A fine partita è seduto sul prato, le braccia che raccolgono le gambe e un’espressione vagamente stupita da sé stesso. È stato un pomeriggio incredibile per Cole Palmer: ha appena segnato tutti e 4 i gol con cui il Chelsea ha battuto il Brighton in casa e in quel momento sa che i suoi highlights saranno i più guardati del weekend. Sa di aver spostato ancora un po’ più in là l’asticella della percezione di sé. Ricorda quell'esultanza di George Best che si siede stanco sul prato a contemplare la propria grandezza.
Ha segnato tutti e 4 gol in circa 20 minuti, in uno di quei momenti di grazia in cui i calciatori sembrano muoversi in campo con una gravità diversa dagli altri, con più facilità, con più esattezza. È rovinato sopra la sgangherata difesa del Brighton come una slavina, ma così aggraziato, così elegante. Ma anche con qualcosa di assolutamente storto che ha reso il tutto imprevedibile. Una vaga incongruenza tra il suo aspetto esteriore e il modo in cui gioca a calcio.
Quando Cole Palmer fu mandato via dal Manchester City da Guardiola non sembrava abbastanza buono. Aveva già dato vari saggi del proprio talento. Ad agosto del 2023, un mese prima di essere ceduto, aveva realizzato alcuni gol decisivi - come questo anti-agonistico sinistro sul secondo palo nella finale del Community Shield contro l’Arsenal.
C’è qualcosa in Cole Palmer che non ci fa credere fino in fondo che possa essere un calciatore d’alto livello, o anzi uno di quei giocatori maghi che in campo riescono più o meno in tutto. Ha l’aria allampanata, la fisiognomica inglese assolutamente media e i calzettoni alti lo fanno sembrare uno strano insetto stecco. Probabilmente fosse nato in Sudamerica si porterebbe dietro tutta una reputazione di culto, il soprannome “Flaco” e i suoi video circolerebbero nei corridoi più esoterici dell’internet calcistico. Il suo essere inglese lo ha destinato automaticamente al mainstream. Non può - in quanto inglese - essere sottovalutato, ma la sua stranezza continua a essere una cifra importante della sua estetica.
Quest’estate ha circolato molto la foto promozionale di lui che, indossando la maglia dei Tre Leoni, fa la sua esultanza codificata: strofinandosi le braccia come chi ha freddo. Un’esultanza nata dal soprannome “cold Palmer”, nato a sua volta dalla freddezza che Palmer riesce a mantenere davanti alla porta avversaria e dopo aver segnato. Solo che quando Palmer fa quell’esultanza non sembra esserci niente di metaforico: sembra davvero uno che ha freddo. Sembra un ragazzino malato che ha freddo. Su Twitter per lui è stato ribaltato il concetto di “aura”, usando quello di “anti-aura”. Una persona che riesce a essere anti-carismatica, il cui valore calcistico viene in qualche modo sminuito dalla mancanza di carisma. E allora Cole Palmer riesce più o meno a fare il giro: frutto esotico, meraviglia da wunderkammer, in un calcio piuttosto standardizzato. Un calcio in cui i giocatori provano a essere cool senza rendersi conto del loro conformismo, della loro poca originalità.
Cole Palmer, invece, è davvero originale.
In una cultura calcistica nata attorno al culto dell’atletismo, e dove l’eccezionalità dei calciatori è visibile fino a un livello quasi camp - i missili da fuori di Lampard, il gioco da inserimenti e bombe a mano di Gerrard, il Maradona da pub Rooney - da dove è uscito fuori Cole Palmer? Dove ha imparato a giocare a calcio un giocatore tanto leggero e creativo?
Prima di segnare il primo dei suoi quattro gol contro il Brighton, Cole Palmer ne ha sbagliato uno semplice. Solo davanti al portiere, ha angolato troppo il piatto prendendo il palo. Eppure di quell’azione non riusciamo a staccare l’occhio dal suo controllo accompagnato con l’esterno del piede. È così bello che ci fa dimenticare l’errore.
Ha segnato al 22’, al 28’, al 30’ e al 41’: 4 gol in 20 minuti. Ha segnato con un tap-in a porta vuota, con un rigore, con un calcio di punizione e con un tiro di collo sul primo palo dopo un taglio profondo. Con questi 4 gol il Chelsea ha rotto l’imbattibilità del Brighton in Premier League e trovato una continuità di risultati incoraggiante. Ora la squadra è quarta ma nel gruppo in testa alla classifica, a soli due punti dal Liverpool. Notevole per un club che per molti versi sembra un esperimento finanziario indecifrabile, uno scherzo, il gioco decadente di un ricco americano. Lo scorso anno - quando il Chelsea non aveva senso - era tenuto a galla da Cole Palmer; oggi che il Chelsea funziona Cole Palmer ha già segnato 6 gol e servito 4 assist.
In estate Southgate gli ha preferito in Nazionale giocatori più schematici come Bukayo Saka o Phil Foden, che per molti aspetti sono la sua nemesi: ali che dribblano in velocità, con quadricipiti ipertrofici e un’eccezionalità molto visibile. Mi sembra che questo dica molto. Foden, con la sua tecnica da calcio di strada e la faccia spigolosa da coatto mancunian, è il giocatore che di fatto lo ha mandato via dal Manchester City. Non è stata una scelta folle intendiamoci, stiamo parlando di un altro giocatore fenomenale, ma Cole Palmer ha qualcosa che Foden e questi altri giocatori non hanno. Lo ha scritto Barney Ronay nel suo più recente articolo sul Guardian, e cioè l’imprevedibilità. Una capacità di pensiero laterale, di intuizione improvvisa, che non sembra appartenere alle ali inglesi - e di certo non a quelle del Manchester City, che hanno tutti affinato le loro qualità verso l’efficienza più perfetta.
Oltre ai quattro gol ci sono due giocate di Cole Palmer contro il Brighton a cui bisogna prestare attenzione. La prima è all’inizio del secondo tempo. Palmer è in una zona insignificante del campo e riceve il pallone con la postura rivolta quasi verso il centrocampo. Non sembra voler fare nulla di non conservativo. Con aria quasi scazzata, senza sforzo, Palmer di prima lancia oltre la sempre mal messa difesa del Brighton. Un pallone alto che curva e finisce proprio sulla corsa di Nico Jackson. L’attaccante non aveva nemmeno suggerito il movimento in profondità; si è limitato a non finire in fuorigioco e a scattare quando ha visto che il compagno lo ha lanciato. Una giocata vista solamente da Palmer.
La seconda azione è tre minuti dopo, quando in uscita dal calcio d’angolo improvvisa un controllo e tiro di grande qualità. Improvviso, geniale. La palla finisce alta di poco e lui ride. È successo al 52’: dunque in mezz’ora di gioco Palmer ha segnato 4 gol ed è andato vicino a segnarne 5 e a fare assist. Di certo la difesa del Brighton lo ha aiutato, restando alta, sbagliando sempre il fuorigioco, concedendo pericolose palle scoperte, ma la facilità con cui Palmer ha approfittato di tutto questo è disarmante. Fabian Hurzeler, allenatore del Brighton, ha detto che Palmer «Ha punito ogni errore individuale. Non puoi fermarlo in situazioni di uno contro uno. Devi difendere da squadra contro di lui».
A differenza di Saka, di Foden, di Grealish, Palmer ha molti modi per far male alle difese, e alcuni di questi passano dalla sua testa più che dalle sue gambe o dai suoi piedi. Guardate questa palla in verticale data alla fine della scorsa stagione. Secondo il suo allenatore, Enzo Maresca, che lo ha allenato anche nell’under-23 del Manchester City, è il “miglior giocatore della Premier League”. Non è una posizione assurda. Nelle ultime 39 presenze ha segnato 28 gol e servito 15 assist.
C’è forse qualcuno di più incisivo di Cole Palmer negli ultimi metri, quando la palla si avvicina alla porta e bisogna farsi venire in mente il modo migliore per fare gol? Di certo non c’è nessuno di più divertente.