La Serie A è ferma ma noi non ci arrendiamo e da ormai più di un mese la mandiamo avanti su FIFA, come fosse un mondo parallelo in cui l’emergenza del Coronavirus è passata e possiamo tornare a concentrarci sulla nostra passione per il controllo in corsa di Zaccagni e per la mascella di Bonifazi.
La scorsa giornata è stata beffarda per i colori biancocelesti, con la Lazio fermata in casa da uno straripante Cagliari. Non ci poteva essere racconto più distopico di inciampare sulla strada per lo scudetto a causa di una doppietta di Radja Nainggolan, che ha segnato in rovesciata uno dei più bei gol della Serie A recente. La Juve non ha battuto ciglio, ha vinto e ha raggiunto la squadra di Simone Inzaghi in cima alla classifica. In coda la lotta per non retrocedere si sta facendo più intensa, con Brescia e SPAL, virtualmente retrocesse, tornate all'improvviso in corsa.
Mancano tre giornate, non c'è tempo da perdere.
Vi ricordiamo prima le regole della casa: abbiamo simulato condizioni meteo e orari di gioco (secondo una calendarizzazione fatta da noi ma che prova a seguire i normali criteri della Serie A). Abbiamo settato due tempi da 6 minuti e tenuto “campione” come difficoltà. Abbiamo però abbassato leggermente la capacità dei portieri e alzato la precisione dei tiri degli attaccanti. Il realismo di FIFA ha finito infatti per far diventare il gioco più noioso della realtà e ci è voluta una spintarella per non far finire tutte le partite zero a zero, in un delirio utopico uscito dalla testa di Brera. Per quanto riguarda le formazioni, purtroppo, non abbiamo potuto fare scelte: se lasci che sia il computer a giocare vuole il diritto a scegliersi la sua formazione, e mi pare giusto.
Sabato alle 15: Genoa-Inter 0-3
Per il Genoa era l’ultima chiamata per tirarsi fuori dalla lotta per non retrocedere. Per questo, tutto era stato preparato per spaventare gli avversari nerazzurri, in crisi ma comunque di un livello superiore. Lo stadio era stato vestito di una maestosa coreografia, uova erano state lanciate contro l’autobus dell’Inter che arrivava allo stadio, e nella conferenza pre-partita Thiago Motta aveva addirittura rinnegato il triplete. Eriksen, il più scioccato dai suoi di questa accoglienza, effettivamente non se l’aspettava.
La strategia di alzare i toni, però, sembra non aver aiutato il Genoa, che al fischio d’inizio praticamente non è entrato in campo. L’Inter ha segnato due gol molto simili in circa 20 minuti, il primo su un imperdonabile errore in uscita di Masiello, e in tutti e due i casi i giocatori dell’Inter (Lautaro Martinez nel primo, Eriksen nel secondo) hanno avuto il tempo di stoppare dentro l’area. Sull’1-0 addirittura dentro l’area piccola - una scelta bizzarra di Lautaro Martinez, che poi ha battuto Perin con un bel tiro al volo. Come ha detto Stefano Nava: “ha lasciato andare bene la gamba”.
Proprio l’attaccante argentino è sembrato il giocatore più rigenerato dallo Stadion Europa di Genova, con un secondo gol da urlo e una prestazione preziosa di raccordo tra centrocampo e attacco. A fine partita l'allenatore dell'Inter, Vecchi, scottato ancora dalle polemiche delle scorse settimane, ha commentato sibillino: «Chissà, magari quando mi siederò sulla panchina del Barcellona me lo porterò dietro...».
Il Genoa ha chiuso la partita sommerso dai fischi, con alcuni giocatori quasi in lacrime in mezzo al campo. La curva ha chiesto loro di restituire la maglia, ma quando questa nuova vergogna stava per macchiare il calcio italiano le forze dell’ordine hanno bloccato tutto per palese violazione dei protocolli anti-covid.
Sanabria è stato addirittura denunciato dalla Procura di Genova per pandemia dolosa per aver provato a lanciare in un assembramento di tifosi la maglia su cui “aveva copiosamente versato lacrime e muco”, come scritto nel rapporto della polizia.
Sabato alle 18: Napoli-Sassuolo 3-1
Il Napoli sembra aver ascoltato Rino Gattuso quando nella conferenza stampa pre-partita aveva chiesto ai suoi ragazzi di “sbranare il cuore del Sassuolo”. Pronti-via: lancio classico sul taglio a destra di Callejon (Sarri non è stato ancora dimenticato), doppio dribbling e poi un tiro sul primo palo che ha fatto impazzire Stefano Nava, quasi letteralmente: “Una giocata di QUA-LI-TA’”.
La squadra di De Zerbi, però, ha dimostrato di non volersi far sbranare il cuore e ha subito risposto con le sue armi. Un’azione complicatissima che ha portato “Ciccio” Caputo a battere a rete da pochi metri e pareggiare. Chi ha detto che la Serie A è noiosa?
Gattuso ha preso malissimo il calo di tensione della sua squadra e mentre il Sassuolo esultava ha iniziato a mostrare i denti ai suoi giocatori. E allora il Napoli si è subito riversato nella metà campo avversaria arrivando a segnare dopo pochi istanti con un’azione talmente simile a quella dell’1-1 da farci venire il dubbio che questa partita in realtà non sia gestita da un computer.
Meno male che c’era il solito Stefano Nava a riportare un po’ di umanità, blastando Pier Luigi Pardo e Fabian Ruiz, autore del gol, in un colpo solo: “Pier l’avresti messa pure tu da lì, eh!”. Una partita assurda, insomma, con un’altalena di emozioni che ha portato a tre mancamenti e un infarto all’interno dello stadio.
Nel secondo tempo un palo e il gol dell’anno di Callejon (che ha avuto la sfrontatezza di alzarsi il pallone al limite dell’area piccola per tirare al volo) hanno completato l’opera partenopea di Gennaro Gattuso. L’allenatore calabrese ha tessuto le lodi soprattutto di Callejon, di gran lunga il migliore in campo: «Io gli sto sempre col fiato sul collo in settimana, mentre è in bagno per mettersi il gel io prendo a calci la porta… Adesso si vedono i risultati».
Sabato alle 20,45: Roma-Fiorentina 2-1
Vincenzo Montella, si sa, ha lasciato un ottimo ricordo a Roma, mentre lo stesso non si può dire di Firenze, con i Viola che per giunta continuano a navigare in pessime acque. Per questo motivo, all’Olimpico andava in scena la surreale situazione di una Curva Sud impegnata in una piccola coreografia dedicata all’aeroplanino (uno Spitfire con la faccia dell’allenatore napoletano che atterra sul cadavere di Fabio Capello) mentre il settore ospiti occupato dai tifosi della Fiorentina decideva di fischiare i suoi stessi giocatori per i primi cinque minuti di partita in forma di protesta per la pessima classifica.
Nonostante questo, nel primo tempo la Fiorentina è passata a sorpresa in vantaggio con un gol di Pulgar, lasciato inspiegabilmente libero dentro l'area di rigore dalla difesa giallorossa. Per non essere da meno, però, pochi minuti dopo anche la difesa viola ha lasciato libero Kluivert di colpire di testa al limite dell’area piccola, riportando il risultato sull’1-1. Insomma, volemose bene.
Nel frattempo sempre più preoccupante lo stato del tatuaggio sul collo di Perotti.
In questo clima di cordialità la partita ha proseguito placidamente il suo corso anche nel secondo tempo. La Roma è riuscita a vincerla soltanto nei minuti finali, con un inserimento in area di Cristante che ha premiato un cross fantascientifico di Pellegrini. Questo, però, non ha guastato il clima di festa in campo, mentre i tifosi della Fiorentina sugli spalti avevano l’umore di chi si sta per dare fuoco.
Baci e abbracci tra Montella e Fonseca, pacche sulle spalle tra i giocatori, un risultato che conferma le gerarchie in classifica.
Domenica alle 12.30: Brescia Parma 1-0
L’insperata vittoria in trasferta contro il Lecce aveva restituito speranze al Brescia. I sei punti di distanza dai salentini sono tanti ma tengono viva una flebile fiammella di speranza che le “rondinelle” non vogliono farsi sfuggire. Si sono confermati una squadra migliore in trasferta che in casa. Il Parma, da parte sua, doveva vincere per puntare ancora a un miracoloso posto in Europa, confermandosi come la più grande sorpresa della nostra Serie A.
Sul piano tattico il dubbio era uno: come avrebbe fatto a difendere l’ampiezza classica del Parma il rombo stretto del Brescia?
All’inizio ha provato a controllare il pallone, usando il possesso come strumento difensivo (62% di possesso a fine primo tempo). Il Brescia non è stato per conservativo e ha creato almeno tre occasioni interessanti nel primo tempo. C’è un problema però: i tifosi non sopportano più Balotelli, e dopo un suo tentativo indolente da fuori dopo un palleggio sono arrivati i fischi. Ma non era lo stesso giocatore che aveva tenuto vivo il Brescia con i suoi gol?
I tifosi bresciani hanno riservato applausi solo a Romulo, l’eroe dell’Estadio Presidente Lopes di Lecce. Letteralmente ingiocabile la scorsa settimana.
È stato Torregrossa, il Luca Toni di San Cataldo, il Pazzini di Caltanissetta, a regalare un sogno alle “rondinelle” con il gol che ha sbloccato il risultato. Pazzesco gioco Tiqui-Taka del Brescia, a cui il Parma ha risposto con altro Tiqui-Taka. Molto Tiqui-Taka, insomma, allo stadio Maja23.
E dentro questo Tiqui-Taka prestazione sontuosa di El Maestro Emanuel Ndoj, autore di un assist “riquelmesco” per Torregrossa.
«Ma il Parma che fa?!», «Parma ma che fai?!» sono i titoli dei due quotidiani sportivi nazionali nelle pagine dedicate alla partita. Intano il Brescia vede vicino un obiettivo, quello della salvezza, che sembrava impossibile fino a pochi giorni fa. Alla nostra arida Serie A serviva una favola del genere, che tiene la lotta per non retrocedere piccante fino alla fine.
Domenica alle 15: Bologna-Lecce 2-2
Stefano Nava ha detto che si è parlato molto di questa sfida nella settimana, ma non è vero. Avete davvero sentito parlare di questa “sfida”? Non ci pare, sinceramente.
Poi ha detto che il Lecce punta su “un pressing a tutto campo”, sul “non far ragionare gli avversari quando hanno il pallone”. Ma pure questa ci sembra una cavolata. Parliamoci chiaro: qui a rischiare grosso era soprattutto il Lecce. Quando il risultato era ancora sullo zero a zero si è sparsa allo stadio la notizia del gol di Torregrossa: il Brescia a quel punto era a soli quattro punti e i mugugni sono scesi nel settore ospiti come una cappa di smog.
L'unico a cui non tremavano le gambe era il Neuer del Salento, mr. Gabriel, detto “El Mago Gabriel”, autore di una parata strepitosa su Poli a metà del primo tempo. C’era però un signore che aveva voglia di dominare la partita con una classe che ricordava quella di Giacomo Bulgarelli. Quel signore era Andrea Poli, forse troppo bistrattato da un calcio italiano forse troppo attento agli stranieri.
Prima ha sfasciato Falco con un contrasto (sembrava un tamponamento tra un Pajero e un pandino 4x4), poi ha fatto un paio di buste agli avversari.
Ma proprio nel momento in cui il «Ballack della bassa» stava dominando, Deiola ha purgato. Un tiro secco a incrociare di quelli che a inizio stagione segnava Calderoni: l’esultanza dei giocatori del Lecce contiene tutto quel sollievo del pericolo scampato che Kierkegaard aveva definito “L’unica vera felicità concessa all’uomo”.
Volete sapere come si misura la libertà mentale di una squadra? Dal fatto che Babacar è riuscito a segnare. Non ci si crede. «El Khouma» l’ultimo gol lo aveva segnato quando c’era ancora Matteo Renzi al governo.
La legge numero uno del calcio è: appena hai segnato stringi le chiappe, non rilassarti mai, sennò ti segna Palacio. Ecco fatto che con quasi quaranta minuti da giocare il Lecce si ritrovava con tutto da perdere.
A un certo punto il Bologna sembrava assatanato. Palacio forse aveva un conto personale col Lecce visto quanto si intestardiva in azioni personali, con la sua voglia di segnare in tutti i modi, vecchia tigre mai doma. Lucioni gli ha detto - con il labiale chiaramente catturato dalle telecamere - «Ma che t’abbiamo fatto lasciaci in pace».
Mihajlovic poi ha sostituito Palacio e le polemiche hanno impazzato. Ivan Zazzaroni ha vagamente sostenuto che Sinisa si è venduto la partita. «Ma non era suo amico?!» si sono chiesti su Twitter.
A 7 minuti dalla fine arriva il gol che lascia di stucco il Lecce. La difesa ha semplicemente smesso di essere una difesa e Soriano l’ha castigata. Al Lecce non resta che leggere una poesia semidimenticata dell’indimenticato Giacomino Leopardi:
“Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo”
“Si è involato. Vola. Vai. Vola come il vento. Vai fino in fondo. E ci è andato”.
Domenica alle 15: SPAL-Torino 2-0
Mamma mia che triste partita si prospettava tra SPAL e Torino, due tra le squadre che avrebbero più bisogno di prozac nel nostro campionato. Se la SPAL avesse vinto, avrebbe trascinato con sé il Toro in una disperata lotta salvezza; avesse vinto il Torino, insomma, sarebbe stato il minimo sindacale. Giusto quello che gli si chiede.
Per sollevarvi l’umore uno screenshot piuttosto artistico dedicato a Salvatore Sirigu. Spoiler: l’unica barriera fra il Torino e l’umiliazione.
Quanta ironia c’è nel fatto che Federico Di Francesco abbia scelto proprio questo momento cupo per segnare il gol più bello della sua carriera? Ci si aspettava una reazione del Toro, ma la SPAL ha continuato a martellare. Fino al gol di Petagnone.
Momento Brit con Petagnone abbracciato dai tifosi dello stadio Crow Lane, fra cui possiamo riconoscere Sting.
Per il Torino, che dire. Il momento più alto della loro partita è stato un gol annullato a Verdi causa fuorigioco di almeno 5 metri. Lo spettro della retrocessione non è mai stato così vicino.
Domenica alle 15: Cagliari-Udinese 2-3
Per il Cagliari era l’ultima chiamata per l’Europa, come aveva titolato il CorSport il giorno della partita. Per l’Udinese, relativamente tranquilla in chiave salvezza, la partita era uno dei pochi anelli di separazione fra sé e le meritate vacanze dopo un altro campionato grigio.
Che ricorderemo di questo campionato dell’Udinese? Le parate di Musso? Le spallate di Okaka? Il taglio di capelli tributo ad Heydrich di Stryger Larsen («è il personaggio che mi ispira di più» ha dichiarato)?
Del Cagliari certamente ricorderemo le bomba del “Ninja” Nainggolan, la piccola rinascita del “Cholito” Simeone, la consacrazione inattesa di Joao Pedro.
È stato proprio l’ennesimo gol mostruoso di Joao Pedro a sbloccare il risultato. Un colpo di testa dove è rimasto in sospensione per qualche secondo, sconfiggendo le leggi della fisica. Il sogno dell’uomo di volare. Il gol di Pelè contro l’Italia. Che grandissimo giocatore Joao Pedro Geraldino dos Santos Galvao noto semplicemente come Joao Pedro.
Nato a Ipaninga a marzo del 92. L’anno in cui il Brasile scelse ancora la Repubblica a discapito della Monarchia. Joao Pedro detto “cocorita” perché il rumore della palla sui suoi piedi quando palleggia sembra un canto. Il canto del pappagallino amazzone cocorita. Secondo altri è soprannominato “cocorita” perché ti attacca dei missili pazzeschi sulla questione degli ufo (sta in fissa, a quanto pare).
Poi Jay Jay Lasagna ha tirato una bomba di una violenza senza senso per segnare il gol dell’1-1. E poi ha segnato pure il gol del 2-1. Ha dichiarato di voler andare a tutti i costi all’Europeo. Lasagna: il Jamie Vardy italiano, fascia di capitano al braccio, carisma debordante.
Risultato a sorpresa, risultato pazzo. Serie A campionato della locura, del pizzico di follia. Poi il gol del 2-2 del trascinatore Joao Pedro. Cosa sta succedendo? Un Cagliari-Udinese che non doveva dirci niente è diventato all’improvviso più teso e ansiogeno di Uncut Gems? Serie A, l’apostrofo rosa tra le parole D’ALESSANDRO. La punta della lingua...
...gol di Okaka per il 3-2, Klavan si stava facendo un sonno. Cagliari nell’inferno della mezza classifica. «Atmosfera Fantastica! Ma sentili! L’UURRRRRRRLO dei tifosi» chiosa Stefano Nava.
Domenica alle 18: Piemonte calcio - Sampdoria 4-0
A tre giornate dal termine la lotta scudetto è ancora too close to call e quindi la Lega Serie A ha deciso di far giocare da qui alla fine le gare di Piemonte Calcio e Lazio in contemporanea, in questo caso alle sei. Di fronte alla squadra di Sarri, la Sampdoria di Ranieri è schierata ovviamente con il democristiano 4-4-2 del “Fettina”: «Modulo che non passa mai di moda: evergreen, Pier!», come ha commentato, esaltato, Stefano Nava.
Tra le due squadre, comunque, non c’è stata molta storia. Prima un gol di collo pieno di Dybala da dentro l’area che ha lasciato di ghiaccio Audero (condito da un palo clamoroso pochi minuti dopo) e poi una splendida rete in tuffo di CR7 servito alla perfezione da Cuadrado hanno già nel primo tempo indirizzato la partita verso i binari che tutto il Waldstadion si aspettava. Di fronte all’onda d’urto rosanero la solidità del vecchio 4-4-2 di Ranieri è andata in mille pezzi.
Gaston Ramirez in versione Pippo Franco a metafora della sua squadra.
Il secondo tempo è scivolato via dolcemente verso la vittoria, trasformandosi in pochi minuti in un CR7 show. Prima trasformando in gol uno splendido assist del PIPITA HIGUAIN!, poi avvitandosi su se stesso come un cavatappi su calcio d’angolo e mettendo in rete la palla che gli è valsa la tripletta.
Ai complimenti che sono piovuti sul fuoriclasse portoghese si è unito anche lo stesso Claudio Ranieri, seminando il dubbio che la sua passione calcistica abbia influito sulla resistenza della sua squadra. Almeno, è questo che dirà a mezza bocca Igli Tare, nel post-partita di Verona-Lazio. «Ve state a attaccà al fumo della pipa», ha risposto “er Fettina” citando se stesso «Quelli [forse i romanisti, ndr] stanno a godè come ricci, stanno a godè».
Domenica alle 18: Verona-Lazio 0-2
Lo stadio O Dromo di Verona ha accolto la Lazio come una vecchia amica a cui serve aiuto. Il vecchio gemellaggio delle squadre ha trasformato gli spalti in un unico corpo biancoceleste: tutti a tifare Lazio, anche perché il Verona ha poco da chiedere a questo campionato. Era già una festa.
Le migliori condizioni ambientali possibili, una specie di cinque maggio al contrario hanno creato un altro Karel Poborsky: Marco Silvestri, che dall’inizio si è opposto ai vari tentativi della Lazio, facilitata da una difesa veronese davvero troppo moscia.
Al 66’ la tensione è insopportabile. Il Verona cazzeggia, la Lazio è sempre più impacciata. Lo stadio la spinge. Non succede quasi niente. I cambi non smuovono la situazione: Lulic per Jony; Stepinski per Di Carmine: ci voleva qualcosa in più.
Ma sottovalutiamo il potere taumaturgico di Senad Lulic, l’uomo del 26 maggio, il capitano della Lazio. Ha fatto quello che fa di solito: fintare il cross col sinistro, rientrare sul destro, crossare sul destro. La difesa del Verona si era schiacciata troppo sul portiere, in mezzo all’area Immobile ha tirato di piatto forte, Silvestri ha provato a opporsi un’ultima volta, ma la palla smanacciata ha colpito la traversa ed è entrata. Boato dell’O Dromo.
Polemicuccia finale perché sul tiro di Immobile Lucas Leiva era in fuorigioco e sulla traiettoria. Tutto regolare per l’ex arbitro Luca Marelli, che sul suo blog ha fatto i complimenti al direttore di gara Filippo Giacoletti (su Twitter Jack O’Letty): «Uno dei nostri fischietti più promettenti».
E intanto la Lazio vola “Vola! Vola! Vai come il vento!” direbbe Stefano Nava.
Domenica alle 20,45: Milan-Atalanta 1-1
Con solo 9 punti ancora da assegnare, Milan e Atalanta si giocavano tutto: per la squadra di Pioli una vittoria avrebbe significato accendere le speranze per quel quinto posto che significa qualificazione diretta in Europa League; per quella di Gasperini, invece, i tre punti erano vitali per rimanere agganciati al quarto posto occupato dalla Roma. E quando c’è così tanto da giocarsi, avere Ibra dalla propria parte è sempre una buona notizia. Alla prima palla giocata Zlatan si è fatto dare il pallone al limite dell’area e l’ha scaraventato nell’angolo in basso a sinistra di Gollini. Poi è corso verso gli spalti con le braccia larghe come il Cristo Redentore di Rio de Janeiro mostrando una maglia con scritto: “I am your God”.
Un’esultanza che ha mandato su tutte le furie contemporaneamente i conservatori cattolici e i sovranisti di Twitter con la bandierina italiana nel nome, che non hanno apprezzato la sua sfrontatezza di fronte a un membro delle forze dell’ordine.
Nemmeno Zlatan però poteva nulla senza una squadra alle spalle di fronte alla reazione d’orgoglio dell’Atalanta, che è cresciuta lentamente ma inesorabilmente come una marea. Dopo un palo clamoroso nel primo tempo, la squadra di Gasperini è arrivata finalmente al pareggio a metà del secondo tempo dopo una pioggia di occasioni e un Donnarumma stellare.
Subito dopo una clamorosa occasione di Kessie a pochi secondi dal termine, la partita si è chiusa così, con un 1-1 che ha scontentato tutti. Ma soprattutto l’Atalanta che adesso vede il quarto posto come un miraggio, dopo una partita in cui ha tirato in porta per ben otto volte.
Gasperini, infatti, non l’ha presa bene: «Giocare a fare Dio è sempre pericoloso: noi ci siamo scandalizzati e ci abbiamo messo un po’ a riprenderci. Che dire: a volte la fortuna aiuta anche i mezzi tecnici come Pioli».
Gli awards della giornata
La parata più bella: Gigio Donnarumma su un tiro ravvicinato di Zapata.
Il miglior giocatore: Cristiano Ronaldo, the beast.
La miglior frase della telecronaca: «Peluso: continua a offrire grandi palloni ai compagni», Pierluigi Pardo è rimasto estasiato dalla prestazione del difensore del Sassuolo.
Il miglior portiere: Donnarumma
Il miglior gol: Callejon tirando al volo dopo essersi alzato il pallone in area, contro il Sassuolo.
Classifica
Lazio 82
Piemonte Calcio 82
Inter 65
Roma 62
Atalanta 55
Napoli 51
Milan 49
Parma 46
Cagliari 46
Sassuolo 44
Verona 44
Bologna 44
Udinese 41
Sampdoria 39
Fiorentina 39
Torino 35
Lecce 35
Genoa 31
Brescia 31
SPAL 28