La sfida tra le prime due squadre della Liga è stata all’altezza delle aspettative. La partita ha avuto un alto livello tecnico, tattico, atletico ed emotivo. Il Real Madrid con la sconfitta ha visto finire il proprio record storico d’imbattibilità (40 partite senza sconfitte) e ha conosciuto sulla propria pelle le potenzialità di una squadra consacratasi come avversario diretto per il titolo. Un capitolo finale, insomma, all’altezza della miniserie di tre partite con cui Zidane e Sampaoli hanno monopolizzato l’attenzione calcistica in Spagna nelle ultime settimane.
Tatticamente, sono due le cose che rimarranno di questa sfida: la strategia iniziale inedita di Zidane e la mossa con cui Sampaoli ha svoltato la gara.
L’intelligenza di Zidane
I dubbi sull’incidenza di Zidane sui risultati di questa squadra possono esistere, ma non si può negare che il tecnico non studi gli avversari e non si preoccupi di alterare il proprio sistema per rispondere al contesto. Due partite consecutive contro il Siviglia hanno portato Zidane a capire come poter sviluppare un controllo territoriale nella propria metà campo e portare così al minimo i rischi dovuti dalla partita generati dalla pressione del Siviglia. Sulla base del vantaggio di punti che il Real Madrid può difendere sugli avversari, Zidane decide di impostare una gara che accetta due risultati su tre. Per il Real sembra importante non perdere e scende in campo con una difesa a 5 e un atteggiamento che mira al controllo. Varane, Ramos e Nacho sono al centro di una difesa che schiera Carvajal e Marcelo ai lati e Casemiro davanti. Un modulo che vuole disinnescare le marcature del Siviglia: Varane e Ramos (soprattutto lui) con la conduzione palla al piede possono provare a tagliere la pressione del Siviglia nell’uno contro uno. L’aspetto con cui Sampaoli ha provato nella partita precedente a mettere in difficoltà l’uscita del pallone avversaria.
Questa impostazione ha colto di sorpresa Sampaoli e nei primi minuti il Siviglia non sapeva bene come attaccare.
Modric e Kroos, con più libertà di salire e appoggiare i due attaccanti nella pressione (mai costante per scelta), hanno consentito al Madrid di giocare senza troppi rischi. La squadra poteva difendere la propria area per poi attaccare con pochi passaggi. Questo atteggiamento ha tolto continuità al possesso del Siviglia, costringendolo alla ricerca degli spazi di mezzo.
Nel primo tempo il Real Madrid non ha subito grandi occasioni da gol, ma c’è da dire che a sua volta non ha creato tanti pericoli in area di rigore del Siviglia (ad eccezione di un’occasione sbagliata in modo clamoroso da Cristiano).
Il 5-3-2 scelto da Zidane ha caricato di troppe responsabilità la coppia di esterni e quella di attaccanti, ed entrambi non hanno risposto positivamente. Gli esterni hanno perso lo scontro diretto con i terzini avversari Mariano ed Escudero: Carvajal non è mai riuscito ad arrivare sul fondo, non ha tentato neanche un cross e non è riuscito nell’unico dribbling provato in attacco. Dall’altra parte Marcelo non ha trovato il modo di accompagnare la squadra sulla trequarti (carenza atletica?), abbassando il volume di gioco che lo rende di solito un regista occulto del Real Madrid.
Se a destra Modric ha compensato in maniera perfetta i mancati tocchi di Carvajal spingendosi ben più alto del normale ad aiutare le due punte, la staticità di Kroos ha fatto risaltare di più la partita non entusiasmante di Marcelo.
I due attaccanti si sono comportati come spesso succede nelle giornate negative. Benzema provava a essere utile nella manovra muovendosi tanto e toccando palloni fuori dall’area; Ronaldo che invece prova a forzare la giocata risolutrice, fallendo però nell’esecuzione (solo due tiri nello specchio e facili per il portiere). Nonostante una partita di altissimo livello dal punto di vista tattico, fisico e tecnico, la sterilità offensiva del Real (o se vogliamo la scelta troppo conservatrice di Zidane) non ha permesso alla squadra di arrivare agli ultimi minuti di fuoco al Ramón Sánchez Pizjuán con il risultato già congelato.
La mistica del Siviglia
Molto nasce dalla magnifica partita a tutto campo di N’Zonzi, chiave di volta di tutto un sistema che non ha paura di esporsi. Il Siviglia aveva iniziato con un 4-2-3-1 con Iborra e N’Zonzi davanti alla difesa e i quattro davanti con molta libertà di movimento. Franco Vazquez e Ben Yedder si scambiavano posizione a seconda dei momenti della partita: Vazquez da centrale ha avuto un ruolo più da falso 9, mentre il francese ha provato anche movimenti in profondità. Vista però la capacità di N’Zonzi di dominare il centrocampo da solo, Sampaoli ha deciso di inserire Sarabia per Iborra due minuti dopo l’entrata di Kovacic per Kroos (a 25 minuti dal termine).
È stata questa la mossa che ha svoltato la partita del Siviglia. Sampaoli ha deciso di affidarsi totalmente in termini difensivi al talento di N’Zonzi e ha messo 4 giocatori in grado di muoversi tra le linee davanti a lui. A quel punto ha superato i problemi di inferiorità posizionale rispetto alla difesa a 5 del Madrid. I movimenti esterno-interno Sarabia e Jovetic liberano spazio alle salite dei due esterni e permettono di sfruttare la partita non perfetta di Marcelo e Carvajal.
Se con il pallone N’Zonzi è stato il giocatore con più passaggi effettuati, è senza che ha dato il meglio con 7 duelli aerei vinti su 7, 4 palle recuperate e 7 takle a buon fine su 7 tentati. Si è permesso anche di riprendere Cristiano.
Se dal punto di vista dell’equilibrio può sembrare una scelta pazza, visto che la transizione difensiva del Siviglia perde qualsiasi parvenza di ordine, dimostra dall’altra parte quanto la spregiudicatezza di Sampaoli, la sua voglia di forzare i limiti, stia pagando. Trovare l’equilibrio solo attraverso la proposta offensiva, con un solo giocatore a tappare i buchi, ha funzionato. O meglio: ha creato i presupposti per dare convinzione ai tifosi che potesse funzionare.
Al Ramón Sánchez Pizjuán 42 mila persone sembrano il doppio e spingono anche i giocatori più stanchi a non abbassare minimamente il livello di sforzo. Perfino il Real Madrid, la squadra che con Zidane ha ritrovato un’epica fondata sulla capacità di uscire indenne da qualsiasi condizione avversa, non riesce a superare la mistica di questo Siviglia.
Una delle tante occasioni con cui il Siviglia asfissia il Real Madrid nel finale: in questo caso Jovetic raccoglie la palla da un passaggio sull’esterno e finisce per andare al tiro. Da notare come i compagni attaccano bene l’area per dargli opzioni di passaggio con Vietto che si libera in area piccola e Nasri che si posiziona al limite.
Nell’inferno degli ultimi minuti il Siviglia crea occasioni a ripetizione, costringendo il Real Madrid in apnea. Arriva prima l’autogol di Sergio Ramos - un incredibile segno di malasorte, dove è difficile non credere a piani divini - che nella partita precedente si era scontrato con i tifosi del Siviglia. E poi il gol di Jovetic a completare la rimonta in pieno recupero.
Ancora una volta lo stadio andaluso è uscito imbattuto e ancora una volta il Siviglia ha raccolto i frutti della propria mistica (10 gol fatti negli ultimi 10 minuti di gioco in questa stagione, o se preferite 11 punti guadagnati). Monchi ha già promesso altri investimenti sul mercato invernale per provare l’impresa di giocarsi il titolo contro i due giganti fino alla fine.
Questa sfida non ci ha solo detto che il Siviglia è una seria candidata al titolo, ma che la sua mistica, unita a un allenatore che non accetta mai passivamente i contesti, possono abbattere anche la versione più cinica del Real Madrid.