La Serie A è ferma ma noi non ci arrendiamo e da ormai due mesi la mandiamo avanti su FIFA, come fosse un mondo parallelo in cui l’emergenza del Coronavirus è passata e possiamo tornare a concentrarci sulla nostra passione per la solidità di Troost e l’intelligenza di Ekong.
In questo volume abbiamo finalmente recuperato tutte le partite mancanti. Mancavano pochi verdetti in fondo alla classifica, e sono arrivati. Per il resto le partite non avevano molte ragioni al di là della pura estetica e del gusto di veder giocare a calcio: in pratica la comfort zone di un campionato spettacolare come la Serie A.
Vi ricordo le regole: abbiamo simulato condizioni meteo e orari di gioco (secondo una calendarizzazione fatta da noi ma che prova a seguire i normali criteri della Serie A). Abbiamo settato due tempi da 6 minuti e tenuto “campione” come difficoltà. Abbiamo però abbassato leggermente la capacità dei portieri e alzato la precisione dei tiri degli attaccanti. Il realismo di FIFA ha finito infatti per far diventare il gioco più noioso della realtà e ci è voluta una spintarella per non far finire tutte le partite zero a zero, in un delirio utopico uscito dalla testa di Brera. Per quanto riguarda le formazioni, purtroppo, non abbiamo potuto fare scelte: se lasci che sia il computer a giocare vuole il diritto a scegliersi la sua formazione, e mi pare giusto.
Mercoledì alle 15: Inter-Sampdoria 3-0
Ci sono state grandi polemiche sulla decisione della Lega Serie A di far recuperare le gare mancanti a campionato praticamente finito. Ci siamo ritrovati squadre con poche stimoli costrette a giocare partite ormai svuotate di senso. Ma non ci piace a noi, forse, questo calcio esistenzialista dove è responsabilità dei giocatori dare un senso alla propria presenza in campo?
La sfida sembrava configurarsi come la più classica delle passeggiate di salute per l’Inter, ma il gol di Barella dopo due minuti è stato annullato per fuorigioco, con successive polemiche furibonde di Vecchi, espulso dalla panchina. Ci piace, però, lo spirito.
Senza il tecnico in panchina, però, la squadra ha perso fame, cattiveria, grinta, determinazione. È sembrata una squadra di bamboccioni viziati: il tutto ben rappresentato dal tiraccio di Lukaku dentro l’area di rigore. Ma una volta che hai una bella palla a rimbalzella così, sfonda la porta, no?
Comunque la partita questa è stata: l’Inter a controllare il pallone e a creare occasioni, la Sampdoria in difesa, pregando per la prossima parata di Audero. A fine primo tempo 67% possesso palla nerazzurro, 5 tiri (contro i zero della Samp).
È strano quindi che alla fine l’Inter sia passata in vantaggio dopo 10 minuti di secondo tempo piuttosto inutili, con un gol di Lautaro Martinez molto simile a quello annullato a Barella: una penetrazione centrale con il passaggio filtrante della mezzala per la punta: vero marchio di fabbrica della gestione Vecchi. Bellissimo il 2-0 di Lukaku, dopo un’azione a uno-due tocchi; così come pregevole il gol della sua doppietta, con un maestoso Brozovic ormai a tutto campo che serve “un cioccolatino” come dice Nava per la testa del centravanti Belga.
Giocare benissimo nel primo tempo, capitalizzare tutto nel secondo: Vecchi può bersi il suo bicchiere di whiskey soddisfatto.
Mercoledì alle 18: Verona-Cagliari 3-0
Verona e Cagliari non avevano molto di più da chiedere al loro ottimo campionato, se non quello di lasciare un buon ricordo ai propri tifosi e passare un’estate il più possibile serena. Forse è per questo che comunque la partita è stata di alto livello e lo stadio pieno e caloroso.
La partita è stata sbloccata già al nono minuto del primo tempo grazie a Di Carmine, liberato in area da un’azione tutta triangoli della squadra di Juric. Non è un caso che Walter Zenga, occhio fino, aveva speso per lui parole al miele nel pre-partita, forse anche in prospettiva mercato chissà, paragonandolo in maniera bizzarra ad un “grosso Djorkaeff”. Il Cagliari, più in generale, è sembrato rispettare troppo l’avversario e a metà del primo tempo ha di fatto servito al Verona il 2-0 con un grave errore in impostazione. Verre ha così potuto battere Olsen quasi letteralmente a due passi dalla porta, mentre sugli spalti appariva uno striscione gonfio d’amore: “Per noi vali molto di più di 26 euro”. Verre ripagherà a sua volta l’affetto dei tifosi segnando nel secondo tempo anche il 3-0, su splendido assist di Amrabat.
Con Verre si è congratulato a fine partita anche Cacciatore, suo fan da sempre.
Per il Verona, insomma, è stata una vera e propria festa di fine anno, con tanto di gavettoni tra tifosi a fine partita che hanno fatto imbestialire le autorità sanitarie. Per il Cagliari, invece, una sconfitta indolore che però suggella una seconda metà di campionato incomprensibile alla luce della prima. «Chiedete a me cosa è successo ma dovreste chiederlo a chi è venuto prima di me» ha dichiarato Zenga a fine partita come il più navigato dei politici «Se volete punti tutto l’anno, comunque, dovreste chiedere acquisti migliori al presidente». L’estate e il calciomercato, temiamo, sono ormai vicini.
Mercoledì alle 20,45: Torino-Parma 4-3
“Preparatevi a godere di 90 minuti di grande calcio” dice Pardo; “È un match di campionato che promette grande spettacolo. Sennò noi cosa siamo qui a fare?!” chiede Nava. Magari perché ti pagano, caro Stefano Nava? O magari perché in realtà non esiste e sei un una voce pre-registrata su un videogioco e tu non sei davvero lì?! Forse è questo, caro ologramma di Stefano Nava?
Il problema di una squadra come il Parma, quando le partite cominciano a non contare niente, è che diventa una squadra a cui hanno succhiato via l’anima. Una squadra senza capo né coda. Il Torino non ha fatto davvero nessuno sforzo per segnare il gol dell’1-0 con Simone Verdi.
Una cosa che sottovalutiamo però sono i giocatori tecnici del Parma, e in particolare Hernani Azavedo Junior, giocatore che non possiamo far a meno di pronunciare senza pensare a Hernanes (sono pur sempre giocatori simili, o è il mio razzismo che parla?). Il brasiliano ha servito un assist mezzo geniale per il pareggio di Kucka. Poi il Torino è tornato ad attaccare, perché è una partita pazzesca, giocata da due squadre indomite. E Berenguer ha segnato un gol strano nato da un cross smanacciato da Colombi sui suoi piedi. Il giocatore più sottovalutato del campionato Alex Berenguer si è piegato come in moto e l’ha messa in porta. Il Torino ci ha mostrato tutto quello che sarebbe potuto essere e non è stato in questa stagione: una squadra intensa, verticale, che fisicamente può giocarsela con chiunque e che ha in Berenguer il suo campioncino dorato. Azione pregevole quella del 3-1 con Baselli in versione argentina con un assist di prima, d’esterno, per l’inserimento dello spagnolo.
L’avreste mai detto.
Poi è arrivato il 4-1 di Lukic, e se segna pure Lukic, voglio dire, la partita è proprio finita. Figuriamoci il gol del 2-4 di Cornelius, definito “un segno di dignità” da Pardo. Figuriamoci il gol del 3-4 di Cornelius, roba da Fantacalcio truccato. Ci siamo proprio divertiti :)
Si porta il pallone a casa.
Mercoledì alle 20,45: Atalanta-Sassuolo 1-0
Per molti questo recupero era soprattutto l’ultimo treno per la squadra di Gasperini di accorciare sulla Roma e tentare un ultimo, clamoroso, sorpasso finale per il quarto posto. In pochi, invece, si erano accorti che era una grossa occasione anche per il Sassuolo, che con una vittoria sarebbe arrivato a soli due punti dal Milan sesto, e quindi qualificato in Europa League. Insomma, era partita vera.
Non a caso nei primi dieci minuti ci sono state una grande occasione per parte, entrambe fermate dagli ottimi riflessi dei rispettivi portieri. Tra i due, però, è Consigli quello che più si è messo in luce nel primo tempo, impedendo alla squadra di Gasperini di passare in vantaggio con diversi interventi che potremmo legittimamente chiamare miracoli. Il tecnico nerazzurro ha iniziato ad innervosirsi, continuando a sbraitare a bordocampo, scena che Stefano Nava minimizzava dicendo che “non doveva essere contento”.
Proprio per l’Atalanta è sembrata mettersi definitivamente male quando, al 54esimo del secondo tempo, l’arbitro ha assegnato rigore su intervento dubbio di Romagna su Gomez al limite dell’area, impossibile da chiarire nemmeno dopo decine e decine di replay al VAR. Sul dischetto si è presentato Ilicic che però ha preso in pieno la traversa, gelando i tifosi con un rumore metallico vuoto degno del peggiore dei film horror. Nemmeno il gol del vantaggio, arrivato su colpo di testa in tuffo di Freuler dopo una splendida azione manovrata, è sembrato togliere la cappa di tensione che gravava sullo Stadio Classico di Bergamo. C’era troppo paura di non arrivare puntuali per l’appuntamento con la storia.
Gli ultimi minuti di partita sono stati una sofferenza e c’è voluto il miglior Gollini per evitare un pareggio che sapeva di disastro. Quando Defrel ha tentato un numero alla Pelé, alzandosi la palla al limite dell’area con l’esterno e tirando al volo sfiorando il palo, Gasperini non ha più retto la pressione e si è piegato con le ginocchia a terra e le mani sul volto. Alla fine, però, l’Atalanta ce l’ha fatta.
Hateboer e uno dei suoi sosia della rosa dell’Atalanta festeggiano al fischio finale.
Al triplice fischio finale lo Stadio Classico è esploso di gioia e sono apparse delle Champions League di cartone sugli spalti. «Stiamo arrivando», ha dichiarato Gasperini con la voce spezzata, troppo emozionato per continuare a parlare e scappando di fretta per andare a festeggiare con i suoi ragazzi negli spogliatoi.
Sabato alle 15: Bologna-Piemonte calcio 0-0
Continua lo scontro a distanza per lo scudetto tra Piemonte calcio e Lazio: sarà Bologna il teatro del Red Wedding del campionato? Era quello che i cuori biancocelesti speravano a Roma. Non la pensava così però CR7, che sembrava in gran forma, come dimostrava un incredibile tentativo di acrobazia aerea (difficile definirla veramente rovesciata) da dentro l’area, a pochi passi da Skorupski.
Una follia.
Il portiere polacco, insultato sui social dai suoi ex tifosi della Roma, sembrava però voler rovinare la festa. Incredibile la sua tripla parata pochi minuti dopo dentro l’area piccola sullo stesso CR7, immolandosi letteralmente sulla linea di porta. Per il Piemonte calcio, insomma, sembrava non mettersi bene, tanto più che alla fine del primo tempo Khedira era costretto a rimanere negli spogliatoi per via dell’ennesimo infortunio della sua carriera. Al suo posto Ramsey.
Un secondo tempo di fuoco, con azioni clamorose da una parte e dall’altra, ha messo a dura prova le coronarie degli spettatori di mezza Serie A, tra chi tifava da una parte e chi gufava dall’altra. Picco di infarti in tutta Italia c’è stato alle 16,46, quando Higuain, pescato da solo in area di fronte a Skorupski ha preso un palo clamoroso, con il portiere polacco che ha anche rischiato l’autogol ribattendo il pallone con la schiena. Ma alla fine la fortezza di Mihajlovic, che in panchina indossava orgogliosamente una spilletta con un’aquila, ha retto. Questo folle campionato è riaperto per l’ennesima volta.
Sabato alle 18: Fiorentina-Brescia 1-1
Con 6 punti ancora a disposizione, e avanti per 2-0 negli scontri diretti, il Brescia aveva ancora una piccola possibilità di agganciare il Lecce e salvarsi. Una finestra di possibilità davvero esigua che gli uomini di Corini però non volevano lasciarsi sfuggire. Si nota dalla voluttà con cui sono scesi in campo. Le trame offensive passano sempre per i piedi dei due giocatori più talentuosi del Brescia: Balotelli e Romulo. Balotelli viene incontro e dà un filtrante per Romulo; Romulo si defila sulla fascia e crossa per Balotelli. Sembra Holly&Benji. Ma il Brescia non passa, non passa, e poi deve ringraziare Joronen per aver salvato sul tiro a colpo sicuro di Castrovilli.
Poi la partita si è irrigidita insieme alle gambe e ai nervi dei giocatori, finché a sbloccarla è arrivato un tiro improvviso, violentissimo di Milan Badelj. Un gol così bello che a Nava è venuta l’acquolina in bocca “mhhh mhhhh” continuava a ripetere, in brodo di giuggiole.
Al 70° il Brescia era in Serie B. Ma non si è arreso: cinque minuti dopo cross di Balotelli e gol di Romulo. Il Brescia ci ha creduto, ha spinto forte, ma nonostante non avesse nessuno stimolo apparente, la Fiorentina si è difesa col coltello tra i denti. 13 tiri non sono bastati agli ospiti. Al 90° il Brescia è andato davvero in Serie B, con la Fiesole a intonare compatta “Serie B-Serie B-Serie B”. Perché tutto questo odio?
Sabato alle 20,45: Lecce-Milan 0-4
Grande festa all’Estadio Presidente G. Lopes dopo le notizie arrivata da Firenze: il Lecce è salvo e Liverani si è dipinto la pelata di giallorosso. Sugli spalti campeggiava l’originale striscione: “Noi ci siAmo”. Anche per il Milan il campionato era ormai concluso, anche se in maniera molto più grigia: dopo la vittoria dell’Atalanta nel recupero del mercoledì, infatti, la squadra di Pioli non aveva più modo di arrivare al quinto posto che garantiva l’accesso diretto all’Europa League. Rimaneva, comunque, da difendere il sesto posto dal ritorno del Napoli e forse con questo si spiega l’incredibile entusiasmo di Ibrahimovic dopo aver segnato il gol dell’iniziale vantaggio con una splendida girata al volo in area. Lo svedese è andato verso la telecamera per sfogare l’adrenalina, come un leone che ruggisce.
In ogni caso, si vedeva ad occhio nudo come il Lecce non avesse più alcuna motivazione per giocare. Il Milan già al 23esimo del primo tempo stava sullo 0-3 con gol di Cahlanoglu e Bennacer, che ha sfondato la porta con un gran tiro da fuori. “Un gol cercato, VOLUTO”, ha commentato Stefano Nava, sempre impeccabile.
Per la squadra di Pioli è stata più semplice di una passeggiata con l’autocertificazione: 0-4 il risultato finale, tra i commenti sdegnati dei benpensanti che si chiedevano cosa avrebbe pensato di noi il mondo di fronte a questo spettacolo indegno. «Non penso che il Lecce non si sia impegnato stasera», ha dichiarato a fine partita Pioli quasi imbarazzato «Siamo noi che quando ci mettiamo in testa di vincere abbiamo pochissimi rivali. Anzi, lasciatemi fare i complimenti a Liverani per la grande squadra che ha messo su». Poco dopo, però, Liverani sembrava stupito delle parole del suo collega: «Guardi praticamente nemmeno ho visto la partita, quindi non so che dirle». Forse era solo ubriaco dopo la festa grande negli spogliatoi.
Domenica alle 12,30: SPAL-Cagliari 1-1
Commovente la coreografia dello stadio Crown Lane per la SPAL retrocessa: la definizione stessa di tifo, che ha molto a che fare con l’amore incondizionato.
Parlando di contenuti tecnici, invece, che dire. Pardo ha definito Joao Pedro e Petagna “giocatori in grado di fare di tutto”, e francamente mi pare eccessivo. A meno che non fosse ironico, in tal caso chiedo scusa. Dopo pochi minuti Rog, la bestia bionda, ha portato in vantaggio il Cagliari. Una squadra che gioca in punta di piedi, con una ricerca del terzo uomo che ricorda il Napoli di Sarri. Che altro dire.
La struttura fatiscente del Crown Lane, che ci auguriamo sarà migliorato quando rivedremo la SPAL in Serie A. All’angolo tra un settore e l’altro - dove dovrebbero esserci le curve - per qualche ragione c’è una di quelle cabine che sono negli autogrill per riscuotere il pedaggio.
A un certo punto Pardo fa gli auguri a Missiroli: «È un giorno speciale per lui, il giorno del suo compleanno», che però in realtà era il giorno prima, il 23 maggio.
Bello il rinvio di Felipe di schiena, buttandosi sulla palla come uno stuntman, rotolandosi enfaticamente per terra poi.
Il preoccupante attacco di labirintite di Olsen, che ha vagato per un paio di minuti con la palla in mano tra i fischi dei tifosi della SPAL che non volevano perdite di tempo.
Il velo pure class di Petagna nel gol del pareggio di Di Francesco. I giocatori della SPAL dopo si sono applauditi l’un l’altro come gli attori a teatro a fine spettacolo.
Un paio di parate miracolose di Berisha che hanno permesso alla SPAL di non perdere. Un 1-1 da tenerci stretto e da ricordare quando l’impero del male creerà la Superlega. Che fine faranno tutti questi SPAL-Cagliari?
Domenica alle 15: Genoa-Parma 1-1
«Ci sono tutti i presupposti per divertirci», ha detto Pier Luigi Pardo per introdurre questo inutile Genoa-Parma, tra lo sgomento del (poco) pubblico che pensava di assistere a un’amichevole di fine campionato. «Una battaglia senza esclusione di colpi», ha confermato dopo poco Stefano Nava. Evidentemente il torto ha le sue ragioni che la ragione non conosce, come direbbe il saggio.
Anche se non facciamo certo una colpa all’oste per dire che il suo vino è buono, siamo costretti a contraddire i nostri Batman e Robin: Genoa-Parma è stata una noia mortale. Unico spiraglio di luce nel grigiore di due squadre che già sognavano le vacanze, l’incredibile colpo d’occhio restituito dallo Stadion Europa, qui sotto in tripudio dopo l’1-0 di Tony Sanabria.
Per il resto poco altro. L’incredibile palo di Kuco, come lo chiama Pardo, talmente potente che la ribattuta ha rischiato di fare male a qualcuno; le innumerevoli perle di saggezza di Stefano Nava («Per vincere bisogna buttarla dentro»); l’incredibile gol divorato da Kulusevski a pochi passi dalla porta («È mancato del killer instinct», ha sentenziato Stefao Nava); la stranissima esultanza da capretto imbizzarrito di Kucka dopo il pareggio; i tifosi del Parma che hanno lo stesso identico cartellone con la faccia di Zola dei tifosi del Napoli; il pubblico di casa per qualche motivo felice dei quattro minuti di recupero, come confermato da Matteo Barzaghi. Strano.
Domenica alle 15: Torino-Udinese 1-0
Secondo Nava la partita si deciderà in mezzo al campo. La verità è che il Torino è sembrato subito avere troppo talento offensivo per l’Udinese, e la sua coppia difensiva Troost e Ekong.
Lo vediamo già nel gol. Difesa friulana schiacciata su Musso, il Torino giochicchia, colpo di tacco di Baselli - sempre lui - per Belotti, che tira uno scaldabagno dritto per dritto. Le individualità hanno continuato a fare la differenza anche nelle azioni offensive dell’Udinese, tutte finite tra le mani possenti di Salvatore Sirigu. L’Udinese dipende quasi del tutto dalla creatività di Rodrigo De Paul, che però riceve palla in zone troppo innocue e tranquillamente gestibili dalla fisicità del Torino.
William Troost amareggiato a fine partita.
Dopo un po’ la partita si è dolcemente spenta su un rilassante 1-0.
Domenica alle 15: Roma-Sampdoria 2-1
«Condizioni metereologiche ottimali», ha sentenziato Pardo, incurante del cambiamento climatico che ha soffocato Roma con una calura agostana già a fine maggio. Forse si riferiva all’incredibile accoglienza riservata a “Er Fettina” Ranieri, uno di famiglia. In campo, però, la Sampdoria ha dato molto più fastidio alla squadra di Fonseca di quanto forse si aspettasse. Dopo un’ottima metà di primo tempo, quindi, è arrivato lo 0-1 del white walker Thorsby, che, lasciato inspiegabilmente libero dalla difesa giallorossa, ha incornato ai limiti dell’area piccola su calcio d’angolo. Il gol ha però svegliato dal torpore la Roma, che ha immediatamente reagito con una bomba di Veretout dalla distanza che si è infilata sotto la traversa di Audero.
La squadra di Fonseca aveva bisogno dei tre punti come l’aria, per difendersi dal ritorno dell’Atalanta che, dopo la vittoria nei recuperi di mercoledì, si era avvicinata a un solo punto di distanza e la sera avrebbe giocato contro la Lazio. Insomma, sembrava tutto pronto per lo psicodramma perfetto e già impazzavano i meme di Thorsby come nuovo Pazzini.
Arrivati al 75esimo il risultato era ancora sull’1-1 e le facce dei giocatori e dei tifosi della Roma erano sempre più tesi. Tutti aspettavano il momento della provvidenza che però stentava ad arrivare. Quando la speranza sembrava ormai evaporata sotto la calura romana ecco però arrivare Dzeko spiccare con il suo stile da airone e mettere in gol un cross lento che si fa fatica a capire come la difesa della Sampdoria non abbia controllato. Tutto bene quel che finisce bene? Per i romanisti adesso arrivava la prova più dura: guardare Atalanta-Lazio sperando in un pareggio che conciliasse le esigenze di classifica al gufaggio.
Domenica alle 18.00: Verona-Napoli 0-1
Il grande interesse intorno a questo primo recupero della 27esima giornata di Serie A era vedere se il Napoli sarebbe riuscito a suicidarsi contro una squadra che non aveva più nulla da chiedere al campionato. Gattuso aveva avvertito: «Serve cazzimma o il Verona ci sbrana. Conosco Juric, uno dei pochi che tirava calci più di me».
Per il Napoli, però, è sembrata più semplice di quanto Gattuso non avesse detto nel pre-partita ed è passata in vantaggio già al 19esimo del primo tempo con un tiro a fil di palo di Milik, servito in area da Zielinski. Più che la cazzimma, però, la squadra partenopea ha messo in campo una prestazione fluida con un grande palleggio a terra che ha scatenato una nostalgia feroce dell’era Sarri. Gattuso non poteva per lo meno girarsi un filtro in bocca mentre era in panchina, si chiedeva più di un tifoso con il cuore a pezzi.
Il secondo tempo è passato come una domenica d’estate, se si esclude solo un tiro uscito di poco al lato di Veloso da dentro l’area. Nonostante ciò, il dominio del Napoli non è piaciuto a Gattuso che avrebbe voluto “una squadra col sangue agli occhi” anche in una situazione relativamente tranquilla: «Io con l’1-0 ho l’anima all’inferno anche se giochiamo contro i pulcini del Verona». Quando si dice non godersi niente, nemmeno il temporaneo sorpasso sul Milan al sesto posto.
Domenica alle 15: Inter-Sassuolo 1-1
Da quando anche Vecchi se n'è andato i nerazzurri sembrano essersi tolti un peso. Giocano con grande libertà tecnica, con leggerezza e precisione. Segnano, fanno divertire, ma soprattutto sembrano divertirsi. Lukaku ha confessato che tutte le belle parole spese per Conte e Vecchi le aveva pronunciate sotto minaccia e che ora finalmente si sente libero di esprimersi.
Intanto, chi lo avrebbe detto a inizio anno che il “duello da seguire” sarebbe stato Lukaku vs Caputo?
Il Sassuolo è in vacanza da settimane: dopo un ottimo campionato ha scollegato corpo e testa, con il tecnico già proiettato alla difficile sfida sulla panchina del Barcellona. “Vogliamo onorare la Serie A” ha promesso De Zerbi, ma aveva un tono ironico inequivocabile nella voce. Eppure il Sassuolo è sembrato subito in palla: il gioiellino Traoré ha portato palla sulla trequarti e ha servito un assist delizioso per l’imprevisto inserimento di Kryakopoulos, che ha infilato Handanovic. È lo stesso Kryakopoulos, manco 5 minuti dopo, a stendere Barella e a provocare il rigore. Peggio di così, però, Lukaku non poteva tirare: un tiraccio centrale su cui sembra essergli partita l’hawaianas. Dov’è la libertà mentale di cui si vantava il centravantone belga?
In uno dei topos più classici del calcio, l’Inter non ha segnato il più semplice dei gol e poi ne ha segnato uno dal coefficiente di difficoltà incalcolabile. Un tiro a giro di Eriksen da posizione defilata: la prima vera magia del fantasista danese nel nostro campionato. È una partita spettacolare: Lautaro per poco non segna in mezza rovesciata, in un guizzo improvviso su una palla sporca tipico della sua elettricità. Tre minuti dopo Traoré ha colto il palo su un inserimento in area: è andato sul cross con una grazia aerea alla Zidane. Sembra davvero pronto per la Juve.
Vecino, che è andato direttamente in panchina in giacca e cravatta escludendo quindi a priori la possibilità che si mettesse in campo, ha provato a movimentare la partita con Sanchez; e come sempre il cileno ha fallito un paio di occasioni che parevano alla sua portata. L’uno a uno, in totale relax, è un risultato stretto per la quantità di occasioni create da entrambe le squadre, ma sopratutto dall’Inter, che ha chiuso con 11 tiri. Nessuno comunque sembra andarsene con grandi rimpianti, le vacanze sono vicine.
Domenica alle 20,45: Atalanta-Lazio 0-0
Il pareggio del giorno prima della Juventus aveva messo i tifosi della Lazio in uno stato di folle agitazione. Serviva a tutti i costi la vittoria, ma per le squadre disabituate ad alzare i trofei quando si ha questa pressione pricologica le cose rischiano di precipitare.
Nel momento più delicato, per la Lazio, è tornato uno di quei problemi che sembravano essere stati scacciati: la poca lucidità di Correa sotto porta. La Lazio ha creato un pericolo dietro l’altro, ma l’ultima scelta del “Tucu” è sempre stata affrettata, imprecisa, sciatta. Per tutto il primo tempo la Lazio non è riuscita a capitalizzare il dominio, e a sfruttare una difesa dell’Atalanta sfaldata.
Dopo un altro paio di occasioni sciupate da Correa, Simone Inzaghi ha messo in campo il talismano della Lazio: Senad Lulic. La partita si un po’ incancrenita nel secondo tempo: l’Atalanta ha messo un atteggiamento più prudente, la Lazio sembrava meno sicura di poter trovare il vantaggio. Ma il più grande merito della squadra di Inzaghi quest’anno, lo sappiamo, è gestire al meglio i momenti della partita, girando dalla propria parte tutte le situazioni. L’occasione è arrivata al 90’, solo che di nuovo sui piedi di Correa, sul suo destro. Totalmente indisturbato ha tirato dritto per dritto, cercando il primo palo: la conclusione più sicura possibile. La palla però è andata fuori. La sensazione è che Correa non avrà vita facile a Roma nelle prossime settimane. Come spesso capita nel calcio e nella vita, a pensare troppo agli altri si finisce per perdere d’occhio sé stessi.
Gli awards della giornata
La parata più bella: Consigli a due mani su un tiro a incrociare di Freuler dal limite dell’area piccola.
Il miglior giocatore: Alejandro Berenguer
La miglior frase della telecronaca: “Oh, che occhio, Pier!”, Stefano Nava si stupisce della grande chiamata del guardalinee che ferma Ibrahimovic solo davanti a Gabriel, a Lecce.
Il miglior portiere: Andrea Consigli.
Il miglior gol: Eriksen con un tiro da fuori a giro.
Classifica aggiornata
Piemonte Calcio 86
Lazio 84
Inter 72
Roma 65
Atalanta 62
Milan 55
Napoli 54
Sassuolo 48
Parma 47
Cagliari 47
Verona 47
Bologna 45
Torino 44
Fiorentina 43
Udinese 41
Sampdoria 39
Lecce 38
Brescia 33
Genoa 32
SPAL 32