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La Lazio ha alzato il livello
16 mag 2019
Inzaghi è riuscito a pareggiare l'intensità dell'Atalanta, aggiudicandosi la finale di Coppa Italia.
(articolo)
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Lazio e Atalanta sono arrivate alla finale di Coppa Italia dopo avere giocato l’una contro l’altra appena dieci giorni fa, in una sfida fondamentale per il cammino Champions delle due squadre. In quell’occasione a prevalere era stata l’Atalanta, capace di rimontare il gol iniziale subìto da Parolo e dominare la partita nel secondo tempo. Di certo un match così ravvicinato nel tempo non poteva non influenzare le strategie dei due allenatori e in particolare quelle di Simone Inzaghi, che dalla netta sconfitta in campionato ha provato a trarre insegnamenti per spostare a proprio favore gli equilibri del confronto con l’Atalanta nella finale di Coppa Italia.

I cambiamenti di Inzaghi (e quelli di Gasperini)

Al contrario di Gasperini, che ha mantenuto immutato l'undici iniziale rispetto al recente incontro in campionato, Inzaghi ha in effetti fatto alcuni cambi significativi, anche grazie al recupero di qualche giocatore infortunato. Sulle fasce, ad esempio, dove l’Atalanta era riuscita a imporre il proprio dominio, Inzaghi ha schierato a sinistra Lulic, con Marusic riportato nella consueta fascia destra. L’allenatore laziale ha messo mano anche alla difesa e al centrocampo del suo consueto 3-5-2, inserendo Felipe al posto di Wallace sul lato destro della difesa, con Bastos spostato sul centro sinistra, e schierando Correa al fianco di Immobile, con Caicedo in panchina insieme a Milinkovic-Savic, appena recuperato.

I cambi avevano l'obiettivo di risolvere alcune delle difficoltà mostrate dalla Lazio nella partita di campionato. In quell'occasione, ad esempio, Wallace era stato individuato come anello debole della difesa biancoceleste, viste le sue non eccelse capacità in palleggio in costruzione bassa. L’inserimento di Felipe, di certo più abile del compagno di squadra in fase di impostazione, ha cercato quindi di rendere meno efficace la strategia di pressione della squadra di Gasperini. In attacco, invece, Correa poteva garantire dribbling e velocità con cui attaccare gli ampi spazi lasciati dall’Atalanta dietro la propria linea difensiva, che come di consueto saliva a sostegno del pressing in avanti.

Lo schieramento scelto da Inzaghi ha influenzato indirettamente il sistema di Gasperini (senza palla un 3-4-1-2) che ha schierato i suoi uomini in maniera diversa e anomala rispetto all'ultimo incontro in campionato, soprattutto per adattare il proprio pressing ai giocatori avversari. Il tecnico piemontese ha invertito infatti la posizione di buona parte del suo schieramento di destra a sinistra: e quindi Ilicic, De Roon e Dijmsiti hanno occupato la metà sinistra del campo, mentre Zapata, Freuler e Masiello quella destra.

Gasperini, in questo modo, voleva per l'appunto lasciare libero di ricevere palla il difensore di centro sinistra avversario, cioè Bastos, per indirizzare verso di lui la costruzione bassa della Lazio, e utilizzare quindi la trasmissione del pallone verso il difensore brasiliano come trigger per far partire il pressing. Ilicic, in questo sistema, era spostato sul centro sinistra per andare in pressione su Felipe, mentre Zapata dalla parte opposta sarebbe dovuto salire su Acerbi (con Gomez che schermava Leiva). Sul passaggio del pallone verso Bastos, poi, Freuler si alzava in pressing abbandonando la marcatura di Luis Alberto, su cui a catena usciva Masiello che lasciava alle sue spalle Palomino e Dijmisiti in parità numerica contro Immobile e Correa.

La scelta di invertire, oltre alla posizione di Ilicic e Zapata, anche quella dei due interni di centrocampo e dei difensori laterali della difesa a tre (Freuler e Masiello sul lato destro, invece di De Roon e Dijmsiti) mirava forse a sfruttare le maggiori capacità del centrocampista svizzero di pressare in avanti e del difensore italiano di difendere in anticipo rispetto ai loro corrispettivi.

(Quasi) Una partita a scacchi

I meccanismi di pressing predisposti da Gasperini hanno provato a spezzare lo stallo iniziale, forzando il recupero alto del pallone o almeno il lancio lungo di Bastos, anche con il rischio di esporre la propria linea difensiva alla parità numerica contro gli attaccanti laziali. E almeno fino a un certo punto è stata una strategia che ha funzionato: al momento della sua sostituzione, Bastos era il difensore della Lazio che aveva tentato più passaggi (23; Felipe, che occupava lo stesso ruolo sul lato opposto, ne aveva effettuati solo 7), di cui ben 8 lanci lunghi su un totale di 17.

La fase di non possesso dell’Atalanta è riuscita a controllare bene gli attacchi della Lazio che dal canto suo, per diminuire i rischi di perdere il pallone in zona centrale, era ben felice di non forzare uscite palleggiate sotto pressione, preferendo cercare direttamente le due punte, sperando nella capacità di Correa e Immobile di vincere i propri duelli individuali.

Tanti palloni giocati in verticale verso la zona offensiva nella pass-map della Lazio

L’Atalanta, però, è sembrata spaesata in fase di possesso, pagando nell'ultima trequarti la variazione di schieramento voluta da Gasperini. L’inversione della posizione di quasi tutti i componenti delle catene laterali ha infatti reso meno fluida la manovra atalantina per l’assenza dei consueti riferimenti in fase di possesso palla. E questo ha portato Gasperini a correggere parzialmente le posizioni dei suoi uomini, spostando Zapata nella consueta zona di sinistra e portando in fase di non possesso Ilicic in posizione di centravanti, in marcatura su Acerbi, pronto ad aprirsi sul centro-destra appena recuperato il pallone.

L’infortunio di Bastos e la sua sostituzione con Radu ha modificato ulteriormente il quadro della scacchiera in campo. Dopo l'uscita del centrale brasiliano, Gasperini ha identificato in Felipe il giocatore da pressare nel terzetto difensivo avversario e questo gli ha consentito di tornare del tutto allo schieramento consueto, con De Roon e Dijmsiti riportati sul centro-destra, assieme a Ilicic, e Freuler e Masiello posizionati nella consueta posizione di centro-sinistra.

Finito il primo tempo, però, Gasperini ha deciso di cambiare ancora. Al ritorno in campo, l’Atalanta si è schierata con un 3-4-3 puro, con Gomez sul centro-sinistra. È cambiato di conseguenza anche il sistema di pressing nerazzurro, con i tre attaccanti che marcavano in parità numerica i centrali della Lazio, e Freuler, seguito a catena alle sue spalle da Masiello, che si alzava in pressione su Lucas Leiva. Non è chiaro perché il tecnico abbia cambiato nuovamente, anche se è sembrata sempre una mossa volta a facilitare la fase di pressing: forse, dopo l’ingresso di Radu, Gasperini ha pensato che non fosse più un chiaro vantaggio invitare la costruzione bassa della Lazio verso un giocatore specifico.

Con una strategia che mirava ad evitare del tutto l’impostazione dell’azione degli avversari e non più ad utilizzarla a proprio vantaggio per provare a recuperare in posizione avanzata il pallone, l’Atalanta ha finito per forzare direttamente i lanci lunghi di Strakosha, che è passato dal giocare lungo il 54% dei propri passaggi nel primo tempo al 93% del secondo.

Qualunque sia stato il motivo, la mossa di Gasperini ha avuto però l'effetto collaterale di allontanare Gomez da Ilicic, recidendo di fatto la connessione tecnica tra i due migliori giocatori della squadra, quelli che ha fatto gran parte delle fortune offensive dell’Atalanta in questa stagione, negando tra l'altro spazi ai sempre pericolosi tagli esterno-interno di Zapata.

Come si rompe l'equilibrio

Gli schieramenti a specchio e la grossa attenzione data in fase difensiva al controllo ravvicinato degli avversari hanno reso la partita una continua battaglia e, in un certo senso, la somma di tanti duelli individuali. Rispetto alla partita di campionato, la Lazio ha provato ad alzare il livello di intensità ed atletismo della propria prestazione rinunciando a parte del proprio palleggio per evitare che il pressing dell’Atalanta potesse trasformarsi in un’arma offensiva tramite il recupero avanzato del pallone. La squadra di Inzaghi non ha disdegnato di difendere nella propria metà campo per aprire il campo ai contrattacchi di Immobile e Correa provando a sfruttare a proprio vantaggio la spregiudicatezza delle abitudini della linea difensiva atalantina.

Al contrario di quanto successo anche all'andata in campionato, la Lazio ha ceduto il controllo della palla ai nerazzurri, che hanno avuto il pallone per il 53% del tempo (in campionato il dato si era attestato al 45 %). La rinuncia al possesso ha peggiorato la qualità del palleggio biancoceleste (la precisione dei passaggi è passata dall’82% al 74% rispetto alla gara di dieci giorni fa), ma l’incremento dell’intensità ha efficacemente sporcato la fase di possesso avversaria (anche la precisione dei passaggi dell'Atalanta è crollata, passando dall'82% al 72%). Per dire: rispetto alla partita di campionato, la Lazio ha raddoppiato il numero di contrasti effettuati arrivando quasi a pareggiare quelli della squadra di Gasperini (22 l’Atalanta, 21 la Lazio).

La solida e ruvida difesa posizionale dei biancocelesti ha di fatto inibito all’Atalanta la creazione di significative palle gol e non a caso la migliore occasione per i nerazzurri – il palo di De Roon e i successivi tentativi di segnare sulle respinte della difesa - è nata da un calcio piazzato, peraltro una delle armi offensive privilegiata dei nerazzurri. A dominare in fase difensiva è stato Lucas Leiva, capace di recuperare ben 13 palloni. Il centrocampista brasiliano nel secondo tempo, non essendo più occupato dalla marcatura di Gomez, si è potuto inoltre spostare a sinistra, dove poteva raddoppiare sui consueti attacchi dalle fasce dell’Atalanta.

Gasperini, insomma, ci ha messo del suo, con l’inversione delle fasce di tre quarti delle catene laterali che ha tolto i riferimenti conosciuti e oliati alla circolazione del pallone dei suoi uomini. In questo modo, il tecnico piemontese nel secondo tempo ha reso gli attacchi nerazzurri troppo meccanici, privandoli dell’imprevedibilità della connessione tecnica tra Gomez e Ilicic. C'è da dire che anche la Lazio ha creato davvero poco in fase offensiva e i maggiori pericoli per la porta di Gollini sono nati, anche in questo caso, da situazioni di calcio piazzato.

A fare la differenza nel conto degli Expected Goals, fino al gol del vantaggio di Milinkovic-Savic, è l’occasione di Acerbi al tredicesimo del primo tempo, di testa su calcio d’angolo, che aveva un valore di 0.43 xG.

Una partita chiusa, molto combattuta e quasi interamente centrata sui duelli atletici non poteva che risolversi da una situazione statica e la Lazio, con Milinkovic-Savic, appena entrato al posto di Luis Alberto, è stata brava a spostare a dieci minuti dal termine, l’equilibrio della sfida a proprio favore, portando a casa la settima Coppa Italia, raggiungendo l’Inter al terzo posto nell’albo d’oro della competizione.

In questo modo, la squadra di Inzaghi, che sembra ormai troppo lontana dalla zona Champions League, si è per lo meno conquistata un posto in Europa League, portando a casa un trofeo che di certo rende il bilancio dei risultati della stagione altamente positivo. Dopo le due partite perse in campionato Inzaghi è riuscito finalmente a pareggiare l’intensità dell’Atalanta e a ridurre al minimo i rischi derivanti dal pressing avversario giocando velocemente in verticale. Il tecnico biancoceleste, insomma, è sceso sul terreno di battaglia del suo avversario e alla fine il risultato gli ha dato ragione.

Gasperini, invece, forse ha cambiato eccessivamente la sua squadra, privilegiando l’ottimizzazione dei suoi meccanismi di pressing anche a costo di modificare l’abituale disposizione posizionale dei suoi uomini e di rinunciare all’imprevedibilità tecnica garantita dalla connessione tra Gomez e Ilicic. In fase offensiva la squadra è stata quindi meno brillante e più meccanica del solito e incapace di scardinare la difesa della Lazio. Il primo dei due obiettivi dell’Atalanta è andato perso, ma la storica qualificazione alla Champions League è ancora tutta nelle mani dei nerazzurri. Toccherà al tecnico di Grugliasco voltare velocemente pagina e focalizzare ogni energia sugli ultimi 180 minuti di campionato che potrebbero consegnare un incredibile e meritato sogno europeo alla squadra di Gasperini.

Per adesso, però, non possiamo fare altro che celebrare il successo della Lazio, che con oculatezza e pazienza è riuscita a piazzarsi all'interno dei confini nazionali dietro solo alla Juventus per trofei vinti negli ultimi otto anni.

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