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Cosa può dare Koopmeiners alla Juventus
29 ago 2024
29 ago 2024
Perché i bianconeri l'hanno voluto a tutti i costi.
(foto)
IMAGO / BSR Agency
(foto) IMAGO / BSR Agency
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È stata la telenovela del calciomercato italiano, una trattativa che è sembrata durare anni, che è stata anche sgradevole nella sua dinamica e che alla fine si è risolta con il passaggio di Teun Koopmeiners alla Juventus per 52 milioni più 6 di bonus.

Ma perché i bianconeri l’hanno inseguito con tanto ardore, fino a ingaggiare questo tira e molla stucchevole con l’Atalanta e spendere una cifra che può essere considerata alta per un centrocampista di 26 anni con una relativa esperienza internazionale?

Prima di tutto bisogna inquadrare l’acquisto di Koopmeiners all’interno di un ricambio molto profondo della Juventus. Giuntoli in questa sessione di mercato si sta impegnando a rivoltare una rosa che, più che essere vecchia o scarsa, era legata a doppio filo al passato. Non è solo una questione tattica e delle differenze di gioco tra Allegri e Thiago Motta (o almeno, non solo), ma è proprio nella gestione dei calciatori, dei loro contratti e del patrimonio finanziario della Juventus. Koopmeiners è costato sì quasi 60 milioni, ma il suo ingaggio è abbastanza sostenibile per la società, visto che costerà poco meno di 6 milioni lordi a stagione fino al 2029 (anche per via del decreto crescita). Rinnovare Rabiot, per dire, avrebbe richiesto più del doppio per il costo annuo dell’ingaggio, per un calciatore tre anni più vecchio.

C’è da dire che però per un aspetto questa trattativa ha ricordato la Juventus del passato: nella volontà di tornare a fare la voce grossa sul mercato interno, di mettere cioè le mani sui migliori giocatori della Serie A e di farlo anche facendosi dei nemici.

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E Koopmeiners, indubbiamente, è stato uno dei migliori calciatori in Italia nell’ultima stagione. La sua crescita, dall'arrivo a Bergamo tre stagioni fa a oggi, è stata verticale e inarrestabile. All’AZ era un calciatore molto lineare, che si muoveva poco, che inizialmente agiva davanti alla difesa, per poi spostarsi più avanti e iniziare a segnare come un attaccante sfruttando il suo sinistro (16 e 17 gol nelle ultime due stagioni in Olanda).

Non è quindi propriamente vero quello che dice Gasperini: «Era arrivato come centrocampista difensivo, faceva anche il difensore in Olanda. Giocava basso e utilizzava molto il lancio lungo», ma è vero che grazie all’allenatore dell’Atalanta Koopmeiners è diventato un calciatore più universale; un centrocampista che insieme fa il mediano, il trequartista e l’attaccante. Sempre Gasperini: «Ho trovato in lui un dinamismo incredibile e una grande capacità al tiro e nell’assist. È duttile, può giocare in mezzo al campo, da mezzala… Sta trovando la via del gol con buona continuità, è anche difficile da marcare perché si muove».

Dalla heatmap dell'ultima stagione è anche difficile dire che sia un calciatore solo.

Se allora immaginiamo Koopmeiners come un coltellino svizzero dalle diverse funzioni, quale sceglierà di estrarre Thiago Motta? 

La più probabile forse è quella di trequartista nel 4-2-3-1. Finora è stato Yildiz a occupare quella posizione e lo ha fatto bene, ma Koopmeiners porterebbe un altro peso alle spalle di Vlahovic, in tutti i sensi. Il turco è un trequartista nel senso più classico del termine, è bravo a ricevere nei corridoi interni e orientare il controllo, ha grande tecnica e una buona creatività, ma vista l’età bisogna aspettarsi che sia discontinuo e fisicamente è ancora acerbo. Inoltre può giocare anche a sinistra, dove al momento la Juventus non ha molte alternative. Al centro Koopmeiners darebbe invece al ruolo una dimensione estremamente più intensa e verticale. Proprio la quantità di cose che sa fare bene lo fa funzionare bene come trequartista, in una forma magari poco aggraziata ed elegante, ma molto moderna.

Senza palla è molto forte nella riaggressione, nel difendere in avanti, nell’andare costantemente in pressione. Quando invece l’avversario parte da dietro, l’olandese può alzarsi su uno dei due centrali avversari oppure abbassarsi accanto ai due mediani e occuparsi della mezzala avversaria. La scuola di Gasperini da questo punto di vista è di primo livello e, seppure per Thiago Motta il riferimento non è sempre l’uomo, l’idea è sempre di difendere in maniera aggressiva e avere un trequartista con l’attitudine di un mediano è sicuramente un vantaggio.

Ma è con il pallone che Koopmeiners deve cambiare l’universo delle possibilità della fase offensiva della Juventus. È dalla cessione di Pogba al Manchester United (era il 2016) che i bianconeri non hanno un calciatore con caratteristiche simili (non che li stia paragonando). Anche nei suoi anni migliori, i centrocampisti della Juventus erano più un supporto alla manovra che non finalizzatori o rifinitori. L’olandese invece porta tutte e due le cose. Dico cose che già sapete, ma ve le ripeto con l’ausilio dei numeri: nella scorsa stagione ha segnato 12 gol non su rigore (3 invece dal dischetto) da 6.6 xG, praticamente raddoppiando i gol che avrebbe dovuto fare grazie al suo talento balistico.

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Se il calcio è uno sport di squadra e fare gol è il lavoro di undici persone, averne una o più capaci di segnare gol così, cioè dal nulla e in autosufficienza, certo aiuta. Koopmeiners è particolarmente abile in un’arte in parte affossata dalla ricerca dell’efficienza: il tiro da fuori. La balistica del suo calcio è poco ortodossa, ma funziona alla grande. L’olandese colpisce il pallone quasi da sotto, con la parte interna del collo, non calcia di pura potenza (neanche piano, ma non è Malinovskyi) ma c’era sempre la traiettoria più difficile per il portiere, o calciando all’angolo o cercando di stringere il tiro, coprendo le sue intenzioni fino all’ultimo. Sembra che l’abbia studiata allenandosi da piccolo col padre, giocatore di baseball. Lui dice che il segreto è essere pazienti e scegliere il momento giusto per tentare il tiro, ed effettivamente non ha un grande volume di tiro (1.86 tiri per 90’, meno di tutti i giocatori offensivi dell’Atalanta, meno anche di Holm), non ha neanche una grandissima precisione - circa il 35% dei suoi tiri prende la porta - ma quando la prende, nel 50% dei casi è gol. Una percentuale da attaccante.

Nell'ultima stagione ha imparato anche ad attaccare meglio la porta (grafico Statsbomb).

Ma il sinistro non lo usa solo per tirare in porta. Koopmeiners non è un calciatore creativo, ma ha una visione di gioco limpida e lineare (7 assist da 7.7 xA la scorsa stagione). Quando può imbucare coi filtranti è molto preciso, e sulla trequarti trova spesso soluzioni non banali. A questo aggiungete che, da palla inattiva, può mettere il pallone sulla testa di un compagno in area di rigore praticamente da ogni posizione.

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Alla luce di quanto detto, da mezzala in un 4-3-3 Koopmeiners potrebbe far valere ancora meglio la sua completezza. Il dinamismo, unito alla capacità di associarsi con i compagni, unito all’incisività nella trequarti avversaria lasciano immaginare una mezzala creata appositamente per Thiago Motta (immaginatevi il Ferguson della scorsa stagione, ma che vede meglio la porta).

Grafico Statsbomb

In ogni caso, come spesso accade, fissarsi sul ruolo è controproducente. La Juventus in questa stagione cambierà modulo in base alle richieste della partita, e anche all'interno dello stesso modulo le richieste ai singoli calciatori cambieranno. Sono le idee di Thiago Motta e sono idee che richiedono calciatori duttili, sia come caratteristiche che come indole. La capacità di leggere il gioco da parte di Koopmeiners lo rende capace di adattarsi a ruoli e funzioni diverse, anche in relazione all’avversario. Soprattutto lo rende funzionale al calcio di continue rotazioni di Thiago Motta, un tuttocampista che si può muovere in diverse strutture tattiche senza perdere efficienza. Alla luce di queste caratteristiche, probabilmente, l'allenatore lo ha indicato come il calciatore da avere assolutamente per tornare a competere per lo Scudetto e in Europa. Se infatti Koopmeiners non è testato in Champions League, l'ultima campagna europea dell'Atalanta dovrebbe aver messo in chiaro che la sua dimensione è quella.

Inoltre la Juventus lo prende con la speranza che questa crescita, costante negli anni all’Atalanta, non sia ancora arrivata al picco. A 26 anni Koopmeiners sta entrando nel prime atletico e mentale della sua carriera, per cui è lecito aspettarsi che il volume e la qualità delle cose che può fare all’interno di una partita possa essere ancora maggiore. Su questo ovviamente c’è l'incognita del “sistema Gasperini”, una specie di maledizione più chiacchierata che reale. Alcuni giocatori usciti dall’Atalanta non sono riusciti a mantenere lo stesso livello di prestazioni in altre squadre, ma erano calciatori molto più monodimensionali di Koopmeiners.

Ovviamente giocare nella Juventus, soprattutto essere stato pagato così tanto e aver voluto così tanto la Juventus, mette sull'olandese una pressione non indifferente. Sarà una stagione forse esaltante, ma di certo è una stagione piena di aspettative per lui e i suoi nuovi compagni. Sappiamo che questi sono aspetti che possono incidere sulle prestazioni dei calciatori in maniera aleatoria. Nei tre anni all'Atalanta, da questo punto di vista, Koopmeiners ha vissuto in un mondo dorato. Dovesse non andare tutto bene dal primo giorno, i dubbi potrebbero infilarsi in quello che sembra un matrimonio quasi perfetto.

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