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La differenza tra intensità e pressing
25 lug 2017
Andare a grande velocità non significa fare un buon pressing, la Premier League ne è un esempio.
(articolo)
8 min
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L’intensità è la caratteristica più distintiva del calcio inglese, quella che tolto lo spettacolo della tv e degli spalti sempre pieni, i soldi e i calciatori lussuosi, la storia che rende iconica quasi ogni maglia - per quanto queste siano tutte cose importanti - descrive il tipo di calcio che si gioca in Inghilterra. Se immaginiamo una partita di Premier League vediamo il pallone rimanere nei piedi dell’una o dell’altra squadra al massimo per pochi secondi. L’incontro perfetto è ricco di momenti di totale entropia, specie nei secondi tempi, quando il gioco non rallenta, ma le gambe dei giocatori non rispondono più ai comandi.

L’intensità in Premier League è così elevata che sembra condizionare tutti gli altri fattori, cioè quelli tecnici e tattici. Le parole dei protagonisti confermano questa sensazione: già dopo 3 mesi dalla partenza della stagione ufficiale, Guardiola ha dichiarato che nelle partite di Premier League sembra che la palla passi più tempo per aria di quanto lo faccia sul terreno: un’intensità quindi che va a braccetto con la perdita del controllo (e del possesso), dato che come ha detto lui stesso in Germania non si gioca a ritmo più basso.

Potrebbe venir naturale pensare che a un’attitudine aggressiva in campo corrisponda una capacità di pressione sugli avversari molto efficace, portata in maniera continua nel tempo e nelle giuste zone del terreno di gioco. Per continuare il parallelo con la Bundesliga: nel caso tedesco la perdita del controllo è propedeutica al recupero del possesso.

Invece, i dati dell’ultima stagione riguardo al pressing mettono la Premier League alle spalle di Bundesliga, Liga e Serie A.

Gli strumenti a disposizione

Colin Trainor, per il sito Statsbomb, ha messo a punto un indice che permette di confrontare la pressione portata dalle squadre nella metà campo offensiva - un po’ più della metà, nella versione di Trainor - in fase di non possesso. Il PPDA non è altro che il rapporto tra il numero di passaggi effettuati dalla squadra che imposta e il numero di azioni difensive (tackle, intercetti e falli) compiute dalla squadra che aggredisce senza palla. Più basso è il valore di questo indice, più alta sarà la pressione applicata dalla squadra oggetto di valutazione sull’avversario in possesso.

I dati riferiti all’ultima Premier League mostrano in testa Manchester City e Tottenham. È un primato che non desta particolari sorprese, se consideriamo che il disturbo costante della costruzione avversaria è una delle caratteristiche fondative dei sistemi organizzati da Guardiola e Pochettino.

Pur poggiandosi su questo principio comune, però, il modo di portare in campo il pressing è differente nelle due squadre: Guardiola aggiusta i suoi meccanismi avversario per avversario e, tanto per fare un esempio, contro l’Arsenal in FA Cup le ali erano state istruite a chiudere lo sbocco verso le fasce ai centrali, in modo da costringerli a passare per il centro o a forzare il cambio di gioco; il Tottenham è solito schiacciare l’avversario in fascia, persino in massa sulle rimesse laterali.

Scorrendo la classifica sorprende la posizione del Liverpool, la squadra allenata dall’unico allenatore tedesco della Premier League. Klopp ha un’idea di calcio molto dispendiosa dal punto di vista fisico e ha puntato spesso il dito verso la tipica congestione del calendario della stagione inglese, che affaticherebbe i calciatori oltre ogni ragionevole misura, impedendo loro di esprimersi nel suo sistema. Ma a giudicare dai valori espressi dal PPDA, fino a Natale il suo Liverpool era addirittura ultimo in questa particolare classifica.

Il Liverpool fa molto possesso - è seconda solo dietro al City con un possesso medio del 58,3% - e quindi lascia poco tempo con la palla agli avversari, ma qualcosa nei meccanismi del pressing dei “Reds” non ha funzionato. Il numero totale di interventi difensivi portati dal Liverpool nella metà campo opposta è di gran lunga inferiore rispetto a quello delle altre squadre di vertice. Un dato che può essere condizionato da motivazioni tattiche (la fluidità che i "Reds" hanno in attacco porta i giocatori lontano dalle zone di competenza nel momento in cui si perde il possesso del pallone) o a dalla poca fisicità degli attaccanti (Firmino, 181 cm, è il più alto tra gli avanti dei "Reds").

Nelle ultime cinque stagioni complete, le squadre della Premier League hanno tenuto un valore medio del PPDA costantemente più alto rispetto alle medie degli altri campionati: dato corrispondente, come detto, a un'efficacia del pressing più bassa. Il trend del PPDA in Premier League è comunque negativo, quindi il pressing migliora di stagione in stagione, e lo stesso accade nella Liga spagnola.

Al contrario, vanno verso un peggioramento dell’efficacia del pressing sia la frenetica Bundesliga che la nostra Serie A. Quest’anno, nel nostro campionato, la palma d’oro del PPDA è andata all’Empoli retrocesso: al netto di tutti gli altri problemi che hanno afflitto la stagione dei toscani, i meccanismi di pressione, sedimentati da generazioni di allenatori che si sono susseguiti negli anni, erano comunque efficaci.

I limiti dell’approccio

Il PPDA dà un’indicazione su cosa sta accadendo in campo, ma non ne dà alcuna sul come. Proprio per come è stato costruito l’indice, il PPDA può cambiare in un verso o in un altro sia per una variazione del numeratore (passaggi concessi), sia per una del denominatore (azioni difensive). Il problema, cioè, è che se una squadra diminuisce il numero generale di interventi difensivi, e teoricamente potrebbe anche smettere del tutto di difendere, e l’avversaria non effettua più passaggi del solito prima di provare a concludere l’azione, il PPDA della prima migliorerebbe senza in realtà che sia migliorata l’efficacia del pressing.

Con nessuna pressione, se il numero di passaggi effettuati per risalire il campo tende a zero, tenderà a zero anche il PPDA. Qui lo United era già un gol sotto e si era appena al minuto 9, eppure non mostrava alcuna urgenza in fase di non possesso.

L’esempio del Manchester United è significativo. Nella seconda parte della stagione, Mourinho ha deciso di spostare le proprie fiches sull’Europa League, perché in quel momento le probabilità dello United di accedere alla successiva edizione della Champions League passando dalla vittoria del trofeo, piuttosto che da un piazzamento in campionato, erano effettivamente superiori.

Per questo in Premier League lo United ha preso ad avere un atteggiamento del tutto rinunciatario, per preservare le forze ed evitare gli infortuni, già numerosissimi a quel punto della stagione. Con gli avversari che riuscivano a risalire il campo senza alcuna azione di contrasto e che provavano a chiudere l’azione dopo pochi passaggi, il PPDA dello United si è via via ridotto fino a permettere loro di issarsi al terzo posto di questa classifica.

Il significato del PPDA può essere arricchito se accompagnato da informazioni sullo spazio e sul tempo. Nel grafico qui sopra sono mostrati i valori PPDA dei 4 campionati, calcolati a seconda che il pressing sia portato centralmente o sulle fasce.

Si nota al primo sguardo che la Premier League ha valori superiori a tutti gli altri campionati in entrambe le zone. Ma c’è di più: la differenza tra il pressing portato al centro e quello portato in fascia è meno accentuata in Inghilterra che, ad esempio, in Germania. Quindi, in Premier League il pressing è meno efficace, ma lo è anche perché le squadre non riescono a orientare il palleggio degli avversari verso le fasce, dove avrebbero meno opzioni.

L’inefficacia del pressing dovrebbe favorire il gioco palla a terra e invece le squadre della Premier League effettuano in media meno passaggi a partita che altrove per risalire il campo. I numeri ci dicono che in Inghilterra si gioca molto di più in verticale: i passaggi giocati in avanti sono più numerosi e mediamente più lunghi. È come se i difensori temessero l’idea di pressione, e non l’effettiva pressione che ricevono.

L’andamento del PPDA cambia col passare dei minuti in partita: all’inizio dei primi tempi i valori sono mediamente più alti, perché col passare dei minuti l’accumulo di stanchezza provoca un aumento del numero di errori in impostazione e la pressione diventa quindi più efficace. È quanto meno curioso notare che la sola Premier League ha un’inversione di tendenza nell’ultimo quarto d’ora rispetto agli altri campionati: se da un lato aumenta il numero di interventi a contrasto, dall’altro aumentano, con un tasso superiore, anche i passaggi giocati nella metà campo difensiva.

Può sembrare una contraddizione in termini: l’aggressività, portata anche in maniera sconsiderata negli ultimi minuti, invita le squadre a essere più conservative.

Per costruzione il PPDA dovrebbe premiare il gioco all’inglese, caratterizzato da una forte componente atletica - nell’indice sono tenute in conto tutte le azioni difensive, al di là dell’esito - e da un’accezione pronunciata alla verticalizzazione - che tende comunque ad abbassare il computo totale dei passaggi giocati.

Ciò nonostante, i valori della Premier League sono comunque i peggiori tra i 4 maggiori tornei. In Spagna hanno compensato un minore atletismo con la tecnica e la tattica e persino in Italia, dove pure si ha una tensione conservativa alla copertura degli spazi in difesa, in termini di efficacia del pressing si fa meglio che in Inghilterra.

In definitiva possiamo dire che pressing e contro-pressing sono meccanismi tattici sofisticati, che richiedono organizzazione pratica e basi teoriche; e che la fisicità, che pur in Inghilterra abbonda, da sola non basta a renderli efficaci.

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