Se ieri non aveste visto la partita, e vi foste informati su Liverpool-Real Madrid solo scrollando sui social, o controllando l’home page del vostro quotidiano sportivo di riferimento, potreste pensare che Mbappé abbia passato una brutta serata principalmente per un rigore sbagliato al 70' di una partita che la squadra di Ancelotti stava perdendo per 1-0 e che ha finito per perdere 2-0. La verità, però, è che la serata di Mbappé è stata peggio, molto peggio di così.
Non voglio sminuire l’importanza di un rigore sbagliato, un rigore per lo più calciato molto male, “a mezza altezza” esattamente come tutti dicono di non fare. Un rigore che, quando è stato guadagnato da Lucas Vazquez, esattamente il tipo di persona che è abituato a dare il la alle inspiegabili rimonte del Real Madrid, ci ha subito dato l’impressione che la squadra di Ancelotti ne stava per fare un’altra, di rimonta inspiegabile. Se Mbappé avesse segnato quel rigore ovviamente e inevitabilmente staremmo parlando di un’altra partita e chissà magari questo articolo non avrebbe mai visto la luce. Ma quando dico che, quasi paradossalmente, questo rigore ha messo in ombra il resto della serata terribile del numero nove francese dovete credermi.
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Innanzitutto Mbappé, per la prima volta in Champions League e appena la seconda in questa stagione, aveva l’occasione di giocare partendo da sinistra, la sua zona di campo preferita, quella che secondo molti lo fa rendere al meglio, e per cui è arrivato allo scontro almeno con un allenatore ai tempi del PSG (cioè Christophe Galtier, che invece lo faceva giocare al centro dell’attacco, da “pivot” come si dice in Francia, ed è probabile che anche con Luis Enrique qualche discussione ci sia stata). Il motivo per cui a Mbappé era stato permesso di giocare a sinistra è che Vinicius Junior ha rimediato un infortunio muscolare che lo terrà fuori almeno fino alla metà di dicembre e forse per il Real Madrid sarebbe il caso di chiedersi cosa significa che una grande occasione per il proprio acquisto più prestigioso, il proprio numero 9 che ambisce a diventare il miglior giocatore al mondo, coincida con l’assenza di quello che è il proprio miglior giocatore adesso, quello per cui ha deciso di dare battaglia boicottando la cerimonia del Pallone d’Oro, ritenendolo suo di diritto.
Per Mbappé era addirittura una doppia occasione: dimostrare che, dopo un inizio difficile, a sinistra sarebbe stata tutta un’altra storia; e dimostrare che, in assenza di Vinicius, era lui l’attore protagonista, il giocatore sulle cui spalle si poggia la squadra più importante e prestigiosa del mondo. Se ciò non bastasse, il caso sembrava voler ulteriormente propiziare questa doppia occasione, come d’altra parte succede sempre ai predestinati, spingendo l’allenatore del Liverpool, Arne Slot, a prendersi un rischio proprio sulla fascia sinistra del Real Madrid. Da quella parte, infatti, al posto del più esperto e difensivo Joe Gomez, l’allenatore olandese a sorpresa ha scelto Conor Bradley: anni 21, presenze complessive in Premier League 18, minuti giocati in Champions League prima della partita di ieri sera 14.
Ecco, quando vi dico che il baratro della prestazione di Mbappé va molto più in profondità del rigore sbagliato dovete pensare a questo. L’azione che dopo il fischio finale i tifosi del Liverpool hanno celebrato di più, quella per cui secondo Barney Ronay hanno esultato in maniera talmente rumorosa “che le persone che stavano passeggiando in centro avranno pensato che il Liverpool avesse appena segnato”, che insomma rimarrà anche nella memoria negli anni a venire, è una scivolata di Conor Bradley su Mbappé, partito palla al piede dalla fascia sinistra per puntare la porta nelle migliori condizioni possibili, cioè, come aveva scritto Daniele Manusia all’indomani del suo passaggio al Real Madrid, partendo da lontano con del campo davanti.
Mbappé, a dire la verità, aveva molto campo davanti, circa una quarantina di metri, e in linea d’aria non aveva nessuno tra sé e il portiere (anche lui, se proprio vogliamo tornare sul rigore sbagliato, non proprio il titolare del Liverpool). Il tipo di situazione in cui lo abbiamo visto talmente tante volte sfilare accanto agli avversari per andare in porta come una folata improvvisa di vento che probabilmente ci eravamo già visualizzati il gol (magari rientrando sul destro e tirando secco sul primo palo, con quello che Emanuele Atturo ha definito “un trucco: una manomissione della dinamica tradizionale del calcio”). E invece Conor Bradley è riuscito a recuperargli qualche centimetro sul primo allungo, si è messo su un bob immaginario, e si è lanciato tra le sue gambe, togliendogli il pallone con una pulizia da videogioco e condannandolo alla punizione più severa che un difensore può impartire a un attaccante: farlo finire letteralmente gambe all’aria.
Sapete cosa? Adesso che ci penso c’è stato un momento persino peggiore di questo per Kylian Mbappé. L’intervento di Bradley, infatti, è arrivato al 32', ma al 17' l’attaccante francese era già finito gambe all’aria una prima volta. Mbappé aveva preso palla rigorosamente a sinistra, qualche metro prima della linea di centrocampo e aveva iniziato a saltare qualche avversario con quell’agilità felina che definisce la sua immagine da calciatore. Aveva prima evitato il rientro di Bradley rientrando sul destro, poi saltato l’intervento di Jones con uno scavetto di sinistro. A quel punto ci aspettavamo che Mbappé squarciasse il campo con una conduzione in grado di far cadere gli avversari in una voragine, e invece, circondato da giocatori del Liverpool, ha perso l’equilibrio come un uomo con i pattini ai piedi che sta per cadere su una lastra di ghiaccio e, poco dopo aver scaricato il pallone sull’esterno, si è beccato una spallata sul petto di Virgil van Dijk che l’ha fatto contorcere a terra come uno scarabeo a pancia in su. Il tipo di intervento che i difensori amano fare gratuitamente solo per far capire agli attaccanti avversari che non è aria.
Ora, si potrebbe dire che un paio di momenti decontestualizzati non possono raccontare del tutto una prestazione, ma la partita di Mbappé è stata terribile anche nelle sue pieghe più banali e trascurabili. Ovviamente bisogna mettere in conto che il Liverpool sta vivendo un momento di forma straordinario, e che ieri ha fatto una partita di altissimo livello, che ci ha ricordato come oggi sia probabilmente la squadra più difficile da affrontare al mondo. E allo stesso tempo non bisogna dimenticare che il Real Madrid nella sua totalità è in una delle sua versioni peggiori da qualche anno a questa parte, ed è appesantito anche dai moltissimi infortuni che lo stanno colpendo (e anche ieri al 57' ha perso uno dei suoi uomini chiave a centrocampo, cioè Camavinga).
Potremmo quindi parlare dei problemi tattici del Real Madrid. Del fatto per esempio che lo spostamento a centrocampo di Bellingham, come già fatto notare qualche tempo fa da Thierry Henry, toglie profondità alla squadra di Ancelotti, perché Mbappé da prima punta è troppo pigro per scattare alle spalle della difesa avversaria senza palla, costringendo l’inglese a un lavoro estenuante. Ieri al centro dell’attacco teoricamente c’era Brahim Diaz, un altro che vuole prevalentemente la palla sui piedi, e non c’era molto spazio per le conduzioni a rientrare sul destro di Mbappé, e nemmeno tagli senza palla dall’altro lato del campo, perché Arda Guler è un altro giocatore che gioca più col pallone che senza. Si potrebbe parlare anche del contributo quasi nullo che Mbappé fornisce in fase di pressing, degli scompensi che questo crea al Real Madrid nella sua totalità, un tema che a Madrid fa discutere almeno da quando, in un documentario Movistar su Luis Enrique uscito poche settimane fa, si vede l’allenatore del PSG rimproverarlo proprio su questo aspetto, definendolo “catastrofico” e cercando di spronarlo con l’esempio di Michael Jordan.
Ora, questi temi hanno sicuramente un peso e sono degni di essere discussi (e magari lo faremo più approfonditamente nel prossimo futuro) ma finiscono per mettere in ombra la sensazione epidermica che ha restituito la partita di ieri, che per quanto superficiale è ciò che in una squadra come il Real Madrid conta di più, e che soprattutto solidifica il giudizio da parte dei tifosi e degli spettatori, ma credo anche dei cosiddetti addetti ai lavori. L’idea, cioè, che al momento il Real Madrid sia Mbappé e altri dieci, ma non nel senso positivo che si intende di solito, cioè che Mbappé è l’unico giocatore imprescindibile della squadra: nel senso totalmente opposto che Mbappé al momento non sembra far parte della stessa squadra dei suoi compagni.
Lo so, sembra un’esagerazione ma la lista dei momenti in cui il pallone è sembrato rimpicciolirsi tra i suoi piedi o in cui i difensori del Liverpool lo hanno fermato come se fosse un bambino è davvero lunga. Il suo primo pallone toccato è stato un controllo ciccato con l’esterno del destro al limite dell’area, che ha portato la retroguardia del Liverpool a recuperare facilmente il pallone. Tre minuti dopo, indeciso sul da farsi sulla trequarti avversaria, non si è accorto di avere Salah alle spalle e si è fatto fregare il pallone. Al 44' ha ricevuto palla appena dentro l’area ma un primo controllo ancora una volta impreciso ha permesso a van Dijk di allontanare il pallone. Pochi secondi dopo, ancora partendo da sinistra, per provare un doppio passo ha finito per perdere contatto con la palla, restituendola di nuovo a Bradley. Vi assicuro che potrei andare avanti a lungo, ma mi fermo lasciandovi l’immagine del momento per me più significativo, quando al 51', dopo essersi accentrato con la solita conduzione eseguita con l’esterno destro, non è riuscito a servire con un banale passaggio in orizzontale Arda Guler che era a pochi metri da lui. Quanto bisogna essere scollegati dalla propria squadra per sbagliare un passaggio simile?
Certo, non è la prima brutta prestazione di Mbappé e nemmeno il primo momento in cui si è discusso di come che le cose per lui a Madrid non stanno funzionando. C’è stato il terribile Clasico contro il Barcellona, finito 4-0 per la squadra di Flick - una partita in cui, secondo Daniele V. Morrone, Mbappé ha finito per “auto-annullarsi” e dopo la quale fioccheranno i meme sulle otto volte in cui è finito in fuorigioco. O ancora le mancate convocazioni con la Francia, con Deschamps che si assume tutta la responsabilità e che dichiara che «è meglio così». Ma se questi momenti dimostravano di riflesso anche l’efficacia degli avversari o potevano essere letti come un momento di pausa concesso da una Nazionale che di certo non ha problemi di abbondanza in attacco, la partita di ieri ha avuto un gusto diverso. Per quanto, come detto, il Liverpool ha fatto una grande partita, l’insistenza con cui Mbappé ha tentato di cambiare le cose e la continuità con cui è incappato in una brutta figura ha come invertito l’esperienza Real Madrid.
Siamo abituati a serate in cui il Real Madrid ribalta partite giocando anche peggio di quanto fatto ieri ad Anfield, uscendo fuori da situazioni disperate come Houdini incatenato in una cassaforte sott’acqua. Abbiamo visto risultati cambiare magicamente in pochi secondi, rovesciando tutto ciò che pensavamo di sapere sul calcio, giocatori improbabili trasformarsi in eroi di coppa. Ecco, serate come quella di ieri, in cui nemmeno una manciata di miracoli di Courtois bastano a ribaltare le cose, in cui il Real Madrid non è la squadra che trasforma il piombo in oro ma quella che si sbatte in lungo e in largo per il campo senza che gli riesca niente, in cui quello che dovrebbe essere il miglior giocatore ha il rigore per ribaltare l'inerzia emotiva della partita a venti minuti dalla fine e lo manda facilmente sui guantoni del portiere, ecco, serate come queste ci ricordano che in fondo il Real Madrid è una squadra di calcio come tutte le altre, con problemi simili a quelli di tutte le altre. Dove comprare il miglior giocatore al mondo semplicemente non basta, bisogna anche capire come farlo funzionare con i suoi compagni. Per i tifosi della “Casa Blanca”, ma anche per i suoi dirigenti e più in generale per tutti quelli che credono che la sua storia, il suo blasone vadano oltre ciò che succede in campo credo non ci sia nulla di più imperdonabile di questo.
Esistono giocatori che con il loro talento riescono a perpetuare proprio questa illusione, a dargli una patina di verità. Giocatori che, secondo Florentino Perez, sono nati per giocare nel Real Madrid. Tra questi giocatori c'è anche Kylian Mbappé?