Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Mbappé vs Amrabat
18 dic 2022
La scivolata del centrocampista è uno dei gesti iconici del Mondiale.
(articolo)
6 min
Dark mode
(ON)

Questo articolo è uscito originariamente sulla newsletter, Stili di Gioco. Arriva sulle vostre mail ogni sabato ed è riservata agli abbonati. Potete sottoscrivere un abbonamento mensile o annuale e qui trovate ulteriori informazioni.

Persino in una partita come quella contro il Marocco in cui non ha segnato né fatto assist, in cui si potrebbe dire quasi che è stato contenuto bene, è stato più che evidente il potere di Kylian Mbappé di fare male ai difensori avversari. Quella superiorità che diventa quasi maleducazione, non divertimento in senso stretto quanto una specie di schadenfreude (il piacere nel vedere i fallimenti altrui) che lui stesso si provoca umiliando chi ha davanti. Se Leao sorride perché il suo talento pur devastante è leggero come un soffio d’aria sul collo in una giornata calda, Mbappé ride perché gli esseri umani sono ridicoli - tutti tranne lui, ma ogni tanto in realtà anche lui resta pietrificato di fronte a un dribbling non riuscito: come è stato possibile?

Contro il Marocco, lo sapete, ha generato due gol per sbaglio, forzando la difesa come uno che con la mano sulla maniglia prende a calci una porta bloccata. Ma proprio nel Marocco ha trovato un essere umano in grado di tenergli testa. Più o meno. Ovviamente parlo di Sofyan Amrabat. Abbiamo ancora negli occhi la scivolata pazzesca sulla riga di fondo (che ai lettori di questa newsletter ha ricordato forse quella di Laidouni su Eriksen, in Tunisia-Danimarca, di cui ho scritto a inizio Mondiale), disperata e pazza ma pulita anche se Amrabat la palla la prende con il ginocchio, e non si porta via una o entrambe le gambe di Mbappé solo perché quest’ultimo lo schiva come un toro nelle strade di Pamplona.

Il loro duello in realtà era entrato nel vivo all’inizio del secondo tempo, un minuto dopo l’inizio per la precisione, quando al 46’ Theo Hernandez dà una palla a Mbappé e il suo marcatore, Dari, scivola a vuoto sulla fascia laterale. Mbappé si invola lungolinea e Amrabat gli si affianca come nei film con gli inseguimenti, come due macchine che provano a buttarsi fuori strada a vicenda e fanno le scintille sulle fiancate. Amrabat però è troppo timido, oppure sottovaluta la forza e la velocità di Mbappé, prova a fermarlo con il braccio sinistro ma non trova un appiglio e scivola a valle come un arrampicatore free-solo. Mbappé arriva al cross dalla riga di fondo e per poco non la mette in testa a Giroud sul dischetto.

Amrabat sarà anche un essere umano meno perfetto di lui, ma è un esemplare della nostra specie particolarmente ostinato, che non ci sta a farsi umiliare così facilmente. Cinque minuti dopo, al 50’, la palla arriva a Mbappé dentro la propria metà campo difensiva, sempre vicino alla riga laterale sul lato sinistro del campo. Davanti ha proprio Amrabat che un po’ lo stringe ma al tempo stesso sta attento a non lasciargli il passaggio verso l’interno del campo. Sta arrivando anche Ziyech e allora Mbappé non ci pensa due volte e di destro se l’allunga in avanti. Gli basta un tocco forte e preciso, con la palla che cammina quasi sulla riga, per lasciarsi tutti alle spalle. Di nuovo Dari scivola a vuoto, fuori dall’inquadratura come quel meme in cui si prende uno che cade o scivola e lo si fa continuare fino a che arriva nello spazio. Amrabat però si impettisce, i suoi polmoni riempiono ogni spazio vuoto di quella cassa toracica bombata come una corazza medievale, passa dietro a Dari e insegue Mbappé fino alla fine.

Il secondo tocco di Mbappé, di sinistro, quello con cui aveva saltato Dari, lo porta leggermente verso l’interno, proprio sulla corsa di Amrabat; oltretutto Mbappé rallenta e si allarga, fa il giro lungo arrivando con calma sulla palla come se volesse controllarla di sinistro. Forse pensa che Amrabat ci andrà piano anche stavolta, che proverà a controllarlo concedendogli l’uno contro uno. Col cazzo, deve aver pensato Amrabat, prima di abbattersi su Mbappé come un pezzo di montagna che si stacca per le forti piogge, come un fiume che esonda e sulla sua strada trova un bambino sul triciclo, come un meteorite che estingue tutti gli Mbappé del pianeta terra.

Se Amrabat è ostinato e potenzialmente disposto a storpiarti, Mbappé è semplicemente uno stronzo megagalattico. Gli serve solo la situazione giusta per dimostrarlo. Mbappé aspetta quel momento come uno stronzo che a una festa ti guarda da lontano sorseggiando un vodka-redbull e nella sua testa sta già pensando la battuta con cui ti umilierà, come quel tuo amico di vecchia data che vince sempre a FIFA, scopa tutto lo scopabile, va bene a scuola, all’università, trova subito lavoro, guadagna 3k al mese, l’estate va in vacanza a Ibiza e quando ti viene a trovare nella tua stanza in subaffitto, al secondo anno in cui “ti manca solo la tesi”, alza lo sguardo negli angoli ammuffiti del soffitti e dice ironicamente: anche te non te la passi male eh - e poi ti batte di nuovo a FIFA.

È proprio Amrabat che al 79’ Mbappé aggira al limite dell’area prima di infilarsi come una lama arrugginita nel gluteo della difesa marocchina e creare i presupposti per il secondo gol della Francia. Ma è al 91’, quando la partita è praticamente finita, il Marocco battuto, forse già malinconico e depresso pensando alla fine della vacanza come capitava a me quando ero piccolo negli ultimi giorni, che Mbappé dà del suo meglio/peggio. Si aggira per il campo come un cane in cerca di odori, porta palla nel vuoto, a metà campo, senza nessuna ragione. Ha la testa bassa, sta guardando i suoi piedi, forse ha anche toccato male la palla che gli è rimasta un po’ sotto mentre sente Amrabat che gli si avvicina dal lato destro. Mbappé lo attende in apparente surplace, lo fa arrivare proprio sopra la palla e poi gliela sposta all’ultimo con un tocco di esterno delicato come una carezza data al nemico che hai accoltellato al cuore un attimo prima che spiri l’ultimo sospiro, facendogliela passare sotto le gambe. Lo saluta con una brutta busta, una letterina profumata fuori ma ripiena di antrace.

Bravo Marocco, bravo Amrabat, bella la scivolata di prima, complimenti - pensa Mbappé - adesso a cuccia però e se fai il bravo ti do un croccantino. Lo scherno con cui Mbappé chiude la sua piccola storia d’amore con Amrabat, fino a un certo punto anche romantica, reciproca, trascinandola nel sado-masochismo più puro, in cui però Amrabat non sembra provare piacere, è un affronto alla sportività. È un’offesa all’idea stessa che ci sono degli avversari in campo, degli esseri umani con una famiglia e dei ricordi come te; una risata beffarda e cinica in faccia a un mondo di libertà, uguaglianza, fraternità. No, il mondo di Kylian Mbappé è un mondo in cui c’è solo Kylian Mbappé e chiunque altro è strumentale alla sua ascesa verso il cielo, palla al piede ovviamente.

Noi sappiamo, però, e non dimentichiamo che Sofyan Amrabat è riuscito a infilarsi in quel mondo e ci ha lasciato un piccolo segno, una pisciatina sul muro che poi si asciuga e non si vede più, ma che sta lì, c’è, e non se andrà mai del tutto.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura