È apparso evidente praticamente a tutti che la finale di Cardiff tra Real Madrid e Juventus sia profondamente cambiata tra il primo e il secondo tempo. I primi 45 minuti di gioco avevano visto una partita piuttosto equilibrata, con la Juventus che probabilmente si lasciava preferire leggermente per incisività e controllo sul match.
I dati statistici relativi alla prima frazione di gioco confermano questa impressione: la Juventus aveva tirato 8 volte in porta contro le 5 del Real Madrid e i tiri effettuati le avevano regalato 0.3 expG contro gli 0.2 degli avversari. Il possesso palla era abbastanza in equilibrio (54% a favore del Real) e la Juventus aveva perso il pallone solo 7 volte contro le10 dei “Blancos".
Nel secondo tempo le stesse variabili sono cambiate radicalmente: il Real ha tirato 13 volte verso la porta di Buffon, subendo solamente un tiro, sul risultato già di 3-1 a favore. Naturalmente gli expG hanno virato decisamente verso i madridisti, che hanno prodotto ben 1.8 expG contro 0.1 expG della Juventus. La squadra di Zidane, inoltre, ha nascosto il pallone a quella di Allegri, tenendolo per il 60% del tempo e perdendolo solo 5 volte, contro le 12 dei bianconeri.
Anche i dati macroscopici raccontano di due frazioni di gioco molto diverse. Cosa è accaduto nei 15 minuti tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo? Allegri avrebbe potuto affrontare la partita e il suo sviluppo, specie nel secondo tempo, in maniera diversa?
Cosa ha funzionato nel primo tempo
Di certo, nell’intervallo Zinedine Zidane ha messo mano allo schieramento della sua squadra e ha mutato l’atteggiamento complessivo dei suoi giocatori. Nella prima frazione il Real Madrid, pur con la consueta fluidità, era schierato con il rombo di centrocampo in entrambe le fasi di gioco (è evidente se si guardano le posizioni medie dei calciatori del Real nel primo tempo).
Lo schieramento Real in fase di non possesso favoriva lo sviluppo del gioco scelto da Allegri, e in modo particolare l’isolamento sul lato debole Mandzukic e Alex Sandro contro Carvajal visto che il rombo madridista non riusciva a coprire l’ampiezza del campo ed era in difficoltà sul proprio lato destro.
Nel primo tempo Modric, Casemiro e Kroos stringono sul lato forte, lasciando tutto il lato sinistro dell’attacco bianconero sguarnito.
A fasi di gioco invertite, con il pallone nei piedi del Real Madrid, la Juventus giocava transizioni negative volte al recupero precoce e alto del pallone e una fase difensiva molto mobile e aggressiva, con parecchi aggiustamenti sull’uomo. Di base, la Juventus difendeva con una linea arretrata di 4 giocatori, con Mandzukic che però non era sempre allineato agli altri centrocampisti, alzandosi su Modric che come sempre, giocava al fianco del centrale di destra Varane per facilitare l’uscita del pallone dalla difesa.
Si creava così una linea avanzata di tre giocatori, con Dybala e Mandzukic ai fianchi di Higuain, nelle zone di influenza di Kroos e Modric.
L’atteggiamento aggressivo di Mandzukic forzava Alex Sandro a uscire alto su Carvajal, mentre, sul lato destro della propria difesa, per contrastare il sovraccarico di uomini tipico del Real in quella zona di campo, Dani Alves sorvegliava Marcelo e Barzagli aveva il delicatissimo compito di leggere e contrastare i movimenti verso la sua zona di Isco e Benzema.
Dani Alves esce su Marcelo e Barzagli prova a tracciare i movimenti di Isco.
L’aggressività nella transizione difensiva e nella fase di non possesso della Juventus, non consentivano al Real di consolidare con continuità il possesso palla e hanno portato alle 10 palle perse della prima frazione.
Mandzukic rimane alto, Alex Sandro pressa Carvajal e il Real è costretto a far passare il possesso per i piedi di Casemiro…
Il maggiore rimpianto della Juventus nel primo tempo rimane forse la mancanza di incisività della sua manovra offensiva. Troppe poche volte i bianconeri hanno avuto la pazienza di esplorare con Dybala la zona alle spalle di Marcelo, sempre piuttosto disponibile ad essere attaccata dagli attaccanti della Juventus.
Probabilmente, una maggiore insistenza su questo sviluppo del gioco avrebbe portato più avanti di 20 metri il palleggio sul lato destro, consentendo così di utilizzare il lato debole di Mandzukic e Alex Sandro, non solo come via breve per avanzare lungo il campo, ma anche, come in occasione del gol, per finalizzare sfruttando le debolezze del Real Madrid.
Cosa ha cambiato Zidane nel secondo tempo
L’aggiustamento più evidente effettuato da Zinedine Zidane ha riguardato la posizione in campo di Isco, più stabilmente nella zona di sinistra, disegnando di fatto un 4-4-2 in entrambe le fasi di gioco (anche in questo caso se si guardano le posizioni medie dei primi 15’ del secondo tempo la rottura del rombo è abbastanza evidente).
Il passaggio al 4-4-2 ha portato evidenti vantaggi sia in fase di possesso palla che in fase di non possesso. In fase difensiva ha risolto gran parte dei problemi in ampiezza; in quella offensiva ha forzato la Juventus a schierare a sua volta una linea di 4 centrocampisti, arretrando Mandzukic sulla linea mediana. L’aggressività mostrata dalla Juventus in fase di non possesso palla, grazie soprattutto agli aggiustamenti sulla posizione degli uomini, veniva meno col variare dei riferimenti avversari. E senza aggressività la Juventus non riusciva più a contenere la costruzione del gioco di Toni Kroos.
La Juve è schierata col 4-4-2 puro in fase di non possesso. Su Kroos è costretto a uscire Dani Alves…
… e su Marcelo non può uscire Barzagli. Così si genera superiorità numerica e posizionale per il Real Madrid.
In aggiunta, il 4-4-2 del Real consentiva ai madridisti di esplorare con maggiore continuità la zona alle spalle di Barzagli, che già nel primo tempo aveva mostrato difficoltà contro la mobilità del Real Madrid.
Il nuovo schieramento tattico ha dato al Real Madrid il controllo del pallone, pericolosità offensiva e, come conseguenza del possesso palla e della superiorità posizionale, oltre che tecnicam conquistata, abbassava di 20 metri il baricentro della Juventus.
Così la squadra di Allegri, costretta a iniziare sempre le proprie azioni dal basso, senza più vantaggi nella ricerca dell’ampiezza, erano messi in difficoltà dal secondo importante aggiustamento di Zidane, che con coraggio ha alzato il pressing, la transizione difensiva e la posizione della sua linea di difesa. In difficoltà posizionale nel contrastare il magnifico possesso palla Real, la Juventus era in crisi anche nella costruzione del gioco, consegnava in fretta il pallone agli avversari, regalando loro il controllo della palla e della partita, fino all’uno-due di Casemiro e Ronaldo.
Al di là dell’occasionalità della deviazione di Khedira, nei 5 minuti che hanno preceduto il gol del 2-1 del Real, la squadra di Zidane ha tirato 4 volte in porta e tenuto tra i piedi il pallone per il 70% del tempo.
Cosa si poteva fare?
Allegri sembra aver subìto gli aggiustamenti di Zidane e, per una volta in stagione, nella partita decisiva, la Juventus è stata costretta dagli eventi a giocare dentro un contesto tattico sfavorevole. Soprattutto, indesiderato.
La prima mossa del tecnico è stata la sostituzione di Barzagli con Cuadrado, con il Real Madrid già in vantaggio di due reti. Eppure, la versatilità tattica degli uomini in campo avrebbe forse permesso al tecnico livornese di provare ad invertire l’inerzia della partita, pescando dal proprio bagaglio tattico una soluzione già vista e provata in questa Champions League, quando, per larghi tratti della partita di andata a Montecarlo, la Juventus si era schierata chiaramente con un 3-4-3 piuttosto ortodosso.
Una disposizione del genere avrebbe consentito alla Juventus di accoppiare “naturalmente” l’attaccante destro, Dybala, con Toni Kroos, che avrebbe potuto essere contrastato senza la necessità di complesse scalate difensive che il tedesco è maestro a punire con il suo senso del gioco, la sua tecnica e il suo primo controllo. Così, a dispetto degli accorgimenti di Zidane, sarebbe rimasta invariata la disposizione con 3 uomini offensivi in pressione, e Dani Alves e Alex Sandro avrebbero potuto continuare a difendere l’ampiezza come nel primo tempo. In fase di non possesso, le difficoltà di Barzagli nell’interpretazione fluida del gioco sarebbero state ridotte da un sistema più definito e chiaro che avrebbe garantito, in ogni caso, la copertura di Bonucci.
Anche in fase di possesso palla il 3-4-3 avrebbe potuto dare alla Juventus le armi giuste per superare le difficoltà poste dalla nuova interpretazione del match del Madrid. Il sistema con 3 difensori avrebbe potuto regalare superiorità numerica in costruzione bassa - contro il 4-4-2 avversario - che, se ben sfruttata, avrebbe potuto essere trasformata in superiorità posizionale utile ad avanzare il pallone e consolidare il possesso, togliendo, come nel primo tempo, la continuità al palleggio del Real Madrid.
Infine, stringendo ed avanzando la posizione di Mandzukic, il 3-4-3 avrebbe potuto avvicinare il croato a Higuain e al cuore dell’area del Real, la cui vulnerabilità è stato troppo poco esplorata della squadra bianconera nel corso della partita.
La partita è virtualmente finita, la Juve è ormai in 10 e alle corde. Eppure basta piazzare Mandzukic alle spalle di Varane e alzare la palla per creare un’occasione da gol.
Le difficoltà di una squadra, specie nelle finali, in cui la distanza tra vittoria e sconfitta di tutto il torneo è racchiusa in una leggerezza o una distrazione, non sono sempre esclusivamente tecnico-tattiche, ma spesso anche emotive. L’impressione è che la granitica Juventus di questa stagione abbia sofferto, nel secondo tempo, anche sul piano emozionale. Ma è davvero complicato argomentare in maniera anche vagamente oggettiva sullo stato emotivo di una squadra, senza sapere realmente cosa accade nello spogliatoio e nella testa dei calciatori.
È sempre più onesto focalizzare la propria attenzione su ciò che gli occhi possono vedere, e che i dati statistici possono in qualche maniera anche approssimativa misurare, discutendo gli aspetti tecnici e tattici di un match. Anche perché, una maniera efficace di contrastare eventuali difficoltà emotive, è comunque quello di creare ai giocatori un contesto tattico favorevole che li agevoli a superare le complicazioni della partita.
In quest’ottica, immaginare col senno di poi cosa sarebbe potuto accadere interpretando la partita in maniera diversa e proponendo in corso d’opera aggiustamenti al piano iniziale, per quanto pretestuoso (e, se volete, presuntuoso), può servire a interpretare in maniera ancora migliore cosa è accaduto. Più che a rivangare il passato, cioè, può aiutare a immaginare il futuro e serve - specie ai tifosi juventini, che ne hanno più bisogno, ma non solo - a dare un minimo di razionalità a una sconfitta che nemmeno il più pessimista dei tifosi si aspettava così sonante.