McGregor è per le MMA quello che Louis-Ferdinand Céline è stato per la letteratura classica del Novecento. Ne ha stravolto e innovato lo stile, diventandone il portabandiera in un momento in cui è ancora al massimo delle proprie potenzialità e deve ancora scontrarsi con il suo vero limite. La situazione, oggi, è in un certo senso paradossale perché Mc Gregor sembra diventato persino troppo grande per l’UFC e per le MMA e la possibilità che si confronti sul serio in un ring di boxe con Floyd Mayweather (sempre più realistica) è al tempo stesso una prova della sua grandezza ma anche della distanza che ha scavato tra sé e il resto dei fighter.
Parte I: conoscere i propri difetti per migliorari i propri pregi
Ma per capire davvero McGregor la sua storia va raccontata dall'inizio, dalla periferia sud di Dublino in cui è cresciuto e in cui, dopo aver lasciato la scuola in tenera età, è diventato assistente di un idraulico in un cantiere, come il padre prima di lui. E come il padre, nel tempo libero McGregor sognava di fare il pugile: lavora dalle 10 alle 12 ore al giorno e quando ha finito va dritto in palestra.
A 12 anni inizia a fare kickboxing, ma da adolescente alla passione per il combattimento abbina quella per il calcio, giocando nello Yellostone. Sarà un episodio del tutto casuale a convincere McGregor a dedicarsi definitivamente al combattimento, come racconterà anni dopo: «Entravo ed uscivo dalla boxe da giovane, ma non l’ho praticata mai seriamente fino a quando non mi sono fatto pestare per una ragazza, dal suo ex che era molto più grande di me. Sono amico di quel ragazzo oggi, ma è sempre bello sapere che posso piegarlo come una sedia a sdraio all'occorrenza».
A 18 anni si trasferisce con la famiglia a Lucan, a ovest di Dublino e a 20 conosce la sua attuale moglie Dee Devlin. McGregor ricorderà tempo dopo quanto sia stato prezioso il suo sostegno durante i periodi più bui, quando viveva in affitto nella profonda periferia di Dublino sbarcando il lunario con i 188 € mensili del sussidio di disoccupazione, trascorrendo tutto il suo tempo in palestra, sognando di diventare il campione che è oggi.
Ricorderà in particolare l'attenzione che Dee gli imponeva riguardo al suo regime alimentare e di quando rientrava a casa dopo interminabili sessioni di allenamento, e lei guardandolo negli occhi gli diceva: “Conor, è tutto ok, puoi farcela!”
L'esordio di McGregor nelle arti marziali miste a livello amatoriale avviene il 17 Febbraio 2007, nella federazione irlandese Ring of Truth, dove affronta e sconfigge il suo connazionale Ciaran Cambell in quello che sarà il suo primo e ultimo match di MMA.
Seppur acerbo, è già presente qualche elemento riconoscibile nel suo stile: la certa reattività nel gioco di gambe, il timing, l'aggressività, la potenza dei colpi, la sfrontatezza, la guardia bassa, l'atteggiamento provocatorio.
McGregor passa, dopo un solo match amatoriale, al professionismo. Per il suo debutto però dovrà aspettare più di un anno; al Cage of Truth, contro Gary Morries che sconfigge senza troppe difficoltà per TKO al secondo round.McGregor dimostra fin da subito una straordinaria etica del lavoro, come dirà anni dopo: «Non c'è talento qui, c'è duro lavoro. Questa è un’ossessione».
Il suo secondo incontro da professionista è del 2008, contro Mo Taylor che prova qualche middle kick in avvio senza troppa efficacia: appena McGregor accorcia la distanza per lui è notte fonda.
Al terzo match, contro il lituano Artemij Sitenkov, un lottatore con un brazilian ju jitsu di alto livello, McGregor incappa nella sua prima sconfitta. Sitenkov è un fighter monodimensionale, con un brazilian jiu jitsu di alto livello: oggi detiene un record negativo di 15 vittorie e 16 sconfitte ma, caso più unico che raro, tutte le sue vittorie sono arrivate per sottomissione.
Gli atleti che eccellono nel BJJ amano stare schiena a terra concedendo volentieri la posizione dominante al loro avversario. Conor non fa nulla per evitarla e da lì inizia a mettere colpi incurante del suo avversario che gli afferra la caviglia e, dopo aver assorbito diversi pugni, mette a segno una Kneebar (leva alla gamba) sulla quale McGregor è costretto a cedere.
Nelle MMA può capitare che un fighter possa avere qualche lacuna in una determinata sfera del combattimento. McGregor ad esempio è uno striker puro e il ground game (ovvero il gioca a terra) rappresenta la sfera del combattimento nella quale è più limitato.
Ma questo aspetto, anziché rivelarsi un limite insuperabile, determinerà l'evoluzione del suo stile in modo innovativo: McGregor non punterà tutto sul rafforzamento del ground game (anche se nel tempo è migliorato) ma svilupperà una serie di movimenti finalizzati a far confluire il match nella sfera a lui più confacente: quella dello scambio in piedi.
Già alla fine del 2008 torna nell'ottagono per la quarta volta, nell’evento K.O. - The Fight Before Christmas. Nel suo incontro McGregor manda l’avversario knockdown con un gancio mancino dal clinch, che di per sé dà la misura del peso dei colpi di McGregor. Poi a terra, dopo solo un minuto e venti dall'inizio, mette fine all’incontro con il ground and pound.
McGregor non smette di allenarsi ma per rivederlo in azione bisogna aspettare quasi due anni, è l'Ottobre del 2010 e l'evento è il CFC acronimo di Chaos Fighting Championship e si svolge in un ring, come spesso accade per le federazioni minori. Il suo avversario è il nordirlandese Connor Dillon.È un incontro importante perché mostra i cambiamenti e le variazioni tecniche di McGregor. Appare molto più mobile nel gioco di gambe e quindi più elusivo, il suo striking sembra più accurato e centrato su combinazioni più brevi: un elemento che farà la peculiarità dello stile di McGregor.
Un mese dopo, il 27 Novembre 2010, al CWFC, perde contro il suo connazionale Joseph Duffy facendosi sorprendere da una Arm-Triangle Choke dopo soli 40 secondi dall'inizio. Questa è la sua seconda sconfitta per sottomissione, a testimonianza delle iniziali difficoltà avute da McGregor nelle fasi di grappling.
Quando torna a combattere, il 12 Febbraio del 2011, si sbarazza di Hugh Brady con una facilità irrisoria. Un mese dopo fa lo stesso con Mike Wood, che finisce in 16 secondi. Passa ancora un mese e elimina Paddy Doherty in 4 secondi: un gancio d'incontro perfetto, chirurgico, alla mandibola. Inizia a venir fuori un talento fuori dal comune, un counterstriking celestiale fatto di colpi fluidi, puliti, con timing esatto.
Ulteriori passi in avanti nel suo stile arrivano quando affronta il polacco Artur "Kornik" Sowinski (11-4 da pro) nel main event della federazione Clash of the Giants. Contro di lui McGregor mostra delle evoluzioni sorprendenti nel ground game: all'inizio del secondo round passa in montada e dopo pochi secondi lo finisce dal ground and pound. A questo punto McGregor non è più un ragazzino pazzo di Dublino, ma una seria minaccia per chiunque incroci la sua strada nell’ottagono.
Parte II: Lo stile di McGregor
Quattro vittorie dopo l’incontro lampo con Doherty, e poco più di un anno e mezzo dopo l’ultima sconfitta, nel giugno 2012 McGregor diventa campione dei pesi piuma Cage Warrior, neutralizzando il wrestling di Dave Hill e mandandolo a dormire con un high kick incrociato su un tentavivo di atterramento. A quel punto decide di sfidare il campione dei pesi leggeri, lo slovacco Ivan "Buki" Buchinger, fighter estremamente esperto, con un record di 21 vittorie e 3 sconfitte e un BJJ di altissimo livello. Eppure Conor McGregor lo liquida con: «Vado a giocare con quel ragazzo».
Dopo 3 minuti e mezzo McGregor fa una schivata di corpo e lascia partire una fucilata con il mancino.L’irlandese diventa il campione contemporaneamente delle 145 e delle 155 libbre.
Il team di McGregor - di cui l’irlandese porta lo stemma tatuato sul petto - è stato fondamentale per forgiare il suo talento naturale in uno stile estremamente moderno.
La guardia mancina di McGregor è caratterizzata da una posizione fortemente laterale che trae le sue radici dal Taekwondo. Il destro cerca costantemente il check col mancino avversario; il suo sinistro, invece, posizionato più in basso appena sopra lo sterno, gli permette di far partire i colpi da angolazioni anomale e nascoste. Preferisce schivare con i movimenti del busto e della testa, fidandosi dei suoi grandi riflessi, ma soprattutto su un’eccelsa gestione delle distanze.
Lo si può vedere spesso fare un piccolo saltello in arretramento, uno skip back, per mandare fuori misura il suo sfidante e contrattaccarlo poi con i colpi d'incontro.
Un salto in avanti temporale per illustrare il counterstriking clamoroso in possesso di McGregor.
Al di là dei suoi riflessi, l’irlandese possiede una reattività pazzesca nei movimenti di corpo e di testa: schiva spessissimo in back fade, cioè spostando il corpo all'indietro per mandare fuori misura l'avversario, o con un movimento laterale del corpo. Il più delle volte si tratta di un movimento di pochi centimetri della testa che il computer nella testa di McGregor ha calcolato sufficiente , piuttosto che con l'uso del suo footwork, cioè scappando all'indietro per poi contrattaccare e ancora colpendo d'incontro quando ancora è in fase di arretramento (come farà nell’incontro con José Aldo).
Il counterpunch che segue è, per precisione e tempismo, semplicemente devastante. E questa è senza dubbio la caratteristica migliore che forma il suo stile.
L’ex campione dei pesi leggeri UFC ha capito bene che contro McGregor è una questione di centimetri.
McGregor può contare inoltre su un allungo importante (74") soprattutto per le 145 libbre. Usa bene il jab, ma lo fa più che altro per preparare il mancino; preferisce quasi sempre il colpo singolo a una sequenza prolungata e questo lo rende molto meno vulnerabile, sia agli atterramenti che ai counterpunch avversari. Ha mani pesantissime è non è un caso che oggi, su 21 vittorie ottenute in carriera, ben 18 (l'86%) siano arrivate per KO/TKO.
I calci non rappresentano un elemento determinante nel suo bagaglio tecnico, anche se nel suo secondo match contro Nate Diaz ha dimostrato di saper fare un buon uso dei leg kick. La posizione estremamente laterale può avere anche degli svantaggi, come una certa instabilità sui leg kick tirati dai suoi avversari, a cui McGregor compensa lavorando molto sull'equilibrio.
Il footwork, altro elemento cardine dell’avanguardia stilistica di McGregor, è caratterizzato da una reattività e da una velocità fuori dal comune che si sviluppa avanti e indietro, dentro e fuori dalla guardia avversaria.
Ma va detto anche del suo trash talking, che comincia prima e prosegue abbondantemente durante il match:oltre a fargli fruttare una montagna di dollari, può essere considerato come parte integrante del gameplan di McGregor. Insieme alla sua rilassatezza quasi innaturale.
A questo contribuisce forse il lavoro svolto con il visionario Ido Portal, guru del "Movement Culture", che concentra quotidianamente i suoi sforzi sulla flessibilità, l'equilibrio, il controllo e la capacità d'adattamento del corpo traendo ispirazione dallo Yoga, dalla danza e dalla ginnastica artistica.
Al di là dello stile, è questa tranquillità, l’illimitata fiducia in sé stesso, ciò che rende McGregor davvero speciale. In un'intervista di qualche tempo fa McGregor ha 22 anni e il volto coperto di brufoli e quando guarda in camera si presenta così: «Mi chiamo Conor McGregor, ho un record di 4 vittorie e una sconfitta e sono il più grande peso piuma in circolazione».
Parte III: diventare campione
La prima volta che entra nell'ottagono più famoso al mondo, quando il palazzetto è vuoto (racconterà il suo allenatore Kavanagh), "The Notorious" salta sulla parete e prova la sua esultanza. Già sa come andrà a finire. La prima vittima sarà Marcus Brimage (6-1), un lottatore che si è appassionato alle arti marziali guardando Dragonball Z e indossa ad ogni Weigh-in una monolente come accessorio per celebrare la sua passione.
Conor, dopo le scintille durante la cerimonia del peso che diverranno una sorta di rituale lo manda TKO con una sequenza di ganci e montanti dopo solo 1 minuto.
Nel secondo match, contro Max Holloway, per la prima volta McGregor vincerà ai punti per decisione unanime 30-27. Nel primo round, dominato dallo stand up, Conor entra molte volte con il mancino e mette calci al corpo pesanti. Nel secondo, però, subisce una lesione al crociato anteriore con interessamento del collaterale mediale e rottura del menisco. Nonostante ciò continua a combattere, costretto a puntare tutto sul suo ground game, controllando a terra Holloway, facendo vedere transizioni di ottima fattura e dimostrando, una volta per tutte, le evoluzioni del suo grappling e una duttilità a molti sconosciuta(due anni e mezzo dopo Max Holloway inanellerà un'impressionante serie di 10 vittorie consecutive, conquistando il titolo ad interim lasciato vacante da McGregor).
L’infortunio al ginocchio lo tiene lontano dalle competizioni fino al 19 Luglio 2014, quando per la prima volta McGregor combatterà nel Main Event, per di più a Dublino, contro Diego Brandao (18-9). Ormai i suoi Weigh-in sono seguitissimi e McGregor fa di tutto per non deludere l'attesa con le provocazioni.
Brandao è un brasiliano con mani molto pesanti, veloce e abbastanza completo, ma una volta che McGregor troverà le distanze l’incontro durerà pochissimo. Prima un sinistro, poi un spinning high kick che lo stordisce e infine un diretto mancino che lo manda KO.
Dan Hardy è estasiato dalla sua performance, Conor prende in mano il microfono e alla fine del suo discorso scandisce: «We are not here to take part, we are here to take over». Parole manifesto delle ambizioni di McGregor.
Prima di incontrare Dustin Porier a UFC 178, all'epoca numero 6 del ranking dei pesi piuma, McGregor dice: «Non ho nulla contro quel ragazzo, un piccolo e tranquillo ragazzo di campagna. Sono sicuro che era un bel bambino, cresciuto in un circo o magari in una fiera. Con ogni probabilità avrà un cugino chiamato Cletus o qualcosa del genere». Anche la sua ars oratoria si è evoluta nel tempo fino a una profondità pari a quella dei suoi colpi.
Durante la cerimonia del peso anche Porier sembra su di giri e Dana White deve fare un lavoraccio per tenerli separati. Il match però sarà un dominio dell'irlandese: tiene il centro dell’ottagono, i suoi colpi sono pesanti e dopo appena un minuto e quarantasei secondi, con un colpo nemmeno troppo pulito, manda knockdown il suo avversario.
La popolarità di McGregor continua ad aumentare. Per dare un’idea del suo valore si possono confrontare le cifre d’affari dei suoi incontri con Brandao; $ 1,4 milioni; e Porier: 2,2 $ milioni; con quelle dell’incontro tra Edgar e Swanson (due nomi comunque altisonanti): $ 640 k.
Il 18 Gennaio 2015 McGregor sfida Dennis Silver, un veterano di 36 anni, in un TD Garden di Boston completamente tinto di verde. McGregor si vede rifiutare il tocco dei guanti e allora risponde con un dito medio. Poi mostra al mondo la vastità del proprio bagaglio tecnico, soprattutto una varietà di calci davvero fantastica (scissor kick, flying knee, spinning in versione back kick ed heel kick, calci al corpo e alla testa uno dietro l'altro). Siver viene finalizzato dalla montada dopo aver subito ben 64 colpi significativi a 3 minuti dalla fine della seconda ripresa.
L’incontro successivo sarebbe dovuto essere quello per il titolo. Il Tour promozionale di UFC 189, di gran lunga il più imponente che l'UFC abbia mai allestito, dura quasi 5 mesi durante i quali McGregor manda letteralmente fuori di testa il campione José Aldo. Durante la conferenza McGregor arriva a rubare la cintura al campione che gli siede accanto per alzarla davanti al pubblico in visibilio (non sarà l’ultima volta che lo farà…).
È il match più atteso di sempre, ma a 15 giorni dall'evento, Aldo subisce un infortunio alla costola ed è di fatto fuori da UFC 189. A sostituirlo sarà Chad Mendes, per il titolo ad interim in attesa del rientro di Aldo. Coach Kavanagh racconterà che quando è andato a svegliare McGregor per comunicargli la notizia - «Hey, Conor, dovrai affrontare Mendes» - l’irlandese lo guarda assonnato e gli risponde: «Sono tutti uguali». Si gira e torna a dormire.
Verremo a sapere più tardi che McGregor, quindici giorni prima del match, durante il camp di allenamento si era strappato l'80% del legamento crociato anteriore. Sapeva di non poter arrivare al 100% ma era sicuro di poter recuperare da un infortunio di quel tipo, anche al taglio del peso non si è presentato al meglio, sembrando più scheletrico del solito (Conor taglia molto per rientrare nelle 145").
Chad Mendes (17-2) in carriera ha perso solo contro José Aldo (due volte), ma ha caratteristiche molto diverse da quelle del campione brasiliano che è a tutti gli effetti uno striker puro. Mendes è un wrestler di altissimo livello, con una straordinaria esplosività e ottime doti da incassatore, è un prodotto di quella fucina di talenti che è l'Alpha Male. Si combatte a Las Vegas davanti a un pubblico tutto dalla parte dell'irlandese. McGregor non sta bene e l'incontro si mette subito male: nel primo round Mendes lo atterra tre volte e con una gomitata apre una vistosa ferita alla sua arcata sopracciliare.
Nel secondo round Conor mette colpi, ma è Mendes a trovare ancora il takedown, dalla butterfly guard (cioè da una guardia aperta, sempre pronta a fuggire) McGregor però lo costringe a una pressione costante. Mentre Mendes sta mettendo gomitate pesanti dalla top position, Conor gli dice: «È tutto qui quello che hai Chad?». A un certo punto Mendes è esausto e non riesce più a tenere la posizione dominante, così prova a ghigliottinare McGregor che però ruota dalla parte giusta, si divincola e una volta in piedi fa con le mani un segno plateale, come a dire «E ora Chad?».
Mendes riprova il takedown ma è del tutto inutile, è stanchissimo e McGregor capisce che è il momento. Scarica una serie di colpi violentissima culminata con un diretto mancino che impatta perfettamente la mandibola dello statunitense. La somiglianza con il KO inflitto a Brandao dà la misura di quanto studio ci sia dietro quel colpo.
McGregor si butta in ginocchio e avvolto dalla bandiera irlandese, piange. Mendes gli si avvicina e gli appoggia una mano sulla testa, i due si abbracciano. Si dicono qualcosa. McGregor piange probabilmente perché sa quanto sia stata dura questa volta.
A quel punto McGregor ha davanti solo José Aldo,un fenomeno, il più grande peso piuma della storia delle MMA. Aldo ha un record da professionista di 25 vittorie e 1 sola sconfitta subita nel lontano 2005, è dotato di una Muay Thai davvero di altissimo livello, un ottimo counterstriking e leg kick terrificanti. Fortissimo nel BJJ, raramente lo si vede implicato in una fase di grappling sia per uno sprawl fuori dal comune (oggi la sua percentuale di takedown difesi con successo è del 92%) sia perché ama improntare il suo gameplan sul combattimento in piedi. Aldo era imbattuto sia nel WEC che in seguito in UFC, prima di incontrare McGregor.
McGregor però non gli riserva un grandissimo rispetto, almeno a parole: «Prima o poi lo prendo quel piccolo brasiliano, a costo di andare a stanarlo nelle sue favelas. Prima o poi si troverà in un angolo...».
Oppure:«Beh, io lo capisco perfettamente, se uno teme per la propria vita, non lo si può mica forzare...».Oltre l’ironia, McGregor dice anche qualcosa di più significativo: «Lo vedo troppo teso, lo vede estendersi troppo, essere eccessivamente aggressivo (...). Andrà giù al primo scambio».
Il match andrà in scena il 12 Dicembre del 2015, sarà un evento epocale per le MMA: incassando qualcosa come 1.200,000 $ di Pay Per View e diventando il secondo evento della Storia UFC dopo UFC 100.
Nel backstage prima del match McGregor scimmiotta i movimenti di Aldo, e poi il suo mancino d'incontro in arretramento. Di fronte a un McGregor molto rilassato, Aldo sembra davvero teso, e non solo perché come di rito tiene la testa abbassata e non incrocia lo sguardo dell'avversario.
Aldo, come Conor aveva previsto, casca alla prima provocazione e tenta un’offensiva che sembra ricalcare alla perfezione le parole dell'irlandese. McGregor lo incrocia in arretramento con un gancio mancino dopo 13 secondi.
Se ne è discusso a lungo sull’effettivo peso di questo sinistro - in proporzione è per le MMA l’equivalente del “pugno fantasma” di Ali contro Liston II - ma per capire l’efficacia del colpo basta guardare le gambe di Aldo.
I mind game di Conor hanno fatto il loro lavoro: Aldo, che per tutta la sua carriera è stato e sarà un fighter in controllo all'interno dell'ottagono, per certi versi anzi piuttosto conservativo (come dimostrano le 6 vittorie per decisione sulle 8 complessive in UFC)ha perso la lucidità necessaria in un momento cruciale per la sua carriera.
I demeriti di Aldo spiegano però solo una parte del combattimento, il resto lo ha fatto il counterstriking stellare dell'irlandese, che a fine incontro dirà: «Aldo è potente e veloce ma la precisione batte la potenza, il tempismo batte la velocità, tutti i giorni della settimana». Parole che finiranno su migliaia di magliette.
McGregor avrà poi parole di conforto per Aldo, dirà che è un fenomeno e farà una grande carriera: «Ho detto che la sua mano destra lo avrebbe messo nei guai. Ho detto che avrebbe caricato troppo sulla sua mano destra, e questo è quello che è successo. Io vedo questi colpi. Io vedo queste sequenze. Se ci credi veramente. Se diventi vocale al riguardo - stai creando quella legge dell'attrazione e diverrà realtà. Quindi, Mystic Mac colpisce ancora».
Parte IV: basta un anno per entrare nella storia
Conquistato il titolo dei piuma, McGregor sfida Rafael Dos Anjos nei pesi leggeri, nella categoria di peso superiore, per fare l'impresa che mai nessun fighter UFC è riuscito a fare nella storia: detenere, al contempo, due cinture. L'incontro è programmato per UFC 196, il 5 Marzo 2016 ma Rafael Dos Anjos, a 11 giorni dal match, s'infortuna. McGregor decide di combattere ugualmente e lo farà contro Nate Diaz.
Nate Diaz è un fighter pericoloso, ha accettato il match con poco preavviso però si presenta in forma al weigh-in, ha un BJJ fenomenale e una frequenza di colpi altissima: è il numero uno Pound 4 Pound (cioè, considerando tutte le categorie di peso) per colpi totali andati a segno (1926). Ed è anche un incassatore pazzesco. Non è mai andato KO in carriera e l'unica volta che è stato finalizzato per KO tecnico contro Josh Thompson da posizione eretta lo stop fu per molti discutibile.
Per di più, è anche un famigerato trash talker, che non si lascia intimidire dalle provocazioni. Tutte caratteristiche che sommate a quelle di McGregor possono creare a miscela giusta per una rivalità epica.
L'incontro si farà ai limiti delle 170 libbre, ossia, addirittura, nei pesi Welter, e McGregor che poco più di 10 giorni prima preparava una match nei pesi leggeri ha diverse libbre di svantaggio rispetto a Nate. Per questo McGregor è costretto a mettere molto peso in poco tempo per avvicinarsi il più possibile alle 170", e gli sarà fatale. Anche Nate, come è stato il caso di Chad Mendes non potrà essere al 100%, però stava preparando una gara di triathlon (!) e si presenta in ottime condizioni al weigh-in che sarà, come sempre, infuocato.
McGregor parte forte, fa vedere un po' di numeri di capoeira che non sembrano particolarmente efficaci, ma porta anche un maggior numero di colpi significativi andati a segno (che aprono una ferita sul volto di Nate) e alla fine della prima ripresa riesce nel tentativo di takedown. Parte piuttosto bene anche nel secondo, ma a un certo punto sembra davvero stanco, fermo sulle gambe e poco mobile con i movimenti di busto.
A quel punto si trasforma in un bersaglio facile: Diaz impatta con una combinazione destro sinistro che McGregor sente. Prova a reagire ma non ne ha più, Diaz va a segno con sempre maggiore frequenza, McGregor va in panic-mode e prova un colpo disperato e troppo prevedibile. Nate lo intercetta, fa valere il suo fenomenale BJJ, va prima in montada e mette colpi, poi prende la schiena e lo sottomette con una rear naked choke.
McGregor non perdeva da 6 anni e mezzo.
«I'm not surprise mother******» dirà sarcastico Diaz. McGregor gli riconoscerà la superiorità: «nessuna scusa, stanotte è stato migliore. (...). A volte si vince, a volte si perde. Non fuggirò mai da una sfida e non fuggirò mai da una sconfitta…(...). Mi sono già trovato in questa situazione, tornerò più forte».
Molti diranno che la sconfitta è stata il frutto delle carenze nel ground game di Conor. In realtà la sottomissione viene dai colpi e ancor prima dall'esaurirsi della capacità aerobica (quella che in sintesi si chiama "cardio"). In soccorso a questa tesi sono arrivate le parole, direi autorevoli, di Vinny Magalhães: «A tutti quelli che stanno criticando le abilità di McGregor nel BJJ, chiedo se loro sarebbero riusciti a fare qualcosa di diverso se fossero stati esausti e con una cintura nera sopra di loro che gli stava tirando bombe in faccia… Nate non ha vinto perché McGregor è scarso a terra, ha vinto perché lo ha colpito pesantemente quando erano in piedi».
Invece di concentrarsi sulla difesa della cintura dei pesi piuma, McGregor vorrà a tutti i costi la rivincita e la vorrà "alle stesse condizioni di quella precedente" seppure lo sfavoriscano (Conor ovviamente rende molto meglio al peso inferiore di 155") suscitando qualche, legittima, polemica. Rifiuterà qualsiasi distrazione offerta dalla macchina dello show business che è l’UFC in questi casi. Compreso, addirittura, il tour promozionale che doveva precedere UFC 200. L'UFC, che per quel tour aveva investito tantissimo, lo lascerà fuori dall'evento. Conor reagisce bluffando con un Tweet che supererà, per numero di Retweet, quello del ritiro di Kobe Bryant. Un livello di impatto mediatico impensabile per qualsiasi altro fighter.
Il rematch si farà a UFC 202, a Las Vegas, e la vendita di PPV supererà addirittura quella precedente incassando 1.650,00 $. Al di là del teatrino, nella cerimonia del peso McGregor dichiara: «L’ultima volta ho mangiato 4 colazioni e il dessert il giorno del weigh-in. Vedrai. Vedrete tutti.(...) Quando il serbatoio finisce, nessun livello di abilità ti può salvare. Vedrai».
"The Notorious" si presenta più leggero rispetto all'ultima volta nonostante abbia improntato il camp di allenamento per arrivare al limite delle 170". Nate invece taglia ancora di più rispetto al match precedente, creando una discrepanza di peso ancora maggiore.
La prima ripresa è caratterizzata da fasi di striking dominate da McGregor. Tanti colpi d’incontro, ottimi quanto insoliti leg kick e qualche sinistro al volto di Diaz, che su uno di questi va per la prima volta knockdown. Nella seconda ripresa per 4 minuti la supremazia di McGregor è totale. Nate va knockdown altre due volte e subisce diversi colpi pesanti, finché McGregor, che ha spinto tantissimo per chiudere il match senza riuscirci, va in debito d’ossigeno e subisce la reazione di Nate che con un grande forcing lo spinge sulla parete con la sua dirty boxe, mettendo a segno numerosi colpi.
Con McGregor in difficoltà, Diaz alza il volume dei colpi. Saranno 49 a 26 i colpi significativi in suo favore, che è in vistosa crescita mentre McGregor ha sempre meno energie. A quel punto McGregor fa qualcosa che per la sua forza di volontà è davvero straordinaria.
Ha poca mobilità di gambe, non ha la solita velocità, però aumenta la frequenza di colpi e impone il suo ritmo: si aggiudica il quarto round con 46 colpi significativi contro i 36 di Nate e ora deve solo controllare nel quinto, e lo fa con l’abituale lucidità. Round molto equilibrato che Nate probabilmente si aggiudica ottenendo il takedown a 10 secondi dal termine dopo l'ennesimo tentativo (saranno 6 alla fine gli atterramenti difesi da McGregor).
Da questa vittoria, la più difficile, Conor si riprende l'onore ma anche la consapevolezza che per ora, le 170 libbre sono un po' troppe per lui.
La trilogia, se mai si chiuderà, si disputerà alle sue condizioni, ovvero al limite delle 155 libbre.
A questo punto, finalmente, grazie anche all'atteggiamento conciliante della federazione, McGregor può concentrarsi sulla seconda cintura, quella dei pesi leggeri.
L'avversario non è più Rafael Dos Anjos, perché nel frattempo è stato sconfitto da Eddie Alvarez alla prima ripresa per TKO. Alvarez è un fighter di grande esperienza, ha un record altisonante di 28 vittorie e 4 sconfitte e ben 15 KO/TKO messi a segno in carriera. È stato campione dei pesi leggeri al Bellator e dopo la sconfitta all'esordio contro Donald Cerrone ha messo in fila tre importanti vittorie (Melendez, Pettis, Dos Anjos) che gli hanno permesso di conquistare il titolo. È un lottatore completo con un wrestling devastante. Sono in molti a credere che McGregor non riuscirà a limitarlo.
Il match si fa al Madison Square Garden di New York, che per la prima volta apre alle MMA, il 12 Novembre 2016. Conor si presenta al limite delle 155" in forma smagliante e rilassatissimo. McGregor comincia molto guardingo e sembra aspettare un'offensiva di Alvarez, che puntualmente arriva. McGregor evita con un movimento di testa verso sinistra quasi impercettibile che manda fuori misura l'americano e d'incontro mette il mancino, poi il destro e infine ancora il sinistro. Una sequenza pazzesca, dal timing è perfetto.
È passato soltanto un minuto e Alvarez è già knockdown. Si rialza subito, ma le sue certezze, probabilmente, iniziano a vacillare. Non riesce a trovare le distanze, e McGregor lo punisce quasi puntualmente con il suo counterstriking. Il footwork dell’irlandese sembra viaggiare a velocità doppia e infatti dopo solo un minuto dal primo knockdown è ancora McGregor a piegare le gambe ad Alvarez in arretramento d’incontro con il suo gancio mancino. McGregor gestisce le distanze in modo straordinario, lavora con il jab, ma in realtà sta preparando il missile mancino che si schianta sul volto di Alvarez mandandolo per la seconda volta knockdown. Stavolta Conor lo segue a terra e mette alti colpi pesanti nel ground and pound. È un dominio.
Dopo 30 secondi dall’inizio della seconda ripresa "The Notorious” arretra ancora una volta e poi parte al contrattacco con un diretto sinistro molto pesante. A 3:20 Alvarez riesce a portare l'irlandese a parete, tenta il one leg takedown ma non va nemmeno vicino a realizzarlo.
Allora prova con la forza della disperazione ad essere più aggressivo, estendendosi troppo sul jab. Ancora una volta viene punito dal counterstriking di McGregor, una sequenza pazzesca, diretto sinistro, destro, poi ancora un sinistro e infine un destro quando Eddie Alvarez è praticamente già KO. Conor gli piomba addosso ma non fa quasi in tempo a colpirlo perché Jhon McCarthy dice che può bastare così.
McGregor ha appena sconfitto con un’imbarazzante semplicità Eddie Alvarez diventando l'unico fighter della storia UFC ha detenere al contempo due cinture.
Il resto della storia è ancora da scrivere. McGregor diventerà padre nel 2017 e si prenderà il tempo necessario per capire la prossima mossa. L’UFC ha restituito la cintura dei pesi piuma (che McGregor non ha ancora difeso) a José Aldo ma lui continua a sentirsi “the champ champ”, il campione due volte. Si parla con sempre più insistenza di un incontro con Floyd Mayweather e l’interesse di quest’ultimo rende più realistica questa possibilità.
Non saprei dire se McGregor stia soltanto cavalcando le logiche dello show-business oppure se pensi davvero che da quell’incontro epocale ne possa uscire vincitore. I pugili, e parliamo di ottimi pugili come James Toney, che hanno fatto il percorso inverso non hanno fatto per niente una bella figura. Non è la stessa cosa, certo, perché un fighter sa boxare mentre un pugile non sa lottare, però il risultato potrebbe non essere diverso (anche perché stiamo parlando di uno dei migliori pugili della storia). Sarebbe una scelta folle, senza dubbio, ma tutta la storia di McGregor non è forse un elogio alla follia?
Si combatterebbe in un ring, anche se l’UFC dovrebbe organizzare l’evento, e sarebbe senza dubbio l’incontro più importante di questo inizio di secolo. McGregor potrebbe diventare il primo atleta nella storia ad essere campione in due sport diversi e spesso messi a confronto in maniera conflittuale. Sarebbe un ritorno alle origini, ma anche un passo deciso verso il futuro. Non mancano le critiche per un progetto ambizioso oltre ogni limite, e va detto che al momento è un’idea molto forte ma è, appunto, ancora solo un’idea.
Ma se un giorno vedremo combattere il miglior artista marziale del mondo e il miglior pugile della storia recente dello sport, e due degli atleti mediaticamente più unici di questi anni, ricordatevi che la maggior parte del merito sarà di quell’idraulico arrogante che ha sempre fatto quello che voleva anche a costo di cambiare le regole del gioco, quel ragazzo di Dublino sconosciuto che si è scelto come soprannome “The Notorious”, quel mezzo pazzo esageratamente elegante, che la spara sempre troppo grossa nei commenti e sui social network ma una volta salito sul ring diventa calmo come un monaco buddista.
E sembra impossibile, oggi, non ripensare alle parole più famose di Conor McGregor dando loro un senso più letterale: "We're not here just to take a part, We are here to take over". Non sono qui per fare la mia parte, sono qui per prendermi tutto.