impressionante: 5 reti nelle prime 3 partite, primo calciatore nella storia della Juventus a riuscirci nell’era dei tre punti. Nelle sue precedenti esperienze aveva superato quota venti reti stagionali solo nel 2022/2023 con l’Eintracht Francoforte. Oggi che però anche i suoi dividendi sembrano essersi esauriti, viene da chiedersi se lui e Vlahović non possano giocare insieme. E poiché è difficile immaginare il serbo in un ruolo diverso da quello di prima punta, come potrebbe svilupparsi questa convivenza?
In 36 partite disputate in Ligue 1 con il Paris Saint Germain, Kolo Muani è stato schierato 23 volte da punta centrale e 13 volte come esterno (7 a sinistra e 6 a destra). Sulle corsie laterali il giocatore francese sembra esprimere al meglio le sue qualità fisiche, perché può puntare con facilità il riferimento in uno contro uno nello spazio ampio ed essere altruista nella rifinitura.
Da attaccante, invece, Kolo Muani ha giocato sia come riferimento unico (nel 4-2-3-1) che in un attacco a due. Contro l’Italia nell’ultima gara di Nations League del 17 settembre, ad esempio, ha condiviso il reparto offensivo con Marcus Thuram, in un 4-3-1-2 orfano sia di Griezmann che di Mbappé.
In area di rigore è molto abile nel colpo di testa con ottima elevazione, e infatti molte delle sue reti con la Francia sono arrivate in questo modo. Nella semifinale contro la Spagna agli scorsi Europei, per dire, si è reso protagonista del gol del momentaneo 1-0 con uno smarcamento sul secondo palo alle spalle del marcatore e colpo di testa su un cross morbido di Mbappé. Interessanti anche le sue mansioni senza palla in quella partita, con un gran lavoro nello schermare le giocate sul play avversario, Rodri.
Le notizie positive più inattese di queste prime partite di Kolo Muani con la Juventus, però, riguardano la sua pulizia tecnica (basti pensare all’assist per Conceinçao per l’1-0 contro l’Inter) e la sua predisposizione alle combinazioni sul corto (cresciuta nell’ultimo periodo con il PSG sotto Luis Enrique).
Il suo coinvolgimento anche in situazioni diverse dall’attacco della profondità si è visto ad esempio nella partita contro l’Hellas Verona. Kolo Muani ha partecipato maggiormente allo sviluppo bianconero, muovendosi anche nei mezzi spazi, rivelandosi fondamentale per superare il problema bianconero di trasformare la superiorità territoriale in occasioni.
La fluidità posizionale è stata favorita dalla struttura offensiva della Juventus. Il 4-2-3-1 sulla carta, si trasformava in un 3+1 o 3+2 molto dinamico (in base alla posizione di Thuram e Locatelli) con Yildiz che da esterno destro si accentrava per lasciare l’ampiezza a Weah, mentre a sinistra fissava l'ampiezza Nico Gonzalez, con Cambiaso libero di muoversi dentro al campo. McKennie e Kolo Muani, trequartista e punta “di partenza”, si adattavano in maniera dinamica alle occupazioni dei compagni.

Il suo contributo è stato evidente nel gol dell’1-0. La Juventus è tornata a sfruttare la sua catena più forte, a sinistra, sovraccaricando l’ampiezza con Nico Gonzalez, Cambiaso e Yildiz, mentre Locatelli e Kolo Muani hanno portato superiorità numerica e posizionale andando in zona palla. Il gioco a muro tra quest’ultimi due ha destabilizzato la struttura difensiva avversaria, permettendo a Yildiz di accentrarsi e portare con sé due giocatori per liberare il corridoio laterale per Cambiaso, che poi ha effettuato il cut-back per l’inserimento vincente di Thuram.
L’attaccante francese ha svolto un altro movimento decisivo: dopo aver rigiocato palla a Locatelli, ha attaccato la porta attraendo verso il basso la linea di difesa avversaria, e lasciando così la “golden zone” libera al suo giovane connazionale.
Da questo punto di vista sono abbastanza impressionanti alcuni dati di Kolo Muani: i 0,16 di Expected Assist per 90 minuti, terzo in rosa solo dopo Francisco Conceinçao e Douglas Luiz, o i 1,43 passaggi chiave per 90 minuti (un valore più che doppio rispetto ai 0,68 di Vlahović). Insomma, Kolo Muani sembra avere un impatto diretto sulla pericolosità della Juventus.
Certo, il francese sta beneficiando della metamorfosi del gioco di Thiago Motta. Anche dai dati, infatti, è evidente come la Juventus cerchi una maggiore verticalità (aumento di Goalkeeper Pass Lenght, lunghezza media dei passaggi del portiere) e minor numero di passaggi da situazioni di gioco (Open Play Passes). Gli xG sono leggermente superiori alla media (1,32 di xG contro 1,21), così come i tiri, ma è rimasto identico il valore di xG/Shot, segno che la qualità dei singoli tiri è diminuita. È cambiata più che altro la modalità con cui la Juventus va al tiro: più occasioni da contropiede partito dalla propria metà campo, mentre sono inferiori alla media i tiri provenienti da transizioni offensive con palla recuperata da pressione alta (High Press Shots). In diminuzione anche la percentuale dei passaggi di una squadra verso l’area di rigore attraverso cross, segno che la Juventus con Kolo Muani in campo ricerca in quantità minore la rifinitura attraverso palla laterale (da fuori l’area di rigore). Il valore che è cresciuto maggiormente è l’OBV (Overall Base Value), metrica avanzata che quantifica il valore complessivo (con valori positivi o negativi) di un’azione, dato dalla somma dei singoli OBV dati dalle azioni individuali. Più è alto il valore di OBV, più una squadra crea azioni di gioco “migliori” dal punto di vista qualitativo e occasioni più pericolose.
VLAHOVIĆ E KOLO MUANI INSIEME
È possibile che i due giochino insieme in questo nuovo contesto tattico, quindi? Chissà, magari potrebbe aiutarli a trovare un’intesa? Kolo Muani e Vlahović hanno giocato insieme in tre occasioni: una dal primo minuto (contro l’Empoli in Coppa Italia) e due a gara in corso (dal 65’ contro l’Empoli in campionato e dal 62’ contro il Cagliari). Dopo la partita contro il Como di inizio febbraio, che ha visto protagonista proprio Kolo Muani con una doppietta, Thiago Motta è sembrato sensibile all’argomento, parlando dell’atteggiamento di Vlahović. «Dušan ha aiutato la squadra fino ad oggi, è stato un giocatore importante perché anche in condizioni non ottimali ha giocato con un atteggiamento fantastico», ha detto Motta. «Oggi è stato il primo a correre dietro a Kolo Muani dopo il 2-1 e sono convinto che aiuterà fino alla fine della stagione, perché si impegna sempre, si allena bene e ha l’atteggiamento giusto».
Contro l’Empoli, ancora prima della partita contro il Como, Motta aveva provato a farli convivere spostando Kolo Muani sulla sinistra, con il numero nove bianconero in zona centrale. Un impiego ripetuto anche contro il Cagliari (23 febbraio), ma a destra, quando Kolo Muani è subentrato a Conceinçao. In quell’occasione il francese aveva il compito di lavorare dentro al campo con Weah largo (in azzurro) e ricevere nei mezzi spazi, con Vlahovic a fissare la linea di difesa avversaria.
Lo potete vedere nella gallery qui sotto. Kolo Muani si abbassa per ricevere il passaggio diagonale di Cambiaso, con il serbo pronto ad attaccare la profondità. In fase di non possesso, invece, il francese si allargava a riformare il 4-4-2 o 4-2-3-1, situazione da cui, grazie a una conquista bassa, Vlahović ha avuto un’occasione in contropiede a tu per tu con il portiere.
In questo scenario, con queste compiti, è stato più raro vedere Kolo Muani attaccare la difesa avversaria in transizione offensiva, forse la situazione in cui eccelle.
Nei quarti di finale di Coppa Italia, che hanno sancito l’uscita della Juventus ai rigori contro l’Empoli, i due attaccanti sono stati schierati insieme dal primo minuto. Come contro il Cagliari, Kolo Muani è partito da esterno destro sulla corsia con Weah, ma con grande libertà di movimento. Le dinamiche sono state molto simili alla partita precedente, anche se il francese è riuscito a creare più situazioni di uno contro uno sull’esterno. In particolare nei momenti di pressione più aggressiva dell’Empoli, con i toscani orientati sui riferimenti, Kolo Muani è riuscito ad attaccare la profondità alle spalle del marcatore partendo largo.

Gli attacchi alla linea non sono stati effettuati solo verticalmente, ma anche da fuori a dentro, sfruttando il gioco associativo e i movimenti a svuotare di McKennie, oltre alla funzione di Vlahović di fissare il suo marcatore. Kolo Muani partiva largo a destra, ma leggeva lo spazio centrale e tagliava tra i difensori avversari per poi appoggiare al compagno d'attacco.
McKennie e il francese si sono associati con qualità con tanto di escadinha tipica del gioco relazionale, mentre in alcune occasioni con Vlahović è accaduta una sovrapposizione di occupazioni.
Insomma, anche se l’unico esempio di convivenza tra i due è legato a un ricordo nefasto per i tifosi bianconeri, le basi sembrano esserci. Da quello che si è visto, Vlahović infatti sembra aver bisogno di Kolo Muani (molto più di quanto Kolo Muani abbia bisogno di Vlahović). D’altra parte lo ha detto lo stesso Vlahović che gioca meglio con una punta al suo fianco che gli tolga dei compiti in manovra.
Da questo punto di vista, Kolo Muani potrebbe essergli utile giocando esterno in un 4-2-3-1, in particolare contro squadre che difendono uomo su uomo, per avere due giocatori pronti ad attaccare la profondità o alternandosi nella funzione di attrattore/invasore. Certo, questa scelta implicherebbe l’esclusione di tre tra Yildiz, Nico Gonzalez, Conceinçao e Mbagula - insomma ci sarebbe bisogno di decisioni forti da parte di Thiago Motta. Il lato da occupare (come nelle due gare analizzate) sarebbe il destro, mentre a sinistra con Cambiaso avrebbe un compito più orientato a fissare l’ampiezza.
Questo non esclude che in alcune partite Kolo Muani possa giocare anche seconda punta (magari in un 4-4-2 o anche in un 3-5-2, perché no?) per dare imprevedibilità negli ultimi trenta metri e occupare l’area con due attaccanti abili nel duello aereo. Vlahović, in un sistema di questo tipo, potrebbe concentrarsi maggiormente sulla finalizzazione, lasciando al francese i compiti di raccordo e libertà di movimento su entrambi lati per creare superiorità posizionali e relazionali. Il passaggio a questo sistema di gioco obbligherebbe Thiago Motta a ridisegnare le occupazioni dei centrocampisti e a lasciare in panchina giocatori come Koopmeiners, McKennie o Thuram. Anche qui: scelte complicate.
Se queste soluzioni potrebbero aiutare Vlahović, lo stesso non si può dire di Kolo Muani, che sembra per paradosso più autosufficiente. Questo pone delle questioni difficili e quindi interessanti in vista della costruzione della squadra del prossimo anno (sempre che l'allenatore rimanga Thiago Motta). Date le premesse, ha ancora senso puntare su Vlahović? E, allo stesso modo, ha senso puntare su Kolo Muani, per cui bisognerà trattare duramente con il PSG e per il quale Thiago Motta dovrebbe rivedere una buona parte delle proprie idee? Il francese ha giocato con qualità con uno o più trequartisti abili alle sue spalle e ha dimostrato di poter essere il riferimento alto nelle situazioni di transizione offensiva, ma di certo non rappresenta l'ideale platonico del cosiddetto “attaccante di manovra”.
La riuscita di quest’ultima parte di stagione, insomma, sarà importante per capire non solo il futuro di Thiago Motta ma anche che forma prenderà la Juventus del futuro. La presenza dei due attaccanti bianconeri in campo contemporaneamente è legata sia alla volontà di puntare forte su Kolo Muani in futuro sia su quella di “recuperare” Vlahović, attaccante acquistato tre stagioni fa a 80 milioni di euro e su cui oggi in pochi scommetterebbero. Siamo sicuri che questa volontà esista ancora?