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La vittoria del bravo ragazzo
28 nov 2016
Nico Rosberg non cade nelle trappole di Hamilton e corona una stagione meravigliosa.
(articolo)
14 min
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Il plot narrativo del mondiale di F1 2016 proponeva una serie di stereotipi che, per quanto banali, alimentavano l’interesse a una sfida quasi archetipica: buono contro cattivo, talento naturale contro lavoro duro, ricco di famiglia contro uomo di successo venuto dal nulla. Se per tutti Hamilton è considerabile il talentuoso ma senza la strada spianata fin dalla nascita mentre Rosberg sarebbe l’impeccabile figlio di un Campione del Mondo, molti più dubbi esistevano sulla proiezioni delle categorie di “buono” o “cattivo”. Hamilton ha parlato di un libro che scriverà tra dieci anni nel quale rivelerà tutta la verità su presunti favoritismi al suo compagno di squadra, provando a mettersi automaticamente dalla parte del cattivo e non sciogliendo i dubbi sul fatto se la sua fosse una patetica ricerca di alibi o se invece fosse una strategia psicologica sottile, alla Valentino Rossi, per insinuare dubbi nella testa di Rosberg.

La gara e le trappole di Hamilton

Dopo il Gran Premio del Giappone, Rosberg conduceva la classifica mondiale con 33 punti di vantaggio su Hamilton. A quattro gare dalla fine sono partiti i calcoli: il tedesco necessitava di 3 secondi posti e perfino un terzo posto (se Hamilton le avesse vinte tutte) per conquistare il suo primo storico titolo mondiale. I 3 secondi posti sono puntualmente arrivati in Texas, Messico e in una gara da brivido in Brasile sotto un nubifragio che poteva rimescolare completamente tutte le forze in campo.

Rosberg arrivava quindi ad Abu Dhabi consapevole che sarebbe bastato un podio, su un tracciato piuttosto simile a Sochi o Baku, con tratti molto veloci alternati ad altri con curve a 90 gradi, nei quali la Mercedes ha dominato senza problemi.

Dal Gran Premio del Texas in poi Hamilton ha puntualmente cambiato passo anche in qualifica e anche ad Abu Dhabi ha ottenuto la pole, la quarta consecutiva. Nessun problema per Rosberg per la seconda posizione ma i grattacapi potevano cominciare nel momento in cui le Red Bull, soprattutto Ricciardo in terza posizione, hanno passato il taglio dalla Q2 alla Q3 con le super-soft anziché con le più rapide ultra-soft e potevano costituire (ed effettivamente lo saranno) una minaccia strategica per Rosberg a gara in corso, partendo con quel tipo di gomma.

Ma come in Texas e in Cina, anche ad Abu Dhabi chi ha deciso di partire con una gomma un po' più dura per motivi strategici ha dovuto cedere il passo ad altri con un compound più morbido, in grado di garantire più trazione allo scatto al via. Così Ricciardo è stato scavalcato da Raikkonen al terzo posto alla prima curva e lo stesso Verstappen, partito sesto, era scivolato dietro a Hülkenberg prima di finire in testacoda per la sua eccessiva aggressività sul tedesco della Force India.

Rosberg ha così scongiurato la possibilità di venire passato da una vettura già alla prima curva e contemporaneamente ha messo Raikkonen tra sé e Ricciardo che andava su una differente strategia. Verstappen ripartiva dall'ultima posizione e già al termine del primo giro accusava 12.7 secondi di ritardo da Hamilton che diventavano 22.4 al giro 6: anche lui girava con le super-soft ma sembrava tagliato completamente fuori dalla lotta per i piani alti.

Eppure i colpi di scena erano appena cominciati. Nelle prove libere, con lo stesso carico di benzina, e anzi con mappature del motore più conservative e pista meno gommata, Hamilton girava con le ultra-soft sul ritmo dell'1:46 basso nei primi 5-6 giri delle simulazioni gara: in gara l'inglese ha invece rallentato alternando alcuni 1:46 bassi ad altri 1:46 alti che hanno permesso a tutto il trenino (composto nell'ordine da Hamilton, Rosberg, Raikkonen, Ricciardo e Vettel) di girare praticamente compatto vista la competitività di Ferrari e Red Bull con le gomme più morbide.

Al giro 7 la prima svolta: Hamilton ai box prestissimo per scongiurare ogni possibilità di degrado, ma anche perché gli ingegneri avevano calcolato che sarebbe uscito appena davanti a Verstappen. Raikkonen ha seguito Hamilton ai box e si è accodato dietro l'olandese della Red Bull, ma con le soft nuove non aveva il ritmo per fare l'undercut su Rosberg, ai box il giro dopo. Rosberg è riuscito a tenere la posizione su Raikkonen ma si è accodato a Verstappen che nel frattempo proseguiva con le sue super-soft. Così dopo le soste di tutti i piloti di vertice escluso Verstappen, al giro 10 si è formato un trenino a 6 che Hamilton aveva tutto l'interesse a compattare per dare chance a più piloti possibili di passare Rosberg.

Nel grafico Forix di Michele Merlino sui tempi e i distacchi in gara è abbastanza visibile il trenino compatto della prima metà di gara.

A quel punto della corsa si è creata una situazione quasi surreale. Il ritmo blando di Hamilton, legato alla paura di Rosberg di attaccare Verstappen (non tanto per timore reverenziale, quanto per non far approfittare i piloti alle spalle di un eventuale attacco andato male), ha permesso all'olandese di gestire con più calma gli pneumatici ed essere sempre più sicuro della bontà della strategia a una sola sosta. Anche le Force India, alle spalle dei 6 piloti di testa, giravano su un ritmo molto simile a quello di Hamilton per qualche giro, il che la dice lunga sul passo dell'inglese.

Insieme a un innalzamento del ritmo da parte di Hamilton dal giro 18 in poi (si vede anche dal grafico sopra), a Rosberg è stata data immediatamente la potenza extra per sorpassare Verstappen. La manovra è stata da brivido per due rettilinei consecutivi ma è forse l'immagine più chiara che certifica perché Rosberg si sia preso, con coraggio, questo titolo mondiale.

Prima Rosberg forza tantissimo la staccata, poi passa e si difende al limite nel rettilineo successivo. Una manovra da arresto cardiaco, soprattutto quando ci si gioca un Mondiale all'ultima gara.

Hamilton aveva dato un'accelerata al ritmo perché pensava che il lavoro di Verstappen fosse sufficiente per rallentare Rosberg e al tempo stesso si sarebbe tolto dalla zona undercut dell'olandese. La certificazione della lentezza del passo gara di Hamilton arriva ancora dalle prove libere: ancora una volta Hamilton ha mostrato un passo nettamente migliore nelle simulazioni gara con la soft (nell'ordine dell'1:45 e mezzo) rispetto a quello mostrato in gara a pista libera (intorno all'1:46 e mezzo). Forse se l'inglese fosse stato ancora più cinico in questa fase, rallentando ulteriormente, ci sarebbe stata la possibilità di avere Verstappen in mezzo alle due Mercedes dopo le seconde soste, ma sarebbe stato un lavoro di incastro più difficile di un tetris.

Verstappen è andato ai box al giro 21 ma solo dopo si è capito che un suo undercut sarebbe stato difficile. Rosberg tiene perfettamente il ritmo a distanza con le soft ormai consumate contro le soft nuove di Verstappen: con le gomme più dure la superiorità della Mercedes è inscalfibile.

Hamilton e Rosberg hanno quindi concluso le loro soste rispettivamente ai giri 28 e 29 e sono rimasti davanti a Verstappen. Mentre Hamilton ha ricominciato la sua opera di ricompattamento del gruppo stile Safety Car, Vettel davanti proseguiva su tempi interessanti per ritardare la seconda sosta fino al giro 37 e scegliere una gomma diversa (la super-soft) rispetto a tutti gli altri che sarebbero andati in fondo con la soft, per attaccarli con più prestazione.

Negli ultimi giri poteva consumarsi uno dei drammi sportivi più emotivamente impattanti degli ultimi anni. Hamilton è stato più volte richiamato ufficialmente dal team («Instruction. Gira sull'1:45» gli hanno detto al giro 36) ad accelerare il passo, ma non ne voleva sapere. In particolare nel terzo settore rallentava di mezzo secondo e oltre rispetto a Red Bull e Ferrari, dopo che invece in qualifica la Mercedes era stata più veloce di circa 4-5 decimi in quel punto della pista, mentre nei primi due parziali accelerava di più per non farsi attaccare da vicino da Rosberg sui rettilinei del secondo settore.

Hamilton non aveva paura di aspettare Rosberg (sopra) perché sapeva che il tedesco non lo avrebbe mai attaccato prendendosi un rischio che poteva essere fatale. In questo modo permetteva a Verstappen (sotto) di erodere lentamente il ritardo dai due battistrada fino ad arrivare attaccato negli ultimi giri.

Nel frattempo Vettel da dietro rimontava come un forsennato, e l'ingegnere di Hamilton gli aveva perfino chiesto in un'altra occasione di girare sul ritmo dell'1:44 alto, una chimera per l'inglese che voleva semplicemente fare da Safety Car. Ma nonostante girasse tra l'1:45 alto e l'1:46, solo Vettel e Verstappen tenevano il passo delle Mercedes a differenza di Ricciardo e Raikkonen, ulteriore testimonianza del dominio della vettura tedesca con le gomme più dure e a serbatoio più scarico.

Vettel recuperava rapidamente tutto questo tempo nell'ultima parte di gara e poteva puntare addirittura alla prima vittoria stagionale.

Alla fine Vettel è arrivato perfino a minacciare la vittoria, dopo un meraviglioso sorpasso su Verstappen che sapeva di vendetta dopo le scorrettezze del Messico e lo smacco del Brasile. Hamilton provava ad allungare su Rosberg prima dei rettilinei per non permettere al rivale di aprire il DRS e non potersi difendere ad armi pari da Vettel che invece poteva utilizzarlo. Ma la corsa si è conclusa qui, con una coda di quattro macchine ma con Rosberg in seconda posizione a mettere definitivamente in cassaforte il suo primo Mondiale.

Le fasi del duello

La tattica di rallentamento volontario è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di duelli più o meno a distanza tra Hamilton e Rosberg, soprattutto in questa stagione. Anch'essa ha contribuito ad alimentare la fama di Hamilton di cattivo della situazione e ad alcuni ha un ricordato per certi versi il lavoro sporco di Marc Márquez in MotoGP a fine 2015.

La stagione ha immediatamente preso la strada di Nico Rosberg, le cui 3 vittorie consecutive a fine 2015 lo hanno riassestato su una condizione psicologica quanto meno di parità nel confronto interno dopo la distruzione pressoché totale del 2015. Hamilton ha avuto inconvenienti meccanici in qualifica in Cina e Russia e brutte partenze nei primi due Gran Premi, Australia e Bahrain. Rosberg ha così potuto scavare un solco di 43 punti, inizialmente colmato ma che poi è tornato più che utile.

Le sorti dei due contendenti sono però girate più volte in favore dell'una e dell'altra parte. Dopo l'incidente fratricida in Spagna, Hamilton ha inanellato una serie di risultati positivi intervallati soltanto dal suo gravissimo errore in qualifica a Baku e da una gara diventata difficile per colpa di una mappatura sbagliata, che lui non riusciva a correggere (anche qui si vedono piccoli dettagli in cui Rosberg ha potuto fare la differenza) mentre dal box non potevano dare istruzioni, come da regolamento.

Rosberg ha rischiato di compromettere tutto il vantaggio iniziale in alcuni momenti. Il Gran Premio di Montecarlo è stato un vero calvario: falcidiato da problemi ai freni per tutta la gara, ha dovuto prima dare strada a Hamilton per un ordine di scuderia (per farlo lottare con Ricciardo e impedire la seconda vittoria consecutiva non-Mercedes) e ha subìto un impronosticabile sorpasso da Hülkenberg proprio a pochissimi metri dal traguardo per colpa dell'asfalto improvvisamente scivoloso, che gli ha tolto altri 2 punti.

L'ordine di scuderia che poteva costare caro a Rosberg.

Rosberg poteva pentirsi di aver rispettato l'ordine di squadra di Montecarlo, ma il tedesco si sarebbe sicuramente mangiato le mani per la cattiva gestione del corpo a corpo finale in Austria (e anche la scelta di portare una sola soft) e per le brutte partenze dell'Ungheria e soprattutto della Germania, dove ha gettato al vento due pole position artigliate con le unghie. A Budapest ha fatto discutere il suo miglioramento in regime di doppia bandiera gialla in qualifica (mentre tutti gli altri hanno abortito il giro ma la pista si stava asciugando sempre di più). A Hockenheim invece il tedesco ha compiuto un vero capolavoro nel più classico degli one shot, dove ha ottenuto la pole con un tentativo secco dopo un problema meccanico nel primo tentativo della Q3.

Eppure soprattutto il brutto quarto posto («Oggi è stata una giornata pesante, è andato tutto storto fin dal via», disse) al Gran Premio di Germania - dopo una brutta partenza, una sconcertante penalità per un sorpasso aggressivo ma al limite su Verstappen e un inconsistente passo gara nelle parti finali - sembravano rappresentare la pietra tombale sulle ambizioni da titolo di Rosberg. La successiva vittoria in Belgio è stata favorita dal terzo posto di Hamilton per la penalità in griglia per l'utilizzo di ulteriori power unit rispetto alle 5 da regolamento, già prevista dopo poche gare dopo le rotture in Cina e Russia. Ma non ricollocava Rosberg di nuovo in testa alla classifica e l'inerzia tecnica e psicologica favorevole a Hamilton sembrava ormai inarrestabile.

La qualifica di Monza sembrava proseguire quel trend, con Hamilton in pole con ben 4 decimi di vantaggio, ma è stato forse in partenza sempre a Monza che Rosberg ha finalmente capito che avrebbe concretamente potuto ribaltare i valori e vincere il Mondiale. Hamilton ha sbagliato completamente lo start sia a Monza che a Suzuka, ha fallito totalmente il weekend di Singapore dove soltanto una scellerata scelta strategica della Ferrari su Raikkonen ha consentito all'inglese di salire sul podio. In Malesia, in mezzo, il colpo di scena che ha tolto ulteriori possibilità di titolo a Hamilton: nonostante Rosberg fosse molte posizioni indietro per colpa del contatto con Vettel, Hamilton ha forse esagerato con la potenza extra sulla power unit in gara per tenere lontano Verstappen (che era su un'altra strategia) ma ha finito per rompere il motore.

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Alexander Würz in Messico ha suggerito a Rosberg di non correre in difesa le ultime 4 gare, seppur alla luce del cospicuo vantaggio da amministrare. Ma dopo due secondi posti artigliati in gara ad Austin e nell'ultimo tentativo del Q3 in Messico, Rosberg in Brasile è stato graziato dall'incomprensibile strategia tracotante della Red Bull che anche su Verstappen è voluta passare alle intermedie quando le previsioni davano una chiara intensificazione della pioggia. Rosberg non si era troppo strappato i capelli per difendersi da Verstappen, evitando qualsiasi rischio su un asfalto pericolosissimo, ma Hamilton a distanza sembrava tenere il passo dell'olandese. In questo modo l'ultima gara - con Rosberg costretto ad arrivare secondo anziché terzo - avrebbe creato un pathos perfino maggiore di quello che già tutti hanno percepito.

Il nuovo Campione del Mondo

Il sorpasso su Verstappen ad Abu Dhabi è stato però l'ultimo colpo di coda di un pilota che nelle ultime gare si è oggettivamente messo in una posizione molto attendista, dopo aver tuttavia costruito una fortuna fino al diciassettesimo Gran Premio. Una difesa atroce ma correttissima dell'olandese aveva condannato Rosberg al quinto posto in Canada, gli smacchi dei sorpassi all'esterno su pista bagnata sia a Silverstone che a Interlagos avevano pesato sul giudizio sulle abilità nel corpo a corpo di entrambi. Il bel sorpasso di Rosberg su Verstappen a Hockenheim era stato tuttavia - forse ingenerosamente - penalizzato, quello a Silverstone sull'asciutto era stato inutile per colpa dei problemi al cambio negli ultimi giri che hanno di nuovo invertito le posizioni. Ecco che finalmente anche questo cerchio si chiude all'ultima gara e contribuisce a fungere da legittimazione al merito di un nuovo Campione del Mondo.

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L'attacco al tornantino a Hockenheim, giudicato però scorretto.

Keke Rosberg, padre di Nico Rosberg, aveva vinto il titolo mondiale nel 1982. Come Graham Hill e Damon Hill, i Rosberg sono la seconda famiglia con due Campioni del Mondo di generazioni differenti. La carriera di Nico Rosberg era partita - oltre che con il titolo di GP2 che condivide con Hamilton, Hülkenberg, Grosjean e Palmer - con degli ottimi risultati in Williams, con il predominio su quello che restava del rientrante Michael Schumacher ai suoi primi anni in Mercedes e con stagioni in cui, inizialmente soprattutto in qualifica, aveva dato molto filo da torcere a Hamilton se si esclude la prima metà del 2015. Rosberg ha lottato fino all'ultimo per il titolo 2014 ma soprattutto in gara sembrava una preda costante di Hamilton, mentre dalle ultime 3 gare del 2015 in poi (Alberto Saiu sottolineava l'importanza di quel garbage time) il tedesco ha mostrato una nuova consistenza nel passo gara che è stata decisiva per il titolo mondiale del 2016.

Il posto nella storia di Nico Rosberg lo capiremo meglio già dall'anno prossimo, quando dovrà fronteggiare un prevedibile calo di motivazioni, un Hamilton furioso, una Red Bull che potrebbe sfruttare al meglio le regole che dovrebbero restituire molta più importanza all'aerodinamica e un Vettel che, negli anni in Red Bull, ha dimostrato di essere imbattibile con monoposto incollate all'asfalto proprio come saranno a partire dal 2017. Di certo questo successo modifica alcuni equilibri recenti, dando a Nico Rosberg un posto migliore che senz’altro merita.

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