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La forza interiore di Mahrez
07 set 2015
Da Sarcelles a Leicester: la lunga strada di Riyad Mahrez, attuale capocannoniere della Premier League.
(articolo)
9 min
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Quattro partite, quattro gol. Il segreto del Leicester City di Ranieri, finora imbattuto, è un ragazzo del 1991 di cui conviene iniziare a parlare, per portarsi avanti col lavoro. Ha la testa e i piedi per diventare un giocatore da grande squadra.

Riyad Mahrez è quieto fino al candore, in campo non conosce aggressività (da quando è in Inghilterra, ha preso un cartellino giallo in 55 partite), ed è l'aspetto sul quale già alcuni mesi fa diceva di voler migliorare. Ma forse, l'aggressività, uno non se la può dare. Sembra essere mosso da una continua, ossessiva tensione a far meglio, e finora la sua carriera è stata un crescendo senza soluzione di continuità. «Non bisogna mai sentirsi arrivati: è il miglior modo per regredire» diceva già ai tempi di Le Havre. «Migliora ogni giorno» dice oggi il suo allenatore, Claudio Ranieri.

Ha rovesciato qualsiasi previsione, ha scommesso sulla propria voglia. In un tempo eccezionalmente breve si è preso il posto nella Nazionale algerina e quello nella squadra delle East Midlands. È stato capace di sconvolgere le aspettative in Francia, di ambientarsi subito nel calcio estremamente fisico della Championship, di imporsi in Premier già dalla prima stagione. E nelle prime giornate di questo 2015/16 si è caricato la squadra sulle spalle. Davvero sembra che sarà l'anno della sua consacrazione.

Cos'ha fatto in queste prime giornate del 2015/16.

È nato in Francia, sua madre è marocchina, ma lui ha scelto il Paese del padre, che ha perso a quindici anni. L'uomo che lo ha iniziato al calcio («C'est grâce à lui») era originario di un paese sui monti di Tlemcen, un'oasi linguistica di lingua berbera nell'ovest algerino. Il figlio dice che, scegliendo di rappresentare quella Nazionale, ha esaudito il suo desiderio. Dice, soprattutto: «Je suis un algerien».

In Algeria, soprattutto nella paterna Beni Snous, ci va spesso (qui il video della sua ultima visita, a giugno). Ma il posto dove Mahrez è cresciuto si chiama Sarcelles, è lo stesso quartiere in cui è cresciuto Karim Ziani (nazionale algerino, una discreta carriera, prevalentemente in Ligue 1), ed è un sobborgo duro a nord di Parigi. Lì ha dato i primi calci; per strada, niente scuola calcio. È nella rappresentativa del posto, l'AAS Sarcelles, che ha iniziato a giocare in un sistema meno anarchico, verso i quattordici anni. A Sarcelles c'è ancora il suo barbiere, il franco-algerino Nassim, dal quale è andato a farsi tagliare i capelli prima di partire per il Mondiale brasiliano (qui il video che immortala la scena).

Sarcelles.

La convocazione per i Mondiali brasiliani era arrivata nel giugno 2014, sei mesi dopo il suo acquisto da parte del Leicester City nella finestra invernale del mercato. Mancino, esterno di centrocampo o ala in un attacco a tre, con la Nazionale viene schierato essenzialmente a sinistra mentre Ranieri (come già l'ex allenatore dei Foxes, Nigel Pearson) lo preferisce a destra, per farlo convergere e andare al tiro.

«Tiene la gente sul bordo della sedia, con la sua creatività» dice il suo compagno Kasper Schmeichel. Tecnico, rapidissimo, sempre in cerca della profondità. E imprevedibile, perché ha un'agilità quasi innaturale. È alto 179 centimetri, ma pesa solo 61 chili, eredità di un ritardo nella crescita di cui ha sofferto tra i dodici e i sedici anni. Ogni volta che esce in piedi da un contrasto, perciò, si trascina dietro il bagliore di un prodigio.

Skills.

Dà l'impressione di avere sempre paura di perdere il pallone: sembra piegarsi di continuo in avanti, anche nel toccarlo ha un modo protettivo, una delicatezza, e non lo perde mai d'occhio, come se l'evoluzione del gioco intorno a lui fosse più scontata che avere quel pallone tra i piedi.

Quando Mahrez guizza via per il campo, tagliandolo in orizzontale e in verticale senza dare riferimenti, è complicatissimo fermarlo con le buone. Eppure non sembra divertirsi, quando compie i suoi dribbling e salta gli avversari: sembra prendere quei momenti sul serio, come se quegli avversari fossero una minaccia reale per qualcosa a cui tiene. Sarà per il modo ansioso di proteggere il pallone. In qualche modo, probabilmente, c'entra la sua storia. Di sicuro questa chiave può spiegare come la leggerezza del suo tocco e dei suoi movimenti strida con la violenza inaspettata dei suoi tiri.

Durante i primi allenamenti, lo scorso luglio, si presentava così alla nuova stagione.

In Inghilterra è arrivato per appena mezzo milione di euro. I “Foxes” di Leicester, i “Fennecs” dell'Algeria, come a dire che ha la volpe nel destino.

A scovarlo nella seconda divisione francese è la squadra del technical scouting del Leicester, agli ordini di Rob Mackenzie (oggi al Tottenham). Hanno le idee chiare sul profilo che cercano. Deve avere tra i venti e i ventidue anni. Dev'essere un giocatore eccezionale nelle serie cadette di Paesi come Spagna, Francia e Germania, o nelle prime divisioni di campionati minori. Dev'essere in scadenza di contratto, in modo da poterlo acquistare con uno sconto. E incrociando questi dati arrivano a Riyad Mahrez del Le Havre AC.

Quando il ragazzo attraversa la Manica, lo fa “all'avventura”, come dice. Comunque si trova bene da subito. Ha la fiducia dell'allenatore, l'attenzione della società. Un esempio che fa lui stesso, unico musulmano della rosa, è la mancanza di difficoltà con cui gli fanno avere carne halal.

Veniva da tre stagioni e mezzo in Normandia, trascorse fra la prima e la seconda squadra. Il presidente, Jean-Pierre Louvel, lo ricorda come un giovane «non stereotipato, con una vera forza interiore». Tra i suoi compagni in quegli anni c'era Benjamin Mendy, oggi brillante terzino dell'OM e dell'Under-21 francese. La società, una delle più antiche di Francia, ha una tradizione giovanile importante (ha lanciato fra gli altri: Ibrahim Ba, Vikash Dhorasoo, Lassana Diarra, e soprattutto Paul Pogba).

A Le Havre insieme a Benjamin Mendy.

A voler raccontare dal principio bisogna dire che da ragazzino, quando ha iniziato all'AAS Sarcelles, era un adolescente che non spiccava se non per la sua esilità. Anzi, «era davvero in ombra», come racconta un responsabile della squadra. Eppure Riyad ripeteva in giro che sarebbe diventato un giocatore professionista. Sembrava la sparata di un ragazzino.

A diciassette anni, poi, è cresciuto fisicamente e ha iniziato a farsi notare. «Il suo piede sinistro era come una mano» dice un suo allenatore dell'epoca. Viene chiamato a fare provini in Spagna, Romania, Scozia. Ma quando lascia il Sarcelles è per andare in Bretagna a giocare con la maglia del Quimper CFC, una squadra dilettantistica. E all'inizio non trova spazio. Su di lui, sulla sua struttura fisica, gravano ancora molte riserve: «Verrà mangiato vivo» si dicevano i dirigenti del piccolo club. Invece no, invece col passare dei mesi conquista tutti.

A fine stagione la squadra retrocede, eppure Mahrez, dicono le voci di mercato, viene preso in considerazione da Paris Saint-Germain e Olympique Marseille. In quello stesso periodo, secondo il direttore tecnico del club di Sarcelles, Mahrez promette che giocherà i Mondiali in Brasile. È il 2010, lui ha già diciannove anni, gioca in una ligue régionale, non ha nessuna esperienza professionistica. Sembra la sparata di un ragazzino.

Quattro anni dopo il c.t. dell'Algeria, Vahid Halilhodzic, lo includerà nei 23 convocati per la fase finale della Coppa del Mondo 2014.

Mahrez a Le Havre. È l'unico a portare i guanti, come gli succede spesso sui campi inglesi.

Negli ultimi Mondiali l'Algeria supera il girone (a danno delle più quotate Russia e Corea del Sud) ma esce agli ottavi, onorevolmente, contro la Germania che sarà campione del mondo. Mahrez gioca settantadue minuti, tutti nella prima contro il Belgio. A pensarci è un risultato clamoroso, per lui, esserci.

Ha trovato molto più spazio nell'ultima Coppa d'Africa. Anche qui, l'Algeria supera il girone, ma viene eliminata nella gara eliminatoria che segue. Anche qui la sconfitta avviene per mano della squadra che vincerà la competizione, la Costa d'Avorio. Oggi è un titolare indiscusso dei Fennecs, e dall'esordio (il 31 maggio 2014) ha già messo insieme diciotto presenze.

Dall'arrivo in Inghilterra, Mahrez non ha fatto che crescere. Se in quei primi sei mesi aveva giocato con regolarità, contribuendo all'approdo in Premier (19 presenze, 3 gol e 5 assist), durante la stagione successiva è stato un protagonista della miracolosa salvezza in rimonta. Il Leicester sembrava destinato a una brutta retrocessione, troppo netta per non ferire la memoria di una promozione appena raggiunta con 102 punti. Poi la primavera ha portato, nelle ultime nove partite, sette vittorie e un pareggio. Il 2-0 al Southampton è arrivato con la prima doppietta di Mahrez da quando è a Leicester: l'ha dedicata a sua madre, che quel pomeriggio era andata a vederlo giocare in Inghilterra per la prima volta.

Nella scorsa stagione Nigel Pearson ha cambiato uomini e moduli con una certa confusione, ma Riyad è stato un elemento fisso (2.233 minuti giocati). Un giocatore di livello superiore, nella rosa. Un giocatore del quale si vedevano, al tempo stesso, i limiti e i margini di miglioramento.

Tra i primi dieci dell'intera Premier League per dribbling (2,6 di media a gara) e palle filtranti giocate (0,3); migliore della squadra per numero di tiri in porta (2,1); ottime percentuali nei cross effettuati (1,2) e nei passaggi chiave offerti (1,5). Costruiva moltissimo, raccoglieva decisamente meno: chiuderà la stagione con appena quattro gol e tre assist, nonostante in Premier avessero creato più occasioni da rete soltanto Di María, Fàbregas e Tadic.

Cos'ha fatto nel 2014/15.

Poi è arrivata questa nuova stagione. Mahrez è rimasto a Leicester, nonostante il corteggiamento di tanti club (dal Tottenham all'Arsenal, alla Roma). Ranieri lo ha schierato sempre dall'inizio. Ed è arrivata la precisione sotto porta, se dopo quattro giornate ha segnato quanto l'intera stagione scorsa. Non ha ancora fatto assist, ma questo non significa che abbia perso la sua generosità (anzi, finora ha offerto più passaggi chiave e più cross in confronto alla media dello scorso anno). In realtà ha migliorato tutti i dati statistici che lo riguardano, e soprattutto la voce che riguarda i tiri in porta effettuati (tutte le statistiche, qui).

Ha ancora l'età e i margini per migliorare. Ranieri ha spiegato di stare lavorando con lui sulla fase di non possesso (un punto sul quale già batteva Pearson). Mahrez ha intorno una squadra dignitosa, un mix di esperienza e freschezza, con qualche onesto mestierante e qualche scommessa.

Se lui farà la strabiliante stagione che ha promesso in queste prime settimane, per i Foxes può uscir fuori una salvezza tranquilla. Se farà quella strabiliante stagione, potrà dire di puntare dritto a un club di prima fascia. Non sarebbe la sparata di un ragazzino, ma l'ambizione di uno che è diventato grande.

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