La bellezza di questo Napoli sfugge alla nostra comprensione. Prende forme diverse e si manifesta in giocatori diversi. Allora diventiamo fanatici, ricorriamo all’idolatria. Ci aggrappiamo come fedeli all’icona di turno: ieri era Osimhen, oggi è Kvaratskhelia, domani sarà Lobotka, o Kim, o Anguissa. Oggi, appunto, è Kvaratskhelia, ritratto in posa mentre è circondato da sette avversari, prima di sbattere la palla in rete con la veemenza di una schiacciata, i difensori dell’Atalanta posterizzati, ridicolizzati, rotti come quei giocattoli che i fotografi di guerra fotografano, o addirittura piazzano, sulle rovine di qualche esplosione per sottolinearne la drammaticità.
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