Il secondo posto nel girone alle spalle dell’Atlético Madrid ha messo il Bayern di Ancelotti di fronte all’Arsenal vincitore del gruppo A. Non esattamente un ottavo “morbido” per i bavaresi che però ultimamente hanno sempre eliminato il club di Wenger nella fase ad eliminazione diretta. Tra l’altro, il tecnico francese sembra ormai all’epilogo della sua esperienza con il club londinese e gli ultimi risultati (sconfitte contro Watford e Chelsea) sembrerebbero avergli messo definitivamente contro anche la tifoseria. Il Bayern vive invece un momento decisamente positivo: ha raggiunto per la decima volta consecutiva i quarti di DFB Pokal (un record) e dopo aver messo finalmente dietro il Lipsia, veleggia verso l’ennesimo Meisterschale.
Ancelotti ha schierato il Bayern con il 4-2-3-1, che ha ormai sostituito in pianta stabile il 4-3-3 di inizio stagione. Senza Boateng, è toccato a Martinez e Hummels formare la coppia centrale a protezione della porta di Neuer, con Lahm terzino destro e Alaba terzino sinistro. Xabi Alonso e Vidal hanno giocato uno di fianco all’altro a centrocampo, con Robben largo a destra, Thiago trequartista e Douglas Costa a sinistra, ma con notevole libertà di svariare. In avanti il ruolo di punta centrale è stato ricoperto da Lewandowski.
L’Arsenal si è schierato a sua volta con un 4-2-3-1, che di fatto non è mai stato tale, visto che per lunghissimi tratti della partita, i “Gunners” sono rimasti schiacciati nella propria metà-campo. Il portiere di coppa, Ospina, ha difeso i pali coadiuvato dalla linea a quattro formata, da destra a sinistra, da Bellerin, Koscielny, Mustafi e Gibbs. A centrocampo ha agito la coppia formata da Xhaka e Coquelin, con Iwobi largo a sinistra e Oxlade-Chamberlain a destra. Ozil si è posizionato da trequartista a supporto dell’unico riferimento offensivo, Alexis Sanchéz.
Nei primissimi minuti di gara è sembrato che l’Arsenal volesse provare ad aggredire il Bayern nella sua metà-campo, sin da quando cominciava a costruire l’azione. Ma ben presto la squadra di Wenger ha rivelato le sue reali intenzioni, anche a causa dell’enorme pressione a cui era sottoposta dai bavaresi, che sono rimasti sistematicamente altissimi sul campo, con Martinez e Hummels praticamente sempre a cavallo della linea di centrocampo.
Evidentemente, il 5-1 dello scorso anno, non è servito di lezione né all’allenatore alsaziano né ai suoi giocatori. È indubbio ed innegabile che esista un divario qualitativo significativo tra Bayern ed Arsenal, ma l’aver riproposto praticamente lo stesso atteggiamento della gara dei gironi dell’ultima edizione della Champions è stato l’equivalente di una firma di resa incondizionata: non a caso il risultato finale è stato esattamente lo stesso e l’Arsenal può considerarsi già eliminato.
Il 4-2-3-1 di Ancelotti presentava un’asimmetria tra le due fasce. Ad Alaba era concessa la possibilità di unirsi alla fase offensiva in pianta stabile, con Lahm che, quando l’azione si sviluppava sulla sinistra, si manteneva più basso. Il terzino austriaco ha combinato di frequente con Douglas Costa che comunque, pur partendo da ala sinistra, non ha mancato movimenti verso le zone centrali del campo e in alcuni occasioni ha persino raggiunto Robben sulla fascia destra.
L’Arsenal, che nella sua metà-campo si organizzava in un 4-4-1-1 compatto, ha privilegiato la difesa del centro, concedendo le zone esterne del campo alla formazione di Ancelotti.
L’Arsenal rintanato nella sua metà-campo con il 4-4-1-1.
Ora, su queste pagine abbiamo più volte sottolineato come, in generale, le fasce siano zone d’inferiore importanza strategica rispetto al centro, in quanto la restrizione di 180 gradi del terreno di gioco dovuta alla linea laterale rende più prevedibile il gioco e di conseguenza facilita il recupero della palla in tali settori. Nella gara in questione però, il Bayern non è stato affatto limitato dal dover giocare sulle fasce (dove si sono sviluppate il 76% delle azioni bavaresi), poiché non solo può disporre di calciatori sulle corsie che sono in grado di battere il proprio avversario nell’uno contro uno, ma soprattutto perché hanno sempre ricevuto il supporto dei propri compagni, con Thiago specialmente che si muoveva da un interno all’altro per offrirsi quale opzione di passaggio e le frequenti sovrapposizioni dei terzini.
La pressione latita, la sovrapposizione è da manuale e in mezzo all’area Lewandowski attende il cross. 2-1 matematico.
Il problema principale dell’Arsenal è stato però la mancanza di una sistematica pressione sulle azioni offensive del Bayern, anche e soprattutto sulle fasce. Ai giocatori di Ancelotti veniva concesso troppo tempo per decidere la prossima mossa e di conseguenza è risultato fin troppo facile giocare combinazioni rapide o passaggi all’interno della formazione inglese. È mancata anche la prontezza per proteggere il centro, perché una volta che il pallone veniva spostato sui lati del campo, l’Arsenal tendeva a perdere compattezza e ciò facilitava i centrocampisti nel trovare spazio in zone centrali, con Sanchez ed Ozil che una volta portato il primo pressing rimanevano troppo lontani dai propri compagni, sfilacciando la squadra e diminuendo le linee di pressione della formazione di Wenger.
Nel gol del 3-1 il Bayern ha esposto l’errato approccio dell’Arsenal. È il colpo di tacco di Lewandowski ad aver meravigliato lo spettatore, ma se si osserva lo sviluppo dell’azione, dovrebbe piuttosto stupire quanto sia stato facile giocare attraverso il pur compatto schieramento della squadra di Wenger in assenza di pressione.
Lo schieramento dell’Arsenal ne ha necessariamente pregiudicato anche gli sviluppi offensivi: Iwobi ed Oxlade-Chamberlain sono rimasti schiacciati a supporto dei propri terzini e di conseguenza sono risultati inutili in transizione. Non che ci sia stato un elevato numero di occasioni in cui colpire in ripartenza, visto che la struttura e il dominio territoriale del Bayern erano ideali per favorire la riaggressione e di conseguenza annullare i contropiedi avversari, ma le poche volte in cui i “Gunners” sono riusciti a contrattaccare lo hanno fatto con il solo Sanchéz, neutralizzato dai frequenti raddoppi di Martinez ed Hummels.
Di fatto gli uomini di Wenger non sono mai stati in partita anche se sono riusciti in qualche modo a chiudere il primo tempo in parità, dopo che Sanchéz ha ribadito in rete il pallone dopo il rigore parato da Neuer e causato da un’ingenuità di Lewandowski. Il Bayern (700 passaggi riusciti, 74,2% di possesso palla) è stato sempre in controllo ed era inevitabile che una volta sopraggiunto il vantaggio, il risultato si sarebbe arrotondato, considerato anche il crescente nervosismo dei “Gunners”.
Un avversario potenzialmente insidioso per i tedeschi (i londinesi hanno il miglior attacco della Premier League) si è rivelato fin troppo facile da superare. L’atteggiamento scelto da Wenger è stato un’ammissione di inferiorità e la probabile ultima campagna di Champions dell’alsaziano alla guida dell’Arsenal è già al capolinea.