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L'enigma Koopmeiners
04 dic 2024
Perché la sua stagione sta andando così male?
(articolo)
10 min
(copertina)
IMAGO / Colorsport
(copertina) IMAGO / Colorsport
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Dopo la partita contro l’Aston Villa, Thiago Motta si è trovato a dover giustificare le difficoltà di Teun Koopmeiners: «Koop sta giocando in una posizione non semplice, si vede il cambio del calciatore quando viene più indietro e vede di più il gioco, anche in Nazionale gioca così». In maniera neanche troppo implicita, l’allenatore della Juventus sembra aver ammesso che l’acquisto più oneroso del mercato estivo sta giocando fuori posizione.

Appena una settimana prima, invece, per spiegare le differenze tra Motta e Gasperini, Koopmeiners aveva parlato della sua posizione in campo nella Juventus con opposte parole: «Gioco in modo diverso rispetto a quando ero all’Atalanta. Adesso sono più centrocampista, all'Atalanta si giocava con un solo attaccante e io ero più offensivo. Ora anche in possesso palla devo aiutare di più quando si parte dal basso».

Ma qual è allora la posizione di Koopmeiners? Più avanzata rispetto a ora o più arretrata? È una domanda che lo insegue praticamente da sempre e a cui è anche inutile rispondere, visto che è la capacità di fare tante cose lungo tutto il campo a renderlo un giocatore tanto utile e duttile. Più corretto, forse, chiedersi cosa voglia Thiago Motta dall’olandese e in che modo l’olandese può brillare all’interno del sistema della Juventus. Perché, al momento, non è chiaro.

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UN FANTASMA SI AGGIRA PER IL CENTROCAMPO
La partita contro l’Aston Villa è abbastanza indicativa di quanto stia faticando Koopmeiners quando la Juventus ha il pallone. Nei primi 80 minuti, quelli giocati da trequartista, ha toccato appena 23 palloni (meno di ogni altro compagno), provato 16 passaggi (meno di ogni altro compagno), tentato un solo dribbling e calciato zero volte verso la porta avversaria. E non è stata una partita in cui la Juventus si è chiusa in difesa in balia dell’avversario, anzi. Eppure l’olandese è sembrato un fantasma, perso a vagare per il campo come alla ricerca di qualcosa che non trova più.

Nella prima mezz’ora, in cui i bianconeri hanno avuto quasi il 65% di possesso palla, lui ha toccato 7 palloni, praticamente un quarto di quelli toccati da Locatelli e Thuram, ma la metà anche di quelli toccati da Di Gregorio e meno di tutti gli avversari, che pure avevano avuto il pallone meno della metà del tempo. Ma non è solo quella partita: contro il Milan ha toccato il primo pallone della sua partita dopo 7 minuti, un’eternità (anche se in quell’occasione è stato schierato centravanti).

La costruzione dal basso dei bianconeri parte da tre difensori più Locatelli, con Cambiaso che può decidere se alzarsi a sinistra o diventare il secondo mediano. In questo sistema, Koopmeiners o rimane largo per ricevere, se il gioco si apre a destra, o può entrare dentro al campo per trovare uno spazio tra le linee in cui ricevere. Ma non sta funzionando.

Nella prima immagine Koopmeiners vuole il pallone da Cambiaso tra i piedi mentre sta fermo con 4 avversari davanti. Nella seconda, dopo 10 secondi di palleggio difensivo, l'olandese potrebbe ricevere quel passaggio da Cambiaso ma invece corre in uno spazio sbagliato.

Sono tantissimi i momenti in cui l’olandese cerca di richiamare l’attenzione dei compagni per farsi dare palla, proprio muovendo il braccio a indicare i piedi, ma spesso sono richieste velleitarie, visto che i suoi smarcamenti tra le linee o sono fuori tempo o chiedono ai compagni di forzare un passaggio, cosa che nessuno sembra voler fare tra i bianconeri. E anche quando riceve, è facile accorgersi come non sia a suo agio spalle alla porta, in spazi stretti, dove è richiesta grande tecnica e rapidità nel trasmettere il pallone.

Koopmeiners è quindi spesso saltato dalla fase di prima costruzione del gioco o limitato a ricevere largo a destra e tornare indietro, ma si potrebbe pensare che non è poi un grande problema, visto che la Juventus lo ha fortemente voluto per la sua capacità di fare gol e assist. Che però al momento sono 0 e 1. Le sue difficoltà offensive sono legate a tutto questo macchinoso processo di risalita del campo, e in più - nelle ultime settimane - sono acuite dalle molte assenze.

A inizio stagione, infatti, come parte di una catena di destra con Kalulu e Nico Gonzalez, l’olandese, pur non creando tantissimo, era più stimolato nella manovra (78 palloni toccati col Napoli, 71 con l’Empoli, le due partite con più tocchi da quando è alla Juventus), mentre ora, in una catena di destra con Savona e Conceiçao, per caratteristiche, diventa molto più difficile per lui trovare il modo di rendersi utile.

koop to

In questa giocata, ad esempio, entra bene dentro al campo e gioca un bel filtrante per Weah (il gol poi verrà annullato per un fallo di mano). Conceiçao difficilmente si stacca dalla fascia però.

Anche per via della centralità di Cambiaso a sinistra, il lato destro della Juventus è diventato quello debole, buono per isolare Conceiçao e fargli giocare quanti più uno contro uno possibile, mentre Savona rimane più bloccato dietro. In questo contesto Koopmeiners fa fatica sia a trovare una posizione in cui ricevere in movimento, sia ad associarsi coi compagni (fallendo quindi in tutte e due le anime dell’attacco della Juventus, quella posizionale e quella associativa).

Nelle ultime partite il suo contributo migliore è stato praticamente quello di togliersi di mezzo, cioè lasciare spazio a Conceiçao, che è quasi tutta la produzione offensiva della Juventus. Quello che può fare è aspettare un eventuale scarico sulla trequarti per far ricominciare la circolazione in orizzontale, oppure buttarsi in area di rigore per diventare un secondo attaccante sui cross. Ma sono situazioni in cui la Juventus è troppo prevedibile e quindi il suo lavoro diventa praticamente inutile sia nella fase di rifinitura, sia in quella di finalizzazione (solo contro il Genoa ha creato più di 0.4 xG).

Qui si butta in area di rigore per fare il centravanti. Il pallone non gli arriverà.

Paradossalmente Koopmeiners è sembrato più a suo agio nelle partite in cui ha giocato da trequartista sul centrosinistra (contro PSV e Napoli), quando finiva spesso a fare l’esterno sinistro per compensare i movimenti dentro al campo di Yildiz e Cambiaso. Pur essendo praticamente tappato in quella posizione, almeno poteva usare il suo sinistro per cercare un compagno dentro l’area di rigore creando qualche occasione per i compagni.

Sappiamo che queste difficoltà nell’essere incisivi nella trequarti avversaria non sono solo di Koopmeiners ma di tutta la Juventus. La sensazione, però, è che i bianconeri abbiano investito tanto su di lui proprio perché lo immaginavano come un giocatore in grado sia di portare armonia in attacco con i suoi movimenti, sia di mettersi in proprio, visto che comunque parliamo di un centrocampista offensivo che era stato capace di arrivare ben oltre la doppia cifra tra gol e assist.

UN CONFRONTO
A questo punto è inevitabile un confronto con il Koopmeiners ideale, e cioè quello dell’Atalanta. Per quanto possa sembrarci sorprendente, mettendo a confronto le statistiche dell’ultimo anno in Serie A con Gasperini e quelle attuali, le differenze non sono poi molte.


Radar Statsbomb.

Per 90’, addirittura, l’olandese tira di più e costruisce più xG in questa stagione (0.23 a 0.16), mentre crea meno per i compagni (0.15 xA in open play a 0.08, comunque numeri non importanti). Se però andiamo a valutare quanto queste statistiche hanno avuto impatto sulla fase offensiva, le cose cambiano. Usando una metrica avanzata di Statsbomb chiamata OBV (On-Ball Value) che prova a valutare il contributo di un giocatore alle probabilità della sua squadra di segnare, ci si accorge delle differenze tra la scorsa stagione e questa.

Quello che si nota è che, pesando le statistiche, Koopmeiners è molto molto meno incisivo quando ha il pallone (mentre senza palla, nella fase difensiva, il suo contributo rimane di alto livello). I motivi in parte li abbiamo visti, in parte possono dipendere dal diverso sistema (e l’etichetta di “giocatore di Gasperini”, cioè che funziona solo con Gasperini, tocca a tutti i giocatori usciti dall’Atalanta ed sta toccando anche a lui), ma in parte sembrano essere anche colpa del giocatore.

Anche su Sky hanno confrontato alcuni dati della scorsa stagione con quella attuale.

È vero: l’olandese è arrivato a fine mercato, dopo aver fatto la guerra all’Atalanta, ha saltato la preparazione estiva, si è rotto una costola, ha avuto l’influenza, ma in campo sembra spento, anestetizzato. Nei duelli individuali sembra mancargli quella forza bruta che all’Atalanta gli aveva fatto prendere il soprannome di RoboKoop, mentre col pallone, anche quando potrebbe rischiare, spesso preferisce la giocata più semplice, o ha un linguaggio del corpo negativo. In alcuni momenti sembra quasi nascondersi, come se avesse paura di avere il pallone perché a quel punto dovrebbe far vedere perché la Juventus ha speso 52 milioni di euro più 6 di bonus per lui.

Forse la sua miglior giocata in bianconero, quella contro il Genoa poteva sembrare la partita della svolta ma da quel momento le cose sono peggiorate.

Se prima, parlando della partita contro l’Aston Villa, ho usato le statistiche dei primi 80’, è perché negli ultimi 10' più recupero Koopmeiners ha giocato da mediano. In quel poco tempo ha più che raddoppiato le sue statistiche, sembrando anche più coinvolto nel gioco, provando - anche sbagliando - a essere verticale e intenso. È questa la soluzione? Vederlo partire più basso per vedere più campo e più spazi? Sono stati quei 10 minuti, forse, a far dire a Motta che l’olandese sta giocando più avanzato della sua posizione ideale, ma parliamo di un campione davvero minimo, in un momento della partita particolare, con le squadre stanche e alla ricerca del gol vittoria. In questo momento, inoltre, l'allenatore brasiliano non sembra disposto a rinunciare a Locatelli e Thuram come mediani, e - anche volendo - il possibile sostituto di Koopmeiners come trequartista, Yildiz, è l'unico esterno sinistro di livello in rosa (l'altro è Mbangula).

Contro il Lecce, Koopmeiners, rispetto alle partite precedenti, si è abbassato più spesso per ricevere il pallone dai difensori, con Thuram a occupare posizioni più avanzate a sinistra. Una soluzione che può far pensare a una struttura più vicina a un 4-3-3, con l'olandese mezzala destra. Ma più che la posizione in cui riceve è come lo fa: se continua a farlo in maniera statica, contro una squadra che non pressava molto, non c'è nessun miglioramento, se non nel numero di palloni toccati in totale.

Koopmeiners chiama palla in verticale a Gatti, che però preferisce tornare da Perin; l'olandese allora si abbassa sulla linea dei difensori per ricevere, ma dopo lo scarico si ritrova nella stessa situazione di prima, con il gioco sviluppato a sinistra e lui che non sa dove andare.

Ma Koopmeiners non è un centrocampista di tocco, non deve necessariamente fare cento passaggi per accendersi. Il suo meglio in questi anni lo ha offerto quando veramente poteva muoversi per tutto il campo, essere un po’ ovunque, assecondare il suo istinto e far valere il dinamismo esagerato che lo contraddistingue. Per quanto possa sembrare assurdo, Koopmeiners sembra uno di quei giocatori che per funzionare deve stancarsi, essere in movimento perpetuo, fare tantissime cose con il pallone e senza. Quindi ricevere a destra, poi spostarsi a sinistra, accompagnare la manovra, fare un passaggio in verticale e poi buttarsi nello spazio, pressare dopo un pallone perso, correre all’indietro, provare anche giocate velleitarie.

Nella Juventus attuale, dove tutto è compìto e controllato, diventa difficile per lui assecondare questa natura. Volendo usare una metafora abusata, è come avere una macchina potente e guidarla nel traffico della città. Ti porta a destinazione, ma come farebbe una macchina normale, e quindi: ne vale la pena?

Dopo il pareggio di Lecce, Perin è stato molto chiaro: «Siamo all’inizio di un percorso e di un cambiamento e non si passa subito da una zona bianca ad una zona nera e viceversa, c’è sempre un momento dove si vive una zona grigia dove si deve metabolizzare quel tipo di idea, quella filosofia». A vedere la Juventus giocare si può percepire questo tentativo di metabolizzare un’idea, una squadra che sta imparando, ma che è ancora lontana dalla soluzione. In questa “zona grigia” Koopmeiners sembra essere il più sfavorito, per le aspettative, per le caratteristiche tecniche, e per l’incapacità di renderlo e rendersi decisivo.

Per Motta e per lo stesso giocatore come arrivare alla zona bianca è un'enigma.

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