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La battaglia di Monaco
17 mar 2016
Solo la fatica e i cambi hanno rovinato il capolavoro di Allegri e impedito alla Juve di passare il turno.
(articolo)
19 min
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Bayern Monaco-Juventus andrà ricordata anzitutto come una partita fantastica. E, specie dopo i primi 60 minuti della partita di andata, come un doppio confronto entusiasmante, pieno di gesti tecnici, trovate tattiche, cambi di risultato ed emozioni. E la sfida è stata resa ancora più entusiasmante dallo scontro tra due filosofie calcistiche e due allenatori molto differenti.

La curiosità per la formazione e la disposizione tattica scelte da Allegri (per le assenze di Caceres, Chiellini, Marchisio e Dybala) era notevole e l’XI iniziale sembrava presagire un 4-5-1 con Alex Sandro esterno alto a sinistra e Morata unico terminale offensivo. Ma già dal primo sguardo dopo il calcio di inizio si è capito come la Juventus fosse scesa in campo con un imprevisto 5-4-1 fluido, con Evra centrale di sinistra (con Bonucci e Barzagli), Lichtsteiner e Alex Sandro sull’esterno. A centrocampo, da destra a sinistra: Cuadrado, Khedira, Hernanes e Pogba. E Morata confermato unico terminale offensivo con Mandzukic in panchina.

Da parte sua, Guardiola ha dovuto fare a meno di Robben, recuperando però Benatia al centro della difesa insieme a Kimmich, con Alaba spostato in posizione di terzino sinistro. Il tecnico catalano ha rinunciato in partenza a Thiago Alcantara, avanzando Vidal e inserendo Xabi Alonso davanti alla coppia di difensori centrali.

Juventus liquida

Al di là dell’originale 5-4-1 con cui Allegri ha schierato la squadra,a sorprendere è stato sopratutto l’atteggiamento aggressivo della Juventus in fase di non possesso, contro la costruzione bassa del Bayern. I bianconeri pressavano alto, ordinatamente e con convinzione; il pressing è stato costante, orientato all’uomo e non ha concesso superiorità numerica al Bayern.

Morata usciva su Benatia, Cuadrado su Bernat e (in maniera asimmetrica) Pogba su Kimmich. Con Alex Sandro pronto ad alzarsi su Lahm e i due interni, preferibilmente Khedira, su Xabi Alonso e, in ogni caso, su qualsiasi giocatore si abbassasse per facilitare l’uscita del pallone dalla zona arretrata.

Il pressing della Juventus è centrato sulla marcatura degli appoggi: Cuadrado è pronto a uscire su Alaba, Pogba si alza sul centrale di destra Kimmich, Alex Sandro scala sul terzino destro Lahm. Khedira si alza su Xabi Alonso ed Hernanes è pronto a marcare Muller che si abbassa per cercare di fornire soluzione corta di passaggio a Kimmich.

I bavaresi non sono riusciti ad alzare il proprio baricentro, costretti a ricorrere a soluzioni verticali partendo da una base troppo arretrata e la Juventus, così, è riuscita a recuperare velocemente il pallone ed ad iniziare da posizione avanzata le proprie azioni.

Sebbene orientato agli uomini, quindi influenzato dalla posizione assunta dai calciatori di Guardiola, in fase di pressione alta la Juve si disponeva frequentemente con uno schieramento che ricordava il 4-4-2, con Pogba avanzato sulla linea di Morata. Un dato indicativo: nei primi 4 minuti la Juve ha conquistato nella metà campo avversaria ben 3 dei 10 palloni recuperati in totale. E già al sesto minuto le scelte tattiche di Allegri hanno pagato un grosso dividendo, con il gol del vantaggio di Pogba. A essere decisivi in quel caso sono stati il pressing in zona avanzata e lo scaglionamento proposto in fase di attacco manovrato.

L’azione nasce da un recupero palla della Juventus nei pressi della zona di metà campo conseguente a una pressione alta. Sul recupero del pallone Ribery commette fallo su Cuadrado, la manovra della Juve parte quindi dalla linea di centrocampo. In fase offensiva, nelle azioni manovrate, la disposizione della Juventus era assimilabile a quella di un 3-4-3: Cuadrado e, in particolar modo Pogba, stringevano verso il centro del campo ai fianchi di Morata, liberando le corsie libere per Lichtsteiner e Alex Sandro. La posizione di Cuadrado ad occupare i “mezzi spazi” diventa importante nella costruzione del gol di Morata, assieme alla prima (e non certo ultima) inadeguatezza mostrata dalla fase difensiva della linea arretrata di Pep Guardiola.

La disposizione è quella classica del 3-4-3 con Cuadrado e Pogba dentro il campo e l’ampiezza lasciata agli esterni Lichtsteiner e Alex Sandro. Si noti come il Bayern, contro un attacco manovrato della Juventus, si schieri con una difesa a 5, abbassando Xabi Alonso tra i due centrali. La posizione intermedia di Cuadrado obbliga Alaba a stringere la propria posizione, generando il leggero ritardo con cui coprirà la profondità sul successivo lancio di Khedira verso Lichtsteiner. Sul passaggio di Khedira verso Morata sia Xabi Alonso che Benatia escono sul centravanti bianconero, senza dividersi i compiti in marcatura-copertura.

Khedira gioca su Morata che ritorna la palla “a muro” al centrocampista tedesco. Alaba, che era stato attirato internamente dalla posizione di Cuadrado, è in leggero ritardo nella copertura della profondità e ciò favorirà l’errore tecnico del terzino austriaco. Né Benatia né Xabi Alonso sono posizionati per difendere un filtrante di Khedira, essendo andati entrambi in aggressione della palla giocata corta su Morata.

Il sistema simile al 3-4-3 della Juventus in fase di possesso palla consolidato è particolarmente evidente nella posizione di Paul Pogba, sempre piuttosto alto nella zona di Kimmich e Lahm, pronto a sfruttare a proprio favore il vantaggio in termini di chili e centimetri nei confronti dei due difensori del Bayern.

Una palla giocata alta su Morata, e Pogba effettua il tipico movimento di una punta esterna del 3-4-3 tagliando verso l’interno a raccogliere un’eventuale spizzata del centravanti.

Dopo i primi 10 minuti di pressing avanzato continuo la Juventus ha rallentato e la pressione si è alzata ad intermittenza. Quando la Juventus si è trovata a difendere in zone basse di campo lo ha fatto con il 5-4-1 di cui sopra, con molta densità tra le due linee e Morata in alto, pronto a contendere le eventuali palle lunghe giocate dalla difesa.

Il 5-4-1 in situazione di difesa contro il possesso palla consolidato del Bayern. Morata è fuori dall’inquadratura e rimane alto.

Quando ha schierato il proprio blocco basso, col 5-4-1, la Juventus ha comunque cercato di alzare la pressione sul possesso palla basso del Bayern di Monaco, con un diverso sistema di uscite: Khedira si alzava su uno dei centrali bavaresi, mentre Morata prendeva l’altro, Pogba invece rimaneva largo sull’esterno sinistro.

La Juventus, quindi, aveva meccanismi di pressione diversi in funzione dell’altezza di campo da cui decideva di iniziare il proprio pressing, disegnando in campo schieramenti molto fluidi e adattati alle diverse situazioni.

Difendendo con un blocco basso, la Juve decide di iniziare la propria pressione staccando Khedira dalla linea dei centrocampisti e alzandolo sul centrale avversario.

La difesa a 5 bassa aveva dei vantaggi. Consentiva ai marcatori bianconeri di giocare in maniera aggressiva sugli attaccanti del Bayern, certi di avere sufficiente copertura dagli altri componenti di reparto, e permetteva anche agli esterni di contare sulla copertura di Cuadrado e Pogba.

Lichtsteiner può uscire alto su Ribery, coperto da Cuadrado ed, eventualmente, da Barzagli.

La possibilità di uscire aggressivi sugli uomini, unita alla densità tra le linee, ha complicato la vita al Bayern anche quando è riuscito, in ossequio alla propria volontà tattica, a schiacciare la Juventus a ridosso della propria area di rigore. La Juventus ha tolto spazi vitali in mezzo, mentre sull’esterno lo schieramento 5 + 4 è riuscito a difendere bene. In area di rigore i tre centrali erano quasi sempre in superiorità numerica sui frequenti cross dei bavaresi.

Al termine della partita il Bayern ha effettuato 38 cross, di cui ben 34 nell’arco dei novanta minuti regolamentari, un numero ben al di sopra della già alta media stagionale della squadra di Guardiola. E se si somma questo dato allo zero nella casella dei passaggi filtranti, si ha una testimonianza indiretta della difficoltà di penetrare la Juventus per vie centrali.

In previsione di un cross la Juventus ha superiorità numerica al centro dell’area.

Rispetto alla partita di andata, la Juventus è riuscita a risalire il campo con molta più facilità, partendo dalle frequenti situazioni di difesa a ridosso dell’area di rigore generate dal Bayern. Il merito più evidente ricade sulle spalle di giocatori come Pogba e Alex Sandro, capaci con le loro doti di forza unita alla tecnica di portare avanti il pallone, e alle enormi qualità di Alvaro Morata in campo aperto.

Nel gol del raddoppio di Cuadrado, oltre che ammirare l’entusiasmante azione personale di Morata, completata dalla freddezza con cui ha servito l’assist a Cuadrado dopo 60 metri di progressione, emergono la capacità della Juventus di chiudere gli spazi in zona centrale e di risalire il campo con le forze dei propri giocatori.

La Juve difende bassa e recupera il pallone chiudendo Douglas Costa con ben 4 uomini. Khedira, gioca corto su Morata.

Sulla ripartenza di Morata il Bayern non è neppure sbilanciato: Douglas Costa prova a tornare sul centravanti bianconero e la difesa bavarese può schierare 4 uomini. Le scelte individuali errate di Benatia prima e Kimmich poi, che affrontano fuori tempo un lanciatissimo Morata, senza nemmeno provare ad “accompagnarlo”, favoriscono l’incredibile azione dello spagnolo.

La fase difensiva della Juventus, con la sua capacità di alternare momenti di aggressione alta a fasi più lunghe di ottima difesa posizionale, è riuscita nel primo tempo a disinnescare quasi del tutto la pericolosità offensiva del Bayern, che è andato vicino al gol solamente una volta, alla fine del primo tempo, con un tiro di Müller che ha messo a terra una palla complicatissima di Douglas Costa. Perché “pesano” anche le qualità degli avversari.

I limiti del Bayern

I bavaresi hanno mostrato la loro solita fluidità, schierandosi nelle poche fasi di non possesso che si sono trovati a giocare, con una sorta di 5-4-1, con Xabi Alonso tra i due centrali di difesa e Müller e Vidal come interni.

Il 5-4-1 del Bayern contro una fase di attacco manovrato dalla Juventus.

In fase di possesso palla consolidato, il Bayern ha mostrato l'altrettanto tipica struttura posizionale, con due esterni alti coi piedi sulla linea laterale, due giocatori alle spalle del centravanti, Lewandowski, e uno schieramento in zona più arretrata costituito da 2 o 3 giocatori sull’ultima linea e 3 o 2 in posizione mediana.

Il famoso 2-3-5 del Bayern. Fuori inquadratura ci sono l’esterno alto Ribery e il centravanti Lewandowski. Vidal rimane basso, Alaba è sulla linea dei trequartisti.

La struttura posizionale è sempre rispettata, ma le posizioni possono essere occupate da giocatori diversi. A destra, infatti, a occupare il ruolo di “centrocampista laterale destro” è stato costantemente Lahm, stringendo dalla posizione di partenza di esterno destro basso. A sinistra, invece, è stato quasi sempre Vidal a occupare la posizione di interno, con Alaba che partendo da terzino si alzava fino a occupare la posizione alle spalle di Lewandowsi. E non è stato infrequente neanche lo scambio di posizioni tra Ribery e Alaba, con l’austriaco esterno alto e Ribery accentrato.

Il Bayern è sembrato sorpreso, e sicuramente in difficoltà, della pressione alta portata dalla Juventus dei primi dieci minuti. La palla non è uscita quasi mai in modo pulito dalla zona arretrata, consentendo alla Juventus di recuperarla in zona avanzata, come accaduto anche dopo i minuti iniziali, ad esempio in occasione del gol annullato ad Alvaro Morata.

La Juve crea parità numerica contro la circolazione bassa del pallone del Bayern. Benatia è costretto a giocare la palla dietro a Neuer.

Sulla pressione di Morata Neuer rilancia lungo il pallone che viene intercettato da Khedira.

In fase di attacco posizionale, invece, privato di varchi centrali dalla densità e dall’aggressività della difesa della Juventus, il Bayern non ha tratto profitto neanche dal gioco esterno per via dell’ottima protezione dell’area bianconera. Ma i tedeschi hanno anche mostrato enormi problemi nella lettura della situazioni in campo aperto e nella difesa della profondità.

La linea difensiva si è fatta trovare più volte disordinata, incapace di leggere correttamente le situazioni e scegliere tra l'aggressione e la copertura. I difensori hanno affrontato spesso da fermi o, avanzando in controtempo, le ripartenze della Juventus. Un contesto che non poteva che esaltare un giocatore della caratteristiche di Alvaro Morata.

Palla scoperta in possesso di Pogba (che controlla di petto un lancio di Buffon come se niente fosse). Kimmich e Alaba affrontano la situazione praticamente da fermi e basta un semplicissimo movimento dello spagnolo per consentire a Pogba di servirlo e creare un’enorme occasione da gol per la Juventus. Sarebbe potuto essere il 3-0 che avrebbe chiuso la partita.

Anche la netta occasione da gol avuta da Cuadrado alla fine del primo tempo ha evidenziato le deficienze nella copertura della profondità della difesa del Bayern. Insomma, Guardiola avrà più di un dettaglio da sistemare in vista dei quarti.

Fatica e sostituzioni, come cambia la partita

Dopo un inizio di secondo tempo analogo a quello del primo, con la Juventus che pressava alta e creava occasioni da gol, a sparigliare le carte in tavola ci hanno pensato le sostituzioni. Il primo cambio è stato fatto nell’intervallo: Guardiola ha lasciato negli spogliatoi Benatia per inserire Bernat, spostando Alaba in posizione di centrale; ma la prima vera svolta della partita è stata l’ingresso in campo di Coman al posto di Xabi Alonso.

Il Bayern si è sistemato arretrando Vidal in posizione di mediano e posizionando Douglas Costa sul centro destra, Müller sul centro sinistra e il neo entrato sull’esterno destro. L’arretramento di Vidal è risultato decisivo per la transizione negativa del Bayern: il cileno è stato il giocatore del Bayern che ha vinto più contrasti (4) e intercettato più palloni (4) e il suo contributo in fase di rottura delle ripartenze della Juventus è stato uno dei motivi della sempre più ridotta capacità della Juventus di risalire il campo con l’avanzare dei minuti. A confronto, Xabi Alonso, nei suoi 60 minuti di partita non ha effettuato nemmeno un contrasto e non ha intercettato nessun pallone.

Inoltre, la presenza di un’ala purissima come Coman che gioca sulla linea laterale e cerca costantemente il fondo del campo in 1 vs 1 (2 dribbling positivi su 8 tentati per il francese) hanno attirato uomini sul lato sinistro della difesa della Juventus, liberando di conseguenza spazi per Douglas Costa, che dalla posizione di mezzo destro ha cominciato a rendersi pericoloso entrando verso il centro del campo con il piede sinistro (12 cross, 4 occasioni create e 9 dribbling positivi su 11 per il brasiliano, recordman della partita in queste statistiche).

Il 2-3-5 del Bayern con Douglas Costa e Coman sul lato destro dell’attacco.

Il gioco d’attacco del Bayern a quel punto era orientato prevalentemente a destra, impegnando i due giocatori maggiormente capaci di ribaltare il fronte d’attacco, Pogba e Alex Sandro, in un intenso lavoro difensivo che unito alla fatica ha reso più rare e complesse le ripartenze della Juventus.

La nuova posizione di Vidal, la fatica e l’impegno decisivo richiesto al lato sinistro dello schieramento juventino, sono due dei fattori che hanno ridotto la frequenza e l’efficacia della Juventus nello sfuggire al contropressing del Bayern e risalire il campo.

Il terzo fattore è costituito dal nuovo schieramento scelto da Allegri, successivo alle sostituzioni di Khedira per Sturaro, e Mandzukic per Morata. Le minori qualità di gestione della palla di Sturaro hanno ridotto la possibilità di venire fuori dalla pressione bavarese tramite manovra palleggiata e la posizione assunta in campo da Mandzukic, molto più bassa di quella precedentemente occupata da Morata, hanno privato la Juventus di un riferimento alto su cui lanciare il pallone e della capacità di allungare la squadra avversaria. I due centrali della squadra di Guardiola, così, hanno alzato ancora di più la propria posizione e la Juventus è finita sempre più schiacciata a ridosso della propria area.

Con Mandzukic in campo il 5-4-1 della Juve si trasforma in un 5-5-0 incapace di portare il pallone al di fuori del proprio ultimo terzo difensivo. Dall’ingresso di Mandzukic alla fine dei tempi regolamentari la Juve non effettua alcun tiro in porta.

Il gol di Lewandowski che ha riaperto la partita ha avuto origine da un corner del Bayern, giocato in modo da muovere la difesa della Juventus prima di crossare con, al centro dell'area bianconera, in una situazione di parità numerica. Lewandowski si muove alle spalle di Bonucci e Douglas Costa con un cross preciso e veloce lo pesca a pochi centimetri dalla porta di Buffon.

Nel quarto d’ora che mancava al novantesimo la Juventus è rimasta in trincea ma le qualità puramente difensive hanno limitato i pericoli per Buffon. E proprio quando sembra fatta per la Juve, un errore in uscita di Evra che si è fatto togliere la palla dal solito Vidal, ha esposto la Juventus a un cross dal fondo di Coman e, ancora una volta, al movimento alle spalle del marcatore (Müller su Barzagli) che ha portato il Bayern al gol del pareggio.

Supplementari crudeli

Nei tempi supplementari la partita si è fatta più equilibrata e meno intensa, complice la fatica per entrambe le squadre. Allegri aveva sostituito Cuadrado con Pereyra prima del gol del pareggio e nei minuti supplementari ha disegnato un 5-3-1-1 con l’argentino a supporto di Mandzukic, per provare ad avere maggiori riferimenti offensivi e alzare il baricentro della squadra.

Il 3-5-1-1 della Juventus nei tempi supplementari. Barzagli e Lichtsteiner sono fuori dall’inquadratura, alla destra di Bonucci.

Lichtsteiner ha avuto la migliore occasione da gol del primo tempo supplementare, ma il suo tiro col piede sinistro non è stato sufficientemente incisivo per battere Neuer. Con un tiro della medesima posizione, invece, Thiago Alcantara (subentrato a Ribery) ha centrato il vantaggio del Bayern.

La battaglia di Allegri

Il gol del pareggio di Thomas Müller che ha portato la partita ai supplementari è giunto dopo il novantesimo minuto e la Juventus può dire di essere stata a un passo da un passaggio del turno che a metà del secondo tempo della partita di andata sembrava impossibile. Allegri è arrivato molto vicino al suo personale capolavoro tattico proprio contro Pep Guardiola, allenatore profondamente diverso da lui.

Allegri ha modellato la sua squadra in funzione dei giocatori disponibili e delle caratteristiche dell’avversario, in perfetto accordo col suo modo di allenare che rifugge visioni generali e astratte a favore di soluzioni legate alle situazioni particolari. Ha tirato fuori dal suo cilindro un 5-4-1 molto fluido, ha deciso di pressare alto e con continuità con un pressing orientato sulla posizione degli avversari, alternando fasi di pressione alta e bassa. Morata ha spaccato la difesa alta del Bayern, Pogba, Alex Sandro e Cuadrado hanno dominato atleticamente le fasi di ripartenza lunga e, per non rinunciare ai vantaggi di una difesa a 3/5, Allegri ha schierato Evra, per la prima volta nei due anni in bianconero, in posizione di terzo centrale. Per i primi 60 minuti è stata una Juventus tatticamente perfetta.

Allegri, accusato recentemente da Sacchi di essere un "orecchiante", un allenatore che non inventa, ma copia, aveva rivendicato la qualità del “sapere copiare bene” e il suo 5-4-1/3-4-3 in fondo non è troppo diverso dagli schieramenti adottati da Mainz e Borussia Dortmund in partite in cui il Bayern è andato in grossa difficoltà. Ma non è certo un demerito “copiare”: è necessario capire in maniera profonda che cosa, in una specifica partita o serie di partite ha funzionato e perché, decidere se i propri giocatori hanno le qualità per riprodurre meccanismi rivelatisi vincenti in altri contesti ed adattarli alle proprie caratteristiche. Ogni progresso nasce da quello che è stato fatto precedentemente e la capacità di crescere utilizzando al meglio tutte le informazioni a disposizione è di certo una dote.

Hanno pesato le assenze di Marchisio, Chiellini e Dybala, più che nella formazione iniziale nella gestione di quelli che sono poi diventati 120 minuti. Il cambio di Khedira, probabilmente stanco dopo 60 minuti ad altissima intensità, era probabilmente inevitabile, ma Sturaro ha abbassato in maniera forse decisiva la qualità complessiva della squadra. Più controversa la genesi del cambio di Mandzukic, la cui interpretazione del ruolo ha abbassato ulteriormente una squadra già in difficoltà fisica. Nell’intervista post-partita Allegri ha detto di avere cambiato Morata per avere meno profondità e più protezione del pallone ma che il croato, in contraddizione con le consegne tattiche ricevute, che lo volevano come perno alto, ha abbassato la sua posizione costringendo la Juve a una difesa continua a ridosso della propria area.

Quest’ultimo cambio sporca il possibile capolavoro di Allegri anche se, come spesso accede nel calcio, la qualificazione è stata decisa da episodi che potevano favorire indifferentemente entrambe la squadre.

https://twitter.com/MC_of_A/status/710234682315526148?s=03

Le statistiche avanzate di tiro mostrano che la Juventus è stata molto più pericolosa del Bayern.

Il Bayern è apparso in difficoltà per molti tratti della partita. L’incapacità di difendere in maniera diversa che pressando alto e rubando il pallone nella metà campo avversaria è francamente preoccupante quando il livello degli avversari si alza, come mostrato dalle semifinali della scorsa stagione.

Sia con la difesa schierata che nelle ripartenze avversarie, l’efficacia del Bayern è sembrata davvero troppo bassa, con troppi errori. Più sorprendenti ancora le difficoltà mostrate nella costruzione bassa dell’azione, contro le fasi di pressing alto della Juventus. Alla fine i bavaresi passano il turno, ma devono davvero migliorare alcune fasi del loro gioco per poter ambire alla vittoria della Champions League.

La Juventus è uscita agli ottavi mostrando, qualora ce ne fosse bisogno dopo la finale della scorsa stagione, di aver raggiunto il livello degli altri top-team europei. Al di là dell’enorme delusione per l’occasione mancata, questa è un’ottima notizia per i tifosi bianconeri. Volendo, in un’ottica più ampia, per l’intero calcio italiano.

È una situazione abbastanza gestibile dalla Juventus: sul cross di Douglas Costa la Juve è in superiorità numerica al centro dell’area e ben posizionata. Evra sbaglia un semplice rinvio di testa a Thiago Alcantara ne approfitterà.

I minuti che mancano alla fine della partita sono disordinati ed emozionanti come quasi sempre avviene quando i tempi supplementari vengono sbloccati da un gol. La Juve si butta in avanti con tutte le energie rimaste e senza alcun freno. Subisce il gol in ripartenza lunghissima da Coman, ma sul 4-2, con Bonucci spostato in posizione di centravanti crea due clamorose occasioni per riaprire ancora il match mostrando la fragilità della fase puramente difensiva di Guardiola.

Alla fine di una bella ed emozionante partita è il Bayern a passare il turno e la Juve deve invece abbandonare precocemente il suo cammino in Champions League.

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