Dal 2008 una delle prime quattro della Deloitte Football Money League, la classifica delle squadre di calcio ordinata per entrate nelle operazioni finanziarie, si è sempre qualificata alla finale di UEFA Champions League, vincendola in cinque occasioni su sette.
In questa edizione del trofeo addirittura tre delle prime quattro squadre sono in semifinale. Come precedentemente accaduto nel 2003, nel 2011 e nel 2013, il Real Madrid si conferma il club più ricco, con 549,5 milioni di euro di fatturato, il Bayern Monaco terzo con 487,5 milioni, seguito dal Barcellona con 484,6 milioni (il Manchester United, secondo club più ricco, non si è qualificato alla Champions League); la Juventus, decima con soli 279,4 milioni di euro, sembra essere l’intrusa delle fasi finali. Vediamo però il percorso e i confronti economici con le avversarie, che hanno portato i bianconeri alla finale di Berlino.
Le prime 20 classificate della Deloitte Football Money League relativa al 2013/14.
La Juventus è stata nel girone con l'Atlético Madrid, 15° con 169,9 di fatturato, con i greci dell’Olympiacos e gli svedesi del Malmö. Come da pronostico, le uniche due squadre presenti nella Football Money League si sono qualificate agli ottavi, in cui la Juventus ha affrontato i tedeschi del Borussia Dortmund, undicesimi con 261,5 milioni di euro.
Nel turno successivo il sorteggio è stato benevolo per i bianconeri dal punto di vista del confronto economico. Il Monaco è oltre la 30° posizione nella Deloitte Football Money League, con un turnover inferiore a 117 milioni di euro (per avere un termine di paragone: lo Stoke City, 30°, ne fattura 117,6).
In semifinale il miracolo della Juventus è stato non solo sportivo, ma anche economico. Il Real Madrid è una superpotenza che dal 2005, e per dieci anni consecutivi, domina incontrastata la vetta della Deloitte Football Money League. Si tratta dell’unico club ad aver superato il mezzo miliardo di euro di fatturato, cifre che spiegano facilmente l’acquisto di Gareth Bale per oltre 100 milioni e il suo contratto di 12 milioni di euro a stagione (22,8 lordi).
Il Real Madrid, il club più ricco del mondo, fattura 270,1 milioni di euro in più rispetto alla Juventus, il suo monte ingaggi supera i 190 milioni di euro lordi, ben 70 più dei bianconeri. La prossima avversaria della Juventus, il Barcellona, fattura 205,2 milioni in più e, dagli ottavi in poi, ha battuto solo squadre che erano nella Top 10 della Football Money League.
Dov’era il Barcellona nel 2003?
La Juventus torna in finale di Champions League dopo dodici anni. L’ultima volta, nel 2003, il calcio italiano era al suo apice, con ben tre squadre in semifinale: Milan, Inter e Juventus.
Non è un caso che siano state proprio Juventus e Milan a disputare la finale al “Theatre of the Dreams“ di Manchester, che nella classifica della Deloitte Football Money 2003 League erano, rispettivamente, seconda e terza con 218,8 e 200,4 milioni di euro, precedute soltanto dai padroni di casa dello United. Gli avversari dei bianconeri nella prossima finale di Berlino, nel 2003, non erano neppure tra le dieci squadre analizzate dalla Deloitte. In quel momento il Barcellona fatturava meno del Chelsea, decimo con 134,1 milioni di euro.
L’evoluzione dei fatturati dal 2000/01 al 2011/12.
Nel 2006, quando il Barcellona disputa la sua prima finale di Champions League del nuovo millennio, parallelamente conquista la seconda posizione della Deloitte Football Money League e da allora rimane sempre tra le prime quattro, fatturando oltre 3 miliardi e mezzo di euro in nove anni. Da quel momento i catalani disputano sette semifinali in dieci edizioni, e tutte le volte che sono arrivati in finale (quattro, se includiamo quella di Berlino) hanno sempre vinto.
Come scrive Ferran Soriano, vicepresidente del Barcellona dal 2003 al 2008, nel suo libro La pelota no entra por azar. Ideas de management desde el mundo del fútbol (pubblicato in Italia nel 2012 da Antonio Vallardi Editore con il titolo Il pallone non entra mai per caso), i catalani hanno compreso a fondo il legame tra fatturato e risultati sportivi, trovando la formula per restare a lungo ai vertici del calcio mondiale.
Aumentare la forbice
Dal 2003 aumenta nettamente la forbice tra il fatturato della prima e della quarta rispetto alla decima della classifica della Deloitte: in dodici anni la differenza è poco più che raddoppiata, mentre tra la quarta e la decima il gap è cresciuto di quasi tre volte e mezzo. Per questo ben 28 semifinaliste su 52, negli ultimi dodici anni, fanno parte delle prime quattro squadre più ricche.
Se restringiamo il dato alle ultime 13 semifinali quasi l’83% delle semifinaliste (43 su 52) appartiene alle prime 10 della Deloitte Football Money Legaue. Questo vuol dire che le speranze per un club oltre la decima posizione di arrivare in semifinale sono meno di due volte in dieci anni.
Forbice 2003-2014 tra 1° e 10° e tra 4° 10°.
In finale quasi nel 60% dei casi vince una delle quattro squadre più ricche. Se estendiamo l’analisi alle prime dieci, la percentuale sale al 92%, confermando quanto sostiene il campione olandese Johan Cruijff: «Se i tuoi giocatori sono meglio degli avversari, il 90% delle volte vinci».
Quel 10% è in funzione di diverse variabili, non di meno la proverbiale imprevedibilità del risultato nella singola partita, che rende il calcio uno degli sport più incerti e, per questo, più amati.
Nonostante il Barcellona sia quarto nella classifica economica della Deloitte, è in realtà il club con il monte stipendi più alto, ben 246 milioni di euro. Solo la MSN costa oltre 90 milioni di euro lordi, pari al 76% dell’intero monte ingaggi dei bianconeri.
Se ci limitiamo a prendere le ultime tre stagioni, nonostante i bianconeri abbiano vinto lo scudetto per tre anni fila e abbiano potuto beneficiare di un circolo economico virtuoso legato alle vittorie e alla partecipazione alla UEFA Champions League, i blaugrana hanno fatturato quasi un miliardo e mezzo di euro, 703 in più dei bianconeri. A quel punto diventa facile spiegare la differenza del monte ingaggi lordo tra i due club, 246 per gli spagnoli contro i 118 degli italiani.
Maggiori disponibilità e risorse economiche permettono di ingaggiare i migliori giocatori, che comprensibilmente pretendono stipendi più alti, ma in cambio assicurano maggiori possibilità di vittoria, come dimostrano Kuper e Szymanski nel loro libro Soccernomics (pubblicato in Italia nel 2010 da ISBN con il titolo Calcionomica):
Come disse lo scrittore americano Damon Runyon parafrasando l’Ecclesiaste: «La gara non se l’aggiudica sempre il più veloce, né la battaglia il più forte, ma se devi proprio scommettere, meglio puntare su di loro».
La statistica è contro i bianconeri: in cinque occasioni su sette ha vinto il club con il fatturato più alto (Manchester United, Barcellona 2 volte, Bayern Monaco, Real Madrid). L’Inter nell’anno del triplete è una delle due squadre ad aver sovvertito il pronostico economico, chissà che non sia un’altra italiana a smentire i numeri.