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Come sta Kyle Walker
28 gen 2025
Il terzino inglese arriva al Milan in prestito con diritto di riscatto.
(articolo)
11 min
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Da quando la Premier League è diventata il campionato più ricco del mondo, i club di Serie A hanno imparato ad andare alla periferia delle sue rose alla ricerca di occasioni vantaggiose. È un’idea che si basa su varie convinzioni, più o meno sostenute dai fatti. Che i club della Premier League abbiano troppi giocatori per i propri bisogni e troppi soldi per preoccuparsi di come sostituirli. Che la competizione interna al campionato inglese renda velocemente obsoleti giocatori che in realtà possono ancora dare molto. Soprattutto: che il livello atletico in Premier League sia talmente più alto rispetto a quello della Serie A da creare una distorsione prospettica per cui un giocatore che sembra finito in Inghilterra in realtà finito non lo sia davvero.

Da questa idea discende tutta la letteratura di calciomercato sui cosiddetti “esuberi” - e da questa il dibattito se in loro ci sia ancora qualche goccia di carriera da tirare fuori - letteratura di cui questo articolo indubbiamente fa parte. È un dibattito che è particolarmente interessante se applicato a Kyle Walker, che nelle idee del Milan dovrebbe mettere una toppa in una zona di campo in cui con Emerson Royal e Davide Calabria sente di avere un buco.

Kyle Walker è infatti il giocatore che più negli ultimi anni ha incarnato l’idea della superiorità atletica della Premier League, un campionato in cui i giocatori sembrano rimbalzare per il campo come palline in un flipper impazzito, e la sua stella più luminosa, Erling Haaland, direttamente uscita da una pagina di Dragon Ball. Walker sta alla deriva muscolare del calcio come quelle infografiche che mostrano la crescita dei polli con gli ormoni negli allevamenti intensivi dagli anni ’50 a oggi, e per anni è sembrato il segreto in piena vista della seconda parte della carriera di Guardiola. Un giocatore così veloce in campo aperto, così insuperabile negli uno contro uno da permettere al Manchester City qualsiasi rischio con il pallone e un baricentro ad altezze improponibili per qualsiasi altra squadra.

I PROBLEMI DI WALKER IN INGHILTERRA
Guardiola, anche per questo (ma non solo, come vedremo), lo ha apprezzato molto più di quanto facesse il pubblico inglese. Alla fine della turbolenta estate del 2023, dopo una Champions League vinta e un insistente interesse del Bayern Monaco nei suoi confronti, era riuscito a convincerlo a restare a Manchester offrendogli la fascia di capitano e un rinnovo triennale, entrambe mosse piuttosto sorprendenti se si pensa alla spietatezza con cui in questi anni ha gestito il ricambio dei giocatori della sua rosa, di concerto con (l’ormai ex) direttore sportivo Begiristain.

«Quando ti chiama il Bayern Monaco è una grossa opportunità ma noi abbiamo fatto del nostro meglio per convincerlo», aveva dichiarato Guardiola in quell’occasione. «Non sono stato solo io ma anche il club nella sua interezza, a partire dai giocatori. Si sono incontrati diverse volte, gli hanno detto “Kyle, non puoi andartene”, facendogli sentire quanto fosse amato da tutti». Nonostante la stagione non proprio esaltante, Guardiola ancora pochi giorni fa, in una conferenza stampa dai soliti toni esasperati, sembrava piuttosto scottato da quella che lui ha definito una scelta di Kyle Walker, dichiarando che «il più duro, veloce e forte dei nostri giocatori ha deciso di andarsene». Il terzino inglese, nella conferenza stampa di presentazione al Milan, ha implicitamente confermato questa versione dei fatti, dichiarando di aver avuto «una conversazione non proprio serena» con il suo ex allenatore, che evidentemente quindi non l’ha presa bene.

Guardiola, a Manchester, sembra però essere uno dei pochi davvero delusi della partenza di Kyle Walker, per cui in molti utilizzano il termine piuttosto evocativo di over-the-hill player. In questa prima metà di stagione il dibattito sul suo conto infatti è stato piuttosto violento ed esasperato, credo proprio per i motivi che ho già citato. Se al suo picco Kyle Walker incarnava il dominio atletico del calcio inglese e gli aspetti più dittatoriali del gioco di Guardiola, in questa prima metà di stagione disastrosa per il Manchester City invece ne ha mostrato il suo invecchiamento, la stanchezza rispetto a un calcio sempre più giovane e reattivo. Questo almeno è stato raccontato dagli account più radicalizzati dei social network, che dettano l’agenda molto più di quanto siamo disposti ad ammettere, e (forse di conseguenza) anche da una parte della stampa anglosassone più moderata e, teoricamente, obiettiva.

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Uno dei tanti meme su Walker usciti nelle ultime settimane.

È una questione che ha a che fare anche con il brutto rapporto che Kyle Walker ha con i tabloid inglesi, un fattore che è poco raccontato in Italia ma che alla fine potrebbe essere stato decisivo sulla sua decisione di trasferirsi. Il terzino inglese ha origini umili e soprattutto sei figli da due donne diverse, su cui la stampa scandalistica si è concentrata periodicamente durante tutta la sua carriera. Circa un anno fa dichiarò al Sun che nell’estate del 2023 più che lasciare il Manchester City per il Bayern Monaco voleva «scappare dall’Inghilterra e dai suoi media», e che si sentisse accerchiato da un contesto ostile lo confermano anche le numerose dichiarazioni nei confronti degli “hater” che precedono di molto questo ultimo periodo di forma. «Nel calcio le cose sono troppo volubili e la memoria è troppo corta. […] Continuate a criticarmi e io continuerò a tornare», disse alla fine del 2023. È un discorso che inevitabilmente ha a che fare anche con il razzismo, sui social media e non solo, di cui Walker si è esplicitamente lamentato. Insomma, non è un caso se pochi giorni fa Jonathan Liew sul Guardian si sia sentito in dovere di fare un pezzo secondo cui, come da titolo, il talento di Kyler Walker meriti “di più della rozza caricatura fatta dai tabloid”.

Sono cose che hanno probabilmente pesato sulla decisione di andarsene a metà stagione (nonostante abbia giocato molto finora) e forse anche sulla percezione di Kyle Walker come calciatore, avvertito ormai come causa e simbolo di una squadra che si è scoperta vecchia all’improvviso.

Walker ha avuto la sfortuna di scendere in campo da titolare in molte delle peggiori sconfitte del City in questa stagione (come lo 0-4 subito in casa dal Tottenham o il 2-0 preso a Torino dalla Juventus in Champions League) e aver visto invece dalla panchina, o addirittura dalla tribuna, la timida ripresa della squadra di Guardiola nelle ultime settimane. In questi casi fare due più due è sempre troppo semplice. Soprattutto: Walker è rimasto incastrato in un paio di clip estrapolate dalle sue ultime partite, e diffuse sui social, che teoricamente dovrebbero dimostrare il suo definitivo tramonto atletico. La prima, presa dalla dura sconfitta contro il Tottenham, che lo vede prendere troppo alla leggera la conduzione sulla destra di Timo Werner, farsi superare in velocità e permettere all’attaccante tedesco di mettere il cross in mezzo per il definitivo 0-4 di Brennan Johnson. La seconda, da una vittoria di inizio ottobre contro il Fulham, in cui invece è sverniciato da Adama Traoré, su uno scatto verso la propria porta da ultimo uomo. Alla fine l’ex giocatore del Barcellona tira addosso a Ederson, ma quello che conta è la grafica della Premier League che appare impietosa poco dopo il suo sorpasso, e che mostra che tra i due giocatori in quel momento ci fossero più di due chilometri orari di differenza.

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Forse non c’è bisogno di spiegare che misurare il declino atletico di un giocatore con una corsa in campo aperto contro Adama Traoré (un esterno che, per quanto interessa ai tifosi del Milan, probabilmente nessun giocatore in Serie A riuscirebbe nemmeno a placcare) non è tra le idee più brillanti che si possano avere. Certo, Kyle Walker ha quasi 35 anni ed effettivamente in questa stagione sembra aver perso quella frazione di secondo che in un calcio competitivo come quello della Premier League fa la differenza, ma i dati sui picchi di velocità (che pure sono presi come prove della sua “crisi” da questo lungo e approfondito pezzo di The Athletic) non ci aiutano a capire molto del suo stato di forma attuale. Ovviamente Walker non può essere veloce quanto lo era anche solo cinque anni fa ma, anche senza considerare la differenza atletica innegabile tra Premier League e Serie A, l’errore alla base di questi ragionamenti è considerare la velocità il suo unico talento - “come se si potesse sopravvivere da terzino in una squadra di Guardiola per più di sette anni basandosi solo su una velocità brutale”, come ha scritto intelligentemente Jonathan Liew.

Sì: Kyle Walker è un giocatore incredibilmente veloce, e sì: Pep Guardiola ha utilizzato questa velocità eccezionale per ottenere vantaggi tattici che non avrebbe avuto altrimenti, ma questo non significa che Walker sia un giocatore veloce e nient’altro. Nel bene e nel male, insomma, la velocità è la caratteristica che più lo ha portato ad essere calcisticamente frainteso, e forse sottovalutato.

COME GIOCA
Sul tema ha detto una cosa interessante Jamie Carragher, e cioè che Walker è sempre stato un giocatore che «può spegnersi all’improvviso» ma che adesso non ha più la velocità per nasconderlo. Se si guarda la celebre sconfitta con il Tottenham ad esempio, più che il gol di Brennan Johnson, arrivato nei secondi finali di una partita estenuante in cui presumibilmente Walker non aveva più benzina per inseguire un giocatore di sei anni più giovane di lui, dovrebbero preoccupare i primi due segnati da Maddison, in cui il terzino inglese sembra sbadato e molle su una diagonale difensiva che avrebbe dovuto coprire le spalle al proprio centrale di riferimento. Il tipo di cose che in Italia facciamo molta fatica a perdonare.

È un aspetto che comunque non ha nulla a che fare con la velocità e su cui forse incidono anche le motivazioni, che per forza di cose non possono essere le stesse di quando ancora non aveva vinto ogni trofeo disponibile con il Manchester City e che non era arrivato in finale di un Europeo con l’Inghilterra.

Eppure di Walker si parla spesso in termini difensivi, cioè di come Guardiola lo abbia utilizzato per spegnere sul nascere qualsiasi transizione avversaria, e forse per questo ci si dimentica di quanto influente e pesante sia il suo contributo nella metà campo avversaria. Parliamo di un terzino sempre molto coinvolto nella fase di prima costruzione (è il quinto giocatore del City per passaggi tentati su azione di gioco, e il primo dei terzini); che si prende grosse responsabilità per far risalire la palla, anche con l'Inghilterra; e che nell’ultimo terzo di campo spesso si aggiunge agli attaccanti con tagli in area che servono a mandare in tilt le difese avversarie. Anche in una stagione disgraziata come questa, Kyle Walker è tra i giocatori del City ad avere più deep progressions (cioè passaggi e conduzioni nell’ultimo terzo di campo; dati StatsBomb) per 90 minuti, un dato che è gonfiato dalla richiesta di Guardiola di attaccare con i difensori ma che è comunque di molto superiore a quello di altri terzini come Nathan Aké e Rico Lewis.

Insomma, Walker è un terzino più offensivo di quanto forse ci si aspetta, e da questo punto di vista sarà interessante capire come si integrerà nel Milan, che a sinistra ha un lato già molto forte e un giocatore per certi versi simile come Theo Hernandez. Se da una parte la prospettiva di una convivenza tra i due offensivamente è esaltante, dall’altra è anche lecito chiedersi se la squadra di Conçeicao riuscirà a sostenerli, e in caso come.

In rosso il Kyle Walker della stagione 2022/23, la stagione del triplete del Manchester City; in blu quello di questa stagione. Si può discutere sulle sfumature, ma statisticamente Walker sembra meno in declino di quanto la velocità massima non dica (grafico StatsBomb).

Walker comunque è un giocatore molto intelligente da un punto di vista tattico, che sa quali spazi attaccare e quando. In Nazionale per esempio alternava sovrapposizioni interne ed esterne per adattarsi alle ricezioni molto libere di Saka o Foden (un'arma che è stata decisiva nella semifinale contro l'Olanda), e questo fa ben sperare sulla sua integrazione con Pulisic, un’altra ala a cui piace svariare molto sulla trequarti.

Tecnicamente poi è meno rudimentale di quanto non si dica. Certo, non ha la visione di gioco e la sensibilità di un regista nascosto come Kimmich ma ha sempre idee interessanti con il pallone e spesso anche il coraggio per metterle in pratica. Con lui il Milan acquista anche la possibilità di “mascherare” la propria difesa a quattro con un terzino che per lunghi tratti di carriera ha anche fatto il braccetto di una difesa a tre - un’opzione interessante che, in assenza di un vero e proprio regista, potrebbe aiutare il Milan a far uscire il pallone da dietro di fronte al pressing avversario rendendo difensivamente più sostenibile la sua presenza in campo.

Arriva insomma un giocatore molto più sfaccettato di quanto la sua apparenza non dica. Una buona notizia per il Milan non solo perché a quasi 35 anni le decine di partite in Premier League inevitabilmente presenteranno il conto, ma anche perché i tavoli su cui si giocherà il suo successo in campo sono di più di quelli che pensiamo.

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