Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
La rincorsa della Juventus
24 dic 2015
Le mosse con cui Allegri ha risolto le difficoltà della squadra. Ora quanto manca ai bianconeri?
(articolo)
8 min
Dark mode
(ON)

Ricondurre la fortune di una squadra a un solo giocatore è chiaramente una semplificazione di una realtà più complessa. Se il giocatore in questione non è uno di quei fuoriclasse che risolve le partite con dei colpi isolati dal contesto tattico e tecnico del match, la forzatura è ancora più evidente.

Eppure, l’ipotesi che a risollevare la disastrosa Juventus di inizio stagione possa essere stato il rientro in campo di un giocatore non è così campata in aria. Il dato è noto: con Claudio Marchisio in campo la Juventus in campionato ha vinto 8 volte e pareggiato 2, rimanendo imbattuta.

Le difficoltà dell’incastro

Nei primi due mesi di campionato, la Juventus ha mostrato problemi di vario tipo e diverse origini. Il principale era una qualità complessiva della fase di possesso palla troppo povera per sostenere adeguatamente le legittime ambizioni della squadra. In particolare, conduzioni di palla troppo prolungate determinavano spaziature errate e movimenti fuori sincrono, rendendo poco fluido il giro palla, in un circolo vizioso che mostrava i maggiori difetti della Juve di Allegri.

La circolazione del pallone perimetrale e senza ricezioni tra le linee non riusciva a disordinare le linee difensive avversarie. Di riflesso i bianconeri mostravano squilibri nella fase di transizione difensiva, perché la disordinata e approssimativa fase di possesso determinava anche la perdita del pallone in zone pericolose, con le coperture preventive conseguentemente sballate: oltre che poco brillante la Juventus si era trovata a essere insospettabilmente fragile.

I tanti cambiamenti subiti dalla rosa durante l’estate e il mancato arrivo di un trequartista di livello assoluto che consentisse all’allenatore di schierare senza alcuna remora il suo amato 4-3-1-2, hanno dato origine a un lungo processo di assestamento della squadra, con Allegri impegnato, quasi con frenesia, a trovare la combinazione giusta dei pezzi del puzzle tattico bianconero. Il centrocampo a 3 è stata l’unica costante tattica della squadra di Allegri e in questa struttura la posizione di vertice basso ha una notevole importanza nell’equilibrare la squadra nelle due fasi di gioco.

Questo frenetico cambiamento di moduli e giocatori è dovuto probabilmente all’essenza del calcio di Allegri, allenatore che nella costruzione della propria squadra punta molto sulle connessioni tecniche e tattiche tra i propri calciatori. Il calcio di Allegri non presenta una sovrastruttura organizzata entro la quale inserire le pedine maggiormente adeguate, ma, invece, è un sistema che nasce dal particolare per giungere al generale, inteso come incastro naturale e più efficiente dei singoli calciatori. La profonda rivoluzione operata dalla dirigenza juventina durante l’estate ha reso necessario un complesso lavoro di assemblaggio dei giocatori, sia a causa del numero dei nuovi arrivati che delle caratteristiche intrinseche dei calciatori.

Allegri si è trovato in mano una rosa in cui gli incastri erano difficili e richiedevano un grande lavoro: quattro attaccanti tutti abituati a occupare, con caratteristiche diverse, la zona centrale e profonda dell’attacco, un solo giocatore esterno offensivo (Cuadrado) e un trequartista di livello palesemente inferiore a quanto ipotizzato (Hernanes). In aggiunta, tanti portatori di palla e pochi giocatori capaci di muoversi naturalmente e con efficacia senza il pallone.

Allegri è partito dal 3-5-2 in un centrocampo che vedeva Padoin in posizione di mediano, ha poi schierato il rombo di centrocampo ed è passato per il 4-3-3 con Cuadrado e Morata in posizione di esterni offensivi. A ben vedere, ogni soluzione adottata ha costretto alcuni giocatori a occupare posizioni poco gradite o a cui non sono abituati e ne ha emarginati altri.

Marchisio: la casella mancante

Il rientro di Marchisio in squadra avviene in occasione del pareggio esterno con l’Inter il 18 ottobre. In quell’occasione Allegri schiera la Juve con il 3-5-2 e la coppia d’attacco è composta da Morata e Zaza, con i due attaccanti che adesso sono titolari, Dybala e Mandzukic, che entrano solamente a partita in corso. È chiaro che i bianconeri sono ancora un cantiere aperto, ma la squadra gioca meglio e mostra per la prima volta la solidità che sembrava persa: è l’ottava di campionato e a San Siro è solamente la seconda volta in cui la Juventus non subisce reti.

Da allora Marchisio gioca sempre titolare, tranne (casualmente?) in occasione della sconfitta a Sassuolo. Contro l’Atalanta è una sorta di inedito “albero di Natale”, contro il Milan e Torino è 4-3-1-2, a Empoli è 4-3-3 e infine nelle ultime quattro giornate di campionato è 3-5-2. La Juve, dal rientro di Claudio Marchisio, fatta eccezione per la partita contro l’Inter, vince sempre e subisce in 9 match solo 5 dei 14 gol presi nelle 17 giornate di campionato giocate finora.

Il rendimento in termini di punti fatti, gol fatti e subiti è in evidente correlazione con la presenza di Marchisio. Il suo contributo è fondamentale in ogni fase del gioco, ma risulta particolarmente importante nella fase di non possesso palla e in quella di transizione difensiva. La Juventus è ancora, il più delle volte, una squadra non particolarmente brillante in termini di spaziature e tempi di gioco in fase di possesso palla. Le conseguenti carenze in fase di transizione negativa sono per gran parte compensate dal lavoro del mediano bianconero.

Per avere un’idea anche del dinamismo di Marchisio basti pensare che è il quinto giocatore della Champions League per km percorsi in 90 minuti. Combinando questa capacità di coprire ampie porzioni di campo al suo senso della posizione, il centrocampista della Juve diventa l’elemento chiave della transizione difensiva della squadra.

Da mediano, il numero 8 bianconero, famoso in altri tempi per le sue magnifiche doti di inserimento, rimane sempre dietro la linea del pallone, fornendo soluzione sicura in sostegno per il portatore di palla. Quando la squadra perde il possesso è capace di pressare in avanti, giocare sulle linee di passaggio o, ancora, correre all’indietro per guadagnare spazio difensivo, raddoppiare la marcatura con uno dei difensori centrali o, addirittura, dare copertura su anticipi particolarmente aggressivi e alti dei difensori.

Transizione difensiva della Juventus. Barzagli è alto, Bonucci è molto lontano da Chiellini, che esce in modo deciso sull’avversario. Marchisio si muove in copertura di Chiellini.

Nella Juventus il giocatore che tenta più tackle per partita è Lemina (4.4 tackle a partita), seguito da Sturaro (4.2), con Marchisio che occupa il terzo posto (3.7), anche se per numero di tackle vincenti Marchisio è alla pari con Sturaro. Rispetto agli altri due però Marchisio recupera 2.7 palloni a partita per intercetto, contro 1 di Lemina e Sturaro, sintomo della capacità del n° 8 bianconero di leggere il gioco avversario. In totale Marchisio è il giocatore della Juve che recupera, per contrasto e intercetto, il maggior numero di palloni, 4.8, davanti anche al trio difensivo Bonucci (4), Chiellini (3.9) e Barzagli (3.8). Questa sua capacità ha risolto buona parte dei problemi della transizione difensiva della squadra.

Marchisio protegge la sua linea difensiva intercettando un pallone diretto all’attaccante avversario.

In fase di possesso palla Marchisio è il giocatore che effettua più passaggi tra i bianconeri (67.8 per gara), con un’accuratezza del 91.6%. Il dato sul numero dei passaggi è certamente influenzato dalla posizione in campo e dagli sviluppi previsti delle azioni bianconere, ma di certo i dati di Lemina e Hernanes, che nella stagione hanno occupato la medesima posizione in campo, sono ben diversi. La gestione del pallone del n° 8 bianconero è sicura: gioca preferibilmente sul corto e usa il lancio lungo quasi esclusivamente per spostare il fronte dell’azione da una fascia all’altra. Il suo gioco tende a ordinare la squadra facendola rimanere compatta in fase di possesso palla e anche per questo la ricerca della profondità è piuttosto rara.

La ricerca della profondità di Marchisio è rara, ma efficace.

Un facilitatore di gioco e due piedi sicuri per i compagni che contribuiscono a migliorare i tempi e lo scaglionamento della fase di possesso palla della Juventus.

L’asse Pogba-Dybala

I benefici della presenza in campo di Claudio Marchisio si riflettono anche sulla crescita delle prestazioni di Paul Pogba. In assenza del compagno di reparto, Pogba ricopriva all’interno del disegno tattico della Juventus la doppia funzione di organizzatore di gioco e, 20 metri più avanti, di finalizzatore. Il lavoro di Marchisio permette al francese di non essere risucchiato all’indietro per iniziare la manovra e lo rende disponibile in zone più avanzate di campo, dove l’utilizzo del suo talento è più proficuo e dove può facilmente entrare in connessione con Paulo Dybala, fornendo in tal modo la brillantezza tecnica necessaria al calcio immaginato da Allegri.

Pogba tenta di superare in un colpo solo tre avversari. Marchisio, in posizione di copertura preventiva, gli guarda le spalle.

L’evoluzione anche tattica di Paulo Dybala rappresenta un’altra testimonianza del grande talento del giocatore argentino. Arrivato alla Juve da centravanti capace di muoversi essenzialmente in verticale, o con tracce interno-esterno, (lasciando al “Mudo” Vázquez tutto il lavoro di raccordo) è riuscito a diventare un riferimento anche nella Juventus, lavorando sui suoi movimenti. La “Joya” si muove su tutto il fronte d’attacco, si abbassa a legare il gioco con il centrocampo e, in pochissimo tempo, ha preso possesso della fase di rifinitura e finalizzazione della squadra.

Quando Pogba e Dybala riescono a dialogare tra loro per la difesa avversaria sono problemi. Guardare qui, qui e qui.

La striscia di 7 vittorie consecutive ha riportato la Juventus a soli 3 punti da un primo posto che due mesi fa sembrava davvero lontano. La rosa dei bianconeri è probabilmente la più completa e la più qualitativa dell’intera Serie A e Allegri sembra avere trovato, grazie a prove ed errori di percorso, la configurazione equilibrata di uomini. Se davvero arrivasse a gennaio un altro centrocampista di livello a completare il reparto e a sopperire alla mancanza di continuità di Sami Khedira, la Juventus potrebbe riuscire nell’impresa di portare a casa il quinto scudetto di fila.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura