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La scalata russa di Massimo Carrera
02 set 2016
Partito come allenatore in seconda di Alenichev, l'ex assistente di Conte ha preso la panchina dello Spartak che ora guida il campionato russo.
(articolo)
11 min
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Lo Spartak Mosca è la squadra più vincente, titolata e tifata di Russia. Dopo la disgregazione dell'URSS dominò il neonato campionato russo, vincendo tutte le edizioni dal 1992 al 2001, ad eccezione di quella del 1995. Da allora però, quella che si autodefinì in epoca sovietica come "la squadra del Popolo”, e che deve il suo nome al celebre gladiatore romano Spartacus, non si è più laureata Campione di Russia. Anzi: ha proprio smesso di vincere. L'ultimo trofeo conquistato (una Coppa di Russia) risale all'ormai lontano 2003. Nel frattempo, squadre come Lokomotiv, CSKA, Zenit e Rubin hanno vinto più volte la Russian Premier Liga e ottenuto risultati prestigiosi in Europa, con lo Spartak che stava sempre a guardare, collezionando delusioni, sconfitte umilianti contro le rivali storiche e - nel migliore dei casi - (tanti) secondi posti.

In agosto ogni stagione sembra essere quella buona per tornare a trionfare in patria. E invece le altissime aspettative dei tifosi e della dirigenza vengono regolarmente disattese sul campo, nonostante le ingenti cifre investite sul mercato. E se fino a un lustro fa lo Spartak lottava perlomeno quasi sempre per il titolo, in queste ultime stagioni la situazione è degenerata, con i rossobianchi regolarmente fuori dalla corsa scudetto già dopo il girone d'andata, e la qualificazione europea tutt'altro che assicurata.

La dirigenza moscovita, in evidente stato confusionario, nella scorsa estate ha provato a cambiare radicalmente strategia. Innanzitutto, confermando in blocco la rosa dell'annata precedente, operando pochissime modifiche, seguendo il ragionamento per cui non ha senso cambiare tutto ogni volta, ripartendo sempre da zero.

Dopo gli esperimenti falliti con tecnici stranieri come Unai Emery (che subito dopo ha collezionato un'Europa League dietro l'altra...) e Murat Yakin (all’epoca tecnico emergente col Basilea), a Mosca hanno deciso di affidare la squadra a un giovane allenatore russo, oltre che bandiera del club, per ricompattare lo spogliatoio. La scelta è ricaduta su Dmitry Alenichev, che da giocatore contribuì a far grande lo Spartak negli anni '90. La mossa, tuttavia, non ha pagato: anche nella passata stagione il rendimento dello Spartak non è mai stato davvero convincente. Alenichev è però riuscito a salvare il posto in extremis, conquistando all'ultimo la qualificazione per l'Europa League e individuando nella fase difensiva il principale limite del suo Spartak. Proprio per cercare di risolvere una volta per tutte il grosso problema difensivo, la dirigenza russa ha contattato Massimo Carrera, storico membro dello staff tecnico di Antonio Conte, prima alla Juventus e poi nella Nazionale italiana. L'allettante proposta arrivata da Mosca ha portato così alla separazione di Carrera da Conte, che avrebbe voluto portarselo dietro anche a Londra. Il 52enne di Sesto San Giovanni, con il doppiopetto e i suoi inseparabili occhiali da sole, è volato nella capitale russa al termine degli Europei, accettando il ruolo di curatore della fase difensiva nello staff di Alenichev.

Massimo Carrera nel giorno della sua presentazione ufficiale allo Spartak Mosca.

Una serie di circostanze fortuite hanno poi consentito a Carrera di fare la scalata. L’incipit è rappresentato dalla clamorosa e inaspettata eliminazione, datata 4 agosto, nel preliminare di Europa League in cui lo Spartak – dopo il 2-2 ottenuto nel match d’andata – è riuscito nell’impresa di farsi sbattere fuori dai modesti ciprioti dell’AEK Larnaca dinanzi al proprio incredulo pubblico. Una gara stregata, dominata in lungo e in largo dai moscoviti, decisa all’ultimo minuto da un contropiede della formazione ospite, agevolato da uno svarione difensivo del nuovo arrivato Eschenko.

Un’umiliazione risultata fatale per Alenichev, che già era stato confermato sulla panchina della “squadra del Popolo” senza troppa convinzione dalla proprietà, che per tutto giugno e luglio aveva cercato di sedurre, senza riuscirci, Kurban Berdyev, principale artefice del miracolo Rostov. In quegli stessi giorni, ancor più sorprendentemente e per motivi non del tutto chiariti, in Russia era saltata un’altra panchina: proprio quella di Berdyev. A quel punto lo Spartak ha provato ad accordarsi col santone turkmeno, visto come l’uomo giusto per riportare lo Spartak ai vertici.

Berdyev e lo Spartak non sono tuttavia riusciti a trovare un accordo e così Carrera, che sembrava dovesse guidare la squadra soltanto fino alla nomina del successore di Alenichev, è stato promosso primo allenatore, con tanto di firma su un contratto biennale. Ma per quale motivo la dirigenza dello Spartak ha deciso di puntare su un tecnico di fatto alla prima vera e propria esperienza, per giunta straniero e appena approdato in Russia, peraltro per svolgere un altro ruolo?

Stando ad alcune dichiarazioni dei vertici del club moscovita, Carrera avrebbe mostrato subito grandi qualità, dando l’impressione di avere le idee chiare su dove mettere le mani. La controprova si è avuta sul campo: nelle quattro gare disputate finora dallo Spartak con Carrera in panchina sono stati conquistati 10 punti, arrivati attraverso prestazioni convincenti sotto il profilo del gioco. Lo Spartak è sembrato una squadra duttile ma già con un’identità definita, che alza i ritmi quando deve migliorare il risultato e che li addormenta quando lo deve congelare.

Carrera è partito dall’usato sicuro, ovvero quel 3-5-2 che conosce a memoria, sia per i trascorsi juventini e azzurri, sia perché quello era il modulo di partenza più volte provato da Alenichev durante il precampionato. Ma il 3-5-2 è stato poi accantonato alla vigilia della gara con il Krasnodar, una squadra che tra campionato ed Europa League aveva segnato 18 reti in 6 partite, per un altro motivo: come rivelato da Carrera nell’intervista del dopo-gara, non sembrava essere il modulo più congeniale per esaltare al meglio le caratteristiche dei giocatori più talentuosi della rosa, vale a dire l’ala Quincy Promes e i trequartisti Ivelin Popov e Jano Ananidze, tutti comunque protagonisti di un ottimo avvio di stagione.

Carrera ha così proposto un 4-2-3-1 piuttosto flessibile, che nelle varie fasi dell’incontro può trasformarsi in un 4-3-3. Un cambiamento reso possibile soprattutto dall’applicazione di Zobnin, 22enne centrocampista arrivato in estate dai concittadini della Dinamo Mosca, ingloriosamente retrocessi per la prima volta nella loro storia. Proprio l'insolita posizione di Zobnin, partito largo a sinistra (con ampia libertà di accentrarsi) e non come terzo di centrocampo, ha mandato in crisi il Krasnodar, che per tutta la gara non è riuscito a leggere i suoi movimenti. Tanta corsa, inserimenti continui e anche diversi tocchi di qualità, come quello per il gol di Zé Luís, per il giovane tuttocampista appena convocato in nazionale dal neo ct. russo Cherchesov. Zobnin si è applicato in modo encomiabile nel doppio ruolo di incursore ed esterno. Questa è stata, almeno per il momento, la più brillante intuizione di Carrera.

Splendida l'azione del raddoppio contro il Krasnodar: tacco di Jano Ananidze per liberare Quincy Promes, cross al bacio del talento olandese per Zé Luís che di testa deve solo metterla dentro.

Nell'ultimo turno prima della pausa per le nazionali, lo Spartak ha confermato il suo stato di forma contro l'Anzhi, vincendo una partita giocata su grande intensità. È bastata una giocata ben eseguita allo Spartak per sbloccare l'incontro: verticalizzazione di Bocchetti, geniale tacco di prima intenzione di Zé Luís per l'inserimento di Ananidze, che ha insaccato di precisione.

Con due tocchi in verticale lo Spartak arriva in porta: al resto ci pensa Ananidze, che taglia da sinistra verso il centro, si aggiusta il pallone, prende la mira e la piazza all'angolino basso. Il raddoppio è invece un saggio di bravura di Promes, che mette a sedere un difensore e poi incrocia con il destro.

Il reparto difensivo rimane da migliorare. Se il 32enne portiere Artem Rebrov offre discrete garanzie e i terzini Andrey Eschenko (in attesa del ritorno di Makeev, attualmente fuori per infortunio) e Dmitry Kombarov appaiono affidabili, lo stesso non si può dire per i centrali. Fin qui difficile l'avventura russa dell'ex Stoccarda Serdar Tasci, tornato a Mosca dopo aver trascorso gli ultimi mesi della passata stagione in prestito al Bayern Monaco (collezionando appena 3 presenze). Migliore invece il rendimento offerto da Salvatore Bocchetti, apprezzatissimo dalla torcida moscovita, i cui errori in marcatura sono però costati allo Spartak diversi gol. Ancora un'incognita Ilya Kutepov, centrale classe '93 diventato titolare in questo 2016, che per via del sempre più discusso limite sugli stranieri che vige in Russia (devono essere schierati contemporaneamente in campo almeno 5 giocatori muniti di passaporto russo) è paradossalmente l'unico ad avere il posto assicurato. La sensazione è che quest'ultimo, per crescere e per acquisire una maggiore fiducia nei propri mezzi, abbia bisogno al suo fianco di un compagno d’esperienza, in grado di guidarlo e di coprire i suoi eventuali errori. Un profilo che non corrisponde certamente a quello del brasiliano Maurício, disattento e irruento centrale appena arrivato in prestito dalla Lazio.

Non sempre concentratissimo nel marcare i centravanti avversari, Bocchetti in questa stagione si sta però specializzando nel compiere salvataggi ai limiti dell’impossibile sulla linea di porta, negando agli avversari gol che sembravano già fatti.

In mezzo al campo, nonostante giochino insieme da neanche un mese, capitan Glushakov e Fernando mostrano già un certo affiatamento, che sta iniziando a dare i primi frutti. I due sembrano completarsi a vicenda: più dinamico il nazionale russo, più geometrico il brasiliano; e quando il primo si stacca, l’ex doriano – l’acquisto più oneroso in questa sessione di mercato russa – mantiene la posizione, abbassandosi a protezione della linea difensiva. L’altro volante carioca, Romulo, è la principale alternativa al duo, in fase di non possesso sempre aiutato dalle coperture del generoso Zobnin.

Sulla trequarti Carrera ha però abbondanza. Inamovibile ovviamente Promes, esterno d'attacco della Nazionale olandese, autore di 31 reti nelle sue prime due annate in Russia. È la stella dello Spartak, che è riuscito a trattenerlo nonostante le sirene provenienti dalla Premier League, prolungandogli recentemente il contratto fino al 2021. Ha iniziato la nuova stagione con una doppietta nel 4-0 rifilato al neopromosso Arsenal Tula (quando in panchina c'era ancora Alenichev) ed è tornato al gol nell’ultimo match prima della sosta per le nazionali.

Quincy Promes.

Il tecnico italiano sembra aver legato in modo particolare con il fantasista bulgaro Ivelin Popov, un giocatore estroso, dotato di un ottimo dribbling in corsa, in grado sia di rifinire che di concludere l'azione, letale quando ha la possibilità di accelerare palla al piede. Il miglior Popov, ammirato in RPL con la maglia del Kuban, i tifosi dello Spartak lo hanno visto soltanto a sprazzi; il trequartista bulgaro era stato infatti forse l'elemento più penalizzato dai continui esperimenti tattici della scorsa annata, con Alenichev che raramente lo aveva impiegato nella posizione che predilige, dove lo ha fatto invece giocare Carrera contro il Krasnodar.

Perfetto lancio di Promes e conclusione volante alla van Basten del nazionale bulgaro.

C'è poi il georgiano Jano Ananidze, forse l'elemento in assoluto più dotato da un punto di vista tecnico, tuttavia finora penalizzato da un fisico troppo leggero. Allo Spartak ha dimostrato di soffrire la concorrenza e non ha mai ricevuto molta fiducia dai vari allenatori. Prima di saltare alcune delle successive partite per infortunio, aveva iniziato nel miglior modo possibile la stagione, realizzando due doppiette d'alta classe nelle prime due uscite dello Spartak. La speranza è che questo possa essere finalmente l'anno della sua definitiva consacrazione.

Il piccolo Jano Ananidze mette a sedere l'intera difesa dell'AEK Larnaca e realizza la prima rete ufficiale nella stagione dello Spartak.

L'attacco poggia tutto sulle spalle del capoverdiano Zé Luís, match-winner nello scontro diretto con il Krasnodar e unico centravanti attualmente a disposizione di Carrera. Eccelle nello stacco aereo e sa dialogare bene con i compagni, ma da solo non può bastare: se lo Spartak ha davvero ambizioni da titolo, dovrebbe cercare di rinforzare ulteriormente il proprio attacco.

La tensione agonistica alla Conte di Carrera.

È presto ovviamente per sbilanciarsi e per prevedere se lo Spartak potrà davvero lottare per i primissimi posti o se invece, come è sempre accaduto nelle ultime disarmanti stagioni, si scioglierà alle prime difficoltà. A Carrera aspetta un compito difficile, fallito nel recente passato da tecnici affermati e ambiziosi come Unai Emery e Murat Yakin: interrompere l’astinenza di trofei della squadra più titolata di Russia, un digiuno che dura da 13 anni. Ma prima di dover fare i conti con l'ansia da vittoria, che affligge l'intero ambiente che gravita intorno allo Spartak, può godersi il primato in solitaria dopo cinque turni. E l’affetto dei suoi nuovi tifosi, che hanno già iniziato a intonare il coro "Каррера, верим!", ovvero "crediamo in Carrera!", e che gli hanno dedicato anche un improbabile striscione con scritto “A tutti avanti, Massimo Carrera” (traduzione maccheronica di “Вместе вперёд, Массимо Каррера”, che in realtà significa "avanti insieme!"). Un attestato di fiducia notevole per un tecnico appena arrivato e alla prima esperienza da allenatore.

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