Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Statsbomb, lo strumento fondamentale per gli analisti e i giornalisti di tutto il mondo.
Dal suo ritorno sulla panchina della Juventus, il percorso di Massimiliano Allegri è stato uno dei più divisivi e polarizzanti degli ultimi anni. La falsa diatriba tra estetica ed efficacia, gli 1-0, e il corto muso sono solo parte di un'eredità che rimarrà a lungo nell’immaginario collettivo, anche dopo la fine di questo ciclo.
Allegri non si è mai espresso molto sulle statistiche avanzate, e non sembra il tipo di allenatore che vi ripone troppa fiducia, mentre è da sempre piuttosto interessato a quelle “storiche”, che ogni tanto snocciola come vere e proprie massime. Quante volte nelle ultime dieci stagioni la squadra che ha subìto meno gol non ha vinto il campionato? State pur certi che Allegri conosce la risposta a questa e tante domande simili.
È curioso che la narrazione attorno alla Juventus e al suo allenatore nelle ultime stagioni si è spesso intrecciata proprio con le statistiche, utilizzate soprattutto per cercare di evidenziare un certo disallineamento tra le performance della squadra e i suoi risultati. Quasi un anno fa in questo articolo Alfredo Giacobbe raccontava la Juventus di Allegri degli 8 clean sheet e di soli 7 gol - con un rigore - subiti nelle prime 17 giornate. La squadra bianconera aveva inanellato una serie di risultati che, in relazione alle statistiche avanzate, erano al limite del mistico, con numeri difensivi non così eccezionali e in generale abbastanza mediocri sotto molti aspetti. Tre giorni dopo quella squadra incassò 5 gol in una sola partita, contro il Napoli. Certe volte, è il caso di dirlo, le statistiche servono a capirci di più.
Anche in questa prima parte di stagione i dubbi attorno alla Juventus sono molti, e ci si chiede se stiamo assistendo a qualcosa di simile allo scorso anno. La Juventus è una squadra che ancora danza sul filo del rasoio delle probabilità e che prima o poi ne pagherà fragorosamente lo scotto?
Qualche giorno fa, dopo la vittoria contro la Fiorentina, un po’ ovunque sono circolate le grafiche post-partita di Lega e Dazn, in cui saltavano all’occhio alcuni dati come tiri (25 dei Viola contro 4) e possesso palla (oltre il 70 per la Fiorentina) che sembravano sottolineare l’ennesimo risultato incoerente con la prestazione messa in campo dalla squadra di Allegri. Nel caso specifico l’interpretazione di quei numeri era stata in larga parte pretestuosa: la differenza nel numero di tiri tentati dalle due squadre - che poteva apparire enorme - si traduceva in un volume di xG molto simile, spiegabile col fatto che la Fiorentina aveva tentato tantissime conclusioni poco pericolose - abusando dei cross - mentre la Juventus aveva creato le occasioni migliori nei pochi tentativi fatti.
Cosa dicono le statistiche avanzate sulla Juventus di Allegri?
Tenendo conto che attualmente il campione è di 12 partite di Serie A, al momento la Juventus secondo i dati StatsBomb è terza in Serie A sia per non-penalty xG creati che concessi, e ha anche la terza migliore differenza npxG del campionato, dietro a Inter e Napoli.
Non siamo di fronte a condizoni di overperformance estreme e difficili da mantenere sul medio-lungo periodo, soprattutto dal punto di vista difensivo, al contrario della scorsa stagione durante la quale in molte occasioni la Juventus aveva incassato meno gol rispetto alle attese statistiche, anche grazie alle performance eccezionali sia di Szczęsny che di Perin, a lungo i due migliori in Serie A per GSAA (Goals Saved Above Average), un indicatore che misura quanti gol i portieri riescono a evitare rispetto ai post-shot xG subìti. Attualmente Szczęsny è il quinto portiere del campionato secondo questa metrica, in cui il migliore è - per distacco - Di Gregorio, e il secondo Yann Sommer.
Le prestazioni reali sono quindi abbastanza in linea con quelle attese: i 18 non-penalty gol segnati dalla Juventus sono arrivati da 16.32 npxG, mentre i 7 incassati da 8.08.
Una delle principali critiche mosse alla squadra di Allegri è l’eccessivo affidamento fatto sulle palle inattive, e in effetti se si considerano solo gli xG in open-play la Juventus scivola al quinto posto in Serie A, pari merito con il Milan.
Degli 1.36 npxG creati per 90 minuti, ben 0.43 - quasi un terzo - derivano da situazioni da calcio da fermo, in proporzione molti rispetto a squadre come Inter, Napoli e Atalanta, e comunque nettamente il valore più alto in Serie A. In generale è comunque migliorata rispetto alla stagione 2022/23 sia la produzione offensiva - da 1.27 a 1.36 npxG - che soprattutto la performance difensiva, da 0.90 a 0.67 npxG concessi.
Un altro dato difensivamente rilevante sono gli xG per tiro subito, che misurano la qualità delle occasioni concesse agli avversari, indicatore in cui la squadra di Allegri ha il miglior valore della Serie A con 0.05 xG per tiro.
La Juventus subisce oltre 12 tiri per 90 minuti, un numero molto vicino alla media del campionato, ma è anche la terza squadra a subìre più tiri da fuori area, circa 5 a partita, una proporzione abbastanza peculiare. La fase difensiva bianconera è piuttosto efficace nel costringere gli avversari a prendere brutti tiri, tendenzialmente poco pericolosi.
Come costruisce la sua efficacia la Juventus
Questi dati restituiscono un’idea del livello di efficacia delle performance della squadra, ma non ci dicono quasi nulla sul come queste prestazioni vengono costruite. Per farlo è necessario entrare nella sfera delle statistiche che delineano lo stile di gioco di una squadra. In continuità con la scorsa stagione, la Juventus ha numeri medio-bassi per buona parte degli indicatori legati a possesso (% di possesso, field tilt) e pressing (pressioni, contropressioni, PPDA, percentuale di passaggi completati dagli avversari).
I numeri restituiscono quindi l’impressione di una squadra che sta continuando nell’approccio a seguire il percorso tracciato nella scorsa stagione, in modo forse ancora più estremo in certi aspetti.
La Juventus di Allegri ha caratteristiche precise e certamente peculiari per lottare per le prime posizioni, ma rispetto alla scorsa stagione le statistiche attestano in modo abbastanza chiaro un miglioramento nell’efficacia complessiva della squadra, sia offensivamente che difensivamente. Una proposta probabilmente non bella da vedere secondo il gusto comune, e che soprattutto sceglie una via molto rischiosa per cercare di ottenere il risultato.
Il controllo limitato del pallone, la grande capacità - ma anche necessità - di creare pericoli sulle palle inattive, il pressing sporadico e le lunghe fasi di difesa posizionale anche in zone molto profonde del proprio campo, se non al limite dell’area, sono sicuramente scelte dispendiose per i giocatori sotto molti punti di vista, e che lasciano un margine di errore limitato.
Una delle critiche più accese rivolte ad Allegri nelle ultime stagioni è quella sulla distanza tra il livello della proposta di gioco e quello della rosa a disposizione, in particolare per la mancata ricerca del risultato attraverso un calcio diverso, che il tecnico livornese non sarebbe in grado di implementare. Certamente questo è possibile, ed è ormai difficile capire dove finisca l’allenatore Allegri e dove inizi la maschera da villain che si è costruito negli ultimi anni, ma non si può totalmente escludere che la progressiva estremizzazione ed esasperazione di alcune scelte siano semplicemente il frutto di una ponderata analisi costi-benefici fatta dall’allenatore rispetto al sistema Juventus. Non è così improbabile che Allegri abbia semplicemente valutato che tentare di impostare soluzioni diverse, più propositive e meno reattive, con i giocatori a disposizione avrebbe potenzialmente portato a maggiore instabilità e a fare un passo indietro in termini di performance, mantenendo comunque una certa inferiorità rispetto a squadre più attrezzate e/o organizzate, e abbia quindi scelto di continuare a lavorare sugli stessi princìpi, cercando di affinarne l’esecuzione e l’efficacia.
Per quanto si tratti di una strategia estremamente rischiosa, che allarga notevolmente la forbice tra risultato massimo e minimo possibili, ci sono tante motivazioni che potrebbero aver spinto Allegri a voler giocare una stagione da tutto per tutto, scegliendo la strada che a suo modo di vedere dava le maggiori possibilità di giocarsela con le avversarie attuali.
Probabilmente non sapremo mai quanto questa estremizzazione dell’approccio della Juventus sia effettivamente frutto della volontà del suo allenatore e quanto di una naturale evoluzione del contesto. Al termine di questa stagione, dopo tre anni di lavoro, potremo probabilmente trarre un bilancio, e già nelle prossime settimane alcune partite potranno dirci di più su tante di queste scelte.