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La risalita dei minatori
06 nov 2015
Dopo alcune stagioni al di sotto delle aspettative, lo Schalke 04 ha messo in piedi una squadra interessante per provare a contrastare il dominio del Borussia Dortmund nella Ruhr.
(articolo)
14 min
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La stagione 2014/2015 è stata tra le peggiori degli anni recenti per lo Schalke 04, nonostante le aspettative fossero alte: il club di Gelsenkirchen si era qualificato alla Champions League (3° posto in campionato) al termine di quella precedente, riuscendo a lanciare giovani promettenti quali Julian Draxler, Max Meyer, Leon Goretzka e Sead Kolasinac. La situazione, però, aveva cominciato a rovinarsi da subito: una partenza disastrosa, fotografata dall’eliminazione nel primo turno della DFB Pokal per mano della Dinamo Dresda, squadra di terza divisione, era costata la panchina al tecnico Jens Keller, mai veramente amato dai tifosi della Veltins-Arena e capace di raccogliere appena otto punti in sette partite.

A sostituirlo era stato chiamato Roberto Di Matteo, rimasto senza panchina per due anni, nonostante la vittoria della FA Cup e della Champions League 2012 con il Chelsea, la prima, e finora unica, nella storia dei "Blues". Nonostante il curriculum, Di Matteo non era riuscito a risollevare le sorti del club: dopo l’iniziale ripresa successiva al ribaltone in panchina, lo Schalke è ripiombato nel baratro raggranellando appena 21 punti nelle diciassette partite del girone di ritorno, sufficienti comunque a una qualificazione in extremis all’Europa League, con il sesto posto finale. Ma i problemi dei “minatori” (Die Knappen, come vengono soprannominati) non finivano sul rettangolo verde: i risultati negativi conseguiti sul campo avevano rotto gli equilibri anche fuori, spaccando lo spogliatoio.

La situazione era definitivamente degenerata a maggio, dopo il 2-0 subito a Colonia, con la sospensione a tempo indeterminato, poi divenuta licenziamento, dell’ala Sidney Sam e dell’ex Milan Kevin-Prince Boateng, ufficialmente spiegato con lo scarso impegno profuso in campo, su cui però c'è l'ombra di ragioni disciplinari. Le uniche note positive di una stagione tanto travagliata per club e tifosi sono state la vittoria al Bernabéu (3-4), sfiorando l’impresa della qualificazione nel ritorno degli ottavi di Champions, e l’aver concluso la stagione davanti ai rivali del Borussia Dortmund.

https://www.dailymotion.com/video/x2j60of_real-madrid-3-4-schalke-04-all-goals-and-full-highlights-10-03-2015-champions-league_sport

Dopo la sconfitta per 0-2 alla Veltins-Arena, la vittoria per 3-4 del Bernabéu vide lo Schalke comunque eliminato dalla Champions League.

Ricomincio da capo

Il capitolo 2014/2015 della storia dello Schalke si è definitivamente chiuso con le dimissioni di Di Matteo, in seguito alle divergenze di opinioni con il general manager del club Horst Heldt.

Al suo posto è stato ingaggiato André Breitenreiter, il principale artefice del miracolo Paderborn: un tecnico senza l’appeal di Thomas Tuchel (cercato in passato da Heldt), ma considerato l’uomo adatto per implementare un’idea di gioco più ambiziosa e offensiva, soprattutto se paragonata al criticato 5-3-2 difensivo schierato dal suo predecessore, e contribuire allo sviluppo dei tanti giovani di talento presenti in rosa.

Breitenreiter, nativo di Langenhagen, in Bassa Sassonia, ha alle spalle una carriera ventennale da attaccante di discreto livello: in carriera ha giocato in 8 squadre diverse tra Bundesliga e 2. Bundesliga, ha fatto tutta la trafila delle Nazionali giovanili tedesche fermandosi all’Under-21. Una volta smesso di giocare ha iniziato a lavorare come osservatore per il Kaiserslautern, per poi dedicarsi alla panchina. Ha cominciato allenando il TSV Havelse nella Regionalliga Nord, con cui nel 2012 ha vinto la Coppa della Bassa Sassonia, guadagnandosi la chiamata del Paderborn per la stagione 2013/2014.

All’esordio da allenatore di una squadra professionistica, ha conquistato la promozione al primo colpo, grazie al secondo posto in 2. Bundesliga. E però, la prima stagione in Bundesliga della storia del Paderborn si è chiusa con la retrocessione all’ultima giornata: dopo un ottimo inizio, in cui la squadra era salita al decimo posto, i risultati sono calati, e con appena 3 vittorie nel Rückrunde, il girone di ritorno, il club ha dovuto dire addio alla Bundesliga dopo una sola annata (nonostante lo stesso numero di sconfitte—17—di Herta Berlino e Amburgo, entrambe riuscite a evitare la retrocessione).

Scorte per l'inverno

Con Breitenreiter in panchina, lo Schalke (14.esimo nella classifica, stilata a maggio da Forbes, dei club con più valore al mondo) si è preparato alla stagione in corso con un calciomercato estivo in cui è stato tra le squadre più attive della Bundesliga. La prima mossa è stata il riscatto dal Manchester City dell’ex difensore della Fiorentina Matija Nastasic. Heldt si è poi assicurato il regista dell’Under-21 tedesca Johannes Geis, specialista dei calci piazzati, considerato tra i migliori talenti del centrocampo della sua generazione, strappato al Mainz per 12 milioni di euro.

Il primo gol di Geis con la maglia dello Schalke: esecuzione perfetta, esultanza rivedibile.

Il problema del terzino destro, posizione rimasta scoperta da aprile a causa dei problemi al tendine rotuleo del giapponese Uchida—il cui rientro è tuttora indefinito—è stato risolto con l’acquisto dal Ludogorets di Júnior Caiçara (4,5 milioni) e dell’esperto Sascha Riether, svincolatosi dal Friburgo retrocesso. Dal Werder Brema è arrivato per 6,5 milioni di euro il centravanti argentino Franco Di Santo, un acquisto che ha messo in discussione la posizione da titolarissimo di Klaas-Jan Huntelaar, che negli ultimi anni non è mai riuscito a toccare le vette della stagione 2011/2012, quando segnò 48 reti in 48 partite. L’arrivo in prestito dal Bayern Monaco del centrocampista danese Hojbjerg ha chiuso il mercato in entrata.

In uscita ci si è liberati di ingaggi pesanti (quelli di Farfán, Boateng e Sam) e di alcuni giocatori giunti ormai al capolinea della loro esperienza con la squadra, come Fuchs, Obasi e Barnetta. La mancata qualificazione alla Champions ha determinato la partenza di Draxler, lungamente cercato dalla Juventus, ma poi finito al Wolfsburg per 36 milioni di euro. Una cessione che dal punto di vista tecnico poteva risultare dolorosa si è invece concretizzata nel definitivo lancio di Leroy Sané, ultimo talento prodotto dal rinomato settore giovanile del club, che aveva già attirato molte attenzioni su di sé durante il finale della passata stagione, mettendosi in mostra nella vittoria contro il Real Madrid.

ATTENZIONE: se spingete play vi innamorate.

Svuotare il centro

Dopo 11 giornate di Bundesliga, lo Schalke sta cominciando a raccogliere i frutti del lavoro del proprio allenatore, ma pecca ancora di continuità: finora ha raccolto 20 punti (6 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte), che attualmente gli valgono il quarto posto in classifica, utile alla qualificazione per i preliminari di Champions. Il terzo posto del Wolfsburg è lontano solo un punto, ma la prima e la seconda posizione, appannaggio di Bayern Monaco e Borussia Dortmund sono a 6 e 11 lunghezze di distanza.

Breitenreiter ha riproposto a Gelsenkirchen l’impianto tipico del suo Paderborn. Il modulo base dello Schalke 04 è il 4-4-2 simile a quello messo in campo la scorsa stagione dalla squadra della piccola cittadina della Vestfalia, con la decisiva discriminante dell’enorme quantità di talento a disposizione.

In porta, Ralph Fährmann sembra essere tornato sui livelli mostrati tempo fa, e finora non ha ancora saltato neanche un minuto tra Bundesliga, Europa League e DFB Pokal (da cui lo Schalke è stato già eliminato al secondo turno dal Borussia Mönchengladbach). In difesa, Nastasic è stato messo k.o. dalla rottura del tendine d’Achille nella gara inaugurale del campionato contro il Werder Brema, così, accanto all’altro titolare Joel Matip, si sono alternati il capitano Höwedes e Roman Neustädter. Caiçara a destra e Aogo a sinistra sono diventati i terzini titolari, a discapito di Riether e Kolasinac.

Il duo di centrocampo è formato da Geis e Goretzka. Breitenreiter ha ruotato con frequenza ali e attaccanti, preferendo posizionare di norma i due esterni d’attacco a piede invertito. Meyer è stato usato principalmente a sinistra, ma si è disimpegnato anche da trequartista quando lo Schalke è sceso in campo con il 4-2-3-1 (come contro l’Amburgo o il BMG in campionato). Il poliedrico attaccante tedesco naturalizzato camerunense, Eric Choupo-Moting, ha agito indifferentemente da esterno su entrambe le corsie e da punta centrale. Sané gioca solitamente da esterno destro, mentre Di Santo, molto mobile nonostante la stazza, gioca in coppia con Huntelaar.

Come già visto l’anno scorso nelle partite del Paderborn, il regista—in questo caso Geis—si abbassa tra i difensori durante la fase di costruzione. I centrali tendono ad allargarsi molto e ad avanzare leggermente, tanto che spesso è Geis l’uomo più arretrato dei Königsblauen. Contemporaneamente i terzini si spingono molto in avanti, anche oltre l’altro centrocampista centrale Goretzka, mentre si forma una difesa a 3.

Durante la costruzione del gioco, Geis si abbassa in mezzo ai centrali che si allargano considerevolmente. I terzini si spingono molto in avanti, mentre Goretzka rimane a centrocampo.

Ricevuta palla, Geis tende ad allargare il gioco verso le corsie, da cui si sviluppano la maggioranza delle azioni offensive dello Schalke. L’ex pivote del Mainz non disdegna nemmeno il lancio lungo: è terzo in Bundesliga per lanci giunti a buon fine (8,2 ogni 90 minuti) tra tutti i giocatori di movimento. Lanci indirizzati verso i due arieti Huntelaar e Di Santo, ma più di frequente lungo le corsie, specie su Choupo-Moting, che agisce da fulcro del gioco largo.

Questa strategia dello Schalke, però, non convince del tutto, né sembra esente da potenziali difetti: la “salida lavolpiana” viene solitamente sviluppata da squadre che presentano un centrocampo a 3, di modo che le mezzali rimangano più alte e non si creino situazioni di inferiorità numerica in mezzo al campo. Breitenreiter, invece, lascia il solo Goretzka a centrocampo: diventa quindi fisiologico il proseguimento della manovra lungo le fasce laterali. Il che può creare problemi di connessione tra i reparti, specie contro squadre che pressano alto.

Il pressing a uomo del Borussia Mönchengladbach costringe Fährmann a giocare il pallone lungo, vanificando l’abbassamento di Geis tra i centrali di difesa.

Quando lo Schalke ha il pallone, Goretzka si ritrova spesso a coprire tutto il centrocampo e deve quindi far affidamento alle propri doti di corsa e senso della posizione. Nella metà campo avversaria il suo apporto diventa decisivo nel creare la superiorità numerica dalle zone interne del campo, ed è anche molto abile nell’inserirsi con e senza palla. La sua abilità di testa lo rende un pericolo sui cross, per questo a volte si lancia dentro l’area a fari spenti.

Goretzka resiste al contrasto e si inserisce di forza centralmente, prima di fornire l’assist a Sané per il gol vittoria contro l’Amburgo.

Goretzka è un classe 1995, un centrocampista moderno oltre che un elemento fondamentale anche in fase difensiva, visto che intercetta 3 palloni e vince 2,8 contrasti ogni novanta minuti, grazie alla sua forza fisica e alla sua ottima lettura delle diverse fasi di gioco.

Prenderla alla larga

Ma gli elementi su cui poggia la manovra offensiva dello Schalke sono gli esterni, vista l’abilità tecnica, le doti di dribbling, la velocità e la creatività a loro disposizione. Meyer gioca solitamente sulla sinistra, ma agisce in una posizione più interna rispetto a quella dell’ala classica, ed è il vero e proprio regista offensivo della squadra. Non è raro vederlo accentrarsi fino a occupare una posizione da trequartista e la sua posizione più interna permette al terzino sinistro Aogo di spingersi in avanti, per fornire comunque ampiezza alla manovra su entrambe le fasce.

Meyer si accentra e spetta ad Aogo offrire ampiezza sulla sinistra. Goretzka compie uno dei suoi tipici inserimenti senza palla per colpire di testa sul cross del terzino.

Sané parte da destra e agisce più largo rispetto a Meyer, dove può sfruttare l’incredibile dinamismo e il notevole dribbling di cui è dotato, oppure combinare con il terzino Caiçara. Essendo mancino, rientra spesso verso l’interno del campo, dove può anche dialogare con Meyer, creando grossi problemi alle difese avversarie, che si trovano spesso a dover fare i conti con due numeri 10. Possiede anche una grande abilità negli inserimenti senza palla, che gli consente di approfittare degli spazi che i due centravanti aprono con continuità.

Choupo-Moting è un giocatore dalle molte qualità: ha una stazza che lo rende dominante nel gioco aereo, ma non ne limita l’accelerazione o le doti nell’uno contro uno. Quando gioca da esterno tende a posizionarsi molto largo ed è il bersaglio perfetto dei lanci di Geis, visto che è raro trovare terzini in grado di contrastarlo sui palloni alti. Anche da punta centrale ha una naturale tendenza centrifuga, ideale a togliere punti di riferimento agli avversari.

I continui movimenti dei quattro giocatori offensivi, spesso complementari, mettono i singoli in condizione di far emergere tutto il proprio talento. Meyer entra dentro il campo palla al piede attirando su di sé l’attenzione della difesa, Choupo-Moting fa il contromovimento allargandosi per ricevere palla, Di Santo stringe e occupa Lustenberger, mentre il taglio di Sané preoccupa Plattenhardt, aprendo spazio al perfetto inserimento di Goretzka. Choupo-Moting riceve palle, dribbla due avversari e crossa in mezzo: il colpo di testa del numero 8 è di poco alto.

La sana competizione con Di Santo sembra aver fatto bene a Huntelaar: “il Cacciatore” ha segnato 6 gol in 1138 minuti giocati, esattamente la metà di quelli segnati in tutta la passata stagione. Il centravanti argentino con un passato al Chelsea, ha invece segnato 5 gol, di cui 3 contro l’Asteras Tripolis in Europa League, scendendo in campo in tutte le partite della squadra. Tuttavia la sua importanza non risiede non risiede tanto nel contributo realizzativo, quanto nella partecipazione al gioco della squadra: è un giocatore molto intelligente, i cui tagli e movimenti di supporto sono fondamentali per attirare i difensori e aprire spazi agli inserimenti dei talentuosi compagni, Sané su tutti.

Di Santo e Huntelaar fungono da “esche” per i difensori dell’Ingolstadt, attirandone quattro: ciò permette a Sané di inserirsi indisturbato, ricevere il cross di Choupo-Moting e mettere a segno il gol del pareggio.

Problemi di aggressività

Rispetto a quanto visto con Di Matteo, con cui raramente si utilizzava il pressing alto, Breitenreiter chiede ai suoi di aggredire gli avversari nella propria metà campo.

In questa situazione tratta dalla vittoria per 2-1 contro l’Herta Berlino, il pressing dello Schalke ha quasi causato una rete. Il portiere Jarstein si è trovato senza linee di passaggio sicure: il suo appoggio sarà intercettato da Di Santo e per poco non termina in rete.

Il pressing dello Schalke è però reso poco efficace dallo spazio che spesso si apre tra centrocampo e attacco, che compromette la compattezza della squadra e porta a frequenti isolamenti dei due attaccanti, che consentono di superare la prima linea di pressione con facilità.

La grande distanza tra Di Santo e Meyer (impiegato in avanti) e i 4 centrocampisti, segnalata ad ampi gesti dall’argentino, rende vano il pressing dei due attaccanti. Al BMG basta abbassare Xhaka per creare superiorità numerica e arginare il pressing degli ospiti.

La compattezza tra difesa e centrocampo è invece generalmente ottima: le ali sono volenterose nel ripiegare sugli esterni avversari e lo Schalke è solito riorganizzarsi davanti all’area di rigore con due linee da 4 uomini. Spesso uno dei due esterni scala sulla linea difensiva, permettendo al terzino di stringersi e congestionare ulteriormente gli spazi nei pressi dell’area di rigore, creando uno schieramento difensivo non facile da scardinare.

Nella propria metà campo lo Schalke riesce a mantenere un invidiabile livello di compattezza, con due linee da 4 molto strette.

Lo Schalke può andare in difficoltà a causa del mancato allineamento dei due centrocampisti centrali, come visto conto il Borussia Mönchengladbach, quando Hojbjerg e Geis erano spesso sfalsati e si creavano tasche di spazio che permettevano ai centrocampisti di Schubert di inserirsi all’interno del blocco (o, per fare un altro esempio, come è successo nel gol subito contro il Mainz).

Inoltre, il solito problema delle eccessive distanze tra centrocampisti e attaccanti rende complicato l’innesco di transizioni offensive rapide, in cui i giocatori offensivi dello Schalke sono potenzialmente letali.

Heldt ha ribadito fin dalla sua presentazione lo scorso giugno che Breitenreiter ha il pieno appoggio di tutto il club: il progetto concordato tra allenatore e dirigenza non è a breve termine. L’impatto del tecnico sulla squadra è stato convincente, ma ancora è presto per formulare giudizi su un gruppo così giovane. Il derby contro il Borussia Dortmund potrà darci un’indicazione sulle reali ambizioni del club in questa stagione: accontentarsi di vincere il “campionato dei terrestri” e qualificarsi alla Champions League, o mettere in discussione l’egemonia dei rinvigoriti rivali come seconda squadra della Bundesliga?

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