Dopo aver regalato ai tifosi dello Spartak una notte di gloria europea come forse non ne vivevano da diciassette anni (quando Titov, Robson e Marcao batterono 4-1 l’Arsenal degli Invincibili), Carrera ha riconosciuto che «nel calcio bisogna anche avere fortuna». A dispetto del risultato schiacciante, il confronto tra Spartak e Siviglia si è rivelato sostanzialmente pari sul piano delle occasioni: 13 tiri, di cui 8 nello specchio per i russi; 16 tiri, di cui 7 nello specchio per gli andalusi. Lo Spartak di Carrera ha avuto soprattutto la forza mentale di resistere alle difficoltà continuando a interpretare alla lettera il piano gara, e ha poi vinto il duello sulla lunga distanza. Ha pescato gol particolarmente belli, alcuni irripetibili, e ha messo in campo per tutti i novanta minuti un agonismo che il Siviglia non era preparato a fronteggiare.
Berizzo è uno strenuo difensore del turnover, e dovendo incastrare questa partita in mezzo a due trasferte delicate come quella di Bilbao e quella di Valencia, ha scelto di cambiare sei undicesimi della squadra che ha perso al San Mamés. Il Siviglia, però, ha continuato a mostrare i propri difetti strutturali: la fase offensiva è avvolgente, ma nelle giornate meno ispirate fatica a trovare la necessaria velocità di esecuzione, mentre la fase difensiva è carente a tutte le altezze, dall’incapacità dei centrocampisti di portare adeguata pressione e coprire gli inserimenti, alla timidezza della linea difensiva, che scappando all’indietro lascia molto spazio di movimento agli attaccanti avversari.
1. Creare pericoli senza correre rischi
Lo Spartak è entrato in campo con l’idea di lasciare il pallone al Siviglia, e ne è uscito con un mediocre 38% di possesso palla. Quella di Carrera, però, è una squadra molto lucida e coordinata nell’innescare le azioni offensive. La spinta costante dei due terzini, Kombarov e Eschenko, ha garantito l’ampiezza necessaria per trovare sempre appoggi sulle fasce, la zona del campo in cui lo Spartak costruiva le azioni per potersi permettere di recuperare subito la struttura difensiva in caso di palla persa.
Davanti a Selhikov si formava il consueto triangolo di impostazione, composto dai due centrali, Tasci e Dzikhiya, molto sicuri con il pallone tra i piedi, e dall’ex-sampdoriano Fernando. In caso di pressing del Siviglia, il pallone veniva indirizzato lungo alla ricerca di Luiz Adriano, ma più spesso non si rendeva necessario perché la posizione alta dei due terzini costringeva Nolito e Sarabia ad arretrare, garantendo la superiorità centrale.
Una soluzione spesso ricercata era la conduzione di Dzikhiya, 23enne molto interessante aggregatosi a gennaio, che creava piccole crepe tra le linee del Siviglia. Lo spazio alle spalle del centrocampo veniva occupato dai movimenti centrifughi di Promes e Samedov (uscito al 25’ per infortunio e sostituito da Melgarejo), oppure dai tagli interni dei terzini, entrambi aggressivi nell’interpretazione del ruolo. Carrera ha preparato nei dettagli la partita perfetta per fronteggiare una squadra lenta e scollata come il Siviglia, che non ha trovato le contromisure per recuperare il pallone in posizione pericolosa, e ha puntualmente sofferto le transizioni organizzate dei russi.
Il gol del vantaggio è nato da un calcio d’angolo del Siviglia. In area, lo Spartak difende rigidamente a uomo, con il solo Luiz Adriano a presidiare la zona del primo palo, e fuori area dispone gli uomini di maggiore qualità, Quincy Promes e Samedov. In quest’occasione, sulla traiettoria di Sarabia, Eschenko ha avuto l’accortezza di respingere il pallone proprio nella zona occupata dai due trequartisti, che con una serie di rapidi scambi sono riusciti a spostare l’azione nell’altra area di rigore in pochi secondi. Mentre la difesa del Siviglia scappava passivamente all’indietro, Eschenko si è sovrapposto sulla destra e ha trovato l’inserimento di Quincy Promes alle spalle di Kjaer,
Anche nell’azione del terzo gol, è fondamentale il supporto offensivo dei terzini, e si apprezza l’utilizzo complementare dei centrocampisti. Lo Spartak porta quattro giocatori in area sui quattro difensori del Siviglia, e Fernando può servire Kombarov liberissimo. Il suo cross viene inizialmente respinto, così Glushakov trova il tempo di rientrare dal fuorigioco.
2. Chiudere il centro e difendere in avanti
In fase di non possesso lo Spartak provava a recuperare il prima possibile la struttura del 4-4-2, e la fluidità tra le due fasi era resa possibile dalla capacità di lettura in corso di azione da parte di tutti gli effettivi: quando Quincy Promes si accentrava e si ritrovava distante dalla fascia di competenza, nell’eventuale transizione negativa il suo posto veniva immediatamente occupato dal più vicino tra Popov e Luiz Adriano. L’approccio conservativo in fase di possesso, con la ricerca delle transizioni per vie laterali, ha in ogni caso limitato le situazioni di pericolo su palla persa.
In fase di difesa posizionale si sono invece rivelate particolarmente efficaci le scalate aggressive in avanti delle tre linee di pressione dello Spartak, che hanno reso ancor più evidente la lentezza del Siviglia nel far circolare la palla per creare situazioni di superiorità numerica. Nel momento in cui scattava un retropassaggio, il capitano Glushakov chiamava la squadra per alzare il baricentro. Ben Yedder è stato seguito ovunque da Tasci e non è riuscito a dialogare con i trequartisti (solo 26 palloni toccati a fronte del 62% di possesso palla, con 15/17 passaggi completati).
Di fronte a una circolazione piatta e perimetrale tra le linee di difesa e centrocampo, nel primo tempo il Siviglia è riuscito con una certa costanza a guadagnare metri di campo soltanto con i tagli interno-esterno delle ali, che attiravano le scalate dei terzini dello Spartak per poi attaccare lo spazio alle loro spalle. In un paio di occasioni, Sarabia e Nolito sono riusciti a crearsi un successivo vantaggio nell’uno contro uno e ad arrivare al cross, o almeno a guadagnare un calcio d’angolo. Alla fine il Siviglia ne ha battuti ben 9 (lo Spartak nessuno), e proprio sugli sviluppi di un calcio d’angolo Kjaer ha pareggiato la partita alla mezz’ora, a conferma di come le marcature a uomo non garantiscano necessariamente di vincere i duelli aerei, soprattutto contro avversari molto forti nella specialità.
Nel secondo tempo, il Siviglia ha iniziato a leggere meglio la partita, a cercare con insistenza corridoi verticali nei mezzi spazi scoperti alle spalle della mediana dello Spartak muovendoci gli esterni, oppure Krohn-Dehli che poteva muoversi libero da marcature. Proprio in seguito a un inserimento del danese, servito da un’altra meravigliosa giocata di Nolito, Ben Yedder si è ritrovato tra i piedi il pallone che poteva portare in vantaggio il Siviglia: era da solo, aveva la porta spalancata davanti e Selikhov alle spalle, ma si è visto respingere il tiro piuttosto centrale da un intervento miracoloso di Kombarov. Qualche minuto dopo il subentrato Melgarejo ha pescato il jolly dalla distanza che ha riprotato lo Spartak in vantaggio, chiudendo di fatto la partita.
Il Siviglia leggermente più pericoloso del secondo tempo: i terzini giocano più alti e garantiscono l’ampiezza, mentre Krohn-Dehli si muove alle spalle di Fernando e Glushakov, ricevendo il supporto centrale di Nolito o Sarabía, come in questo caso.
3. The prince that was Promes
Se nell’ultimo decennio l’espressione falso è stata utilizzata per descrivere qualunque interpretazione poco canonica dei ruoli calcistici tradizionali, Quincy Promes può essere a tutti gli effetti considerata una “falsa ala sinistra”. L’attacco di Carrera ruota attorno alla creatività dell’olandese e si muove al suo ritmo. In un sistema abbastanza rigido, maniacale nel non perdere mai la forma del 4-4-2, a Quincy Promes è concessa la totale libertà di muoversi per vie centrali, o addirittura quella di spostarsi sull’altra fascia per sovraccaricare il lato destro e creare spazio sul lato opposto, come in occasione del secondo gol.
Quando la palla passa dai suoi piedi, i difensori non sanno cosa aspettarsi, se non il peggio: può giocare a un tocco o fermare il pallone, decidere se agire da riferimento per i compagni o tentare l’iniziativa personale. Incredibilmente riesce a conciliare tutto questo con un ammirevole, efficacissimo impegno difensivo, e al novantesimo aveva ancora le risorse per: ricevere un lancio lungo morbido di Dzhikiya, lasciare sul posto Mercado con una finta, far passare il pallone sotto le gambe di Pizarro e superare Sergio Rico con un destro sul secondo palo.
A 22 anni, dopo un paio di buone stagioni in Olanda, Quincy Promes ha deciso di firmare un quadriennale per lo Spartak Mosca, una scelta in controtendenza rispetto alle tradizionali tappe di affermazione europea che attendono i giovani olandesi talentuosi. Sul suo percorso di crescita ha incontrato Massimo Carrera, un allenatore che a dispetto della carriera brevissima (è allo Spartak da un anno, e ci era arrivato come assistente di Alenitchev, dopo una raccomandazione di Conte che lo aveva parcheggiato in attesa di riprenderlo al Chelsea) ha già dimostrato la maturità per equilibrare organizzazione collettiva e libertà individuale, in un sistema che, per inevitabile eredità culturale, si arrocca intorno a solidi princìpi di gioco, e richiede ai suoi giocatori il massimo sforzo atletico e mentale.
Proprio mentre l’Olanda fatica a produrre talenti che sappiano uscire dalle note dello spartito e imporre imprevedibilità al contesto di gioco, Quincy Promes sta vivendo la migliore stagione della sua carriera, da vero numero dieci, o da falsa ala sinistra.
Massimo Carrera ha parlato di "fortuna", che senz'altro ha inciso nelle dimensioni del risultato, la cui sostanza però non è assurda.
Con questa vittoria lo Spartak supera il Siviglia nella classifica del girone E, andando a 5 punti, 1 in più degli spagnoli. In un girone che ospita anche il Liverpool e che sembrava un discorso chiuso a due squadre, i russi hanno già compiuto un piccolo miracolo a mantenere delle possibilità di qualificarsi dopo il giro di boa del girone, e il merito è soprattutto di Massimo Carrera, sedutosi sulla panchina dello Spartak quasi per caso.